C’è da fare o va fatto? (ep. 955)

C’è da fare o va fatto (scarica audio)

Giuseppina:

Ricordate l’episodio dedicato alle locuzioni “c’è di che” e “non c’è di che”?

Abbiamo visto in particolare frasi come:

Non c’è di che stupirsi

Non c’è di che meravigliarsi

Non c’è di che vergognarsene

Non c’è di che stare allegri

Ecc..

Vi ho detto che il senso è sempre simile: “non c’è motivo di…“, “non c’è ragione di…“.

Senza negazione, si è detto, il senso può essere opposto e a volte ironico, oppure può esprimere il senso di qualcosa di sufficiente per giustificare una conseguenza di qualche tipo.

Oggi aggiungo che de usassi la preposizione “da” il senso può essere simile ma vi sarebbe meno enfasi.

Quindi possiamo tranquillamente anche anche dire:

Non c’è da stupirsi se in ladro uscito di prigione torni a rubare.

Non c’è da meravigliarsi se un adolescente abbia voglia di uscire con gli amici la sera.

Vuoi lasciare il tuo partner perché ti tradisce? Non c’è da vergognarsene.

C’è da preoccuparsi se il mio cane abbaia. Non lo fa mai inutilmente.

Eccetera.

In pratica sparisce “che” quando utilizzo “da”.

Molto spesso però “c’è da“, seguito da un verbo all’infinito, si usa per esprimere il senso del dovere, di qualcosa che bisogna fare, che occorre fare, similmente all’uso del verbo andare (es: va fatto, va detto ecc) con cui però si usa il participio passato. Abbiamo visto in un episodio passato questo uso del verbo andare

Stavolta aggiungo che nel caso di “c’è da” si esprime più la necessità, mentre con il verbo andare prevale il senso dell’obbligo o del dovere (o del divieto, con la negazione).

Vediamo esempi simili:

Questa cosa va fatta (obbligo))

C’è da fare questa cosa (Necessità, bisogno)

Il biglietto va acquistato solo online (obbligo)

C’è da acquistare il biglietto (Necessita, bisogno)

All’università c’è molto da studiare (Necessità, bisogno)

L’esame di statistica va fatto obbligatoriamente (obbligo)

Va detto che sei simpatico

C’è da dire che sei simpatico

In quest’ultimo caso usare le due forme è indifferente. Il senso è lo stesso: aggiungere qualcosa per meglio esprimere il nostro pensiero, come aggiungere una precisazione necessaria.

Usare il verbo andare (va detto, va fatto, va precisato, eccetera) è simile a “si deve fare, si deve dire ecc) ed è un po’ più forte rispetto a “andrebbe fatto”, “andrebbe detto”, “si dovrebbe fare”, “ci sarebbe bisogno di” ecc.

Per aumentare il senso del dovere ancora un po’ si può aggiungere “assolutamente“. Es:

Questo bagno va assolutamente pulito prima che arrivino gli ospiti.

Se invece dico che “c’è da pulire questo bagno” esprimo più che altro una necessità: qualcuno dovrà pulirlo. È necessario.

Quasi sempre è questo il senso di “c’è da”: quello della necessità. Altre volte si torna al concetto che abbiamo visto nell’episodio dedicato a “c’è di che”, quindi quando ce n’è a sufficienza per giustificare qualcosa, come nel caso di “c’è di che” oppure, con la negazione, nel senso di “non c’è motivo/ragione di…”

Dipende anche dal verbo e dal contesto.

Es:

C’è da fare attenzione quando si guida (bisogna fare attenzione, è necessario)

C’è da svuotare la stanza prima di iniziare a pulirla (bisogna svuotarla, è necessario)

Ogni volta che vedo un film di Gigi Proietti, c’è da morir dal ridere (ce n’è abbastanza per ridere a crepapelle)

Non c’è da festeggiare quando vinci una competizione ma non mostrando spirito sportivo (non c’è una vera ragione per festeggiare).

Sulla guerra non c’è da discutere, siamo tutti contrari (non c’è motivo di discutere)

Poi ci sono alcune volte che il senso può essere particolare:

Qui non c’è da mangiare (si intende non c’è “niente” da mangiare, con “niente” che è sottinteso)

C’è da bere per tutti (tutti possono avere qualcosa da bere, ci sono abbastanza bevande per tutti)

Non c’è niente da fare con te. Non vuoi proprio capire! (in questo caso “niente” è obbligatorio, non si può sottintendere)

Riassumendo: a parte alcuni casi particolari, “c’è da” (es. c’è da fare) esprime quasi sempre una necessità, similmente all’uso del verbo andare (es. va fatto) dove è più forte il senso del dovere o dell’obbligo.

Altre volte invece “c’è da” ha un senso simile a “c’è di che”, ma con meno enfasi.

Adesso ci sarebbe da fare un ripasso per chiudere l’episodio in bellezza. Che ne dite?

André: Quando ho saputo che Gianni sarebbe andato in vacanza, ecco cosa ho pensato: Guarda, il nostro Schettino lasciarà la nave IS, se ne fregherà di noi! Idea che si è dimostrata peregrina questa che mi è venuta in mente! Si dà il caso invece che Gianni stia continuando a chiarire tutti i nostri dubbi e addirittura è riuscito a ritagliarsi del tempo e creare dei nuovi episodi! Quanto sono stato prevenuto! Non dimentichiamo comunque che Ulrike e Anthony gli hanno dato manforte, eccome!

Donazione personale per italiano semplicemente

Se vuoi e se puoi, aiuta Italiano Semplicemente con una donazione personale. Per il sito significa vita, per te significa istruzione.

€10,00

– – – –

537 All’uopo e d’uopo

All’uopo e d’uopo (scarica audio)

Trascrizione

Sapete dirmi un sinonimo di bisogno?

Potrei proporvi necessità, occorrenza, o anche urgenza o impellenza se questo bisogno bisogna soddisfarlo in tempi brevi.

Occorrenza è interessante, perché si usa prevalentemente nella locuzione “all’occorrenza” , che significa “se c’è bisogno”, “se serve”, “se necessario”, “al bisogno”, “alla bisogna”, “nell’eventualità”.

Quindi si tratta di un bisogno eventuale, che può verificarsi oppure no.

Ebbene, a questo scopo esiste anche la locuzione “all’uopo” che è proprio come all’occorrenza. È solamente più formale.

Oggi si usa poco, anzi pochissimo, e per lo più con una certa pedanteria. Ricordare l’espressione “a tempo debito“?

In quel caso si voleva indicare un momento nel futuro, momento non precisato, come a dire: quando ci sarà il tempo, quando sarà il caso, quando arriverà il momento giusto.

All’uopo è simile, ma non si fa riferimento al tempo, ma al bisogno. Significa quindi significa al momento opportuno, ma nel senso di “se o quando ci sarà bisogno, che può essere anche più di una volta, tra l’altro.

Ad esempio potrei dire:

Mi tieni la macchina nel tuo garage per favore?

All’uopo, potrai servirtene

All’uopo, utilizzala pure senza problemi

Cioè: se dovesse servirti, usala pure, non preoccuparti. Utilizzala se dovesse esserti utile. Usala pure all’occorrenza.

Oppure:

Facciamo questo affare, e se dovesse nascere qualche problema, potremmo nominare un avvocato all’uopo, o se vuoi lo decidiamo subito se preferisci. 

  Cioè: qualora ci dovesse essere la necessità, potremmo nominare un avvocato. Quindi questo avvocato può essere nominato subito oppure all’uopo, cioè all’occorrenza, vale a dire se dovesse servire, quando ce ne sarà bisogno.

Ancora:

Dopo l’incidente si è visto che il sistema di sicurezza creato all’uopo non ha funzionato.

Cioè: il sistema di sicurezza, creato proprio per essere azionato in caso di incidente, non ha funzionato.

Ancora: 

Non mi va di restare sveglio per paura dei ladri. Preferisco dormire e casomai essere svegliato dall’allarme predisposto all’uopo.    

Il termine uopo pertanto raramente si usa da solo, così come semplicemente con l’articolo: “l’uopo“. Si usa invece con la preposizione al: “all’uopo” che, come detto, significa “all’occorrenza“, “al bisogno“.

Si usa però anche in un secondo modo: “essere d’uopo” e “fare d’uopo” che hanno il significato di “essere necessario“, “essere il caso“, “essere opportuno“. Si evidenzia una necessità, qualcosa che deve essere fatto. Il senso del dovere è molto accentuato, come forma di rispetto, oppure al fine di fare chiarezza, o giustizia o per sottolineare l’importanza di qualcosa.

Es:

E’ d’uopo che tu domani sia presente alla riunione.

Cioè: è assolutamente necessario che tu sia presente alla riunione. E’ molto importante

Ancora:

A questo punto una mia considerazione è d’uopo.

Cioè: è assolutamente necessario (quasi un obbligo) che io faccia una considerazione, cioè che io aggiunga qualcosa, che dica qualcosa.

A me che ho i bambini piccoli farebbe veramente d’uopo un lavoro part time

Molto raramente si trova anche come termine singolo: 

Con i bambini è uopo avere molta pazienza!

Non vi nascondo che questo è un linguaggio che appare un po’ pesante, tuttavia è ancora presente e usato, quindi è bene conoscerne il significato. Appare molto formale, ma è un formalismo piuttosto antipatico (almeno secondo me) che appartiene più che altro al linguaggio della burocrazia.

A questo punto è assolutamente d’uopo per me ringraziare tutti per l’ascolto così come è altrettanto d’uopo ringraziare i membri che hanno registrato il ripasso che state per ascoltare, ripasso realizzato all’uopo.

Anthony: non è necessario ringraziarci Gianni, ma me lo sentivo che oggi avresti spiegato questa strana parola, L’avevi usata proprio ieri nel gruppo Whatsapp dell’associazione. 

Sofie: Tra l’altro darti manforte in questo modo giova soprattutto a noi. Con più di 500 episodi questo metodo dei ripassi credo sia l’unico fattibile per chi non ha molto tempo per ripassare gli episodi passati. Senza questi ripasso staremmo freschi!

Ulrike: il fatto che i ripassi si trovino a valle degli episodi è poco importante. La cosa che conta è non trascurarli.

Mariana: E dire che io non ci credevo tanto, pensavo infatti fosse un metodo poco ortodosso, ma, dimostratasi poi una tecnica efficace, ho assolutamente raccolto la provocazione!

Bogusia: Con me sfondi una porta aperta!  Non riesco a trovare un solo neo a questa rubrica! Ma ne devo trovare almeno uno, altrimenti mi prendono per ruffiana!