Una pallida e una fedele imitazione (ep. 995)

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Giovanni: Sì, “pallida”, come avete letto nel titolo, è un aggettivo che può essere utilizzato anche per descrivere un’imitazione. Lo abbiamo già visto parlando di idee, ricordate l’espressione non avere la più pallida idea?

Ma cos’è una imitazione? Il termine “imitazione” può avere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzato:

L’Atto di imitare si riferisce ad esempio nel copiare o riprodurre il comportamento, l’aspetto, le azioni o le caratteristiche di qualcun altro. Questo può riguardare persone, oggetti, stili, suoni, ecc. In ogni paese ci sono imitatori, comici che imitano il presidente, l’attore, il personaggio famoso.

L”imitazione può essere una riproduzione che assomiglia o si avvicina all’originale, ma non è l’originale stesso.

Nel settore artistico, l’imitazione può riguardare l’arte di riprodurre o reinterpretare opere d’arte, stili o movimenti artistici esistenti.
Nel mondo del design, l’imitazione può riferirsi alla creazione di prodotti che assomigliano o sono ispirati a prodotti esistenti, spesso per scopi commerciali.

Noi in Italia ne sappiamo qualcosa, perché i prodotti italiani sono spesso imitati, e in genere con scarso successo. Parmigiano, scarpe, vestiti eccetera.

Quando una imitazione non si avvicina all’originale, potremmo usare diversi aggettivi o modalità per descrivere questo.
Uno dei modi è usare l’aggettivo “pallida“. Una pallida imitazione.

In genere, viene impiegato per sottolineare che l’imitazione non è molto convincente o non ha catturato adeguatamente le caratteristiche dell’originale. Ad esempio, se qualcuno fa un’imitazione di una celebrità e questa imitazione non è molto accurata (un aggettivo meno informale questo) potresti dire che è “pallida” nel senso figurato che manca di vivacità o dettagli. È importante notare che “pallida” è usato in senso critico e è considerato un termine negativo quando si parla di imitazioni.

Es: la crostata che ho fatto è una pallida imitazione di quella che sa fare mia moglie.

Cioè: è tutta un’altra cosa, non somiglia per niente, non ha niente a che vedere, ha un sapore e un aspetto totalmente diverso dalla crostata di mia moglie, ma mentre le modalità che ho appena usato possono significare sia che sono migliori, sia il contrario, dire che è una pallida imitazione non lascia spazio a alcun dubbio. La mia crostata è una ciofeca!

Al contrario, se somiglia moltissimo all’originale, potrei usare l’aggettivo “fedele“.

Una fedele imitazione è un complimento perché dimostra un alto livello di abilità nell’imitare o riprodurre qualcosa con grande precisione.

Una “fedele imitazione” si riferisce a un tipo di imitazione o riproduzione che è molto accurata e precisa nell’imitare l’originale. In questo caso, l’imitazione è così simile all’originale che cattura in modo dettagliato le caratteristiche, le qualità o le peculiarità dell’oggetto o del soggetto che si sta imitando.

Una fedele imitazione cerca di replicare l’originale nel modo più esatto possibile, in modo che possa essere difficile distinguerla dall’originale.

È proprio uguale all’originale, tale e quale, spiccicata, una fotocopia, pari pari all’originale, sputato. Alcune di queste sono più informali (pari pari, spiccicato, sputato) ma tutte implicano che non c’è alcuna differenza apprezzabile tra la riproduzione e l’originale.

Ma che ne pensano i membri dell’associazione Italiano Semplicemente delle imitazioni? Avete esempi da farmi per ripassare gli episodi passati?

Sofie: Spero che le imitazioni che si fanno di Papa Francesco, che a me piacciono molto, non siano un tabù da nessuna parte. Sono davvero divertenti. A proposito, di imitatore (involontario) di Sua Santità ne abbiamo uno anche noi dell’associazione.

Marcelo: Cari fratelli, forse Sofie allude al sottoscritto?
Scherzi a parte,
quando parliamo di imitazioni dobbiamo tener conto di diversi aspetti. Il primo è il più importante, e, se vogliamo, riguarda l’apprendimento. I bambini difatti imparano proprio per imitazione e anche gli adulti in fondo, ma in misura minore. Il problema è l’imitazione intesa nel senso di voler spacciare qualcosa per l’originale. Queste cose se le osservi nei dettagli, però, non sono mai perfettamente conformi all’originale. Qui gatta ci cova quasi sempre e se ci caschi! … povero te!
Ah dimenticavo di ricordarvi di pregare per me!

André: Avete mai visto Gianni giocare a calcetto? il nosso presidente conosce come pochi i segreti di questo sport! Durante le partite spesso ci regala una caterva di dribbling e assist. Mi chiedo se se la senta di fare l’imitazione di Leo Messi.

712 Fa molto italiano

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Trascrizione

Giovanni: sapete cosa fa molto italiano?

Mangiare la pasta fa italiano. Non c’è dubbio.

Anche mangiare la pizza fa molto italiano. Ancora di più, parlare a voce alta fa italiano, ma anche vestire alla moda.

Ma qual è la cosa che fa più italiano fra tutte?

Pensateci, nel frattempo voglio chiarire questo uso particolare del verbo fare che ho utilizzato più volte finora in questo episodio.

Se qualcosa “fa italiano“, significa che fa sembrare italiano.

Ma non si usa solo per sembrare italiano, ma va bene ogni volta che un certo comportamento, una certa azione, rispecchia delle caratteristiche, caratteristiche che ci fanno pensare a qualcuno, o a una categoria di persone, come anche ad un popolo, come quello italiano, appunto.

Vediamo altri esempi in cui il verbo fare si usa in questo modo:

Oggi volevo indossare dei pantaloni bianchi. Mia moglie però dice che fa troppo uomo di destra, e allora ho preferito non discutere e ho indossato un paio dj jeans.

Somiglia, se vogliamo, al verbo “rendere“, o “somigliare” oppure somiglia a “fa pensare a“.

Es:

Alzare il dito mignolo quando si beve fa molto persona di poca classe.

Quindi se avete un bicchiere in mano e bevete, o anche una tazzina di caffè o una tazza di tè se quando impugnate e sollevate il bicchiere, la tazzina o la tazza, sollevate anche il dito mignolo, si dice che questo sia segno di maleducazione.

Molti in realtà credono che sia segno di nobiltà, ma questo è sicuramente un falso mito. Quindi fa molto maleducato se alzate il dito mignolo in queste occasioni.

Si può dire anche che dà l’idea di una persona poco ben aducata.

Ho un amico che a pranzo mangia spesso hamburger e patatine perché fa molto americano.

Ne ho un altro che indossa sempre una sciarpa kefiah, ché fa parecchio uomo di sinistra.

Mia moglie è una maniaca dello shopping, ma lei mi dice sempre che non mi devo lamentare perché fa molto donna, e questo ha vantaggi e svantaggi.

Ora devo sottolineare una cosa: so che per un non madrelingua non è normale non usare articoli, ma questo invece accade spesso nella lingua italiana. Questo è proprio uno di quei casi.

Quindi “mangiare pasta fa italiano” , e non “fa un italiano” o “fa l’italiano”.

Comunque potete sbizzarrirvi come volete nell’usare il verbo fare in questo modo.

In precedenza abbiamo visto due espressioni che sono legate a questo uso del verbo fare. Mi riferisco a “mi fa strano” e “mi fa specie“. Anche in questi casi abbiamo il verbo fare, che indica però una sensazione personale: “mi sembra strano” in quei casi. Date un’occhiata ai due episodi se non ricordate.

Stavolta non c’è il pronome davanti, perché si tratta di cose che tutti conoscono, si tratta di caratteristiche che sono notoriamente associate ad una categoria. E allora perché mettere il pronome personale?

È interessante, se facciamo ricerche sul web, perché si scoprono caratteristiche tipiche di categorie di tutti i tipi.

Cosa fa molto tedesco? Si scopre che scrivere le parole attaccate fa molto tedesco.

Invece chiamare il classico cornetto col nome di “croissant” fa troppo francese. Forse per questo motivo al nord Italia si preferisce croissant a cornetto.

A proposito. Mangiare la polenta fa molto persona del nord.

Parlare di cinema fa molto persona di cultura.

Mariana: hai intenzione di continuare all’infinito? Non è che siamo così duri di comprendonio noi.

Peggy: Credo che se Gianni ha fatto così sicuramente avrà un suo perché. A mio avviso, gli esempi facilitano soltanto la nostra comprensione, a prescindere dall’argomento su cui verte l’episodio. In nessun caso comunque un esempio in più può cagionare danni.

Anthony: Giovanni ci ha fatto un appello a dargli manforte a comporre un ripasso. Scusatemi che mi ha colto un attimo alla sprovvista. Ma adesso mi sono rimesso in sesto e sono pronto per seguire sulla falsariga di Peggy con una bella frase da aggiungere al ripasso di oggi.

Ulrike: Vai a capire, benedetta Mariana, cos’hai contro gli esempi! Guarda la sostanza e non la forma! A cosa serve la spiegazione del significato di una parola se non sei in grado di destreggiarti nel suo uso comune? Per la cronaca, se volete sapere la mia opinione, più esempi vi sono, meglio è.