754 L’ammonimento e l’ammonizione

L’ammonimento e l’ammonizione

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Trascrizione

Dopo aver visto il monito, cioè il serio avvertimento lanciato da chi paventa serie conseguenze, vediamo oggi l’ammonimento.

Ma se parliamo dell’ammonimento non possiamo non parlare dell’ammonizione.

Entrambi i termini derivano dal verbo ammonire.

L’ ammonimento è sempre un avvertimento, proprio come il monito, ma è meno grave e poi è vicino anche al concetto di rimprovero.

L’ammonimento serve a mettere in guardia una persona contro eventuali manchevolezze, cose sbagliate, errori che si potrebbero fare o che si sono già fatti ma non si devono ripetere.

In realtà un ammonimento è anche simile a un consiglio o un preavviso, perché se dico ad esempio:

Gli ammonimenti del padre di Marco hanno giovato al ragazzo

Marco ha forse fatto qualcosa di sbagliato?

È probabile ma non è detto. Il padre però deve dirgli quali secondo lui sono gli errori da evitare e consigliagli delle strade da seguire. Ci può anche essere affetto in un ammonimento. Meno nel monito.

Non perdere troppo tempo a divertirti, pensa soprattutto a studiare

Non bere troppo, soprattutto se devi guidare

Non fare più come l’ultima volta che sei uscito senza soldi

Questi sono tutti ammonimenti. In genere le conseguenze nel non seguire questo “consiglio” sono meno gravi rispetto al monito.

Poi non c’è bisogno di essere un presidente o un uomo troppo importante per dare un ammonimento. Questo accade prevalentemente col monito, come abbiamo visto. L’ammonimento è più paterno, più vicino, c’è più preoccupazione piuttosto che minaccia ed è più adatto ad un genitore, un professore o il presidente di un’associazione (ogni riferimento è puramente casuale).

L’ammonimento dunque viene sempre dall’alto verso il basso ma l’obiettivo è, potremmo dire, quello di mettere in guardia una persona.

Se invece voglio solo rimproverare o punire una persona, e farle capire che ha sbagliato, non gli do un ammonimento ma una ammonizione.

Ti devo ammonire per il tuo errore.

Direi che ammonire è simile a sgridare che però è molto colloquiale. Dall’altra parte c’è il verbo redarguire, che ha un uso più formale e professionale. Questo verbo lo vediamo meglio in un episodio della sezione verbi professionali.

Per capire meglio la differenza tra l’ammonizione e l’ammonimento pensate a un arbitro che mostra il cartellino giallo ad un calciatore dopo che questo ha fatto un brutto fallo ad un avversario.

L’arbitro, mostrandogli il cartellino giallo, gli dà un’ammonizione, cioè lo ammonisce, che è si un avvertimento ma è anche una punizione.

Infatti se da una parte l’ammonizione significa che il prossimo fallo potrebbe costargli l’espulsione (questo è l’avvertimento: attento, che il cartellino rosso, cioè l’esplulsione, si avvicina!) dall’altra lo sta punendo e per questo è stato ammonito cioè ha ricevuto un’ammonizione.

Se invece l’arbitro, anziché dargli l’ammonizione gli dicesse:

Stai attento che al prossimo fallo ti ammonisco!

Questo è un ammonimento.

Viene dall’alto, diciamo così, da una autorità come un arbitro, paragonabile ad un padre di famiglia, e per questo l’ammonimento è un termine adatto in questo caso.

Potremmo chiamarlo al limite anche monito, però appare un po’ esagerato e più distante.

Analogamente al monito, anche l’ammonimento può consistere in un fatto, senza il bisogno che venga da una persona.

La sconfitta della Juventus contro la Roma fu un ammonimento per tutte le squadre che ancora dovevamo affrontare la squadra romanista.

In questo caso monito è ammonimento sono intercambiabili.

Riguardo al verbo da usare, dare va benissimo, ma si può usare anche lanciare, come per il monito. Direi che usare il verbo lanciare però aumenta la distanza, quindi diminuisce la componente affettuosa.

Non è un caso che i lanci avvengano da lontano, no? Per dare qualcosa invece basta stare molto vicini, come dare un bacio.

Adesso vi lancio una provocazione (sapete che anche le provocazioni possono essere lanciate?). La provocazione è questa: ripassiamo qualche episodio precedente usando la parola “espediente“, che spieghiamo la prossima volta. Anzi facciamo che la spieghiamo tra due episodi.

Karin: questo mi sembra un bell’espediente per aumentare l’interesse verso i prossimi episodi.

Komi: sì, una bella trovata da parte tua. Non che noi abbiamo bisogno di stimoli aggiuntivi, ma comunque apprezziamo il tuo tentativo Gianni, tant’è che abbiamo subito raccolto la tua provocazione.

Segue una spiegazione del ripasso

527 Te le cerchi?

Te le cerchi? (audio)

Video YouTube con sottotitoli

Te le cerchi e Cercarsele. Espressioni italiane

Trascrizione

Giovanni:

Chi è causa del suo mal, pianga sé stesso.

Conosci questo antico proverbio?
Con questo proverbio si vuole ammonire colui che ha prodotto la causa del proprio danno, o dolore: costui (cioè questa persona) dovrà prendersela esclusivamente con sé stesso, e non addossare la responsabilità ad altri.
Prendersela con una persona significa esattamenete questo: dare la colpa ad altri, addossare la colpa ad altri
Chi causa il proprio male incolpi sé stesso.
Ecco, oggi vorrei parlare di ammonizioni. Un’ammonizione è simile ad una accusa, ed è un po’ più che un avvertimento.
Un’ammonizione non è solamente il cartellino giallo dell’arbitro mostrato ad un calciatore dopo un brutto fallo.
Quella sicuramente è l’ammonizione più famosa.
Per ammonizione si può intendere anche un forte rimprovero. Si potrebbe parlare anche di ammonimento, che rappresenta però un rimprovero meno grave dell’ammonizione. L’ammonimento è quasi un consiglio, un preavviso.
Ad esempio si potrebbe dire ad una persona:

Non si fa così, altrimenti…
Attento, questa cosa che hai fatto è sbagliata, perché potrebbe accadere che…

Questi sono ammonimenti.

Hai fatto una sciocchezza, se continui così ci saranno gravi conseguenze.

Questa è più un’ammonizione. L’ammonizione somiglia più ad un’accusa come dicevo e meno ad un consiglio o un avvertimento.
Quando diciamo ad una persona che ha fatto qualcosa di sbagliato e lo accusiamo per questo, dicendo che è colpa sua potremmo ricordarle il proverbio di cui sopra:

Chi è causa dei suo mal, pianga sé stesso.

Normalmente però, nella vita di tutti i giorni, ci sono frasi e espressioni molto più utilizzate. Se qualcosa è già accaduto si può trattare di accuse esplicite tipo:

Così impari!
Peggio per te!

Es:

Bravo, sei caduto. Ti avevo detto di non correre. Così impari a non correre!
L’hanno arrestato. Gliel’avevo detto di darmi ascolto. Non ha voluto seguire i miei consigli e adesso così impara! Peggio per lui!

Per ammonire qualcuno ci sono anche due locuzioni più complicate:

Te la sei voluta!
Te la sei cercata!

Es:

Ti avevo avvisato che c’era la pandemia in Cina. Sei voluto andare ugualmente e adesso hai preso il virus. Te la sei cercata! Ben ti sta!

Oppure:

Andare in montagna con questo tempo si sapeva fosse molto pericoloso. Quei ragazzi che hanno rischiato la morte se la sono voluta.

Si può trattare anche di avvisi, quindi di frasi pronunciate prima che la conseguenza delle azioni sbagliate accada:

Vuoi sposarti con quel Don Giovanni? Io ti avviso, non è una buona scelta. Poi, fai come vuoi, peggio per te!
Attento ragazzo, non mi provocare. Oggi te le cerchi!

Oppure:

Secondo me proprio non è il caso di uscire con questo tempaccio. Cos’è, le vai cercando?

Si tratta del verbo cercare e cercarsela.
Cercarsela significa comportarsi in modo tale da attirarsi qualcosa di spiacevole, negativo, dannoso, che pure sarebbe stato prevedibile ed evitabile.
Si usa spessissimo nel linguaggio colloquiale:

È proprio andato a cercarsela!
Se l’è cercata!

Si usa anche col plurale come si è visto.

Andare a cercarsele.
Andarsele a cercare
Ma allora te le cerchi!

Si usa anche quando una persona ha un atteggiamento provocatorio verso di te o qualcun altro. A queste persone possiamo dire:

Che fai, te le cerchi?
Oggi te la cerchi!

Si usa anche:

Cosa vai cercando?
Oggi le vai cercando vedo!

Quest’ultima frase si usa anche per alludere alle botte o ai guai.
Cercare o cercarsi le botte, cercare guai.
Si sentono spesso frasi simili in bocca a genitori arrabbiati con i figli che non li ascoltano:

Fai il bravo, non te le cercare anche oggi!
Oggi te le cerchi proprio! 😄

A volte, ma solo al passato, si usa anche il verbo volere:

Se l’è voluta, te la sei voluta, se la sono voluta, ecc.

Il significato è il medesimo:

Se l’è cercata, te la sei cercata, se la sono cercata, ecc.

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