Il 30 luglio del 1511 nasceva ad Arezzo uno dei personaggi più poliedrici del Rinascimento italiano: Giorgio Vasari.
Pittore e architetto, certo, ma soprattutto scrittore e biografo d’arte. È infatti suo il celebre libro “Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori”, considerato la prima vera storia dell’arte italiana.
Ora, dire che Vasari fu uno storico dell’arte nel senso moderno del termine, forse sarebbe esagerato. Ma è indubbio che la sua opera abbia anticipato quel ruolo. Ecco perché si può dire, con piena ragione, che Vasari fu un critico d’arte ante litteram.
Mamma mia, questa sì che è una citazione colta!
Ma che significa “ante litteram“?
La locuzione significa letteralmente “prima della lettera”, ossia prima che la cosa in questione fosse formalizzata, definita o nominata con precisione.
In pratica, si usa per indicare una persona, un’opera, un’idea o un comportamento che anticipa un concetto, una tendenza o un’etichetta che verrà ufficialmente riconosciuta solo più tardi.
Esempi:
Vasari è un critico d’arte ante litteram.
Leonardo da Vinci fu uno scienziato ante litteram.
Quel film del 1930 è una commedia romantica ante litteram.
L’uso di questa espressione dà un tocco erudito, cioè colto, ma è ormai entrata anche nel linguaggio giornalistico e, appunto, colto di ogni giorno.
Quindi, se oggi parliamo di critici d’arte, di storytelling, di estetica e di narrazione artistica, non possiamo non pensare che Vasari, con le sue Vite, abbia dato un contributo enorme… ante litteram, appunto.
Un consiglio. Usate la locuzione con naturalezza, non troppo spesso e solo quando serve davvero.
Si può anche dire “prima deltempo” o “precursore”. Meglio usarla se in un contesto dove si parla di cultura, storia, arte, moda, cucina o personaggi italiani. Ciò non toglie che potreste anche parlare della nonna, dicendo che cucinava tutto a vapore. Era una salutista ante litteram.
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Giovanni: Oggi vediamo l’espressione “in tempi non sospetti“, molto usata.
Iniziamo dai sospetti, plurale di sospetto.
Il sospetto
I sospetti
Il sospetto è una sensazione simile al dubbio.
Avere un sospetto dunque è simile a avere un dubbio.
La differenza è che si tratta di un dubbiopericoloso che non riguarda una propria azione, ma deriva dall’osservazione della realtà.
Qualcosa potrebbe risultare pericoloso per noi. Per questo motivo sospetto è non solo un sostantivo ma anche un aggettivo:
Un tipo sospetto ad esempio è una persona che non conoscete e che non sembra innocuo, anzi, sembra poco rassicurante, incute forse un po’ di paura, oppure abbiamo paura che possa imbrogliarci. Il pericolo potrebbe essere di qualsiasi tipo.
Attenzione a non confondere l’aggettivo sospetto con sospettoso. Sospettosa è la persona che ha il sospetto, è la persona che ha paura che ci possa essere un pericolo.
Sospetto invece è l’aggettivo che diamo alla cosa che crediamo possa portarci questo pericolo.
Anche un rumore può essere sospetto.
Ho sentito un rumore sospetto venire dalla cucina non saranno mica i ladri?
Una cosa sospetta dà adito a dubbi, tanto per usare il termine adito, che abbiamo visto recentemente.
Si tratta di dubbi sulla potenziale pericolosità che potrebbe arrivare da questo sospetto che abbiamo.
Se sento un odore sospetto, magari può essere puzza di bruciato e ho paura che sia un incendio.
Un dolore sospetto invece può farmi sospettare che io abbia qualcosa di grave.
Avrò una malattia grave? Forse sto per morire?
Già, perché esiste anche il verbo sospettare.
Sospettare significa pensare che possa accadere qualcosa di negativo o pericoloso o che sia già accaduto perché ho fatto dei ragionamenti che mi hanno portato a pensare questo.
Non sono sicuro, ma posso avere un forte sospetto, cioè essere quasi sicuro di qualcosa.
Sospetto che sia stato tu a tradirmi!
Non puoi sospettare di me!
Nella frase “in tempi non sospetti” comunque, sospetti è aggettivo. I “tempi” indicano un non specificato momento o periodo nel passato.
Per la precisione, i tempi di cui si parla erano diversi dal momento attuale, perché a quei tempi non c’era qualcosa che adesso invece c’è, o non si sapeva ancora qualcosa che oggi invece si sa, e a quei tempi, visto che erano diversi, era difficile dire o fare alcune cose che invece, se dette o fatte oggi, sarebbe normale.
Vi faccio un esempio:
Oggi sappiamo che mettere la mascherina ci protegge contro il covid. Due anni fa in Italia nessuno portava la mascherina perché il virus non era ancora conosciuto.
Eppure conosco una persona che in tempi non sospetti diceva sempre: bisogna mettere la mascherina per non prendere malattie infettive.
Ecco, questa persona non lo dice solo adesso di indossare la mascherina, ma lo diceva anche in tempi non sospetti, cioè prima, quando non era normale dirlo, quando non sembrava essere pericoloso.
Quindi questa persona era un precursore.
Si chiama così chi dice delle cose che solo nel futuro troveranno una conferma.
Solo chi dice delle cose che si riveleranno vere molto tempo dopo può dire di averle dette in tempi non sospetti.
Ma perché “non sospetti?” Perché nessuno può sospettare che a quei tempi si potesse sapere qualcosa del covid. Tutto qui.
L’espressione si usa solamente con la negazione.
Altri due esempi:
Cinquant’anni fa, in tempi non sospetti, c’era già qualche studioso che parlava di riscaldamento globale.
Anche in questo caso si parla di precursori, che sanno immaginare e sanno prevedere prima degli altri.
Oggi è facile convincersi della validità del metodo usato da Italiano Semplicemente per insegnare la lingua italiana ai non madrelingua. In tempi non sospetti però ricordo come Lya, il primo membro dell’associazione Italiano Semplicemente, si disse entusiasta di questo metodo mentre c’erano molte persone che invece dicevano che insegnare la grammatica fosse la cosa più importante.
Ripassiamo?
Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Bogusia: Giovanni, ieri ho letto la parola orpelli, non è che la potresti spiegare una volta?
Irina: te la spiego io! Gli orpelli sono tutte le cose inutili che vengono utilizzate per esaltare qualcosa. Benché vogliano dare un’apparenza, questo risulta in contrasto con la verità. In pratica gli orpelli hanno la pretesa di abbellire, rendere migliore qualcosa, ma non ci riescono, cosicché risultano di troppo.
Albéric: ad esempio Giovanni nei suoi episodi cerca di evitare inutili orpelli che non servono a niente, magari dei paroloni che non aiutano a fornire una spiegazione utile.
Marcelo: molto simile alla parola fronzoli. Vero?
Giovanni: ragazzi, per la cronaca sarei io la persona deputata a dare spiegazioni qui. Mi volete rubare il mestiere? Ma io non lo so!
Peggy: comunque vorrei sgombrare il campo da sospetti. Capisco che la spiegazione di Irina possa darluogo a polemiche, ma conoscendo Irina, è chiaramente un’accusa indebita, lei asuo modo voleva semplicemente partecipare a un ripasso.