L’ansia si trasmette? Il linguaggio della salute (ep. 2)

L’ansia si trasmette? (scarica audio)

Giovanni: L’ansia si trasmette? Un genitore può essere la causa di un figlio ansioso?

Queste sono le domande di oggi per il secondo episodio del linguaggio della salute, la nuova rubrica di Italiano Semplicemente adatta per migliorare il nostro italiano.

Sappiamo che non bisogna studiare il condizioni di stress – è la terza regola d’oro di Italiano Semplicemente se ricordate. L’ansia quindi è concepita come qualcosa che non giova, non è salutare oltre certi limiti. Soprattutto per i ragazzi.

L’ansia si trasmette?

Trasmettere” è il verbo che si usa normalmente per indicare il passaggio di una malattia da una persona all’altra.

Parliamo delle malattie trasmissibili, chiaramente.

Non tutte le malattie infatti si possono trasmettere.

Riguardo all’ansia, l’ho chiesto ad una professoressa universitaria, membro dell’associazione Italiano semplicemente di nome Rafaela, di nazionalità spagnola.

Ma cos’è l’ansia?

Facciamo una piccola premessa.

L’ansia è un’emozione naturale (non una malattia quindi) e anche normale, che tutti possono provare (tutte le emozioni si “provano”) in determinate situazioni, ad esempio in caso di esame, un colloquio di lavoro o situazioni di stress.

Tuttavia, quando l’ansia diventa eccessiva e interferisce con la vita quotidiana, sappiamo tutti che può diventare anche un problema di salute: può generare eccessiva preoccupazione, inquietudine, paura, apprensione, tensione e anche stanchezza.

Ma Rafaela è specializzata in psicologia dei ragazzi e allora le chiedo:

L’ansia dei ragazzi da cosa dipende?

Rafaela: buongiorno a tutti. La causa dell’ansia nei ragazzi può essere attribuita a molteplici fattori, tra cui la pressione scolastica, la competizione sociale, la pressione dei genitori e la mancanza di autostima.

Quindi sì, l’ansia può dipendere anche dai genitori. Tra l’altro, quando vediamo davanti a noi a una persona con un’ansia esagerata, ci può fare innervosire e possiamo provare anche noi ansia.

Giovanni: C’è allora un legame col comportamento dei genitori?

Rafaela: Nel corso degli anni, è stata constatata (cioè verificata, appurata) una connessione, cioè un legame, tra l’ansia dei ragazzi e genitori iperprotettivi.

Giovanni: bel termine questo. I genitori iperprotettivi sono coloro che proteggono eccessivamente i figli. “Iper” è simile a “super”.

Rafaela: infatti, ma così facendo si impedisce loro di maturare e la loro autostima è minacciata. Questa eccessiva protezione impedisce loro di sviluppare la resilienza necessaria a fronteggiare le situazioni di stress e difficoltà.

Giovanni: è una parola molto di moda in questi ultimi anni questa: la resilienza.

In psicologia la resilienza è la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà.

Si usa però anche in economia recentemente, per indicare la capacità di una economia, cioè di un paese, di una nazione, di superare prove difficili e crisi economiche.

Più è elevata la resilienza, meglio è.

Tornando alla medicina invece, pare che gli esperti, Rafaela compresa immagino, concordino sul fatto che l’ansia possa essere utile in alcune situazioni, poiché può tenere il corpo in allerta, in allarme, per affrontare una minaccia o una situazione pericolosa.

Quindi l’ansia in qualche modo è utile, serve a qualcosa.

Tuttavia, l’ansia eccessiva può ostacolare il normale funzionamento della vita quotidiana, tanto da impedire ai ragazzi di godersi le attività quotidiane e di sviluppare normalmente.

Rafaela: certo, e allora è importante che genitori e educatori aiutino i ragazzi a comprendere l’ansia e a sviluppare strategie salutari per affrontare le situazioni stressanti. Inoltre, è importante che i genitori evitino di mettere troppa pressione sui propri figli e li aiutino a sviluppare la resilienza necessaria per fronteggiare le difficoltà della vita.

Giovanni: allora meglio non proteggerli affatto? Ma qual è il contrario di iperprotettivo?

Si va da un eccesso all’altro. Si dice che un genitore, in questo caso, è lassista, permissivo. Parliamo del lassismo. È positivo il lassismo dei genitori?

Un genitore è lassista quando manca di rigore, quindi una specie di menefreghismo, un eccessivo permissivismo.

Rafaela: purtroppo anche il lassismo eccessivo può rendere i figli più vulnerabili all’ansia. E bisogna sapere che ci sono altri stili genitoriali come lo stile eccessivamente autoritario ed esigente. Questo tipo di genitore è ancora più collegato ai sintomi di ansia nei figli. Se i genitori usano una severa disciplina con i figli e li puniscono per i loro errori, è più probabile che i figli sviluppino una maggiore sensitività e reattività ai propri errori. Questa maggior reattività negativa davanti ai propri errori poi diventa parte della loro struttura neurale ed è questa caratteristica neurale a essere associata ai disturbi dell’ansia.

Giovanni: un mestiere difficile quello del genitore vero?

Rafaela: purtroppo si! Ma non ti far venire l’ansia perché ci sono molti fattori a intervenire, oltre ai genitori.

Giovanni: ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato alla salute. Grazie a Rafaela.

Rafaela: prego! Grazie te per questa occasione!

Giovanni: nel prossimo episodio parliamo delle analisi del sangue e ci aiuterà André dal Brasile, un esperto del settore. Anche André è membro dell’associazione Italiano semplicemente.

André gestisce infatti un centro analisi ad Araraquara, vicino San Paolo.

Anch’io una volta ho fatto le analisi del sangue nel laboratorio di André.

André: Fortunatamente sono andate bene 🙂

Giovanni: ah, per fortuna! Mi stava già prendendo l’ansia!

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378 Scalpitare

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente  Italiano (ENTRA)

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Trascrizione

Giovanni: Avete fretta? Siete agitati? Siete irrequieti? Sapete che c’è un modo per dire tutte queste cose insieme e questo modo è legato anche a un comportamento specifico. Si può usare il verbo scalpitare.

Il verbo nasce per indicare quando i cavalli battono il terreno con gli zoccoli perché sono irrequieti. I cavalli manifestano la loro irrequietezza scalpitando.

Sono nervosi, agitati e probabilmente hanno voglia di correre, di sfogarsi.

Allora in senso figurato, questo verbo si utilizza (spessissimo) anche con gli esseri umani, quando danno segni di fremente impazienza, di viva irrequietudine.

E spesso questo accade quando si è in attesa di qualcosa, di qualcosa che accada, come se qualcuno dovesse darci una notizia o come se dovesse accadere qualcosa ma questa notizia non arriva ancora, o questo qualcosa non accade ancora, e noi non riusciamo a stare calmi.

Posso usarlo anche con gli animali ovviamente.

Posso dire ad esempio che il mio cane tutte le mattine scalpita per andare a fare la passeggiata: si mette davanti alla porta, inizia ad abbaiare, non sta fermo un attimo insomma e si vede chiaramente che ha voglia di uscire.

Posso quindi dire che gli ascoltatori di Italiano Semplicemente scalpitano tutti i giorni per ascoltare un nuovo episodio di Italiano Semplicemente. Allora eccoli accontentati anche stavolta. Ovviamente anche oggi non può mancare il ripasso quotidiano. Anche i miei membri scalpitavano per poterlo registrare il prima possibile.

Ulrike: persino io, che ho partecipato a molti ripassi finora, aspetto con ansia questo momento.

Olga: di per sé partecipare a questi ripassi non è molto impegnativo, ma dacché partecipo ho meno timidezza.

Sofie: io rivendico il diritto di terminare l’episodio con la mia voce anche se non ho niente da dire.

Per quieto vivere

Audio

E’ possibile ascoltare il file audio e leggere la trascrizione di questo episodio tramite l’audiolibro (Kindle o cartaceo) in vendita su Amazon, che contiene in tutto 42 espressioni italiane.

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Trascrizione

Buongiorno a tutti, anzi buonasera perché il Italia ora sono le sedici in punto.

Oggi voglio spiegarvi una espressione molto comune in Italia che recita così: “per quieto vivere”. Cominciamo dalla parola per. Come al solito vediamo infatti prima le parole poi l’espressione intera.

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“Per” è una preposizione semplice.

Il significato di “per”, della preposizione “per” è non univoco: non c’è un unico significato.

Infatti per, ad esempio, è anche il segno della moltiplicazione. Quanto fa 3 per 2? Fa sei.

Cioè quant’è il risultato dell’operazione tre moltiplicato per due? Tre per due significa quindi tre moltiplicato per due, e se moltiplico due volte il tre ottengo il numero 6: tre per due fa dunque sei.

Bene, ma in questo caso della moltiplicazione “per” non è una preposizione ma è semplicemente un segno matematico.

Nel caso della frase “per quieto vivere” la preposizione “per” esprime invece una finalità, un motivo. A quale scopo? Per quale motivo?

Ad esempio se io dico: “vado al mare per prendere il sole”.

Ebbene perché vado al mare? Risposta: per prendere il sole, vado al mare per prendere il sole; il motivo per cui vado al mare è prendere il sole; lo faccio per quello, per prendere il sole; è questa la finalità, il motivo.

Dunque perché pratico yoga? “Per rilassarmi” potrei rispondere, oppure posso rispondere “perché è rilassante”, oppure “per essere in pace con me stesso”.

Ci sono altri significati della preposizione “per” ovviamente, che non approfondiamo oggi, vi faccio solo alcuni esempi in cui “per” ha altri significati:

1) per indica la Durata: nevicò per tre settimane di seguito (che freddo!)

2) per indicare la modalitàricevere un pacco per posta;

3) per indicare una destinazione: c’è una lettera per te;

4) per indicare una distribuzioneuno per ciascuno; uno per volta; occhio per occhio, dente per dente;

5) per indicare una conseguenza: sei troppo stupido per capire; sei troppo intelligente per comportarti in questo modo;

6) nei verbi fraseologici: “sta per arrivare”;

Dunque in questo caso “per quieto vivere” significa “al fine di quieto vivere”, che però suona malissimo, non è bello a sentirsi e perciò non si usa.

Quieto: la parola quieto è un aggettivo: “quieto”, che al plurale diventa “quieti” e “quiete” al femminile. Questo aggettivo si usa spesso come aggettivo per le persone ma si usa spesso anche col vento, con l’acqua, coi fiumi eccetera.

Quieto infatti significa che non si muove, che è in stato di quiete (si dice anche così) cioè  che non si muove o si muove con moto lento, si muove cioè lentamente. Significa quindi privo di turbamento, non c’è nulla che turbi, che disturbi la cosa che viene definita in questo modo.

Si dice infatti: “le acque quiete del fiume”, “l’aria quieta” (al femminile infatti quieto diventa quieta), “il cielo quieto”, che vuol dire il cielo senza vento. Anche una strada o un quartiere possono essere quieti. Io ad esempio abito in una strada quieta alla periferia di Roma: una strada tranquilla.

Se invece parlo di una persona, una persona quieta è tranquilla, calma, senza preoccupazioni. Una persona quieta ha un comportamento composto, calmo, quindi un ragazzo solitamente calmo e tranquillo posso definirlo come un ragazzo quieto, che ama la vita regolare e ordinata. Anche un intero popolo può essere definito quieto. Spesso poi quieto è inteso come il contrario di nervoso, ansioso, agitato, quindi a delle persone nervose posso quindi dire: ehi, calmi, cercate di stare quieti.

In questo caso, nella nostra frase, parlo di “quieto vivere“.

Il “quieto vivere”, queste due parole, si usano praticamente sempre nella frase “per quieto vivere“, a meno che non diciate una frase tipo questa: “mi piace il quieto vivere”. Ecco, questa frase vuol dire che mi piace vivere tranquillamente, in quiete, in tranquillità. Infatti la parola “quiete” è anche un sostantivo femminile. La quiete è pertanto la tranquillità, la calma, e “stare in quiete” significa stare in tranquillità.

Qualcuno di voi conoscerà forse la poesia di Giacomo Leopardi che si intitola: “La quiete dopo la tempesta“, composta nel 1829, famosissima poesia che è citata dagli italiani ogni volta che attraversiamo un periodo difficile, un periodo di “tempesta”, che può essere inteso anche come tempesta emotiva, di emozioni. In tali casi si dice spesso: aspettiamo la quiete dopo la tempesta, cioè aspettiamo che la tempesta si calmi e che arrivi la quiete.

“Vivere in quiete” è quindi vivere in tranquillità.

Solitamente, dicevo, si dire spesso “per quieto vivere”, ed in particolare “si fanno” delle cose per quieto vivere. Ad esempio se non voglio litigare con mia moglie e invece preferisco lasciar correre, cioè preferisco evitare di discutere, quindi se ad esempio dico:

non faccio valere le mie ragioni solo per il quieto vivere;

Cioè non discuto, non contraddico, non inizio una discussione, non cerco di insistere cercando di far valere le mie ragioni, e quindi non combatto perché amo il quieto vivere, e per quieto vivere, solo per quieto vivere, non contraddico mia moglie.

Facciamo un altro esempio. Parlando di una mia amica, posso dire di lei che:

per amore del quieto vivere vive in casa sua con la suocera;

La suocera è la madre del marito, e quindi la mia amica, per quieto vivere, cioè per non discutere o litigare col marito vive in casa sua con la suocera oltre che col marito.

La frase “quieto vivere” è ovviamente una espressione prevalentemente di uso orale, che fa parte del linguaggio di tutti i giorni.

Da notare la parola quiete da origine anche alla parola inquietudine ed anche agli aggettivi inquieto e inquieta.

L’inquietudine è uno stato emotivo, quindi quando una persona si sente piena di inquietudine si dice che è una persona inquieta: dentro di sé non c’è una calma, non c’è una tranquillità interiore, bensì c’è ansia, c’è turbamento. Quando una persona è inquieta si dice anche che “non trova pace“. E’ un sentimento molto diffuso l’inquietudine, soprattutto negli adolescenti, intorno ai 16-18 anni di età.

Ognuno di noi credo, prima o poi, abbia sperimentato nel corso della sua vita questo stato d’animo. Quando ci sentiamo incompleti, che ci manca qualcosa, quando ci sembra di essere alla ricerca di qualcosa ma non sappiamo neanche cosa stiamo cercando, oppure quando ci sentiamo nervosi ma non sappiamo il perché, ebbene, in tutti questi momenti stiamo provando l’inquietudine, emozione che possiamo definire come insita da sempre nella natura umana.

Bene ragazzi spero di non aver turbato le vostre emozioni, ma soprattutto spero di essere riuscito a spiegarvi bene questa espressione. Se volete potete contattarmi su Facebook o WhatApp per chiedere ulteriori spiegazioni.

Dite ciò che pensate perché se per quieto vivere restate in silenzio non imparerete bene la lingua italiana.

Prima di lasciarvi ringrazio coloro che sostengono Italiano Semplicemente con una donazione e vi ricordo che il 1 giugno 2017 i donatori saranno premiati in diretta Facebook, quando verrà estratto il vincitore che avrà tutta la prima parte del corso di italiano professionale, cioè tutti i file audio e le trascrizioni delle espressioni da usare in ambito professionale. Si tratta di circa 200 espressioni, 15 ore di audio e 200 pagine in formato PDF.

Se ci saranno molte donazioni ci saranno anche altri premi, come delle lezioni personalizzate. Vediamo come andrà.

Un saluto a tutti da Giovanni.