Dopo aver parlato dell’acconto, nell’episodio 28, è giunto il momento di parlare del saldo.
Abbiamo parlato giustamente prima dell’acconto che del saldo, poiché l’acconto, per definizione, si paga prima del saldo.
Parliamo di pagamenti in cui il venditore e il cliente si accordano per spezzare il pagamento in almeno due parti.
Normalmente si tratta di grosse cifre perché i piccoli importi vengono pagati in un’unica soluzione.
Si dice proprio così quando il pagamento avviene in una sola volta: il pagamento avviene inun’unica soluzione.
Quando invece non avviene un’unica soluzione ma in due o più diverse soluzioni, cioè attraverso due o più pagamenti diversi, il primo pagamento si chiama acconto, come abbiamo visto nell’episodio 28, e l’ultimo si chiama saldo.
Il termine saldo ha più significati, ma in questo caso è il pagamento di ciò che manca per completare il totale dovuto.
Con il saldo, si dice che avviene l’estinzione di un rapporto di credito. Col il saldo si estingue un debito.
Il saldo estingue il debito.
In pratica dopo aver corrisposto (cioè pagato) il saldo, non c’è più il debito.
L’acconto come detto è la parte di debito che si paga all’inizio, quindi prima della sua totale estinzione.
Il pagamento che si effettua quando si paga il saldo si chiama anche “pagamento a saldo“.che si contrappone al “pagamento in acconto”.
Oltre al sostantivo saldo, esiste anche il verbo saldare:
Saldare un conto
Saldare una fattura.
È curioso che saldare è anche semplicemente un sinonimo di pagare. Saldare il conto al ristorante, ad esempio significa semplicemente pagare il dovuto. Possiamo dire anche che saldare significa regolare una questione sospesa.
In questo modo andiamo anche al di là dei pagamenti perché “avere un conto in sospeso” si usa anche in senso figurato.
Notate che non esiste il verbo “accontare” per indicare l’atto di pagare un acconto per l’acquisto di un prodotto.
In questo caso si dice:
Pagare un acconto
Versare un acconto
Pagare in acconto
Saldare significa dunque pagare il rimanente di un conto, portando il saldo a zero. In quel momento non resta più nulla da pagare, quindi il saldo sarà pari a zero.
Quando i pagamenti sono più di due, l’ultimo pagamento si chiama comunque saldo, ma se tutti i pagamenti sono uguali, i singoli pagamenti vengono chiamati rate.
L’acconto è la prima rata e il saldo è l’ultima rata. Si parla di acconto generalmente quando i pagamenti per l’acquisto di un bene o altro sono due (come nel caso del pagamento dell’IRPEF ) e sono di importo diverso.
La differenza rispetto alle rate è però soprattutto un’altra.
Mentre le rate servono a dividere grossi importi impossibili o difficili da pagare in una sola soluzione, l’acconto solo a volte rappresenta un pagamento parziale.
In questi casi casi, il pagamento di un acconto può rappresentare una parte del totale dovuto e il saldo finale può essere pagato in un momento successivo, ma nella maggioranza dei casi il pagamento di un acconto serve a garantire una prenotazione o a dimostrare la buona fede o a finanziare i costi iniziali di processo di produzione.
Ad esempio, quando si prenota una vacanza o si effettua un ordine per un prodotto su misura, si può pagare un acconto per confermare la prenotazione o l’ordine. Così forniamo una garanzia. Tra l’altro, pagando un acconto poi è difficile che cambieremo idea.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano commerciale.
Buongiorno amici di italiano Semplicemente. Oggi ci occupiamo del vocabolario degli incendi. Con l’occasione ripassiamo qualche espressione idiomatica che abbiamo visto in passato. Facciamo poi, come di consueto, qualche esercizio di ripetizione.
Allora, gli incendi. Perché ho scelto questo argomento?
Per diversi motivi direi.
Un primo motivo è legato alla lingua italiana, ricca di termini specifici che riguardano il fuoco e gli incendi, molto frequenti in Italia. Quando si parla spesso di un argomento, come avviene in qualsiasi lingua, nascono e si usano e si sviluppano molte parole col tempo, per descrivere bene le differenze e le caratteristiche di ogni evento legato ad un incendio ed al fuoco. In fondo anche gli eschimesi hanno molti modi per descrivere la neve.
Secondo motivo: l’incendio dell’Amazzonia, il Polmone del mondo in Brasile che riguarda tutto il mondo, non solo il Brasile. Il polmone è l’organo che ci permette di respirare: l’aria va nei polmoni. Infatti di polmoni ognuno di noi ne ha due.
Quanti polmoni abbiamo? Ne abbiamo due ciascuno. Ciascuno di noi ha due polmoni. Ciascuno di noi ne ha due. E’ sempre bene ripassare gli utilizzi della particella “ne”.
Allora iniziamo dalla prevenzione: gli incendi vanno prevenuti. Prevenire è un verbo interessante perché si può usare per tutti gli eventi sgradevoli, negativi, pericolosi: prevenire una malattia, prevenire una catastrofe, prevenire un incendio, prevenire uno scandalo, un attentato eccetera.
Prevenire significa prendere tutte le precauzioni necessarie affinché un evento negativo non avvenga, non si verifichi; potremmo anche dire che gli incendi vanno scongiurati, come tutti i pericoli: scongiurare un pericolo è un’espressione di cui ci siamo occupati già. Prevenire inizia con “pre” che significa prima: quindi fare qualcosa prima che un evento accada.
Prima ho detto anche prendere tutte le precauzioni necessarie affinché un evento negativo non avvenga, non si verifichi. Ho usato due volte il congiuntivodi verificare e avvenire. Perché? Perché uno degli usi del congiuntivo, come abbiamo visto in vari episodi, è quello di esprimere un augurio, una speranza, ma anche un timore, una paura.
Spero che tu abbia pazienza con me
Mi auguro che tutto vada bene
Desidero che non ci siano più incendi in Amazzonia.
E’ meglio prevenire che curare, dice un famosissimo proverbio italiano. Ed anche negli incendi è meglio prevenirli piuttosto che cercare di spegnerli dopo.
Ma perché avviene un incendio? Un incendio può avvenire per motivi naturali oppure dolosi.
Ecco il secondo termine di oggi: incendio doloso.
Un incendio può essere provocato da diverse cause sia naturali, come detto, cioè non provocate dall’uomo, ad esempio da fulmini, oppure per mano dell’uomo. Se l’uomo, volontariamente, appicca un incendio, questo incendio è un incendio doloso.
Quindi un incendio doloso avviene perché la colpa è dell’uomo. Parlo di colpa perché un sinonimo di colpa è “dolo“. Quando qualcosa avviene per dolo di qualcuno, cioè per colpa di qualcuno, per colpa di qualche persona, allora significa che c’è una volontà cosciente di infrangere la legge da parte di questa persona. Il dolo è un termine abbastanza tecnico, usato molto dagli avvocati. Però gli incendi dolosi è una definizione utilizzata da tutti gli italiani.
Quindi gli incendi dolosi sono quegli incendi che vengono appiccati dagli uomini. C’è qualcuno che ha un interesse particolare nell’appiccare un incendio, ad esempio creare nuovi pascoli per gli animali per produrre carne.
Come si chiama la persona che accende un fuoco, o colui che appicca un incendio?
Si chiama “piromane“. Si parla sempre di piromani quando si devono indicare le persone che accendono dei fuochi, anche e soprattuttoquando sono dolosi. La piromania è un’ossessione, una fissazione, una mania,verso le fiamme, gli esplosivi eccetera. Queste sono tutte espressioni che hanno a che fare con i desideri e che abbiamo già trattato in un bell’episodio dedicato.
Insisto e sottolineo con la voce questo verbo “appiccare” perché questo è un verbo che si usa quasi esclusivamente per gli incendi. Appiccare un fuoco, o un incendio significa accendere un fuoco, provocare un incendio, dar fuoco, incendiare.
Io appicco un incendio nel mio giardino
Tu appicchi un incendio nel tuo giardino
Lui appicca un fuoco nel bosco
Noi appicchiamo un fuoco alle navi nemiche
Voi appiccate il fuoco
Un’altro motivo per cui nascono gli incendi può essere chiamato fortuito: un incendio fortuito è un incendio casuale, che si verifica senza una determinabile ragione.
Molte cose possono essere fortuite, e questo termine può essere usato al posto di casuale:
Un incontro fortuito è un incontro causale, non programmato.
Spesso si parla di “caso fortuito“, che sembra una ripetizione, ma si usa per sottolineare la casualità. Ad esempio:
Solo per un fortuito caso l’esplosione non ha provocato vittime
Posso dire “caso fortuito” o “fortuito caso” senza problemi.
Gli incendi, a dire il vero, solo raramente nascono per un caso fortuito, infatti sono quasi sempre dolosi, anche se questo qualche volta non si riesce a dimostrare.
Quando un incendio è doloso l’incendio avviene per via di un “combustibile“. Questa è ancora una parola da spiegare. Un combustibile è una sostanza chimica, come la benzina, che è il combustibile delle automobili (uno dei combustibili almeno).
Il combustibile quindi può servire, può essere utilizzato, anche per appiccare un incendio, che quindi sarebbe doloso, non certo fortuito!
C’è un processo di combustione, cioè una reazione chimica che produce energia termica, che sviluppa calore. Ogni volta che brucia qualcosa. I combustibili sono quindi i materiali infiammabili che posso dar origine, cioè possono far nascere, possono provocare, un incendio doloso.
I combustibili vengono anche chiamati carburanti. Questo termine: carburante, è quello che si usa normalmente per alimentare i motori e le automobili.
Qual è il carburante della tua auto? la benzina, il diesel o il metano?
Le macchine totalmente elettriche non hanno un carburante, poiché non avviene combustione in un motore elettrico.
Si legge spesso, quando si parla di incendi, la frase “in fiamme“, ad esempio:
l’Amazzonia è in fiamme.
L’ospedale è in fiamme
La casa è andata completamente in fiamme
Significa che qualcosa sta bruciando completamente. “Aggiungere completamente” è quasi inutile perché “essere in fiamme” indica un incendio che interessa un’intera area.
Anche un cuore può essere in fiamme, in senso figurato, nel senso che è infuocato d’amore (anche questo è un incendio in fondo!)
Le fiamme sono ciò che si vede, oltre al fumo, quando c’è un incendio.
Le fiamme sono caldissime e sono anche molto colorate: il colore predominante è il rosso, ma in realtà il colore delle fiamme cambia a seconda della temperatura: dai 600 circa agli 800 gradi il colore è rosso, prima scuro e poi più chiaro. Ma una fiamma può anche essere di color Amaranto (una specie di marrone), Rosa, Arancione, Giallo, Bianco (qui siamo a più di mille gradi centigradi) e infine azzurro e Blu o anche viola alla temperatura di millequattrocento gradi centigradi.
Cosa il usa per spegnere un incendio? Beh. intanto possiamo usare anche il verbo smorzare. Attenzione perché qui entriamo in un campo delicato. Spegnere un incendio indica che le fiamme non ci sono più, che l’incendio è stato “domato” cioè è stato completamente spento.
Invece smorzare, benché a volte si usi come sinonimo di spegnere significa attenuare, attutire:
Smorzare la luce della camera da letto
Smorzi la luce della camera per favore? Puoi smorzarla? Puoi farmi questo favore?
Dicevo, nonostante si usi a volte al posto di spegnere, smorzare in realtà significa far diminuire di forza o d’intensità, non solo un incendio o un fuoco, ma qualsiasi cosa che può variare di intensità. Posso usare anche attenuare, attutire.
Ho mangiato un panino che mi ha smorzato la fame
La tenda che ho messo davanti alla finestra riesce a smorzare un po’ la luce del sole
La mia rabbia si è smorzata
Ogni sentimento può aumentare o decrescere, quindi può smorzarsi, attenuarsi, diventare più debole, diventare meno forte, meno intenso. Si usa anche mitigare un incendio. In questo caso non c’è ambiguità: la mitigazione indica la parziale diminuzione di intensità. Anche mitigare si usa molto anche al di fuori degli incendi. Si usa molto nel caso di dolore:
Occorre mitigare il dolore
Occorre quindi far scendere il dolore, renderlo più mite, meno intenso e acuto, occorre alleviare, rendere più lieve. Il vocabolario è molto vasto come vedete.
Anche un incendio può essere mitigato, e allora diventa meno intenso. Alleviare si usa prevalentemente per il dolore. Mitigare si usa sia per gli incendi che, più frequentemente, per i prezzi, per la rabbia e i sentimenti, o per una affermazione.
Smorzare è più fisico, più materiale, quindi più adatto, come verbo, alla luce, alle fiamme. Si usa anche nello sport: smorzare la palla, un colpo smorzato. Quindi smorzare la palla è colpire la palla in modo da rallentarla, e smorzare un colpo significa attenuare un colpo, diminuendone la forza. Con un cuscino ad esempio potete smorzare un pugno.
Un incendio può essere smorzato con gli aerei che gettano acqua sulle fiamme, e quando avviene questo, quando un incendio viene smorzato, le fiamme si attenuano, diminuiscono, quindi anche la velocità di propagazione dell’incendio decresce, scende.
Ho usato il verbo propagare o propagarsi, che è il contrario di smorzare. Se un incendio si propaga allora vuol dire che si allarga, le fiamme vanno anche in altre aree, quindi le zone interessate dall’incendio aumentano.
Se dico:
La luce si propaga nella stanza
La luce quindi parte da una lampadina ad esempio, e velocemente, in men che non si dica, si propaga in tutta la stanza quindi tutta la stanza sarà presto illuminata.
Anche il fuoco, sebbene più lentamente, parte da un punto, quello in cui viene appiccato, se doloso, e poi si sparge, si diffonde, si propaga, si estende in altre aree confinanti: prima si incendia un albero, poi un arbusto, poi ancora un albero e così via.
Per evitare che un incendio si propaghi una volta innescato, cosa bisogna fare?
Beh intanto specifichiamo il senso del verbo innescare. Non è come appiccare, perché questo è un incendio doloso. Innescare indica semplicemente l’inizio di un incendio, quindi vuol dire prendere avvio, con dolo o senza dolo.
Cosa si fa dunque per non far propagare un incendio? Ormai l’incendio è partito, quindi cosa possiamo fare? Solamente cercare di attenuarlo, cioè smorzarlo o, meglio ancora, spegnerlo.
Possiamo fare almeno tre cose: eliminare il combustibile, ad esempio chiudere l’erogazione di gas, se questo ha causato e alimenta ancora l’incendio, oppure creare delle strisce di terra senza vegetazione, per fare in modo che appunto l’incendio non si propaghi.
Seconda cosa, possiamo abbassare la temperatura raffreddando, quindi ad esempio gettando acqua sopra l’incendio. L’acqua raffredda, abbassa la temperatura.
Terza cosa: possiamo togliere l’ossigeno, ad esempio soffocando il fuoco con delle coperte o estintori). Gli estintori sono apparecchi che si prendono in mano e che contengono acqua, ma più frequentemente polvere o schiuma.
Degli estintori – Photo by Moreno Matković on Pexels.com
Prima ho usato il verbo alimentare: Cosa alimenta un fuoco? Cosa può alimentare un incendio?
Posso alimentare una persona, un bambino, cioè dargli del cibo, farlo mangiare, oppure posso alimentare un sentimento, come la speranza. In questo caso significa mantenerla viva, eccitarla, non farla diminuire.
Se mi dite che sono un bravo insegnante alimentate la mia voglia di fare dei nuovi episodi.
Se alimentate un fuoco, lo stesso, lo rendete vivo, lo fate aumentare, continuate a mettere combustibile sopra. Difficile spegnere o smorzare un fuoco che continua ad essere alimentato.
Il senso è sempre quello di dare qualcosa per mantenere in funzione:
Potete anche alimentare una centrale elettrica, o il vostro camino, mettendo legna per fare in modo che il fuoco non si spegne.
E chi spegne gli incendi? I pompieri lo fanno per lavoro: si chiamano così in Italia, ma si chiamano anche Vigili del fuoco, perché vigilano, cioè controllano, sorvegliano e, quando c’è un incendio spengono il fuoco con le loro pompe che prendono in mano (per questo si chiamano pompieri) o almeno cercano di smorzarlo nel più breve tempo possibile.
Spero di aver alimentato la vostra voglia di migliorare il vostro italiano, senza studiarlo però, nello spirito di Italiano Semplicemente e delle nostre sette regole d’oro, regole che ho provveduto prima a pubblicare sul sito e poi a propagare su internet in tutti i modi possibili. Anche voi potete contribuire e propagarle condividendo questo episodio con Whatsapp o Facebook, o Twitter. La cosa importante è che continuate a seguirci così da prevenire eventuali brutte figure se vi capita di parlare con un italiano. Brutte figure che non sarebbero fortuite in questo caso. Se venite in Italia abbiate rispetto anche dell’ambiente, non gettate cicche di sigarette in terra, altrimenti oltre a sporcare potreste appiccare un incendio: anche se non sarebbe doloso. Ricordate che anche se gettate la vostra sigaretta in un cestino dell’immondizia, accertatevi che sia spenta, altrimenti il cestino andrebbe in fiamme e poi i pompieri dovranno intervenire per spegnere l’incendio.
Esercizio di ripetizione:
Accendere un fuoco
Appiccare un incendio
Andare in fiamme
L’edificio è andato subito in fiamme dopo che qualcuno ha appiccato l’incendio
Occorre smorzare subito l’incendio
La propagazione delle fiamme
Bisogna smorzare l’incendio prima che si propaghi nelle aree circostanti
Prevenire un incendio
Prevenire un incendio è meglio che cercare di spegnerlo dopo
Meglio prevenire che curare
L’incendio è stato fortuito
L’incendio è stato doloso
Piromane
Il piromane più famoso del mondo è l’imperatore Nerone
L’episodio finisce qui, colgo l’occasione per ringraziare i donatori, che sostengono ed aiutano Italiano Semplicemente anche a propagarsi.
Presto sarà dedicato un altro episodio ai donatori e saranno aggiornate le statistiche sulle donazioni. Grazie e ciao a tutti.
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