748 Non che

Non che (scarica audio)

Trascrizione

Gianni: oggi, dopo avervi spiegato la congiunzione “nonché”, con l’accento sulla e, oggi vediamo la forma staccata: “non che”. Due parole anziché una e niente accento.

Abbiamo visto qualche episodio fa la locuzione “non è che”, vi ricordate?

Ebbene, le locuzioni hanno solamente in alcuni casi un uso e significato simile.

Quando avete un dubbio o un sospetto, e si fa una domanda, in questo caso si deve usare obbligatoriamente il verbo essere. Es:

Non è che per caso hai una penna?

Cos’è quella faccia?! Non è che hai litigato con tuo marito?

Si tratta di linguaggio colloquiale, familiare.

Non possiamo eliminare il verbo essere.

E se invece diamo una risposta?

In questi casi si usa ancora il verbo essere, perché il nostro obiettivo è negare qualcosa per rassicurare la persona con cui parliamo, o giustificarsi con lei, oppure fare una puntualizzazione, una precisazione, fare un chiarimento.

Es: andiamo insieme al cinema domani?

No, purtroppo non posso.

Non vuoi venire al cinema con me? Perché?

No, non è che non voglio/voglia venire, è che non posso. Perché ho un altro appuntamento.

L’uso del verbo essere rafforza la negazione, ma poi devo chiarire ancora meglio:

Non è che… è che…

Non è che.. ma..

Solitamente in questi casi, si usa la forma indicativa, ma è più corretto usare anche il congiuntivo, che tuttavia ha il difetto di aggiungere incertezza, al contrario dell’indicativo.

Es:

Perché mi hai offeso?

Non è che volevo/volessi offenderti, ma tu mi hai provocato.

Se devo rassicurare o giustificarmi devo essere convincente, e l’uso dell’indicativo è sempre preferito nella pratica in questi casi.

Certo, l’uso del congiuntivo nelle domande non è per niente adatto.

Invece quando non uso il verbo essere, non sto facendo una domanda, e non sto neanche rispondendo ad una domanda. Almeno non è detto che stia rispondendo direttamente ad una domanda.

L’obiettivo è ugualmente quello di fare un chiarimento.

Es: sto cercando una casa da acquistare e sto spiegando al venditore che non posso comprarla perché costa troppo cara.

Mi spiace ma credo che io dovrò rinunciare a questa casa. Non che non mi piaccia, per carità, ma è troppo cara per me.

Come vedete sto ugualmente facendo un chiarimento, sto dando una giustifcazione in questo caso, ma il venditore non mi ha fatto la domanda:

Non le piace forse la casa?

In quel caso avrei probabilmente risposto:

Non è che non mi piace, è che è troppo cara per me.

Questa è una risposta diretta alla domanda fatta.

Se non metto il verbo essere invece non sto rispondendo direttamente ma voglio comunque fare un chiarimento, e la frase iniziare rappresenta una cosa da escludere. Come a dire:

Questo non significa che…

Notate che solitamente quando si risponde si usa non solo il verbo essere ma anche la forma indicativa del verbo.

Nell’altro caso non si usa il verbo essere e si usa sempre il congiuntivo. Questo rende la frase anche meno informale.

Notate che spesso si usa negando una proposizione negativa. C’è due volte il termine “non”:

Non è che non…

Non è che non sono sicuro, ma (è che) devo sentire il parere anche di mia moglie prima di acquistare una casa.

Questo serve ad affermare il contrario. Cioè:

Io sono sicuro, ma devo sentire cosa ne pensa mia moglie.

In entrambi i casi, ma soprattutto senza il verbo essere, “ma, “tuttavia”, “però”, si trovano sempre nella seconda parte di queste affermazioni.

Non che io non sia convinto, ma devo vedere se la mia banca mi concede il mutuo.

Non sei convinto?

Non è che io non sono convinto, è che devo vedere se la mia banca mi concede il mutuo.

Questa seconda versione quindi è una risposta a una domanda. La risposta tende a chiarire definitivamente, mentre la prima versione (senza verbo essere) non è una risposta diretta ma si immagina che sia meglio comunque fare un chiarimento.

Ricapitolando, “non che”, scritto in due parole separate, non si usa per fare domande, non si usa neanche per dare risposte dirette, ma semplicemente per chiarire un concetto. Inoltre si usa sempre il congiuntivo e generalmente all’inizio di una frase. Infine è meno informale della forma col verbo essere che abbiamo già spiegato nell’episodio n. 277.

Non che non voglia fare altri esempi, ma adesso sarebbe ora del ripassino quotidiano.

Per concludere posso aggiungere che quando uso “non che“, senza accento, posso in realtà anche inserire “è”, ma se lo uso semplicemente sto negando più fortemente un concetto. Direi però che se uso il verbo essere quando in realtà non occorre, potrebbe sembrare che io mi sia giustificando, come se fosse stata fatta veramente una domanda e io stessi rispondendo.

Dunque in definitiva potrei allora sempre usare il verbo essere, si può fare, ma oltre ad essere più informale, potrebbe sembrare che io mi stia giustificando e magari questo non è nelle intenzioni di chi parla.

Marcelo: grazie Giovanni. Non che io abbia molta voglia di partecipare, considerando la situazione internazionale. Tuttavia questo mi può aiutare a pensare ad altro, nonché, ovviamente, a migliorare il mio Italiano.

Irina: anch’io ho bisogno di pensare ad altro. Distrarsi tra l’altro fa bene anche alla salute. È da quel dì che non stacco un po’ dalle pressioni quotidiane.

Segue breve spiegazione audio del ripasso

660 Intonso

Intonso (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: questo episodio lo dedichiamo all’aggettivo intonso, sicuramente poco conosciuto e soprattutto usato da voi studenti non madrelingua.

Un aggettivo che si può usare per descrivere pochissime cose, tipo un libro, o qualcosa da mangiare, o i capelli o la barba di una persona. Cosa hanno in comune queste cose?

Intonso deriva dal verbo tosare, e significa “non rosato“.

La tosatura è l’operazione di togliere la lana (il vello) alle pecore, o del pelo di altri animali, e riguarda anche le siepi quando vengono curate e tagliate. Ironicamente si usa anche per i capelli:

Ti sei tosato i capelli?

Quindi qualcosa di non tosato, in senso figurato, può essere rappresentato da qualcosa che non è stato ancora toccato, usato, e non solo tosato o tagliato.

Quindi un libro che non è stato mai letto possiamo dire che è ancora Intonso.

To ho regalato un libro lo scorso anno ma sono sicuro che è ancora intonso

A dire il vero nel caso del libro, quando è intonso è perché il processo di taglio delle pagine non è stato ancora terminato, quindi è impossibile leggere un libro intonso poiché è impossibile sfogliarlo.

In realtà però si usa normalmente quando un libro non è stato ancora letto e in pratica è ancora nuovo, in ottime condizioni.

Infatti non à caso questo aggettivo si può usare anche quando si mette in vendita qualcosa e si vuole assicurare i potenziali acquirenti che il prodotto è integro e mai usato.

Vendesi amplificatore Intonso anni ’80

Vendesi collana di enciclopedia intonsa.

Vendesi 100 quaderni intonsi a quadretti

Eccetera

Anche qualcosa da mangiare, se non l’ha toccato nessuno, possiamo definirlo così:

Questa treccia di mozzarella avanzata dal catering è ancora intonsa.

Quindi non è stata ancora toccata da nessuno e in particolare neanche è stata affettata. È ancora intera.

Direi che l’aggettivo in generale funge da assicurazione per fare in modo che una persona possa essere interessata a questo oggetto.

Anche dei capelli molto lunghi possono definirsi intonsi. Lo stesso per una barba molto incolta.

Sono due anni che i tuoi capelli sono intonsi!

Oppure possiamo usarlo quando ci si potrebbe aspettare che qualcosa sia stato oggetto di modifica ma invece non è così:

Una vettura del 1900 è stata messa a nuovo. Soltanto il sistema di trazione è rimasto intonso.

Cioè è rimasto quello che era all’inizio, quando è stato costruito. Nessuno l’ha mai modificato.

A proposito, se avete un libro di grammatica ancora intonso, mettetelo pure in vendita. Con Italiano Semplicemente non ne avrete mai bisogno.

Spesso un oggetto intonso si intende anche ancora confezionato. Questa è una differenza rispetto all’aggettivo intatto e anche integro. Un oggetto intatto è esente da manomissioni, contaminazioni, danni, ma non è prerogativa dei soli oggetti:

il patrimonio è ancora intatto (cioè nessuno ha speso nulla)

Il mio onore è intatto (nessuno mi ha ancora disonorato)

l’edificio è rimasto intatto dopo il terremoto (non si è danneggiato);

I nostri diritti restano intatti (non sono stati compromessi, sono quelli di prima, non si sono ridotti)

Integro è molto simile a intatto ( si riferisce alla completezza degli elementi relativi alla propria interezza e funzionalità e anche questo aggettivo non è solo per gli oggetti:

conservare integre le proprie forze

Un oggetto integro è invece non rotto, ancora intero è funzionante.

In definitiva in generale, se parliamo di oggetti, intatto e integro non dà garanzia di non utilizzo.

Adesso ripassiamo:

Allora facciamolo con Irina dalla California, membro dell’associazione Italiano Semplicemente, che si è dilettata nella costruzione e nella registrazione della frase che state per ascoltare:

Irina: Ma guardate un po’ voi, anche oggi non sono in vena. Sto cincischiando anziché prefiggermi di studiare. Faccio sempre così, salvo poi dire a me stessa: Pigra di un bradipo che non sei altro! Smettila di pettinare le bambole! La tua pigrizia è il tuo grosso ostacolo. Qui casca l’asino! Di questo passo, quando sarà in vista di un miglioramento? Forza allora con lo studio, subito, senza remore! Ebbene , spero che questa mossa porti subito risultati. Magari potessi studiare come si deve! E invece anche oggi nisba.