645 Strizzare l’occhio e fare l’occhiolino

Strizzare l’occhio e fare l’occhiolino

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Trascrizione

Giovanni: sapete che ci sono un sacco di modi di usare l’occhio, intendo il termine “occhio” , nella lingua italiana. A quanto pare l’occhio non serve solamente per la vista.

Uno di questi modi è strizzare l’occhio (attenti alla pronuncia della zeta) poi ce ne sono anche altri, che hanno un senso figurato tipo:

Chiudere un occhio

Occhio!!

Chiudere gli occhi

Fare l’occhio languido

Buttare un occhio

Dare un’occhiata

Avere occhio

Strabuzzare gli occhi

Ecc.

Oggi vediamo la prima frase che ho detto, cioè strizzare l’occhio. Partiamo da strizzare, che tecnicamente, ma solo nel caso dell’occhio, equivale a chiuderlo per un attimo. Parlo al singolare perché solamente un occhio va chiuso per un attimo, altrimenti state chiudendo gli occhi.

Strizzare normalmente è simile a stringere, o meglio, torcere fortemente qualcosa in modo da farne uscire il liquido di cui è imbevuto.

Si può strizzare una spugna, oppure uno straccio. Quando si strizza l’occhio invece semplicenete si chiude per un attimo, a volte molto rapidamente, senza farsi vedere dagli altri, e in questo caso meglio usare l’espressione “fare l’occhiolino“, a volte più lentamente, enfatizzando il movimento, accompagnandolo con un movimento della bocca.

Ma perché si strizza l’occhio? E perché si fa l’occhiolino?

Lo si può fare per diverse ragioni.

È innanzitutto un gesto di complicità. La complicità non consiste solamente nel fare una rapina insieme ad un altro criminale. Infatti anche in quel caso si parla di complicità, perché si tratta di una partecipazione a un’azione criminosa o moralmente riprovevole. Si sente spesso parlare di un rapinatore di una banca e di alcuni complici che lo hanno aiutato a fare la rapina. Rubare i soldi, rapinare i soldi in una banca è appunto un’azione criminosa.

Parliamo non di questa complicità, ma di un altro tipo di accordo e di aiuto, cioè quella che si può chiamare una intesa. Si parla perlopiù di scherzi.

Se Giovanni e Marco fanno uno scherzo a me, si può dire che sono due complici. Posso dire che hanno un’intesa, e questa complicità è finalizzata a farmi uno scherzo. La complicità è sempre in qualche modo ai danni di altre persone.

Giovanni mi fa uno scherzo con la complicità di Marco.

Per fare un accordo di questo tipo bisogna parlarne prima, quindi Giovanni e Marco probabilmente si sono parlati e poi mi hanno fatto lo scherzo.

Ma uno scherzo può anche essere improvvisato, senza nessun accordo precedente. Se Giovanni inizia a fare questo scherzo ai miei danni, per divertirsi con me, io non devo capire che si tratta di uno scherzo, ma Marco, se è presente anche lui in quel momento, lui invece deve capirlo, anche se Giovanni non gli ha detto nulla prima. Ecco che Giovanni, per far capire a Marco che mi sta facendo uno scherzo, gli strizza l’occhio, gli fa l’occhiolino senza farsi vedere da me, altrimenti lo capirei anch’io.

Questo gesto sostituisce una spiegazione a parole e significa “stai al gioco, si tratta di uno scherzo”.

A quel punto Marco capisce tutto e risponde, volendo, anche lui con l’occhiolino.

Giovanni e Marco a qusto punto sono complici nello scherzo ai miei danni. La loro complicità, il loro accordo, sono iniziati nel momento in cui Marco ha capito il significato dell’occhiolino fatto da Giovanni.

Strizzare l’occhio comunque può anche semplicenete essere un gesto che esprime amicizia, quindi un amico può strizzare un occhio ad un altro semplicemente strizzandogli un occhio anziché dire “ciao”, o anche facendo entrambe le cose.

Solitamente però il gesto di strizzare l’occhio serve a non farsi vedere o sentire da altri.

Si può anche strizzare l’occhio ad una ragazza o un ragazzo per manifestarle/gli che ti piace, e in questo caso sostituisce un sorriso.

È un po’ anche come dire: ci vediamo dopo. Anche questa è una complicità, che però può anche mettere in imbarazzo perché può essere recepita come una forma di esagerazione e anche come un gesto poco educato.

Ma chi ti ha dato questa confidenza per farmi l’occhiolino? Noi due non abbiamo nessuna complicità!

Strizzare l’occhio si sente spesso anche nei notiziari, nei telegiornali e quindi in tv e alla radio, perché si usa in politica, quando si vuole far riferimento ad un certo tipo di complicità.

Pensiamo ai partiti di destra, o meglio di destra moderata o di centro destra, perché non dicono di essere di estrema destra, ma allo stesso tempo spesso si dice che facciano l’occhiolino ai fascisti, che strizzino l’occhio alla destra più estrema.

Si vuole dire che, sebbene non apertamente, abbiano dei legami di complicità con la destra estrema, con i gruppi più estremi e dunque violenti.

Questa complicità si può notare da alcuni comportamenti dei politici, da delle dichiarazioni pubbliche di alcuni politici, da frasi che si ascoltano, da gesti che si fanno in pubblico, eccetera.

Ovviamente si può strizzare l’occhio anche alla sinistra o ad altri gruppi e schieramenti politici.

C’è sempre comunque qualche atteggiamento un po’ ambiguo, poco chiaro alla base. Qualcosa di nascosto.

Potremmo anche parlare di una manifestazione che strizza l’occhio ai no-green pass, o di una legge che strizza l’occhio alle grandi aziende.

A volte, come in questo caso, si tratta di una legge favorevole a qualcuno, che porta giovamento alle grandi aziende in questo caso (di tipo economico in questo caso), sebbene non sia presentata ufficialmente in questo modo.

Questo è strizzare l’occhio.

Notate infine che se si strizzano entrambi gli occhi il significato cambia completamente.

Questo gesto si fa quando non si crede a qualcosa che si vede, tanto che si strizzano gli occhi (con le mani però) perché ciò che si vede sembra incredibile.

L’espressione è simile a strabuzzare gli occhi, cioè aprirli (stavolta è aprirli) in modo tale che gli occhi sembrano uscire dalle orbite, anche per terrore oltre che per meraviglia.

Questo è strabuzzare gli occhi.

Adesso ripassiamo qualche episodio precedente.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Harjit (India):
Fra i migliori cantautori italiani annovererei senz’altro Francesco Guccini. Un cantautore di vecchio stampo come si suol dire, Quale delusione per i suoi fan quando Guccini 9 anni fa o giù di lì , ha smesso di cantare. Tanti speravano che tornasse alla carica. Nisba però. Ce ne faremo una ragione.

Mary (Stati Uniti): comunque, bontà sua, ne ha fatti parecchi di capolavori.

Marcelo (Argentina): Vasco Rossi è, a mio modesto parere, tanto bravo quanto lui, ma si rivolge ad un pubblico più giovane.

Mary (Stati Uniti): a proposito di giovani, la butto lì: Jovanotti? Non fosse altro che per per la sua voce unica e il suo stile sempre giovanile.

Xin (Cina): io dico Rino Gaetano. Mi rendo conto che se n’è andato tanti anni fa, ma il cielo da allora è sempre più blu.

Peggy (Taiwan) e Marguerite (Francia): grande Rino. Scomparso anzitempo purtroppo. Per non saper né leggere né scrivere io voto per Fabrizio de André. Un poeta e al contempo un cantautore.

Sofie (Belgio): Lucio Battisti non era un cantautore perché Mogol componeva le sue canzoni. Però tanto di cappello anche a lui. Tant’è vero che la sua inimitabile voce, atipica, apparentemente stonata, la rende unica nel suo genere.

Edita (Repubblica Ceca): io ho ascoltato dal vivo solamente Lucio dalla, Renato Zero e Paolo Conte. Cantautori con la C maiuscola. Ve li consiglio, vi piaceranno nella misura in cui siete capaci di apprezzare la buona musica. Non me ne vogliano gli altri.

613 Dare del filo da torcere

Dare del filo da torcere

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Trascrizione

Giuseppina: oggi ci aspetta un episodio che prevedo sarà molto usato nei ripassi.

Infatti l’episodio è dedicato all’espressione “dare del filo da torcere“.

Un’espressione che è molto usata dagli italiani ed infatti proprio ieri è stata usata durante una visita guidata presso il teatro di Pietrabbondante, nel Molise, quindi in Italia, durante un incontro dei membri del l’associazione Italiano Semplicemente.

La guida turistica ha infatti affermato che il popolo dei sanniti, più di duemila anni fa, ha dato del filo da torcere ai romani prima che i romani riuscissero a batterli.

Ma cosa significa?

Vediamo prima qualche esempio e poi ci spiego il significato.

La guida ha detto dunque che i Sanniti hanno dato del filo da torcere ai romani. Questo significa che per i romani non è stato facile battere i sanniti, che hanno creato ai romani parecchi problemi.

Questo è il senso della frase. Se non è chiaro vi faccio un altro esempio:

Molti studenti danno del filo da torcere ai professori prima che questi riescano a insegnare loro la disciplina.

Quindi i professori hanno dovuto faticare molto per insegnare la disciplina agli studenti.

I problemi di matematica e geometria mi hanno dato molto filo da torcere quando ero uno studente.

D’altronde esiste qualcuno che ha avuto vita facile con i problemi di geometria? Questi problemi danno a tutti filo da torcere!

Il filo di cui si sta parlando è il filo delle macchine per la tessitura, per fabbricare le maglie ad esempio.

Il filo doveva ruotare su sé stesso, cioè doveva torcersi per aumentare la resistenza.

Questa evidentemente è un’operazione talmente complicata da dar origine a questa espressione.

Dare del filo da torcere non va pertanto Interpretata nel suo senso proprio: “tieni, questo filo è da torcere. Ecco del filo che dovresti torcere. Pensaci tu!”.

Il senso è invece figurato.

Dunque chi dà del filo da torcere (“del” si può anche omettere) crea dei problemi, pone degli ostacoli, procura difficoltà difficili da gestire.

C’è dunque qualcuno o qualcosa che crea problemi e qualcun altro che deve cercare di risolverli.

Si usa spessissimo anche in ambito sportivo:

Daremo filo da torcere ai nostri avversari.

Vale a dire che creeremo loro parecchi problemi, e non sarà facile per loro batterci.

Sapete che anche le espressioni che vengono spiegate nel sito di italiano semplicemente possono dare parecchio filo da torcere ai non madrelingua.

Fortunatamente però ci sono i ripassi, proprio come quello che state per ascoltare:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Doris: Con l’inverno quasi a ridosso, le temperature si abbassano gradualmente, ragion
per cui, volenti o nolenti, occorre ricorrere ad indumenti più pesanti.

Komi: Quest’anno i giorni
caldi cominciano a filarsela troppo in fretta, sicché abbiamo una certa nostalgia rammentandoci delle notti tiepide più gradevoli.

Marta: A ragion veduta le persone non si muovono nella stessa misura quando prevale il
maltempo.

Hartmut: Le stagioni seguono senza troppi scrupoli il loro solito corso, infischiandosene del nostro eventuale disappunto.

Harjit (India): Per alcuni l’adattamento può essere tutt’altro che facile, considerando che la stagione incombente porta con sé tra l’altro qualche incertezza ed un rallentamento generale che rappresenta un cambiamento non sempre ben accetto.

Ulrike: i fiori incominciano ad appassire, qualche animale se ne va in letargo e tutti i colori svaniscono, in quanto passeggeri come noi tutti.
I paesaggi appaiono grigi,quasi fossero in lutto.

Edita (Repubblica Ceca): Quando si sentono i primi fiocchi di neve sulla pelle magari si pensa: quanto dura l’inverno quest’anno? Le lamentele si esauriscono inascoltate e si
dissolvono nel vuoto. Così col tempo si capisce: pigliarsela non è cosa; meglio prenderla
con filosofia e apprezzare la varietà dell’atmosfera visto che non abbiamo il potere di
cambiarla e non potrei mai comprenderla in toto.

Rauno: E come si suol dire: la gioia dell’attesa è la gioia più intensa.
Facciamo allora il dovuto secondo scienza e coscienza, pur di cavarcela nei periodi poco accoglienti, e limiamo la nostra resilienza.

516 Il torto

Torto (scarica audio)

torto

Trascrizione

Oggi parliamo del torto, che è un termine strano perché ha un sacco di significati diversi. In ogni caso si pronuncia con la o aperta.

Gli utilizzi più comuni però sono tre, tutti molto utilizzati. Il senso si comprende a seconda del verbo che si usa.

Infatti “avere torto“, ad esempio, è il contrario di avere ragione.

Io ho ragione e tu hai torto!

Molto utilizzata è soprattutto la frase “non avere tutti i torti” per indicare che c’è qualcosa di vero in quello che dice una persona.

E’ importante sapere che “avere torto” si può anche dire “essere in torto“, oppure “essere dalla parte del torto“.

Poi c’è dare torto.

Se io riconosco che tu hai ragione, allora io “non ti do torto“, o “non posso darti torto” mentre se non sono d’accordo con te devo darti torto, che è come contraddire una persona, cioè esprimere opinione contraria alla sua.

Fondamentalmente avere torto e dare torto si usano quando le opinioni, con le quali si può essere d’accordo o meno, sono accompagnate da pretese: qualcuno pretende qualcosa, crede di aver ragione o più spesso crede di aver diritto a qualcosa, ma questa persona ha torto. Oppure non ha affatto torto, perché le sue pretese sono legittime. Come dargli torto in questo caso?

In questi casi si usano spesso anche le locuzioni “a torto” e “a ragione” e dovete stare attenti perché non si tratta stavolta del verbo avere. “A torto” e “a ragione” si scrivono senza la lettera acca. “A” è la preposizione semplice.

Es:

Giovanni pretende di essere rispettato a ragione.

Vuol dire che le sue ragioni sono fondate, vuol dire che Giovanni fa bene a pretendere rispetto, perché sta nella ragione.

Io, dopo 20 anni di lavoro, a ragione pretendo un aumento di stipendio.

Anche questa non sembra una richiesta ingiusta.

Mario si lamenta a torto.

Quindi non è opportuno che Mario ai lamenti. Non fa bene Mario a lamentarsi.

A torto” significa senza avere una ragione valida, quindi indica l’infondatezza o l’inopportunità di un atto o di un’opinione o di una presa di posizione.

Sofia crede, a torto, che io abbia qualcosa contro di lei.

Quindi, cara Sofia, io non ho niente contro di te. Se lo credi lo fai a torto.

Posso anche usare entrambe le locuzioni nella stessa frase. Una cosa che avviene spesso:

A torto o a ragione, chi rompe paga.

Cioè: non importa se hai torto o ragione. Ciò che si rompe si paga sempre.

Passiamo al secondo uso più frequente. Si usano in questo caso soprattutto i verbi fare e subire.

Fare un torto e subire un torto.

In questo caso un torto è un’ingiustizia, un’azione ingiusta o almeno immeritata. A volte anche semplicemente ingiuriosa.

Quando facciamo un torto ad una persona abbiamo una mancanza nei suoi confronti. Facciamo o diciamo qualcosa di ingiusto, a volte non apprezzando nel modo dovuto il suo operato, altre volte trattando diversamente una persona dalle altre, senza motivo.

Bisogna combattere per difendere i più deboli e riparare i torti subiti.

I torti quindi si fanno e si subiscono, cioè si ricevono e sono sempre ingiustizie.

Si usa molto spesso dire:

Non far torto a nessuno

Si usa quando si vuole trattare tutti allo stesso modo.

Es:

Per non far torto a nessuno, tutti avranno 2 ore per finire il compito.

Bisogna stabilire chi ha diritto a vaccinarsi per primi, senza far torto a nessuno.

Notate che fare un torto non significa essere in torto, cioè avere torto. Nel primo caso è un’ingiustizia, nel secondo caso si tratta di aver ragione oppure torto.

Il terzo uso di “torto” è quando uso il verbo torcere, che significa avvolgere qualcosa su sé stesso una o più volte, con un movimento a spirale. Si può torcere un filo, torcere la biancheria, dopo averla lavata, per farne uscire l’acqua.

Si usa soprattutto nell’espressione “torcere un capello” che significa far del male fisicamente. Ovviamente “torto” è il participio passato. Si usa soprattutto con la negazione: non torcere un capello, col senso di non fare alcun male.

Non ti abbiamo torto un capello!

Cioè non ti abbiamo fatto male, non ti abbiamo neanche toccato, non ti abbiamo causato nessun danno fisico.

Non ho mai torto un capello ai mei figli, neanche quando mi hanno fatto molto arrabbiare!

Il mio cane è buonissimo e non ha mai torto un capello a nessuno.

Allora adesso se qualcuno mi fa notare che abbiamo ampiamente superato i due minuti, non posso sicuramente dargli torto, ma a torto o a ragione, ho ritenuto necessario essere esaustivo su questo argomento. Non voleva essere un torto nei vostri confronti. Questo significa che non c’era la volontà di fare un torto a nessuno.

Adesso ripassiamo. Chiedo ai membri dell’associazione di produrre un bel ripasso.

Mariana: Di nuovo ci chiami in causa per un ripasso? Queste richieste, caro Giovanni non le reggo più.

Irina: Ma va’!! Io mi domando e dico: è mai possibile un atteggiamento così restio?

Emma: Infatti, dopo tutti gli episodi che ci offre, siamo in debito con lui!

Giovanni: beh, io non so chi abbia torto o ragione, ma grazie a tutti del ripasso ugualmente.