La connivenza – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 19)

La connivenza

Politica italiana, episodio numero 19. Parliamo della connivenza. Un termine che quando si legge e quando si utilizza parliamo sempre di malaffare, di malavita, di criminalità, di affari illeciti, di ruberie. Un tacito assenso che diventa colpevolezza.

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connivenza

698 Il paravento

Il paravento (scarica audio)

Trascrizione

Irina: Se un italiano mi dice che sono una paravento, io cosa dovrei rispondere?

Giovanni: beh, non è detto che tu debba preoccuparti Irina, perché magari questa persona stava solo scherzando. Poi comunque non è così grave.

Questo termine infatti, se utilizzato per qualificare una persona, è abbastanza simile a furbo.

Il termine in realtà ha diversi significati e vale la pena di vederli insieme.

Quello di indicare un particolare tipo di furbizia è sicuramente l’uso più familiare, ma dobbiamo dire che con questo utilizzo l’aggettivo più usato è in realtà un altro: paraculo o paracula.

Paravento ne è un forma un pochino più gentile. Inoltre non cambia al maschile e femminile.

Infatti paraculo si dice di una persona scaltra e opportunista. Quindi è un mix tra furbizia e egoismo.

La persona paracula (o paraculo, anche la femminile) si “para” il sedere (culo) cioè si ripara, cioè si protegge il sedere. Naturalmente il proprio sedere è la parte del corpo che simboleggia il punto debole, dove puoi essere colpito.

Quindi chi si para il culo si sta proteggendo, sta facendo il suo interesse, infischiandosene degli interessi degli altri, spesso nascondendo le proprie azioni con furbizia.

Pararsi il culo/sedere è in realtà anche un’altra espressione, con un uso leggermente diverso che vedremo in uno dei prossimi episodi.

Per descrivere un bambino furbetto è più adatto comunque paravento piuttosto che paraculo, proprio perché non vogliamo offenderlo, ma solo evidenziare una sua caratteristica di furbizia e magari anche un po’ di malizia.

Che paravento che sei! Riesci a cavartela sempre con l’astuzia!

Tuo figlio è proprio un paravento! Trova sempre una scusa per giustificare le sue marachelle!

Paravento può sostituire paraculo ogni volta che vogliamo attenuare il senso di egoismo o non offendere.

Ma il paravento è anche una specie di mobile che serve ad esempio a ripararsi dal vento. Parare è simile a riparare, ma parare si usa più spesso in senso figurato.

Il paravento è dunque una sorta di parete flessibile, adattabile e orientabile, a seconda delle esigenze, che può anche servire per nascondersi dalla vista degli altri.

Ancora, il termine paravento si utilizza anche per indicare una complicità nei confronti di comportamenti poco ortodossi o illeciti.

Quindi una persona si dice che può fare o servire da paravento a qualcuno.

La funzione di questa persona è proteggerne un’altra in qualche modo, ma si tratta di nascondere un’attività illecita, irregolare, facendola sembrare regolare.

In questi caso si ripara non dal vento ma dalla legge, e se una persona funge da paravento a/per qualcuno, è suo complice. Quindi ne copre le malefatte, le irregolarità, magari agevolandole, quindi aiutando questa persona.

Quindi esiste il paravento come mobile, come persona furba e opportunista, in sostituzione di paraculo, e esiste l’espressione fare/servire/fungere da paravento a/per qualcuno quando si “coprono” (il verbo non è casuale) le irregolarità di un’altra persona.

Adesso ripassiamo.

Irina: ho il beneplacito del gruppo per abbozzare un ripasso?

Anne France: assolutamente sì ma vedi di non farla troppo lunga. Sono personalmente per le lezioni che non sforino i tempi a loro dedicati.

Edita: io sono di diverso avviso però. Spero che me lo permettiate. Ma ho veramente una voglia smodata di ascoltare l’italiano perché l’ascolto è proprio l’ausilio che mi serve per portare sempre più in alto il mio italiano. Quindi Giovanni esageri pure con le spiegazioni dei termini.

Hartmut: in ogni caso ragazzi, non c’è bisogno che esprimiamo il nostro parere al riguardo. Tanto lui andrà avanti come gli pare facendo marameo all’idea di sottostare al limite di 120 secondi. Vedete, lui è romano a tutti gli effetti e per via della sua romanità lui non ha niente a che spartire con la puntualità.

Peggy: questo fatto mi giunge nuovo ragazzi. Allora si può concludere che la romanità e la puntualità stanno agli antipodi?

Ulrike: Ma che puntualità d’Egitto? Più che altro è un tipo loquace. E quando si tratta della giornata della voce (cioè il giovedì) non vorrete essere da meno spero. Quindi parlate a ruota libera!

Peggy: avete ascoltato un ripasso degli episodi precedenti a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Giovanni: giusto. Brava Peggy. Ed io non voglio essere da meno!