908 La versione

La versione (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Oggi ci occupiamo del termine versione.

Partiamo da uno dei modi più diffusi di usare la “versione”, che  indica una traduzione o un adattamento  in una lingua diversa. Ad esempio:

    • La versione in inglese del romanzo è molto diversa da quella in italiano.
    • Il film è stato doppiato in varie versioni, tra cui spagnolo, francese e tedesco.
    • Ho dovuto scrivere una versione in inglese del mio articolo per una rivista internazionale.

“Versione” può anche indicare però una variazione o un’interpretazione diversa di un’opera. Ad esempio:

      • La versione rock di una canzone classica è sempre divertente da ascoltare.
      • La nuova versione del gioco da tavolo ha aggiunto nuove regole e pezzi.

Dunque una versione è sia qualcosa di diverso che qualcosa di nuovo. A volte somiglia molto alla parola “aggiornamento“.nel senso che qualcosa viene modificato per migliorarlo, per renderlo più moderno o per correggere degli errori o per esigenze di vario tipo (di mercato ad esempi). Pensiamo ad esempio all’aggiornamento di un software e, grazie all’aggiornamento passiamo dalla versione 1.0 alla versione 2.0.

In informatica, la “versione” può riferirsi ad una specifica release o edizione di un software o di un sistema operativo. Ad esempio:

    • Ho appena installato la nuova versione di Photoshop sul mio computer.
    • La vecchia versione del software aveva alcuni bug fastidiosi, ma quelli sono stati corretti nella nuova versione.
    • L’ultima versione di Windows ha molte nuove funzionalità e migliorie rispetto alla precedente.

In informatica una nuova versione è realizzata aggiornando la versione precedente. Passiamo però aggiornare anche un listino prezzi, la lista delle offerte di un negozio, la lista dei prossimi episodi da pubblicare eccetera, quindi la presenza di un aggiornamento da questo di vista non implica sempre una nuova “versione“, termine usato per i software, al limite per dei libri, come un’enciclopedia ad esempio.  Spesso si parla della “nuova versione” o della “versione aggiornata” o della “versione del 2023”. Tra l’altro, Anche una pagina web può essere “aggiornata” (si tratta comunemente di un “refresh” della pagina) premendo il, tasto F5 insieme al tasto ctrl. Neanche in questo caso si usa il termine versione per indicare la pagine web visualizzata.

La versione poi somiglia anche al termine “modello“. Pensiamo alle varie versioni che si possono realizzare di una automobile. Qual è la differenza tra versione e modello di una automobile?

In ambito automobilistico, ma più in generale parlando di prodotti, la “versione” e il “modello” si riferiscono a due concetti diversi.

Il “modello” di un’automobile è l’insieme delle caratteristiche estetiche, meccaniche e funzionali che definiscono un particolare tipo di veicolo prodotto da un costruttore. Ad esempio, il “modello” può includere la forma della carrozzeria, le dimensioni, il tipo di motore, la trasmissione, le dotazioni di serie, etc.

La “versione” di un’automobile, invece, si riferisce ad una specifica configurazione del modello. Ciò significa che una stessa automobile può essere offerta in diverse “versioni” con caratteristiche e dotazioni diverse, ma tutte basate sullo stesso “modello” di base. Ad esempio, una casa automobilistica può offrire diverse “versioni” di una berlina: una versione base, una versione sportiva, una versione con motore ibrido, un’altra solo elettrico, ecc.

In sintesi, mentre il “modello” di un’automobile rappresenta il tipo di veicolo prodotto, la “versione” di un’automobile indica una specifica configurazione di quel modello con caratteristiche e dotazioni diverse.

Gli studenti poi spesso hanno a che fare con le versioni di latino o di greco. Ma cosa sono queste versioni? Si tratta sempre di traduzioni, ma queste versioni le fanno in classe gli studenti di latino e greco.

Una “versione di latino o di greco” si riferisce ad un esercizio di traduzione dall’italiano al latino o al greco antico, generalmente assegnato agli studenti di queste lingue nelle scuole italiane. In pratica, gli studenti ricevono un testo italiano (solitamente un brano letterario) e devono tradurlo in latino o greco antico, utilizzando le conoscenze linguistiche e letterarie acquisite durante lo studio della lingua.

La “versione” (questo tipo di versione) è un esercizio molto importante per l’apprendimento delle lingue classiche (non si usa questo termine con le lingue moderne quando si fa un esercizio di traduzione) perché consente agli studenti di sviluppare la loro abilità nella traduzione e di acquisire una migliore comprensione della grammatica, della sintassi e del lessico delle lingue antiche. Inoltre, la versione può essere un utile strumento per l’analisi e l’interpretazione dei testi letterari, poiché richiede agli studenti di esaminare da vicino le strutture grammaticali e le scelte linguistiche dell’autore.

Ma passiamo alla versione più interessante: la versione dei fatti.

Quando due persone raccontano un episodio passato, spesso le versioni sono diverse. Due o più persone possono raccontare gli avvenimenti in modo diverso. Si dice che queste persone hanno, o presentano, o raccontano, una versione diversa dei fatti

  • Quella non è la mia versione dei fatti, io ho visto le cose in modo diverso.
  • La versione di Giovanni è diversa da quella di Flora. Quale sarà la verità?
  • Adesso che abbiamo ascoltato la tua versione, sono curioso di ascoltare anche quella di Maria.
  • La tua versione dei fatti non mi convince molto

Quindi questo tipo di versione rappresenta non ciò che è accaduto, non la realtà dei fatti, ma come questa realtà viene raccontata da una o più persone. Probabilmente, nel caso di diverse versioni, una si avvicinerà alla realtà più delle altre,

Adesso ripassiamo qualche episodio passato. Sarei curioso si sapere con quale personaggio del passato pranzereste volentieri. La parola ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Marcelo: io al primo posto metterei sicuramente Leonardo da Vinci. Lo ammiro tantissimo per la sua creatività e intelligenza, e poi potrei chiedergli qualche consiglio per risolvere i problemi della mia vita quotidiana! Possibilmente senza scomodarlo con domande sciocche. Chissà quante persone poi non ce lo facevano che potesse spaziare dalla matematica alla medicina, dalle invenzioni per fare la guerra a quelle per rendere più semplice la vita quotidiana! Tanto di cappello! Senza contare la Gioconda. Mica pizza e fichi!

Leonardo: In merito a questa domanda, per me la scelta è facile e ti rispondo in men che non si dica: vorrei pranzare con Gesù nonché con Adamo. Non è che penserei di fare qualcosa di eclatante con loro, è che sarei curioso in particolare di vedere se Adamo al termine della cena ordinerà una mela e di come reagirebbe Gesù! Ha! Sarà arrivato il momento della resa dei conti tra loro due!

Ulrike: Quanto a me, vorrei pranzare con Cleopatra. Passi che la maggior parte delle persone la ricorda solo per la sua bellezza, senz’altro degna di nota, io in primo luogo sono però affascinata dalla sua intelligenza e determinazione. E poi, diciamocelo, chi non vorrebbe avere una regina come amica per diventare qualcuno?

Peggy: Interessanti scelte, ragazzi, ma io vorrei pranzare con Oscar Wilde. Lo trovo un personaggio affascinante, con un grande senso dell’umorismo e una mente acuta. E poi, magari mi darebbe qualche suggerimento per diventare uno scrittore famoso! Gli chiederei di farmi fare un giro tra i meandri dei sui pensieri per prendere ispirazione.

Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Parliamo di strade, di automobili e di guida

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Trascrizione

Benvenuti in questo nuovo episodio di italiano semplicemente. Questo episodio lo dedichiamo alla strada, alle automobili ed alla segnaletica stradale.

Vi racconto allora una storia, scritta da Jasna, insegnante di Italiano a Lubiana, ed arricchita da me con qualche approfondimento linguistico.

Esco di casa e vado verso l’auto.

»L’auto« è un secondo modo di chiamare l’automobile, o macchina. Informalmente si chiama sempre auto.

Mi metto al posto di guida.

Questa è solitamente la cosa che si fa appena si sale sulla propria automobile.

Chi guida l’auto o una qualunque vettura può chiamarsi: il conducente, il guidatore, l’autista o l’automobilista.

Se si tratta di un mezzo pubblico, come un autobus, una metropolitana, il termine più adatto è »conducente«, che quindi è il termine con cui si indica chi conduce un veicolo, e in particolar modo se si tratta di servizio pubblico.

Il guidatore è semplicemnete la persona cui è affidata la guida di un mezzo di trasporto (qualsiasi). Ogni mezzo ha un guidatore: è colui che sta al posto di guida ogni volta: può trattarsi di un pilota di aereo anche.

L’autista è un termine anch’esso associato a chi conduce autoveicoli di servizi pubblici o anche per conto di privati. In genere se una persona lavora nel servizio degli autobus pubblici, come lavoro fa proprio l’autista. É più associato al lavoro rispetto al conducente, che è più associato alla vettura specifica che guida.

Che mestiere fai? Faccio l’autista di autobus.

Chi era il conducente dell’autobus 772 di Roma che oggi ha avuto un incidente?

L’Automoblista invece è, molto genericamente, il guidatore di automobile. Non viene associato alla singola vettura, ma si parla di automobilista ogni volta che si parla della categoria di coloro che guidano le autovetture in generale.

Si usa molto nelle notizie dei quotidiani:

Scontro tra automobili: l’automobilista colpevole si dà alla fuga!

Violento tamponamento, automobilista finisce in ospedale.

Accende la propria auto e questa esplode: paura per un automobilista a Roma.

Un Automobilista viene colto da un malore e viene soccorso da un elicottero.

Eccetera.

Continuiamo con la storia:

Al posto di guida sono prudente e non vado mai molto veloce. Rispetto sempre i limiti di velocità, metto sempre la freccia a sinistra e poi sorpasso altre auto e mi fermo sempre quando incontro un semaforo rosso, rispetto sempre il codice della strada.

Un limite di velocità è la velocità massima, il limite oltre il quale non si può andare su una strada.

Mettere la freccia invece è quell’operazione che si fa quando si deve svoltare a destra o a sinistra (o si deve arrestare la vettura o quando si sorpassa o quando si riparte) e in questo modo si avvertono gli altri automobilisti. Le frecce, poste lateralmete alle vetture, lampeggiano dalla direzione in cui la macchina si dirigerà.

Io ho la patente da un mese. La patente di mia sorella invece è scaduta e non può guidare.

Col termine »patente« si intende quasi sempre la patente di guida, che in generale è il documento di autorizzazione all’esercizio di una determinata attività (in questo caso: guidare) rilasciato da una autorità pubblica (una autorità amministrativa, come è la motorizzazione civile). Chi ha la patente da poco tempo (come un mese) è un neopatentato.

Continuiamo:

Per prendere la patente devi superare la prova scritta e poi ancora la prova di guida. Mi piace guidare la mia macchina rossa. Salgo in macchina, mi allaccio la cintura di sicurezza e metto in moto.

Per prendere la patente bisogna quindi superare la prova scritta, cioè un esame scritto e poi anche la prova di guida, cioè l’esame pratico. La cintura di sicurezza è la cintura che si allaccia, che si deve allacciare quando si sale in macchina ed è obbligatoria. Solo dopo si mette in moto, cioè si accende la macchina, cioè si accende il motore. Mettere in moto significa semplicemente avviare il motore: girare la chiave, o premere il pulsante, e avviare il motore. La macchina ancora non si muove, sebbene »mettere in modo« può sembrare far muovere la macchina (moto= movimento).

Prima guido in una strada urbana sulla corsia di destra. Sto molto attenta e non mi avvicino troppo al marciapiede. Mi fermo all’incrocio, guardo a destra e poi a sinistra, passo solamente quando la strada è libera.

Una strada urbana è un tipo di strada, una strada la cui velocità non è generalmente molto alta, e tutte le tipologie di veicoli motorizzati e non, possono circolare: moto, auto, biciclette, camion eccetera.

Il Marciapiede, lo dice il nome, serve per camminare con i piedi, e il marciapiede si trova ai lati della strada e a un livello più o meno sopraelevato, rialzato. Fa sempre parte della »sede stradale«, ma è riservata al transito dei »pedoni«: così si chiamano le persone che procedono a piedi, senza nessun mezzo.

L’incrocio invece è l’intersezione di più strade, dove due o più strade si incrociano e bisogna fare molta attenzione prima di »passare«. Chi passa per prima in un incrocio? Passa chi ha la precedenza! Chi non ha la precedenza non passa per primo e invece fa passare qualche altra macchina che invece ha la precedenza.

Metto la freccia a sinistra, giro, vado dritto e poi mi fermo al semaforo che è rosso. Ci sono due pedoni che intanto attraversano la strada. Appena vedo un pedone che vuole attraversare la strada, gli do sempre la precedenza, anche se non si trova sulle strisce pedonali.

Solitamente agli incroci è facile incontrare un semaforo stradale: è un apparecchio che serve a segnalare con delle luci colorate, e che generalmente è automatico. Viene usato per la regolazione del traffico proprio agli incroci o nei punti di attraversamento pedonale. Quando il semaforo è verde si può passare, quando è rosso ci si deve fermare, quando è giallo si deve far attenzione, perché tra qualche secondo il semaforo sarà rosso.

I pedoni quindi possono attraversare la strada, a piedi naturalmente, ed attraversare significa percorrere (una strada ad esempio) da un lato a quello opposto. I pedoni solitamente per attraversare usano le strisce pedonali, di colore bianco (quasi sempre): è anche questa una forma di segnaletica – si chiama segnaletica orizzontale – che indica un punto della strada in cui i pedoni possono attraversare, ed hanno diritto alla precedenza rispetto alle auto.

La precedenza si può dare e si può avere, ma non è un oggetto. Eppure si usa il verbo dare.

Sulle strisce pedonali i pedoni hanno la precedenza, e le macchine devono dare la precedenza ai pedoni quando questi attraversano la strada usando le strisce pedonali.

Ma la storia continua:

Il semaforo diventa poi verde e io riparto. Mi devo pero’ fermare di nuovo piu’ avanti perché altri due pedoni attraversano la strada sulle strisce pedonali. Fra poco incontro un posto di blocco della Polizia. Vedo una macchina della polizia e due poliziotti: un poliziotto e una poliziotta.

La poliziotta alza la paletta, io comincio subito a frenare, metto la freccia a destra e mi fermo a bordo della strada.

“Buongiorno, per favore, mi faccia vedere i documenti“, dice la poliziotta.

Cerco i documenti ma non li trovo mai subito.

»Ecco la patente e il libretto di circolazione«, dico io.

Si avvicina il poliziotto e dice: »Scenda dalla macchina e faccia l’alcoltest.«

Poi mi dicono: »Tutto va bene, stia attenta al traffico e non corra troppo sennò paga la multa«.

Certo che non mi rifiuto mai di fare l’alcoltest. L’alcoltest, mediante l’uso dell’etilometro permette la misurazione del valore di alcol presente nel sangue.

Per fortuna non ho bevuto.

Ripenso a mio padre che mi dà sempre buoni consigli. Lo ascolto volentieri perché ha ragione e perciò non vado mai veloce, rispetto sempre i limiti di velocità e mantengo la distanza di sicurezza, non bevo alcolici; prima di guidare allaccio sempre la cintura di sicurezza.

Se mi chiamano al cellulare, mi fermo e rispondo oppure uso gli auricolari.

Do la precedenza ai pedoni sulle strisce, accendo le luci anche di giorno e non lampeggio agli altri automobilisti. Faccio controllare il motore e i pneumatici e spengo il motore quando sono ferma in fila.

Dopo circa un’ora parcheggio. Ho sete e voglio bere una bibita in un bar. Metto la freccia e cerco un posto per l’auto. Lo trovo, mi avvicino, ma vedo che lì avanti c’e’ un cartello dove c’e’ scritto »passo carrabile«. Lì non posso parcheggiare e cerco percio’ un altro posto. Eccolo. Lo trovo subito. Alla fine scendo dall’auto e vado al bar.

Di alcuni termini ci siamo già occupati in alcuni episodi dedicati al mestiere del poliziotto: posto di blocco e libretto di circolazione ad esempio.

Invece un parcheggio è uno spazio riservato alla »sosta« di un veicolo: esistono anche le aree di parcheggio; quelle in autostrada ad esempio, esistono i parcheggi a pagamento e quelli gratuiti (in genere si distinguono dal colore delle strisce che delimitano l’area); esiste il parcheggio sotterraneo, quello coperto e quello scoperto, esiste anche il parcheggio ad un solo piano e quello a più piani.

Il passo carrabile (o carraio) invece è un punto in cui si può accedere (cioè entrare) in un’area laterale (quasi sempre privata) e che è fatto apposta per lasciare e parcheggiare i veicoli.

Nel prossimo episodio dedicato alle automobili vedremo anche la segnaletica stradale.

Un saluto da Giovanni e da iTALIANOSEMPLICEMENTE.COM