Fare una scappata (ep. 916)

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Fare una scappata

Trascrizione

Giovanni: il verbo scappare lo abbiamo visto insieme qualche episodio fa, ricordate?

La frase “fare una scappata” però merita un episodio a parte.

Si tratta di una frase colloquiale. “Fare una scappata” si usa comunemente per indicare un breve viaggio, una breve visita o anche una gita improvvisata, spesso senza una meta precisa e senza una pianificazione dettagliata.

C’è spesso il senso di fretta, di velocità.

Es:

Prima di andare insieme a trovare Maria devo fare una scappata a casa perché ho dimenticato il regalo da darle.

Quindi si tratta di una breve visita, molto veloce, necessaria in questo caso. Sarà una visita veloce perché si tratta solamente di prendere il regalo. È necessario che io lo faccia.

Non sempre però c’è fretta e non sempre c’è necessità.

Queste caratteristiche però fanno spesso la differenza quando c’è da scegliere la giusta espressione da usare. Infatti si preferisce ad esempio nel caso di un impegno che richiede poco tempo. Necessario (in senso ampio) ma ci vorrà poco.

Tipo: faccio una scappata a prendere le sigarette.

Es.

Hey, perché non facciamo una scappata a vedere la mostra d’arte a Milano questo weekend? Sarebbe divertente!

Qui prevale il senso dell’improvvisazione. Non c’è necessità e non è detto che ci sia velocità o fretta.

Abbastanza simili sono le forme:

Fare una breve gita

Fare una fugace visita

Fare una breve vacanza

Fare un breve viaggio all’ultimo minuto

E poi anche:

Fare una puntatina

Fare una capatina (abbiamo un episodio in merito).

Si usa anche “scappatina”.

“Fare una puntatina” e “fare una capatina” hanno un significato simile a fare una scappata o scappatina.

La puntatina si riferisce a una breve visita ad un luogo o ad una persona, spesso durante un viaggio o durante una passeggiata. Una puntatina è una sorta di tappa aggiuntiva.

Ad esempio, “Vado a fare una puntatina a trovare mia zia prima di tornare a casa”.

Fare una capatina” invece si usa più spesso nel senso di fare una breve deviazione, spesso durante un viaggio, per visitare un luogo o incontrare qualcuno. Ad esempio, “Abbiamo fatto una capatina a Venezia durante il nostro viaggio in Italia”.

Più o meno siamo li comunque con puntatina.

In entrambi i casi, queste espressioni indicano una breve pausa o deviazione dall’itinerario previsto per visitare qualcosa o incontrare qualcuno.

Le differenze tra le espressioni possono essere sottili e dipendono dal contesto specifico in cui vengono utilizzate. Non è il caso di scervellarsi alla ricerca di una chiara distinzione.

In generale la scelta della frase da usare dipende dal contesto e dal registro linguistico.

Ad esempio, fare una scappata, una puntata e una capatina, molto simili, sono espressioni informali e colloquiali, spesso usatea tra amici o familiari, mentre “fare una fugace visita” è più formale e adatta a situazioni in cui si vuole essere più precisi e attenti al linguaggio utilizzato.

Vi faccio notare, per concludere, che abbiamo visto in passato anche l’espressione “ci scappa“, e se ricordate abbiamo usato il termine “scappata” in quell’episodio, ma in modo diverso:

Nella frase:

Siamo andati a Roma, abbiamo visto 5 musei in un giorno e ci è scappata anche una visita al Colosseo.

Anche questo modo di esprimersi è colloquiale, ma qui si esprime un qualcosa in più che siamo riusciti a fare, similmente a “siamo anche riusciti a fare una visita al Colosseo”.

La presenza della particella “ci” è importante per capire il significato.

Poi un’altra cosa che vale la pena di dire sulla scappata. È un termine che può essere anche usato per indicare un intervento fuori luogo nel corso di un dialogo o di una conversazione.

In questo caso si usa “avere una scappata” e più raramente anche “fare una scappata”. Il senso è simile all’uso del verbo “uscirsene“.

Giovanni è un tipo particolare, ha certe scappate!

Come a dire che Giovanni fa delle uscite bizzarre, dice cose spesso imbarazzanti o indiscrete. Se ne esce con frasi particolari. Come dire he è un tipo un po’ sui generis.

Oppure:

Maria oggi ha fatto/avuto una scappata delle sue e ci ha fatto pentire di averla invitata a cena.

Sembra dunque che Maria abbia detto qualcosa che ha colpito l’attenzione in senso negativo, qualcosa di imbarazzante.

Bene allora la finisco qui, ma adesso dobbiamo farci scappare anche il ripasso.

In questo ripasso parliamo di Dante Alighieri, argomento sempre gradito da tutti, e lo facciamo utilizzando naturalmente qualcosa che abbiamo già imparato: “essere da meno” , prestarsi, “avere la stoffa” , “più in là” , indiscreto, il verbo avvalersi, i mezzucci e “il da farsi”.

Marguerite: Nonostante fosse nato in una famiglia nobile, Dante non era da meno nel mostrare la sua passione per la poesia e la letteratura fin dall’infanzia. Si prestava spesso a scrivere poesie e a partecipare a concorsi letterari, dimostrando una grande stoffa nel maneggiare le parole.

Fatima: Più in là con gli anni poi si affermò anche in politica.

Irina: Tuttavia, la sua vita non è stata priva di scandali e di critiche. Alcune delle sue opere sono state giudicate indiscrete e controverse, causando spesso polemiche e ostilità da parte di alcuni membri della società dell’epoca.

Anne Marie: Per affrontare le sfide che la vita gli presentava, Dante si è spesso avvalso di mezzucci e stratagemmi, cercando di trovare il modo migliore per raggiungere i suoi obiettivi. Tuttavia, ha sempre saputo distinguere tra ciò che era giusto e ciò che non lo era, cercando sempre il da farsi per agire nel modo più corretto possibile.

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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L’iter e la trafila – POLITICA ITALIANA (Ep. n. 28)

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Indice degli episodi della rubrica dedicata alla politica

Trascrizione

Giovanni:
Oggi, per la rubrica dedicata alla politica italiana, parliamo dell’iter. Ho già accennato a questo termine nell’episodio facente parte del corso di italiano professionale dedicato alla prassi.

L’iter è però semplicemente una procedura.

Un termine che si usa spesso in politica, ma anche parlando di procedure amministrative e burocratiche.

Vi faccio alcuni esempi:

Una legge, per essere approvata, deve seguire il suo iter.Si tratta di una serie di passi che necessariamente devono essere seguiti per poter arrivare alla sua approvazione definitiva.

Nel caso di una legge si chiama iter legislativo o più specificamente procedimento legislativo. È un procedimento formale che quindi avviene attraverso varie fasi, vari passaggi. In questo caso sono la presentazione, l’approvazione, la promulgazione e la pubblicazione.

Non voglio entrare nel dettaglio ma la cosa importante da sapere è che solo una procedura politica o amministrativa può essere chiamata iter.

Se sto preparando un dolce e sto seguendo una determinata procedura, questo non è un iter.

Solitamente, proprio come qualunque tipo di procedura, si usa il verbo seguire.
Seguire un iter.
Notate che iter viene dal latino e significa viaggio, marcia e come ogni viaggio ha una destinazione.

Nel caso di iter burocratico/amministrativo, spessissimo si parla di “trafila“, che talora viene preferito all’utilizzo di iter:

La trafila amministrativa.

La trafila burocratica.

Indica sempre una serie di passaggi obbligatori, ma spesso con una eccezione negativa. Notate che nella parola trafila c’è la “fila”, e fare la fila non è sempre piacevole.

Es:

La pratica avviata per ottenere la cittadinanza italiana ha seguito una trafila molto lunga.

In questo caso avrei potuto usare anche il termine iter, trattandosi di una questione amministrativa.

In realtà il termine trafila indica più in generale una serie di prove, di difficoltà, di disavventure attraverso le quali è necessario passare per poter raggiungere un certo obiettivo. In questo caso non è opportuno usare iter.

Es:
Prima di inventare la lampadina, Edison è passato per una lunga trafila di tentativi e di insuccessi.

Anche al lavoro e nello sport, in modo simile, si usa spesso il termine trafila, per indicare il percorso lavorativo/professionale di una persona prima di arrivare a raggiungere una posizione di importante:

Es:
Vi racconto la lunga trafila che ho dovuto seguire prima di diventare il direttore dell’azienda.

La storia di Giovanni, dalla trafila tra le squadre giovanili fino all’esordio con la squadra nazionale.

Ci diamo appuntamento al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato alla politica.

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Le domande e le risposte su questo episodio sono disponibili ai soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

L'iter e la trafila - politica italiana

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3 giorni in Italia – Lezione 16: informazioni di viaggio

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Descrizione

L’episodio contiene una serie di domande e risposte sulle diverse situazioni in cui si può trovare un turista che arriva in una città italiana: sul bus, sul treno, appena sceso dall’aeroporto, sul taxi.

Durata: 8 minuti