Portare e dimostrare un’età

Portare un’età

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Portarsi gli anni e dimostrare un'età

Trascrizione

Giovanni: quando si parla dell’età di una persona, capita spesso di utilizzare due verbi in particolare: dimostrare e portare.

Dimostrare è abbastanza semplice. È simile a mostrare.

Quanti anni ha Francesca?

Francesca ha 50 anni.

Davvero? Ne dimostra molti (in/di) meno!

Oppure:

Davvero? Ne dimostra molti di più!

In pratica sto facendo un confronto tra l’età che dimostra una persona, cioè gli anni che sembra avere questa persona, e l’età vera, cioè l’età anagrafica.

Se gli anni che dimostra sono inferiori ai suoi veri anni, allora posso dire che dimostra un numero inferiore di anni.

Se invece l’età che dimostra è superiore alla sua vera età, posso dire che dimostra un numero superiore di anni.

Lo stesso concetto si esprime usando il verbo portare.

Quanti anni hai?

Ho 65 anni.

Davvero? Te li porti veramente bene.

Credi davvero che io me li porti bene?

Certo, te li porti magnificamente!

Portarsi è in realtà il verbo da usare, la forma riflessiva di portare.

Ho visto in tv Sofia Loren. Ha più di ottant’anni, ma se li porta benissimo. Sembra avere vent’anni in/di meno.

In pratica se si portano bene i propri anni significa che si dimostrano meno anni di quelli anagrafici. Si appare più giovani di quanto si è in realtà.

Se invece si portano male, allora si appare più anziani, cioè si dimostrano più anni di quelli veri.

Curioso che si utilizzi il verbo portare, ma in effetti questo verbo paragona gli anni ad un peso, a un bagaglio che si appesantisce sempre di più.

Vediamo altri esempi:

Io ho 51 anni e spero di portarmeli bene

Tu hai 60 Anni e ti assicuro che te li porti benissimo. Ne dimostri 20 in meno.

Mia madre ha settant’anni e se li porta che è una meraviglia.

Mio cugino non se li porta molto bene i suoi 35 anni. Sembra averne almeno 10 in più.

Per portarci sempre bene gli anni occorre mangiare bene e fare tanta attività fisica.

E voi? Credete di portarvi bene la vostra età?

I miei genitori se li portano bene i loro 80 anni. Secondo te quanti ne dimostrano?

765 Gli anta

Gli anta

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Trascrizione

Giovanni: non so voi, ma io già da due anni sono arrivato agli anta.

E voi? Voi siete già entrati negli anta?

Alla fine di questo episodio saprete rispondere a questa domanda.

Il termine anta può indicare due cose diverse nella lingua italiana.

La prima cosa è lo sportello di un mobile, che si chiama anche anta. Non tutti gli sportelli si chiamano ante però. Ad esempio gli sportelli delle automobili.

Ad esempio, tutti in casa abbiamo nella nostra camera da letto un armadio.

Quante ante ha il vostro armadio?

Se è un armadio a due ante ha solamente due sportelli, quindi è abbastanza piccolo. Ha l’anta di destra e quella di sinistra. Ogni anta ha una maniglia o un pomello che serve ad aprire l’anta.

Poi però esistono anche le ante scorrevoli.

Gli armadi a 4 ante sono ovviamente più grandi di quelli a due ante. Infatti le ante, cioè gli sportelli, sono quattro, esattamente il doppio.

Ancora più grandi sono gli armadi a 6 ante.

Ma “anta“, e qui viene il bello, è anche un termine usato in alcune espressioni familiari per indicare il raggiungimento o il superamento dell’età dei quarant’anni.

Pensate un attimo alle diverse età, che possiamo dividere in decenni, cioè in periodi di 10 anni.

Ci sono i dieci anni

I vent’anni

I trent’anni

I quarant’anni

I cinquant’anni

I sessant’anni

I settant’anni

Gli ottant’anni

I novant’anni

I cento anni.

In particolare dai quarant’anni in poi, iniziano i cosiddetti “anta” perché è così che termina il numero quaranta.

È dai quarant’anni che iniziano i primi acciacchi, che si sentono i primi scricchiolii, proprio come quando apriamo le ante dell’armadio.

Ma a parte questo, non c’è nessun nesso linguistico tra le ante dell’armadio e il raggiungimento degli anta.

Gli anta si chiamano cosi perché prima dei quarant’anni, gli anni terminano diversamente: – enti, -enta. Successivamente invece il finale diventa – anta.

Dai quaranta in poi tutti gli anni terminano quindi con “anta” fino ad arrivare a cento.

Dunque entrare negli anta, e arrivare agli anta sono in particolare le espressioni che si usano quando si compiono quarant’anni.

Sei entrato negli anta?

Sei arrivato agli anta?

Con entrare usiamo “negli“, mentre con arrivare usiamo “agli“.

Esiste anche “superare gli anta” e “raggiungere gli anta”, che hanno comunque lo stesso significato.

Io ho 51 anni quindi sono già 11 anni che sono entrato negli anta.

Se avessi 61 anni sarei entrato negli anta?

Certo. Sarebbero già 21 anni che sarei entrato negli anta.

E coloro che anno 70 anni?

Sono passati trent’anni da quando sono entrati negli anta.

Avrete fatto caso che “anta” stavolta è plurale: gli anta.

Infatti parliamo degli anni, il cui articolo è “gli”. Parliamo degli anni che terminano per – anta.

Tra l’altro il singolare di anta non esiste. E questo è un fatto veramente singolare!

Questa ve la spiego nel prossimo episodio.

Invece l’anta dell’armadio è singolare femminile.

L’anta dell’armadio.

Le ante dell’armadio.

Adesso ripassiamo:

Irina: per poco oggi non mi chiudo un dito nell’anta dell’armadio. Chissà cosa ne sarebbe stato del mio povero dito!

Rafaela: beh, ne sarebbe uscito sicuramente malridotto.

Komi: aivoglia quante volte mi è successo! Non sono cose da prendere alla leggera comunque. Io sono sempre corso al pronto soccorso!

Ulrike: capirai. Che sarà mai un dito. Si può anche sacrificarne uno. Ne restano pur sempre altri 9!

Segue una spiegazione del ripasso