Darsi pace

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Trascrizione

Eccoci di nuovo qui ragazzi, è ancora lunedì e come tutti i lunedì vi spiego una espressione tutta italiana.

Questo è il programma di oggi dunque: spieghiamo l’espressione “darsi pace”.

Io sono Giovanni e la trascrizione integrale di questo nuovo episodio si trova sul sito italianosemplicemente.com.

Darsi pace: due parole, due semplici parole con un significato particolare.

Potremmo dire che si tratta di una locuzione, oppure la potete chiamare espressione idiomatica.

Ad ogni modo sicuramente avrete notato, cioè vi sarete accorti che in questa espressione mancano articoli, o avverbi o preposizioni.

Succede a volte nelle espressioni italiane. Non sempre è così ovviamente.

Infatti se ad esempio diamo un’occhiata alle molte espressioni che contengono la parola “darsi”, notiamo che volte ci sono articoli, a volte preposizioni, a volte nulla. Ad esempio:

Darsi alla pazza gioia, darsi battaglia, darsi all’ippica, darsi da fare, darsi delle arie, darsi il cambio, darsi la morte, darsi pena, darsi pensiero, darsi per vinto, darsi una mano, darsi una mossa.

Vediamo di spiegare la frase di oggi è capirete che non è banale inserire o togliere un articolo.

La parola “pace” la conoscete tutti: pace è il contrario di guerra.

“Darsi” invece viene da “dare”.

Il verbo dare, rivolto a sé stessi, diventa darsi. Darsi significa dare a sé stessi. Non sempre però, fate attenzione. Pensate alla frase “darsi la mano“: in questo caso è uno scambio, due persone si danno la mano: io do la mano a te e tu la dai a me.

In questo caso invece è dare a sé stessi la pace. Ognuno da la pace a sé stesso.

Succede la stessa cosa con la frase “darsi le arie“, solo per fare un esempio. Un’altra espressione figurata.

Ma quante cose possono darsi a sé stessi? La pace è una di queste cose, ma ovviamente anche qui il senso è figurato. Non parliamo di una “non guerra” , dell’assenza di una guerra, di una vera guerra.

Se fosse così, se l’obiettivo fosse cambiare e passare da uno stato di guerra ad uno stato di pace, allora diremmo: “darsi la pace”.

Ad esempio, l’obiettivo degli esseri umani, prima di tutto dovrebbe essere quello di darsi la pace. Questo vale soprattutto per gli Stati in guerra, quelli che attualmente vivono uno stato di guerra, senza pace, dove le persone muoiono, si uccidono, vivono un conflitto.

Se invece togliamo l’articolo “la” la frase darsi la pace diventa “darsi pace“.

In effetti questa pace di cui parliamo in questa espressione è una pace interiore. Non si tratta di un conflitto combattuto con le armi, con le esplosioni,con i fucili e con i carri armati. Si tratta invece di una condizione interiore, di un conflitto interiore, che avviene dentro di noi, nella nostra mente.

Quando una qualsiasi situazione viene vissuta con un atteggiamento negativo, con uno stato mentale sofferente, uno stato d’animo negativo, preoccupato, ansioso, nervoso, in tutti questi casi possiamo dire che questa persona, quella che vive questa condizione mentale non si dà pace, non si sta dando pace, non riesce a darsi pace.

Di conseguenza dall’esterno, guardando, osservando questa persona si potrebbe dire una frase tipo: perché non ti dai pace? Perché questa persona non si dà pace?

È chiaro che si sta facendo riferimento ad una pace diversa, ad una pace interiore, ad uno stato d’animo sofferente, quindi ad una persona che non è in pace con sé stessa.

Possiamo anche dire così, che non è in pace con sé stessa: questo stato di nervosismo, quest’ansia, questa preoccupazione perenne, duratura, questo essere sempre preoccupati, ansiosi, nervosi ci fa vivere una condizione difficile quindi non siamo in una condizione di pace interiore.

Ebbene in tutte queste occasioni possiamo quindi usare questa espressione “darsi pace“, e senza nessun articolo.

Spesso, questo bisogna dirlo, si usa in frasi con una negazione, a meno che si tratti di un invito a darsi pace!

Ad esempio:

Non riesco a darmi pace. Ho perso le chiavi di casa. Devo ritrovarle assolutamente. Dove le avrò perse?

Oppure:

Come mai non ti dai mai pace? Cos’è che ti preoccupa? Hai degli ospiti a cena e sei preoccupato? Ogni volta non riesci mai a darti pace in queste occasioni.

Oppure:

Tuo fratello non riesce a darsi pace, da quando il medico gli ha detto che ha la pressione un po’ alta è diventato molto nervoso e non è mai tranquillo.

Ancora:

Nella mia famiglia non riusciamo a darci pace da quando i ladri sono entrati in casa a rubare. Siamo sempre preoccupati e non dormiamo più bene come prima la notte.

Vediamo con voi:

Voi brasiliani non vi date pace da quando Bolsonaro ha vinto le elezioni. Fatevene una ragione e vedrete che le cose potrebbero non essere così negative.

In Inghilterra i politici sembra non riescano a darsi pace da quando si parla di brexit. Tutti i giornali parlano di uno stato di preoccupazione continuo della classe politica.

Se invece non voglio usare la negazione posso dire ad esempio:

Datti pace un attimo! Sei troppo agitato! Prendi una bella camomilla calda!

Questo è un invito. Senza la negazione si tratta di un invito. Datti: cioè dai a te stesso.

Allo stesso modo potrei rivolgere questo invito ad una terza persona:

tuo padre si dia pace.

Più difficilmente invece troverete questo invito rivolto a voi o loro: datevi pace e si diano pace, ma può comunque capitare.

Si usa quasi sempre con te: datti pace, e con lui o lei: si dia pace.

Con la negazione invece si usa con tutte le persone (prova a ripetere):

Io non mi do pace

Tu non ti dai pace

Lui non si dà pace

Noi non ci diamo pace

Voi non vi date pace

Loro non si danno pace.

Prima ho usato anche l’espressione “farsene una ragione“, che abbiamo già spiegato sulle pagine di italiano semplicemente, ed in effetti le due espressioni possono essere utilizzate nello stesso contesto.

C’è una certa similitudine.

Infatti chi non si dà mai pace, a prescindere dal motivo, farebbe bene a farsene una ragione. Le persone che continuano ad agitarsi, ad essere preoccupate per qualcosa non si danno pace e allo stesso tempo non se ne fanno una ragione, non riescono a farsene una ragione. Non ci riescono perché non si danno mai pace.

In sostanza queste persone non trovano mai la tranquillità.

Le due espressioni si possono usare una al posto dell’altra, perché in entrambi i casi siamo in presenza di una persona che non riesce ad accettare fino in fondo un qualcosa che per lui rappresenta un problema.

Lo stato di ansia e di preoccupazione che ne deriva è eccessivo, e soprattutto non si trovano soluzioni, non si cercano neanche le soluzioni.

Molto simile è anche un’altra espressione: darsi una calmata.

L’spressione darsi una calmata è però più informale (decisamente) e può essere offensiva.

Inoltre si usa esclusivamente quando si è molto nervosi e si perde il controllo, si urla, ci si agita molto. In questi casi puoi dire:

Adesso datti una calmata e siediti; respira e poi ne parliamo con calma.

Invece darsi pace è molto più ampia come frase, si usa in molte occasioni diverse e non è offensivo. Darsi pace poi è un processo più lungo: ci vuole più tempo per darsi pace.

Anche se viene a mancare una persona cara (cioè se muore una persona cara) può capitare che qualcuno non riesca a darsi pace per questo e non si rassegni per questa perdita.

Attenzione poi anche alla similitudine con un’altra espressione italiana che abbiamo già spiegato sulle pagine di italianosemplicemente.

L’espressione in questione è “prendere atto“, e vi invito a leggere ed ascoltare anche questa spiegazione per capire le differenze.

Ad ogni modo, molto brevemente, prendere atto significa considerare, tenere in considerazione, tener conto.

È un’espressione più formale, decisamente, che si può utilizzare anche per iscritto, anche nella forma scritta, mentre invece darsi pace è informale e difficilmente la utilizzate al lavoro o nella forma scritta.

Prendere atto ad ogni modo è una bella espressione, molto utile al lavoro e vi consiglio di dare un’occhiata anche a questa espressione.

Spero sia abbastanza chiaro.

Se quindi non riuscite a imparare l’italiano e vi state preoccupando per questo adesso che avete trovato italiano semplicemente potete darvi finalmente pace.

Un saluto da Giovanni, e vi ricordo che siete tutti invitati nell’associazione Italiano Semplicemente, ufficialmente registrata in Italia. Se volete perfezionare il vostro italiano basta fare richiesta attraverso una semplice mail dal sito italianosemplicemente.com.

Con buona pace

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Trascrizione

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Buongiorno amici  di ItalianoSemplicemente.com e benvenuti il questo nuovo episodio in cui il sottoscritto, cioè Giovanni, il creatore del sito senonché Presidente dell’Associazione Culturale Italiano Semplicemente oggi vi spiega il significato dell’espressione “con buona pace”.

Mentre cerco di spiegarvi questa bella espressione, ogni tanto vi chiederò di ripetere una frase o di rispondere ad una facilissima domanda, in modo che riusciate e rimanere concentrati fino alla fine. Tranquilli, non è previsto nessun voto di valutazione finale. L’obiettivo è solamente quello di parlare, oltre che ascoltare, che sono rispettivamente la settima e la prima regola d’oro per imparare a comunicare in italiano.

Con buona pace: Si tratta, questa, di una delle tante espressioni che si possono utilizzare quando succede qualcosa, un avvenimento, un evento qualsiasi, che può dispiacere a qualcuno.

Ogni avvenimento, ogni cosa che accade può essere valutata come una cosa positiva oppure negativa da ciascuno di noi, ed in particolare oggi parliamo di quando qualcuno la giudica come negativa, quando qualcuno prova dispiacere per questo avvenimento: questo fatto provoca del dispiacere, un sentimento negativo in ogni caso. Ebbene in questi casi una delle espressioni che possiamo usare è “con buona pace”.

Il Problema è: cosa significa “con buona pace”, come possiamo usarla, quando usarla e quante altre espressioni di questo tipo esistono in italiano.

Allora, intanto vi dico che un’altra di queste espressioni, da usare nelle medesime circostanze, l’abbiamo già vista in passato.

Ricordate l’espressione “mio malgrado”? Vi inserisco il collegamento, il link sulla pagina web della trascrizione dell’episodio, se avete dimenticato. Se non ricordate come si usa questa frase potete ripetere:

Mio malgrado, non la ricordo perfettamente;

Come molti di voi ricorderanno invece, sono sicuro di questo, questa frase si usa quando io provo del dispiacere nei confronti di qualcosa, ad esempio:

mio malgrado la squadra della Roma non vincerà lo scudetto neanche quest’anno.

Significa “purtroppo”, “purtroppo per me”, significa che a me dispiace, che io non posso farci nulla, ma purtroppo, purtroppo per me, cioè mio malgrado, la Roma non vincerà lo scudetto neanche quest’anno.

Ecco la prima domanda: la Roma vincerà lo scudetto quest’anno?

Risposta: No. malgrado Giovanni, no, questo non succederà neanche quest’anno!

 

Potrei anche dire, volendo, che con buona pace dei tifosi romanisti, cioè con buona pace dei tifosi della squadra della Roma, che vengono detti “romanisti”, neanche quest’anno la Roma vincerà lo scudetto.

Neanche quest’anno la Roma vincerà il campionato italiano di calcio, con mia buona pace e con buona pace di tutti i tifosi della Roma.

Non è, come vedete, molto difficile da usare, anche se ci si può impiegare un po’ di tempo a digerirla ed accettarla come una frase più o meno equivalente a “mio malgrado”, o “loro malgrado” se il dispiacere è di qualcun altro, eccetera.

Analizzando la frase “con buona pace”, la cosa più difficilmente digeribile è la parola “pace”. Cosa c’entra la pace qui? Potreste chiedervi.

La pace è il contrario della guerra, lo sappiamo, e la parola pace si usa generalmente per indicare uno stato di quiete, uno stato di tranquillità, dove non ci sono guerre, non ci sono persone che litigano o discutono. La pace solitamente è associata al silenzio, all’armonia, all’amore.

Per capire cosa c’entri la pace in questo contesto bisogna far riferimento ad un’altra espressione molto simile: “mettersi l’anima in pace”, che è un’altra espressione legata al dispiacere, e che contiene anch’essa la parola “pace”.

Quando qualcuno si mette l’anima in pace, si dice, significa che è successo qualcosa e questo qualcosa che è accaduto ha provocato un dispiacere a questa persona, quindi questa persona si mette in uno stato d’animo di pace. Ma non soltanto questo. Ora questa persona può anche smettere di lottare, ora può rilassarsi, può riposarsi, può smettere di fare “la guerra”, per modo di dire ovviamente, poiché non si tratta di una vera guerra ma di una questione che gli creava preoccupazione.

Questa persona può ora mettersi l’anima in pace, vale a dire che si può rilassare, riposare, tanto ormai non c’è più nessuna ragione per lottare, per battersi come prima, infatti ora non c’è più nulla da fare. La sua anima, che rappresenta il suo stato d’animo, la sua preoccupazione, ora può stare tranquilla. In poche parole questa persona si può mettere l’animo in pace. Anche questa è una espressione idiomatica e anche questa contiene la parola pace.

Quindi oltre al dispiacere c’è anche il messaggio di uno stato di pace, di sollievo, quasi di un sentimento positivo.

La stessa cosa avviene nella frase “con buona pace”. L’espressione va usata così com’è, senza alcun articolo. Quindi è sbagliato dire “con la buona pace”. Anche questa espressione esprime dispiacere e calma, rammarico ma anche tranquillità.

La pace è “buona”: “con buona pace”. Non vi so dire esattamente il motivo per cui compare questa parola “buona”, che descrive la pace, possiamo dire che in questo modo riconosciamo la frase e la associamo alla pace ma anche al dispiacere di qualcuno.

Spieghiamo però bene questa frase, come si usa e quali sentimenti evoca, oltre quello della pace e del dispiacere.

Prima di tutto la frase “con buona pace” si usa per descrivere sempre un dispiacere di qualcun altro, e non di sé stessi. Questa è la prima cosa.

Domanda: di chi è il dispiacere?

Risposta: di qualcun altro.

Non ha infatti praticamente senso usarlo verso sé stessi, a meno che non si voglia usare dell’ironia, dell’autoironia in questo caso, cioè ironia verso, appunto, sé stessi.

Secondo, occorre dire che spesso, quasi sempre, come dicevo, il senso della frase è ironico. C’è dell’ironia nella frase.

Terza considerazione: La frase si usa molto spesso quando si vuole esprimere un senso di superiorità verso qualcuno che ora ha ricevuto una brutta notizia, come per prendersi una rivincita insomma, come per dire:

Questo qualcuno ha perso, o hanno perso, ma io non voglio infierire, non voglio parlare male di chi ha perso, non lo voglio offendere, anzi, gli dico che ora può stare tranquillo, si può mettere l’anima in pace, può rilassarsi, perché ora è chiaro che ha perso. È chiaro a tutti che si sbagliava. Ed io ne sono molto felice. Ma non lo offendo.

Quello che è accaduto quindi è una cosa molto positiva per chi parla, per chi usa questa frase nei confronti di qualcuno; di qualcuno che vuole prendere in giro, con questa frase, ma in modo garbato, senza offesa; qualcuno che magari ci ha infastidito in passato, ed ora finalmente voglio prendermi una rivincita nei suoi confronti, ma in modo garbato ed ironico, senza offenderlo.

Facciamo qualche esempio:

Ammettiamo che ci sia una ragazza, di nome Francesca, che è molto corteggiata da tutti, perché è molto carina. Francesca è corteggiata anche da me, piace anche a me ed anche ad altri ragazzi, soprattutto anche a Paolo, un ragazzo che non sopporto, perché antipatico e strafottente, arrogante e maleducato. Io e Paolo proprio non andiamo d’accordo.

Allora se io riesco a conquistare il cuore di Francesca, cioè mi fidanzo, cioè riesco a conquistare, Francesca, parlando con un amico posso dire:

Sai la novità? Mi sono messo insieme a Francesca!

Davvero?” Dice il mio amico.

, – rispondo io – con buona pace di Paolo e gli altri ragazzi.

Ripeti: mi sono fidanzato con Francesca, con buona pace di Paolo.

Con questa frase voglio sicuramente essere ironico.

Si rilassi pure Paolo –  potrei dire – perché, suo malgrado, io e Francesca ci siamo messi insieme.

Ripeti: Paolo, tuo malgrado, mi sono appena fidanzato con Francesca!

In questo modo esprimo ironia e senso di rivincita nei confronti di Paolo, ma senza offenderlo. Sono ironico, sono sarcastico, uso del sarcasmo sicuramente, ma non ho offeso nessuno.

Ho fatto un dispetto, posso dire, a Paolo. L’ho scavalcato, l’ho battuto, perché sono più interessante e furbo di lui, sono più abile eccetera. Insomma, con sua buona pace di Paolo, mi sono fidanzato con Francesca. Che si metta pure l’anima in pace.

Un’altra espressione è “mettersi il cuore in pace”, con cuore al posto di anima, ma ha lo stesso senso ed identico utilizzo. Il cuore e l’anima rappresentano sempre le emozioni e quindi un coinvolgimento personale forte nella faccenda di cui parliamo.

Facciamo un altro esempio che lo prendo direttamente da Google news.

Parliamo di pittura e dei quadri in cui viene rappresentato il corpo umano, dell’uomo o della donna. Parliamo in particolare del corpo nudo, senza vestiti, senza veli, che viene dipinto nei quadri dagli artisti molto spesso, anche se molte persone non sono d’accordo. Queste persone, molto attente alla morale,  possiamo anche chiamarli, in senso un po’ negativo: moralisti, o bacchettoni, bigotti, eccetera. Diciamo moralisti.  A queste persone non piacciono i nudi, cioè i quadri in cui vengono ritratte o raffigurate persone nude. I nudi sono scandalosi, dicono, non è arte rappresentare dei nudi.

Ebbene, dovete sapere che nello Utah, negli Stati Uniti, un professore è stato licenziato, ha perso il lavoro per aver fatto una lezione di storia dell’arte in cui comparivano quadri con dei nudi. HA mostrato dei quadri famosi con dei nudi ai suoi studenti. C’è stata così una sentenza che ha condannato questo professore al licenziamento. Questa sentenza ha fatto scandalo come potete immaginare,

Uno storico famoso però, uno studioso dell’arte molto famoso, di nome Bellosi, dimostrò che in realtà la vera arte esiste proprio grazie al nudo, grazie all’esistenza del nudo. Quindi ora, dopo questo studio fatto da Bellosi, possiamo dire che i moralisti non hanno ragione a protestare contro chi raffigura nudi. Possiamo senz’altro dire che:

– senza nudo non c’è arte, con buona pace dei moralisti;

Ripeti: senza nudo non c’è arte, con buona pace dei moralisti;

Una frase del tutto analoga a:

  1. senza nudo non c’è arte, loro malgrado (riferendomi sempre ai moralisti)

Ripeti: senza nudo non c’è arte, loro malgrado;

Poi posso anche dire:

  1. senza nudo non c’è arte, e i moralisti si possono mettere l’anima in pace;

Ripeti: senza nudo non c’è arte, e i moralisti si possono mettere l’anima in pace;

Ed anche:

  1. senza nudo non c’è arte, e i moralisti si possono mettere il cuore in pace;

infine posso dire, attenzione:

  1. senza nudo non c’è arte, checché ne pensino o ne dicano i moralisti

Ripeti: senza nudo non c’è arte, checché ne pensino o ne dicano i moralisti

Se ricordate anche questa è un’espressione alla quale abbiamo dedicato un episodio che vi invito ad ascoltare: l’episodio di cui parlo è intitolato “checché se ne dica”. Inserirò un link nella trascrizione di questo episodio su internet.

La differenza tra “con buona pace” e “checché” è che “con buona pace” richiede sempre di specificare “di chi” è la buona pace, cioè occorre sempre specificare la persona o le persone a cui ci si riferisce. Invece se ricordate “checché” si usa anche e soprattutto in generale nella forma “checché se ne dica”. Si parla in generale quindi. Inoltre in questo caso, con “checché” si sottolinea solamente l’idea diversa che hanno i moralisti, non c’è pace e dispiacere in loro.

Le frasi comunque sono molto simili anche perché entrambe sono ironiche, come anche è ironica “loro malgrado”.

Potrei anche dire:

– senza nudo non c’è arte, e i moralisti possono finalmente darsi pace;

Ripeti: senza nudo non c’è arte, e i moralisti posso finalmente darsi pace;

Cosa possono fare i moralisti?

I moralisti possono finalmente darsi pace.

Anche questo si usa molto: darsi pace è magari un po’ più informale ma pressoché identico alle frasi precedenti. Inoltre si usa di più al negativo: “i moralisti non si danno pace”, ad esempio, quindi non esprime pace solitamente.

Un’altra espressione simile, che si può usare in queste situazioni è “accettare di buon grado”.

Ripeti: accettare di buon grado

Ad esempio posso dire:

Paolo non accetterà di buon grado la notizia che mi sono fidanzato con Francesca.

Oppure:

Uno storico ha dimostrato che il nudo è arte, e difficilmente la cosa sarà accettata di buon grado dai moralisti.

Ripeti: difficilmente la cosa sarà accettata di buon grado dai moralisti.

Anche questa frase si usa quasi sempre al negativo “non accetterà di buon grado”, “non ha accettato di buon grado” eccetera, e si usa quindi per evidenziare la mancanza di “pace” nella persona che ha ricevuto la cattiva notizia o il dispiacere.

Si sta quindi evidenziando il sentimento opposto rispetto alla frase “con buona pace”. Posso anche usarla senza il “non” in frasi interrogative ad esempio:

Secondo te Paolo accetterà di buon grado la notizia? – mi domanda il mio amico

Guarda, non te lo so dire  – rispondo io –  ma credo farò bene a mettersi l’anima in pace, perché Francesca ha detto che è innamorata di me.

Giò, suo malgrado dovrà accettare questo fatto – replica il mio amico.

Allo stesso modo posso dire:

Non credo che i moralisti accetteranno di buon grado le parole dello storico Bellosi, credo invece che finalmente, loro malgrado, qualcuno è riuscito a far capire a tutti che Il corpo dell’uomo è un capolavoro, un capolavoro creato da Dio ed è perciò giusto e sacrosanto che vanga rappresentato nelle opere d’arte, perché così facendo si fa onore a Dio e non un torto a Dio, con buona pace di tutti i moralisti.

Una cosa da dire è anche che “Con buona pace” è molto utilizzata dai giornalisti, che solitamente vengono solamente letti e mai ascoltati. Questo è importante da dire.

Domanda: quale categoria di persone usa molto questa frase?

Risposta: I giornalisti. I giornalisti usano molto questa frase.

Questo significa che loro devono sempre trovare delle espressioni che riescano, senza l’aiuto della voce, e del tono della voce, ad esprimere sensazioni, usano quindi modalità espressive che in qualche modo devono sostituire il tono ed esprimere sensazioni come l’ironia ad esempio.

Per questo non molto frequentemente capita di ascoltare conversazioni con l’uso di questa frase, a meno che non ascoltiate un telegiornale o un notiziario alla radio o alla TV, dove a parlare sono dei giornalisti, che sono abituati ad esprimersi scrivendo.

Questa è un po’ la differenza rispetto a “loro malgrado”, che contiene la parola “malgrado”. Malgrado solitamente non ha un senso ironico di per sé, e “loro malgrado” solo qualche volta è ironica leggendo la frase. Poi “loro malgrado” non la posso sostituire con “malgrado loro”, o con “malgrado i moralisti”, nell’esempio di prima. Non posso scambiare le due parole, perché se lo faccio l’ironia sparisce e il senso della frase. La parola “Malgrado” va messa sempre a seguire il pronome personale: loro  malgrado.

Poi quando usiamo questa frase deve essere scontato di chi stiamo parlando. Per usare “loro malgrado” il “loro” deve essere scontato. Questo rende la frase “con buona pace” più facilmente utilizzabile in un articolo o in un discorso, basta aggiungere “del” oppure “di”, “dello”, “degli”, “della”, “delle” e poi la persona o le persone a cui ci si riferisce. La stessa cosa non la possiamo fare con “loro malgrado”.

Ragazzi credo che sia abbastanza anche per oggi. Spero di aver raggiunto l’obiettivo di spiegarvi il significato della frase di oggi “con buona pace”. Se non ce l’ho fatta provate ad ascoltare ancora l’episodio.

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Alla prossima, ci becchiamo!

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