rabbia
Accadde il 22 agosto 1717: fumantino
574 Rosicare
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Trascrizione
Giovanni: un verbo molto usato tra i giovani è rosicare.
Un verbo che ha due utilizzi.
Il suo senso proprio ha anche fare con la bocca, anzi con i denti.
Con i denti infatti non solo si può mordere, masticare o azzannare qualcosa, ma anche rosicare qualcosa.
La cosa che si rosica normalmente è un osso.
Significa rodere a poco a poco, rosicchiare.
Si può rosicare una pannocchia, si può anche sgranocchiare una pannocchia, oppure un torsolo di mela ed altro.
Rosicchiare è più usato ma ha solo un uso proprio, mentre rosicare è più informale, inoltre l’utilizzo di rosicare va oltre il senso di mordere poco a poco, cioè mordere un poco alla volta qualcosa, consumandolo gradualmente, proprio come fa un cane col suo osso.
Oltre al famoso proverbio “chi non risica non rosica” che abbiamo già visto insieme e che significa che bisogna rischiare per ottenere qualcosa, esiste un uso figurato del verbo rosicare.
Sta per rodersi per la rabbia, per la gelosia o per l’invidia. Esprime un sentimento negativo caratterizzato dal fatto che non si accetta qualcosa che è successo e questo ci fa stare male.
C’è un personaggio dei fumetti, (il nome del fumetto è Topolino, o Mickey Mouse per la precisione), personaggio che si chiama Rockerduck, che quando provava questo sentimento di rabbia,si mangiava letteralmente dei cappelli.
Succedeva quando era molto arrabbiato per qualche vittoria economica ottenuta dal suo rivale Paperon de Paperoni, a suo danno. Questa rabbia veniva sfogata materialmente rosicando, cioè rosicchiando dei cappelli uno alla volta, consumandoli un morso alla volta per la rabbia. Rockerduck quindi rosicava per la sconfitta.
È proprio rosicare il verbo che si usa in casi di rabbia, ma prevalentemente tra i giovani. Potremmo collegare il verbo rosicare anche all’ultimo episodio in cui abbiamo visto il verbo attaccarsi, infatti chi si attacca, spesso poi rosica per questo.
Non si tratta di cose molto importanti in realtà, ma di questioni abbastanza futili, poco importanti veramente, che però da giovani hanno il loro peso.
Es: I giocatori inglesi hanno rosicato per la vittoria dell’Italia agli Europei 2020, tanto che lo hanno dimostrato togliendosi la medaglia dal collo durante la premiazione.
La vittoria degli avversari spesso provoca rosicamento, cioè rabbia mista a delusione per una sconfitta che poteva essere invece una vittoria.
Un modo altrettanto diffuso per chiamare questo sentimento prevede l’uso del verbo rodere.
Es:
Mi rode per la sconfitta di ieri.
Vedo che ti rode parecchio per aver perso la sfida.
Rodere (o rodersi), però, ha un senso più ampio e si può usare in più modi in diverse occasioni.
Oltre che, ancora una volta, avere il senso proprio di staccare con i denti delle piccole parti di un corpo duro, quindi proprio come rosicchiare e rosicare, es.
Rodere un pezzo di pane secco
Significa anche logorare, deteriorare. C’è qualcosa che si consuma, si deteriora, si logora.
Allora posso dire che “la ruggine rode il metallo”.
Come vedete il senso di rodere, fin qui, non ha un contenuto emotivo.
Però come detto, nelle relazioni umane, rodere si usa soprattutto per indicare un risentimento, una sensazione di fastidio, di dispiacere che non riesco a fermare.
Non c’è però necessariamente invidia, dispiacere perché qualcun altro ha ottenuto qualcosa e noi no.
Es:
Mi rode di non poter fare le vacanze quest’anno
Come dire: mi dà fastidio, mi provoca malessere e non posso far nulla per questo.
Il legame col senso proprio, quello legato al consumare qualcosa, si riferisce al fatto che quanto ti rode per qualcosa si sta consumando sé stessi, si sta facendo del male a sé stessi. Qualcosa ci sta logorando, consumando, deteriorando.
C’è qualcosa che ci tormenta, che ci strugge.
Posso dire:
Rodere di gelosia o rabbia
Rodere per la gelosia o per la rabbia
Posso usare anche la forma riflessiva:
Rodersi di/per gelosia/rabbia
Se uso rosicare siamo più in ambito di rabbia dovuta a una sfida persa, una competizione andata male e quindi di invidia.
Se non sappiamo perdere, se non accettiamo la sconfitta, non possiamo fare altro che rosicare. Questo rosicamento possiamo dimostrarlo in diversi modi: un silenzio prolungato, uno sguardo arrabbiato, un urlo verso il cielo, un gesto di stizza, devastando la stanza, insulti a destra e a manca, o un gesto di mancata sportività, proprio come quello dei giocatori inglesi che si sono tolti la medaglia dal collo.
Chi ha un atteggiamento di questo tipo viene chiamato rosicone.
Es:
Non fate i rosiconi, può accadere di perdere. Bisogna accettare la sconfitta.
Non si parla sempre di sconfitte vere e proprie però.
Si può trattare anche di pura invidia per i successi altrui. Successi di qualsiasi tipo. Gli ingredienti fondamentali sono due:
1) Quel successo era alla mia portata, potevo anche ottenerlo io
2) Non riesco a accettare, a digerire questa sconfitta.
La ragazza che mi piace si fidanza con un mio amico? Facile rosicare in questi casi. Difficile essere felici per lui. Potevo essere io al suo posto
Sarei potuto essere felicissimo e invece è toccato a lui.
Anche questa è una sconfitta.
Spesso si prende in giro chi rosica. È quello che accade con gli sfottò tra tifosi: si cerca di far rosicare sempre di più chi ha perso.
Tra bambini piccolissimi si usa anche cantare delle canzoncine per far sì che gli altri rosichino:
Io ho vinto e tu no!
Io ho la mamma bella e tu brutta, pappappero!
Adesso ripassiamo:
Ripasso degli episodi passati a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Irina: Ragazzi mi dispiace ma come sapete sono mancata alla chiacchierata di ieri. Mi è sfuggito qualcosa degno di nota?
Anthony: Eh sì! Hai perso una conversazione vivissima perché sono corsi in molti a partecipare alla conversazione. A quanto pare molti membri scalpitavano per tornare alla carica. Persino Giovanni era in buona forma dopo la sua pausa ludica al mare.
Ulrike: Io invece non sono totalmente d’accordo. Non hai perso granché. Tanto per cambiare c’era Antò a attaccare il solito pippone rispondendo a un dubbio posto durante la conversazione.
Irina: vedo che non siete d’accordo in toto. Ché mi sono persa qualcosa?
Mariana: secondo me dovresti assolutamente fare il possibile per ritagliarti il tempo necessario per partecipare ai nostri incontri video, sempre che tu abbia ancora voglia di migliorare il tuo italiano adoperando le 7 regole d’oro.
Irina: Hai ragione. La prossima volta riuscirò a collegarmi. Non c’è santo che tenga.
380 Mille modi per arrabbiarsi
File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)
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Trascrizione
Giovanni:
Stavo pensando a quanti modi esistono nella lingua italiana per esprimere la rabbia.
Quando una persona è arrabbiata, cioè quando la rabbia si impossessa di questa persona, possiamo esprimere questo concetto in molti modi diversi. Non solo usando il verbo arrabbiarsi.
Molto dipende dal grado dell’arrabbiatura, dall’intensità dell’emozione. Dipende anche dal contesto in cui mi trovo.
Arrabbiarsi è il verbo sicuramente più usato, ma se sono poco arrabbiato posso dire che sono leggermente arrabbiato, oppure che sono nervoso, o che mi sono innervosito. Altre volte che sono adirato o irato.
Adirarsi è esattamente come arrabbiarsi in realtà ma è meno informale. È un verbo che usano le persone educate. Loro stesse mica si incazzano, loro si adirano!
Adirarsi e irarsi contrngono il termine ira, che equivale alla rabbia. Quindi Arrabbiarsi, irarsi e adirarsi sono la stessa cosa ma sono verbi che escono da bocche diverse.
Poi c’è incazzarsi, ma questo è indubbiamente un verbo Volgare. Sono sicuro che tutti voi conosciate questo verbo.
All’estremo opposto di arrabbiarsi c’è “perdere il lume della ragione“, dove la ragione, cioè la mente, l’intelligenza, viene rappresentata da una luce, o un lume, come il lume della candela, che ci illumina, guida i nostri passi. E invece quando perdiamo il lume della ragione, cioè quando ci arrabbiamo, siamo guidati non più dalla ragione ma dalla rabbia. Non c’è più la luce che ci indica la giusta strada da seguire.
Si può essere poetici anche quando ci arrabbiamo!
Si può anche dire che sono incazzato nero, o incazzato come una bestia. Sicuramente qui c’è meno poesia e più strada.
Un’altra frase simile è “perdere la bussola” e la bussola, che normalmente serve ad indicare il nord, è abbastanza simile alla luce. Ci guida, ci indica la strada.
Infuriarsi è probabilmente il modo più forte di arrabbiarsi, e infatti si chiama in causa la furia al posto della rabbia. La furia è la rabbia che diventa violenza, rappresenta qualcosa di incontrollabile, e infatti si parla anche della furia degli eventi atmosferici solo.
Infuriarsi in genere si usa quando chi si arrabbia manifesta la sua rabbia con grida e urla. Una rabbia esagerata diciamo.
Si usa anche, al posto di arrabbiarsi, la frase “andare su tutte le furie”.
Una frase apparentemente senza senso ma è esattamente come infuriarsi, sebbene suoni in modo più elegante.
A Roma si usa anche “sbroccare“, e con lo stesso senso in tutta Italia si sente spesso anche “uscire di testa” che tuttavia somigliano molto anche a impazzire.
Spesso però accade che si possa impazzire anche per esprimere un sentimento positivo.
Impazzisco per il vino italiano.
Ho assaggiato un dolce che mi ha fatto uscire di testa.
Quella ragazza mi fa sbroccare!
Più spesso però queste modalità appena descritte si usano per esprimere una rabbia esagerata, talmente esagerata da perdere il controllo, tanto da perdere il lume della ragione.
Una lieve arrabbiatura, cioè leggera arrabbiatura, si può esprimere anche con il verbo “stranirsi“.
Stranirsi significa mostrarsi strano, diverso, quindi quando una persona si stranisce è perché è adirato, ha ricevuto una brutta notizia, è stato offeso o comunque ha cambiato atteggiamento.
Giovanni oggi l’ho visto un po’ stranito. Cosa gli sarà successo?
Potremmo definirla una lieve incazzatura! Se non voglio usare questo brutto verbo però posso dire che Giovanni era turbato.
Tutt’altro invece se una persona si avvelena: avvelenarsi spessissimo ai usa al posto di arrabbiarsi. Molto informale ma Si usa.
Quando ti rubano il posto al parcheggio è facile avvelenarsi.
Potremmo giustificare l’uso del veleno, in senso figurato ovviamente, per indicare il cambiamento improvviso dello stato d’animo. Proprio come avviene con un veleno che i uccide all’istante.
Più elegantemente porremmo usare inviperirsi, e la, vipera è un serpente velenoso d’altronde.
Inviperirsi sarebbe quindi diventare come una vipera. Avete mai visto una vipera calma?
Scherzi a parte, inviperirsi è, potremmo dire, come “arrabbiarsi di brutto“, tanto per usare un’espressione già spiegata nella rubrica.
Comunque di termini analoghi ne esistono molti altri.
Se vogliamo usare un linguaggio poco informale potremmo anche parlare di collera anziché di rabbia.
Allora arrabbiarsi diventa “andare in collera” o semplicemente incollerirsi.
Informalmente invece si usa molto, soprattutto tra i giovani, incavolarsi. Formalmente potremmo invece dire esacerbarsi o inalberarsi.
Dai, non ti inalberare per così poco!
Molto giovanile è anche “andare in bestia” o imbestialirsi, equivalente ma più informale di “andare su tutte le furie”.
L’uso del verbo andare sta ad indicare una trasformazione.
Però si può usare anche “dare”:
Dare in escandescenze
In questo caso usare “dare” indica l’emanazione, l’uscita di qualcosa dal nostro corpo, come se volessimo dire che dal nostro corpo esce del calore incandescente, tanto siamo arrabbiati.
Molto elegante questa frase comunque.
Vi prego di non dare in escandescenze, siamo in un luogo pubblico!
Sicuramente una rabbia eccessiva ha molti modi per essere espressa.
Prima abbiamo visto che si usa anche il verbo uscire a volte:
Uscire di testa
Ma anche:
Essere fuori si sé
Abbiano detto poi che è facile sconfinare sulla pazzia.
Uscire fuori dai gangheri invece Indica espressamente e solamente una rabbia eccessiva, esagerata. Proprio come andare in bestia e andare su tutte le furie.
Per una rabbia leggera invece ci sono meno modalità.
Abbiamo visto stranirsi e innervosirsi, ma c’è anche alterarsi e stizzirsi.
Alterarsi è sicuramente l’opposto di incazzarsi, sia nel senso dell’intensita sia perché è meno informale.
Stizzirsi invece dà l’idea di qualcosa che ti colpisce rapidamente e provoca una reazione fisica leggera, come una smorfia involontaria del viso improvvisa. Una reazione istintiva questa, ma senza una forte reazione.
Adesso molti di voi sarete incazzatissimi per la durata eccessiva di questo episodio.
Ma non finisce qui perché c’è ancora il ripasso da ascoltare. La parola ai membri dell’associazione italiano semplicemente.
Irina: qualcuno SE LA SENTE di cimentarsi con alcune frasi?
Max Karl: sono un membro fedele al gruppo. IN QUANTO TALE, sono sempre in vena di GIOSTRARMELA CON delle frasi di un bel ripasso
Anthony: a proposito del gruppo, non ho mai fatto parte di un gruppo tanto utile per destreggiarsi con l’italiano.
Max Karl: Ao! Non fare il RUFFIANO pero’
Komi: MA DIMMI TU come fai a dare del ruffiano a Anthony. Questo trattamento MI FA davvero SPECIE!