797 Il colmo

Il colmo (scarica audio)

Trascrizione

Dopo aver visto il verbo colmare, voglio parlarvi oggi in modo più approfondito del termine colmo, che si usa in diversi modi.

Vi ho già detto che “colmo” è l’aggettivo che indica la pienezza di un contenitore fino al massimo della sua capacità.

Un Bicchiere colmo è un bicchiere completamente riempito.

Potremmo in realtà anche dire che questo bicchiere è pieno zeppo, ma in realtà questo aggettivo “zeppo” non si usa normalmente con i liquidi.

Piuttosto invece si usa con gli ambienti, parlando di persone o di oggetti. Si parla anche di contenitori pieni ma si tratta di oggetti normalmente se usiamo l’aggettivo zeppo.

La casa è piena zeppa di mobili.

A natale la chiesa è zeppa di fedeli.

Il tuo cervello è pieno zeppo di pregiudizi!

Quindi non c’è più spazio per altro.

Quest’ultimo esempio è solo per mostrarvi che zeppo e “pieno zeppo” si usano anche in senso figurato. È un po’ come dire: pienissimo.

Tra l’altro esiste anche ll verbo inzeppare che significa rendere pieno zeppo di qualcosa.

Abbastanza informale come verbo:

Non c’entrano tutti i bagagli in macchina? Bisogna inzepparli per bene e vedrai che c’entrano.

Ma oggi non volevo parlare di questo, bensì del “colmo“.

Colmo, è vero, è un aggettivo, e si usa soprattutto con i liquidi che riempiono completamente un contenitore.

Si usa comunque anche in altre circostanze:

Uno stadio colmo di gente

Sono colmo di felicità

Sono colmo. Ho mangiato troppo.

Sono stracolmo. Ho veramente esagerato col cibo.

Colmo però è anche un sostantivo. Il colmo.

Parliamo di una cosa esagerata, una esagerazione. Abbiamo raggiunto il punto massimo.

L’immagine è quella dell’acqua che raggiunge il bordo del bicchiere, che è la misura massima prima che l’acqua esca.

Così, in senso figurato, quando si raggiunge il “massimo” in qualunque tipo di situazione di sopportabilità massima, possiamo parlare di colmo.

Attenzione quindi. Si tratta di massimo ma di qualcosa di insopportabile se andiamo oltre.

Ci si trova normalmente di fronte a dei comportamenti che ad un certo punto raggiungono un massimo di sopportazione.

C’è una esagerazione dunque, soprattutto quando questa esagerazione diventa poco sopportabile per diversi motivi. Spesso poi c’è qualcosa di paradossale, una contraddizione che aggrava la situazione.

Si è sempre abbastanza irritati quando si usa questo termine.

Vediamo qualche esempio:

È il colmo che arrivino medici da altri paesi quando in Italia i laureati ìn medicina se ne vadano a lavorare all’estero!

Vedete quindi che la cosa non sarebbe strana se non fosse che in Italia ci sono molti laureati che in Italia non trovano lavoro e che quindi vanno a lavorare all’estero.

Si potrebbe dire “è il massimo“, ma “è il colmo” è l’espressione più usata in questi casi in cui c’è qualcosa di strano (una contraddizione) e non accettabile.

Ma è il colmo!

Questo è il colmo!

Si esprimere il massimo dell’indignazione.

È il colmo che propri tu adesso mi chieda se io ti ami se mi hai sempre detto che l’amore non esiste.

Anche qui c’è una contraddizione evidente. Sono indignato e voglio esprimere che questa cosa offende la mia persona, la mia dignità o il senso della giustizia.

Si usa spesso anche dire:

“Sarebbe il colmo” quando ci si immagina possa accadere qualcosa di paradossale, di strano.

Se ad esempio tu mi dicessi:

Giovanni, quando inizierà il primo corso di pura grammatica di italiano semplicemente?

Io ti risponderei che sarebbe il colmo se facessi un corso simile, visto che la filosofia di Italiano Semplicemente è quella di evitare l’insegnamento della grammatica senza usare le emozioni, l’ascolto, la ripetizione e tutte le altre regole d’oro.

Vedete che, come dicevo, “il colmo” , per come lo si usa, è analogo a “il massimo“.

Si usa infatti spesso anche in questo modo:

Questo è il colmo dell’ignoranza!

Abbiamo perso il primo treno, poi il successivo si è rotto. Il colmo della sfortuna.

Si usa sempre per sottolineare cose negative naturalmente. Questo è bene ribadirlo. Si usa quando ci si indigna di qualcosa. E non è un caso che “indignarsi” somigli a “dignità”.

In pratica in questi ultimi esempi specifichiamo la cosa di cui parliamo, che è stata particolarmente intensa: Il colmo della sfortuna ecc.

Attenzione perché quando specifico, usando la preposizione del, della eccetera, si usa spesso anche in un secondo modo, molto diverso dal primo.

Parliamo di barzellette, di battute, di frasi che fanno ridere perché presentano un gioco di parole.

Si usano parole che hanno più significati. Questo è interessante e allo stesso tempo molto difficile per una persona non madrelingua.

Sto parlando dei cosiddetti “colmi“.

Per poter capire un colmo (questo tipo di colmo) bisogna capire al volo il doppio significato del termine in questione.

Sapete ad esempio che la parola “cappuccino” indica sia la bevanda italiana a base di latte e caffè, sia un uomo religioso, un frate.

Allora potrei giocare con queste due parole e dire che il colmo per una suora è “bere un cappuccino”.

Troverete tantissimi colmi di questo tipo sul web e in questi casi il termine colmo è, come detto poc’anzi, simile a “barzelletta”.

Adesso ripassiamo. Parliamo di un piccolo infortunio accaduto al nostro Anthony, il medico dell’associazione.

Anthony: Come avrete capito dai messaggi nel gruppo la settimana scorsa, il vostro dottorino ha sofferto una bruttissima recidiva di un vecchio infortunio alla schiena. È arrivato come un fulmine a ciel sereno.

Estelle: Sì, e abbiamo anche capito che è stato subito chiaro ai chirurghi che avrebbero dovuto operarti seduta stante poiché non era possibile restare a braccia conserte neanche un giorno in più.

Rafaela: Esattamente! Gli hanno subito detto che qualsiasi altra opzione sarebbe stata nient’altro che un palliativo. Quando un dolore così eclatante si abbina all’eventuale danneggiamento dei nervi, i pannicelli caldi non servono a nulla.

Hartmut: Quindi quando operare se non di fronte a queste conseguenze così potenzialmente rilevanti?

Marcelo: Sì, l’intera vicenda mi sembra limpida. Per non correre il rischio di conseguenze permanenti, è stato necessario che prendesse subito atto della serietà della sua condizione e che desse subito ai chirurghi il suo consenso di portarlo in sala operatoria.

Peggy: Ma fermi tutti un attimo! E’ mai possibile che il cosiddetto dottorino dei miei stivali (come lo chiamo sempre) non sia ancora entrato negli anta e sia già reduce di due interventi alla schiena?!

Khaled: purtroppo pare di sì. Cosa vuoi che ti diciamo? Quando si dice la sfortuna!

287 – Degnarsi di

Audio

Trascrizione

Giovanni: oggi parliamo della dignità.

Cos’è la dignità? È un pregio? Oppure un difetto? È sicuramente una caratteristica dell’uomo, dell’essere umano, ed è qualcosa che si sente; è simile al rispetto, anche verso sé stessi.

Per avere dignità bisogna avere dei valori morali importanti e questi sentimenti, questi valori si devono tradurre in comportamenti adeguati, devono diventare comportamenti dignitosi, che dimostrano rispetto per i valori più importanti.

Difficile spiegare in poco tempo il concetto di dignità, ma voglio dirvi che nella lingua italiana si usano spessissimo frasi come:

Non sei degno del mio rispetto

Che significa “non meriti il mio rispetto”, quindi io non ti rispetto perché non te lo meriti, non sei degno del mio rispetto.

Essere degni di qualcosa in generale viene inteso come meritare questa cosa, e ci si riferisce generalmente a dei meriti morali: rispetto, amore, amicizia, stima, ammirazione.

In genere chi non ha caratteristiche positive, legate al rispetto delle altre persone o di sé stesso, si dice che non ha dignità e chi non ha dignità non viene reputato meritevole di ricevere non solo sentimenti positivi ma anche premi, onori, complimenti. Ma a questa persona probabilmente neanche interessa il parere degli altri.

Possiamo dire anche che questa persona non è degna di qualcosa:

Non sei degno di far parte della mia famiglia

Cioè non sei all’altezza, non sei abbastanza meritevole, non hai abbastanza qualità morali e cose di questo tipo.

È un’offesa abbastanza grave.

Si usa anche il verbo “degnarsi” di fare qualcosa. Il verbo degnarsi, riferito a sé stessi, dunque, si usa quando si parla di comportamenti dignitosi. Non parliamo però stavolta di qualità morali in generale di una persona ma di un singolo comportamento, che potrebbe non essere “dignitoso”.

Ad esempio se scrivo un messaggio di auguri di Natale a Giovanni e lui non mi risponde, potrei pensare che Giovanni non è stato educato con me, ma posso anche dire che Giovanni non si è degnato di rispondere ai miei auguri.

Questo verbo quindi si usa per singoli comportamenti.

Solitamente si usa in frasi negative ma non sempre. Si tratta però sempre di rimproveri, di giudizi negativi.

Non ti sei degnato neanche di guardarmi mentre ti parlavo.

Sono tuo padre, dovresti degnarti di venire a trovarmi, ogni tanto. Non credi?

A volte si usa anche in modo leggermente diverso:

Maria non mi ha degnato di uno sguardo

Equivalente a:

Maria non si è degnata di guardarmi

Si tratta sempre di giudizi, ma dicendo però “non mi ha degnato” è come se io non fossi degno di essere guardato da lei. Io sono stato trattato da persona indegna, cioè non degno di essere guardato, come se non meritassi di essere guardato da Maria.

Insomma la dignità è sempre la protagonista della frase, una volta è la dignità di Maria, l’altra volta è la mia ad essere messa in discussione.

Ora voi potreste dirmi:

Per il rispetto verso il nome della rubrica dovresti degnarti di terminare questo episodio.

Ok, avete ragione, l’episodio finisce qui, solo il tempo di una frase di ripasso con Sofie dal Belgio.

Sofie: Ho un po’ di tempo libero e avrei voluto fare una bella telefonata con mia madre se non fosse che lei si sente sempre in dovere di darmi qualche buon consiglio. Così ho rinunciato.
Figlia mia, dice sempre, se stai da sola e hai due minuti devi fare di necessità virtù e dare un’occhiata al corso d’Italiano Semplicemente. Mamma, scusa ma
non me la sento di sorbirmi i tuoi soliti discorsi. In fin dei conti hai anche ragione tu.
A inizio anno mi ero prefissa di ascoltare almeno un episodio dei due minuti al giorno e non vorrei venir meno alle mie buone intenzioni. Adesso mi ci metto, non fosse altro che per smarcarmi dal senso di colpa.

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L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!