728 È nelle cose

È nelle cose (scarica file audio)

Trascrizione

Giovanni: oggi vorrei parlarvi di una locuzione: “è nelle cose” o “sta nelle cose“.

È una locuzione colloquiale che a volte può capitare di incontrare anche nello scritto.

Viene usata per descrivere qualcosa di normale, di naturale.

Si tratta in particolare di un avvenimento.

“Normale” nel senso che è qualcosa di cui non ci si deve stupire, qualcosa che, se dovesse accadere, non dovremmo meravigliarci, perché può accadere, perché le cose possono andare così. E se invece è già accaduto, non c’è ugualmente da stupirsi. È normale.

Si può usare anche al passato:

È/era/sta/stava nelle cose che potesse accadere

Es:

Se tu sei davvero convinta di lasciare tuo marito, fallo pure, ma attenta perché lui è un bell’uomo, e se poi dopo un po’ ci ripensi, è nelle cose che potrebbe trovare un’altra.

Non si vuole dare una certezza, o una probabilità che qualcosa accada, ma solo dire che può accadere, perché si sa come vanno le cose.

Come vedete sto cercando di usare la parola “cose” per cercare di spiegare questa locuzione che la utilizza per indicare, in termini generici, delle conseguenze possibili, di cui non c’è da stupirsi. Perché la vita insegna che certe cose possono accadere.

Si vuole spesso anche trasmettere in qualche modo un senso di incertezza legato agli eventi che accadono uno dietro l’altro, senza legami certi.

Si potrebbe pensare che la locuzione possa trasmettere, in certi casi, anche un senso di fatalismo, cioè di una persona che accetta il suo destino, senza tentare di modificarne il corso.

In realtà però non c’è fatalismo. Al limite può trasmettere una leggera presunzione, come a voler dire che si conosce il mondo e le cose che accadono.

In effetti chi ha un atteggiamento un po’ lezioso, che si crede una persona di mondo, con molta esperienza e che può insegnarti un sacco di cose, può cadere nella tentazione di usare la locuzione “è nelle cose”.

Sto forse esagerando un po’ ma vorrei trasmettervi tutte le mie sensazioni legate a questa espressione.

Tra l’altro “è nelle cose” somiglia anche a “sono cose che capitano” che però si usa per tranquillizzare dopo una disavventura, per consolare una persona, dopo qualcosa che può succedere ad ognuno di noi.

Tipo:

Ti hanno bocciato all’esame? Sono cose che capitano, non ti scoraggiare!

Potrei usare anche “è nelle cose” ma io voglio consolare questa persona e non sembrare l’esperto in materia!

Un altro esempio:

Io e Giovanni siamo sempre stati amici per la pelle, poi, come è nelle cose, è capitato che uno dei due si è innamorato. Non ci vediamo da 30 anni ormai.

Come è nelle cose… Si usa spesso questo inciso all’interno di frasi in cui si descrive qualcosa di accaduto che si poteva immaginare potesse accadere.

Al posto di “è nelle cose” potremmo dire “è normale” oppure “può accadere“, “la storia ci insegna che può capitare” oppure anche l’espressione “ci sta” quando questa esprime una possibilità.

Ci sta che può capitare!

Quest’ultima però, oltre ad essere più informale, ha diversi significati e se volete potete approfondirli dando un’occhiata all’episodio che abbiamo dedicato alla locuzione “ci sta“.

Vediamo un altro esempio:

Hai chiamato il presidente e non ti ha dato un appuntamento come volevi? È nelle cose che un presidente abbia poco tempo a disposizione.

Il verbo essere è usato in modo anomalo perché sembra mancare un soggetto. Cosa “è nelle cose?”

Si sta parlando di qualcosa che, come detto, può accadere, qualcosa di normale.

Se fate una ricerca su internet vedrete che non è facile trovare esempi di utilizzo di questa locuzione, perché “è nelle cose“, possiamo usarla anche in altri modi più semplici:

La bellezza è nelle cose semplici

È nelle cose misteriose che si nasconde il pericolo

Ma in questi casi è chiarissimo il senso: il verbo essere va inteso come “si trova”. Il soggetto poi è sempre chiaro: la bellezza si trova nelle cose semplici; il pericolo si trova nelle cose misteriose.

Lasciate che vi ricordi poi che c’è una certa similitudine con l’espressione “non è cosa” che abbiamo trattato in passato. La similitudine consiste nel fatto che il termine “cosa” ha lo stesso legame con le possibilità, perché, se ricordate, può indicare qualcosa di impossibile o difficilmente realizzabile.

Non è cosa” si potrebbe anche tradurre, in alcune circostanze, come “non sta nelle cose“, “non è nelle cose“, anche se così facendo si perde il contenuto umorale, legato ad un eventuale stato d’animo negativo, tipico dell’espressione “non è cosa”.

Episodio terminato.

Ora lascio la parola a Ulrike, membro dell’associazione Italiano Semplicemente che vi tratterrà ancora qualche secondo con qualche frase per rispolverare i passati episodi:

Ulrike: Ciao a tutti! Ho appena finito l’episodio dedicato alla locuzione trovare la quadra. C’è molta attualità per via dell’elezione del Presidente della Repubblica. Anche col terzo scrutinio non si è usciti dalla situazione di stallo. Per ora non è visibile in che modo i negozianti dei partiti possano trovare la quadra, il che vorrebbe dire che anche alla quarta si potrebbe vedere la quarta fumata nera. Mi sa che questo modo di votare – passatemi il terminefa molto italiano, e in quanto straniera non mi sconfinfera proprio. Non me ne vogliano gli italiani.

Capitare, succedere,  avvenire, accadere, realizzare, avverare

Audio

Trascrizione

Buonasera e bentornati all’ascolto di questo nuovo episodio di Italiano Semplicemente. Quest’oggi rispondo ad una domanda di Alexandre, che mi ha domandato di spiegare la differenza che esiste tra una serie di parole  che hanno un significato simile. Le parole in questione sono in realtà dei verbi:

– accadere
– avvenire
– succedere
– capitare
– avverare
– realizzare

Bene, quindi si tratta di sei verbi, diversi, ma molto simili tra loro. Vediamo però se ci sono differenze e quando si usa ciascuno di questi verbi.

capitare_immagine Ovviamente ci sono delle differenze, altrimenti non esisterebbero più verbi, ma sapete bene che la lingua italiana è molto variegata e di conseguenza a volte si tratta solamente di leggere sfumature.

A volte, semplicemente, ciascun verbo si usa in contesti specifici o in specifiche frasi.
Tutti questi verbi comunque si usano quando si parla di fatti, di eventi, di cose già accadute, che devono ancora accadere e che stanno accadendo.
Avrete notato che ho appena utilizzato uno di questi verbi: il verbo “accadere“. Accadere è un verbo  molto generico che si usa quando si parla di fatti. Se qualcosa “accade” vuol dire che si verifica, e questo verbo evidenzia soltanto un aspetto di un qualsiasi evento: l’aspetto evidenziato è il tempo. Quindi una cosa qualsiasi può essere già accaduta, oppure ancora deve accadere, oppure sta accadendo in questo momento. Si usa molto spesso per fatti casuali, improvvisi e soprattutto quando già sappiamo di cosa stiamo parlando. Questo è molto importante per capire la differenza con gli altri verbi.
Ad esempio:
Se una mamma sgrida il proprio figlio per qualcosa di sbagliato che ha fatto, la mamma può dire, tra le altre cose:

Giovanni, questo non deve più accadere!

risposta:

va bene, non accadrà più

risponde il figlio. Il padre, se presente anche lui, potrebbe commentare:

può accadere a chiunque di commettere uno sbaglio!

Oppure se in una famiglia una persona ha una depressione, ha una forma di malessere psicologico, posso dire che:

queste sono cose che accadono anche nelle migliori famiglie.

Il confine tra “accadere” e “capitare” è abbastanza sottile. Attenzione in questo caso perché spesso si usano uno al posto dell’altro e non si può dire sia un vero errore, ma “capitare” non è un verbo “neutro” come accadere. Infatti capitare ha una accezione negativa ed inoltre si usa maggiormente con gli eventi che accadono alle persone, quindi si tratta di eventi negativi che accadono a delle persone. Quindi ogni volta che si parla di qualcosa che accade, se questa cosa che accade è una cosa che porta delle conseguenze negative ad una persona possiamo usare il verbo “capitare” al posto di accadere. Capitare è più adatto di accadere in questo caso. Perché?

Beh, innanzitutto accadere viene da “cadere“, ma non nel senso di cadere a terra, ma cadere nel senso di cadere temporalmente. Mi spiego meglio. Se ad esempio sto parlando del mese di marzo 2017 e della prima domenica del mese di marzo, posso dire che nel 2017 la prima domenica cade nel giorno 5 di marzo. La prima domenica di ogni mese in generale può cadere in uno dei primi sette giorni del mese, perché un mese può iniziare di domenica, oppure di lunedì, di martedì, di mercoledì, di giovedì eccetera. Nel 2017 la prima domenica si dice che “cade” nel giorno 5 di marzo. Per questo accadere, che viene da “cadere” indica un evento qualsiasi.

Capitare invece si usa spesso in caso di eventi negativi e con le persone. Quindi nel caso dell’esempio che ho fatto prima della famiglia, quando il bambino commette un errore, la mamma gli dice: “non deve accadere più!”, quindi utilizza “accadere” perché sottolinea l’evento accaduto, che poteva accadere ma poteva anche non accadere, mentre il padre che dice: “può accadere a chiunque di commettere uno sbaglio” potrebbe anche dire:

può capitare a chiunque di commettere uno sbaglio.

In questo caso lo sbaglio è stato commesso dal bambino, è capitato a lui di commettere lo sbaglio, e questo può capitare a tutti. Allo stesso modo in caso di eventi negativi si usa spesso dire frasi come:

 queste sono cose che capitano!

e questo si dice con un tono di rassegnazione. Oppure la frase:

mi è capitato un contrattempo

cioè mi è capitato, cioè è capitato a me, un contrattempo, che è una cosa inaspettata.

Capitare quindi si usa di più con le persone e quindi è anche più informale come verbo. Qualsiasi cosa può capitare. Al lavoro potete dire che:

vi è capitato un buon affare

in questo caso non volete evidenziare un evento che accade in un momento preciso, ma che è accaduto a voi e che è casuale.

Analogamente potete dire che, se cercate qualcosa in casa e casualmente trovate una cosa inaspettata, come un anello ad esempio, potete dire:

mi è capitato tra le mani questo anello.

L’anello è capitato a voi, ed è capitato per caso, casualmente. Riferendosi a delle persone specifiche quindi è normale che con “capitare” si usi spesso specificare il soggetto: “mi è capitato”, “capita a tutti”, “ci capita spesso”, “vi è mai capitato?”.

Vediamo adesso il verbo “succedere“. Anche succedere può indicare l’accadimento di un evento casuale, proprio come accadere e capitare, ma succedere ha anche altri significati. Nel caso in questione però si usa soprattutto quando si fanno le domande:

Se mi accorgo che il mio amico ha qualcosa di strano, ad esempio nella sua espressione, posso chiedergli:

cosa è successo?

oppure

cosa ti è successo?

E’ ovviamente la stesso cosa che dire “cosa ti è accaduto” oppure “cosa ti è capitato”, ma successo è più confidenziale e familiare, accadere è più formale, si usa più spesso con i colleghi che coi familiari. Anche capitare come detto è abbastanza familiare.

Come dicevo poi “succedere” ha anche altri significati, perché ad esempio significa “venire dopo” nel tempo, seguire.

Ad esempio posso dire che in caso di pioggia e di temporale, ci sono dei tuoni e dei lampi.  I tuoni sono il rumore ed i lampi sono la luce. Ebbene, come sapete prima viene il lampo, cioè la luce e dopo viene il tuono, cioè il rumore, perché la velocità della luce è più veloce della velocità del suono, quindi posso dire che “al lampo succede il tuono“, oppure al contrario che “il tuono succede al lampo“. Allo stesso modo posso dire che “i giorni si succedevano l’uno all’altro” cioè dopo un giorno ne viene sempre un altro. Ma questo, dicevo,  è un altro significato di succedere. Nello stesso senso di accadere e capitare ricordatevi che è solamente più informale e familiare.

Vediamo adesso il verbo “avvenire“. Su questo verbo basta dire che è esattamente come accadere. E’ più utilizzato di accadere probabilmente a livello giornalistico, quindi in un notiziario o un telegiornale potete più facilmente ascoltare che un certo evento è avvenuto a Roma, piuttosto che è accaduto, ugualmente utilizzato comunque.

Passiamo al verbo “avverare“. Avverare significa semplicemente “diventare vero“.

Il verbo quindi si usa quando qualcosa accade, ma quando in particolare si traduce in realtà, si concretizza. Avverare quindi è molto simile a concretizzare, che è ancora un altro verbo. Entrambi sottolineano il fatto che qualcosa è diventato vero, concreto.

Se sono fortunato posso dire ad esempio che:

i miei sogni si sono avverati.

Ciò che io un tempo sognavo avvenisse, e quindi ciò che anni fa non era ancora accaduto, ora si è avverato, è diventato vero. Possono avverarsi i sogni, ma anche le profezie, le previsioni, quindi tutto ciò che viene previsto in un tempo precedente.

Vediamo infine il verbo “realizzare“: è simile sia ad avverare che a concretizzare, che però sottolineano maggiormente il desiderio precedente, il sogno ad esempio che abbiamo fatto da bambini.

Realizzare significa “diventare reale“, “verificarsi” (che è ancora un altro verbo) e si usa in sostituzione si avverare o concretizzare, ma maggiormente per evidenziare la realtà di oggi. Ad esempio:

ho realizzato il mio sogno.

Oggi il mio sogno è realtà, quindi si è realizzato, e realizzandosi il sogno si è avverato il mio sogno. Ma realizzare è un verbo che si usa anche per le persone.

Io stesso, ad esempio, posso realizzarmi. Ad esempio posso realizzarmi nel lavoro. Se mi realizzo nel lavoro significa che riesco ad esprimere me stesso nel lavoro, riesco cioè a fare ciò che mi piace e ad arrivare dove merito di arrivare. Questa è la realizzazione personale.

Tutti sperano di realizzarsi nel lavoro ma anche nella vita in generale. Una persona si realizza se vede i propri sogni diventare realtà o meglio ancora se ottiene dalla vita ciò che lo rende felice e soddisfatto. Come vedete il significato è diverso da prima. Chi si realizza non è un evento, un sogno, ma una persona.

Infine occorre ricordare che realizzare significa anche fare, portare a termine, fare fisicamente nel senso di costruire qualcosa: posso realizzare un progetto, posso realizzare una casa, una scuola, un ristorante, un albergo eccetera. Qualunque cosa può realizzarsi.

Quindi caro Alexandre queste sono le differenze tra i verbi che hai elencato. Spero di essere stato chiaro.

Per chi ne vuole sapere di più dei verbi in generale ricordo che nel corso di italiano professionale settimanalmente spieghiamo ed approfondiamo un verbo, in particolare quei verbi che sono poco usati dagli stranieri ma che sono molto professionali e quindi è molto importante conoscere, soprattutto per chi lavora in Italia.

Un saluto a tutti e grazie a chi sostiene italiano semplicemente attraverso una piccola donazione personale.  Tutti possono donare a partire da 1 euro al mese, un piccolo contributo per avere un insegnante di italiano a disposizione!

Non capita tutti i giorni.

Ciao amici alla prossima.