872 L’orlo

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Trascrizione

Sapete cos’è un orlo?

Se ci occupiamo di questa parola all’interno della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente” il motivo è che si può usare in molte occasioni diverse, quindi può capitare di ascoltarla nei film come nelle conversazioni di tutti i giorni e pertanto sicuramente troveremo occasioni anche per usarla nei ripassi dei prossimi episodi per poterla memorizzare.

Iniziamo col dire che questa parola ha un legame con l’espressione “lì lì per”, che abbiamo trattato nell’episodio 463. È mia abitudine citare gli episodi passati laddove esistono dei legami che possono aiutare a capire il significato del nuovo termine, della nuova locuzione o espressione.

Quando siamo li li per fare qualcosa, come abbiamo visto, stiamo proprio sul punto di fare una azione, ad esempio se stiamo li li per uscire, stiamo quasi uscendo. In alcune occasioni possiamo anche usare l’espressione “essere/stare sull’orlo di” qualcosa. La parola orlo ha infatti un forte legame con “quasi“.

In questo senso esistono in particolare alcune espressioni:

Essere sull’orlo del baratro

Essere sull’orlo del precipizio

Essere sull’orlo della disperazione

Essere sull’orlo di una crisi di nervi.

Per comprendere queste espressioni è buona cosa spiegare il senso proprio del sostantivo orlo. L’orlo è la parte terminale, si trova al confine di qualcosa.

Quando riempiamo completamente un bicchiere, si può dire che lo riempiamo fino all’orlo, cioè completamente, fino alla fine, fino alla parte terminale. Se andiamo oltre l’orlo, l’acqua cade sul tavolo.

Quando acquistiamo un paio di pantaloni, anche se sono della nostra taglia, è difficile che la lunghezza sia perfetta per noi. Probabilmente bisogna accorciarli. Bisogna rifare l’orlo. È un lavoro che fanno le sarte o chi ha dimestichezza con ago e filo.

Quindi, tornando agli esempi fatti sopra, se sono sull’orlo di un precipizio, sto proprio sul confine, quindi potrei cadere nel precipizio.

Un precipizio o dirupo o burrone è un luogo molto pericoloso, in cui si può cadere perché improvvisamente non abbiamo più la terra sotto i piedi. Non è piacevole camminare sull’orlo di un precipizio, specie se soffriamo di vertigini. Potremmo precipitare!

Quindi l’orlo delimita qualcosa, segna il confine di qualcosa: un abito, un bicchiere, un precipizio.

Essere sull’orlo del baratro

Questa è un’espressione simile perché il baratro è proprio identico ad un precipizio, ma la maggior parte delle volte si usa in senso figurato.

Si sta sul punto di precipitare non nel senso fisico, materiale, ma psicologicamente, o economicamente.

Una azienda può essere sull’orlo del baratro quando sta quasi per fallire.

Una persona in condizioni psicologiche disastrose si può dire che si trova sull’orlo del baratro quando potrebbe avere un crollo psicologico.

Potrei dire che un paese in guerra si trova sull’orlo del baratro, con riferimento alle condizioni economiche, sociali e umane del popolo.

Ugualmente una famiglia che per un motivo qualunque si trova improvvisamente in povertà, possiamo dire che si trova sull’orlo del baratro. Bisogna quindi intervenire. Si trasmette l’urgenza, la necessità di fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

Per collegarci agli ultimi due episodi, qualcosa di brutto è imminente (o anche incombente, se non è certo) pertanto c’è un bisogno impellente di trovare una soluzione.

Se non vogliamo ricorrere al “baratro” nel senso figurato, per descrivere una situazione limite, dal punto di vista psicologico possiamo usare anche:

Essere sull’orlo della disperazione

Essere sull’orlo di una crisi di nervi.

Se la situazione limite riguarda le risorse economiche, potremmo trovarci sull’orlo del fallimento o sull’orlo della bancarotta.

Ancora un passo e sarò disperato, ancora un passo e avrò una crisi di nervi, ancora un passo e il fallimento sarà inevitabile, ancora un po’ di acqua nel bicchiere e l’acqua uscirà fuori.

Credo sia abbastanza per oggi. Non vi dirò quindi che anche i piatti hanno un orlo e ce l’hanno anche altri indumenti, oltre ai pantaloni.

Non vado oltre, tanto il concetto credo sia chiaro.

Ripasso adesso.

Mariana: I sostenitori di Bolsonaro non accettano che Lula abbia vinto. Ne vedremo delle belle!

Rafaela: Neanche lui l’ha presa molto bene, tant’è che quanto a dichiarazioni post voto, si è limitato allo stretto indispensabile.

Marcelo: c’è chi dice che sia sull’orlo di una crisi di nervi, ma forse si tratta di voci false e tendenziose.

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575 Infierire

INFIERIRE (scarica l’audio)

Trascrizione

Giovanni: Sapete che ci sono tantissimi termini, verbi espressioni o locuzioni nella lingua italiana che hanno origine dal mondo animale?

Uno di questi è il verbo infierire.

Infierire viene infatti da fiera, che rappresenta un animale selvatico e feroce, cioè una belva.

Sapete che gli animali, se sono feroci, significa che sono aggressivi, aggrediscono e lo fanno ovviamente per sopravvivenza.

La ferocia è una caratteristica degli animali carnivori, cioè che mangiano carne. La ferocia è aggressività selvaggia, bestiale, appunto.

Quando un animale feroce aggredisce la sua preda per mangiarla, non ha pietà: si avventa contro di lei (verbo avventarsi, cioè scagliarsi, vale a dire lanciarsi, gettarsi, piombare sulla preda, balzare sulla preda velocemente) e la uccide. L’animale, si può dire, infierisce contro la sua preda, e infierire significa accanirsi con particolare violenza e ferocia contro qualcuno.

Notate che anche accanirsi è un verbo che deriva dal cane, quindi anch’esso ha origine animale. Sarebbe come comportarsi come un cane, con la stessa sua crudeltà. Povero cane.

Ma poniamo la nostra attenzione sul verbo infierire, perché, proprio come accanirsi, è di uso comune.

Naturalmente si tratta di due verbi che non si usano solamente parlando di animali.

Il verbo infatti si usa prevalentemente per indicare una insistenza ingiustificata in un’azione che provoca un danno a qualcuno.

Il verbo insistere è abbastanza vicino come significato ad infierire, ma insistere manca della componente “animale”, una componente di eccesso, di durezza esagerata, eccessiva. A volte, con infierire, c’è persino crudeltà, masochismo, quasi una voglia di fare del male fine a sé stesso, solo per il gusto di farlo. Cosa questa che non appartiene agli animali ovviamente, che semplicemente agiscono secondo natura.

Vediamo qualche esempio:

Il professore di italiano non soltanto ha bocciato lo studente, ma ha voluto infierire su di lui, facendolo vergognare davanti a tutti gli altri studenti per la sua impreparazione.

Questo professore è stato quindi un po’ cattivo, si è comportato in modo eccessivamente duro con questo studente. Non solo l’ha bocciato ma ha anche infierito su di lui, perché non gli bastava bocciarlo, ma ha voluto dargli una lezione davanti a tutti gli altri studenti.

Ha esagerato? In genere sì se usiamo il verbo infierire. C’era bisogno di infierire? Probabilmente no, ma evidentemente il professore non era di questo avviso.

Il verbo si usa prevalentemente con le persone, che infieriscono con i loro comportamenti su altre persone, in genere inermi, che cioè non hanno modo di difendersi. Non possono fare nulla. Può bastare questo, questa incapacità di difendersi per giustificare l’uso del verbo infierire.

Infierire è dunque “andare oltre” un certo limite mostrando durezza e mancanza di empatia o sensibilità:

Perché infierisci su quella povera formica, cosa ti ha fatto di male?

Adesso basta, non trattare cosi male tuo figlio. Ti ha già chiesto scusa per il suo errore. Perché infierire su di lui?

Una donna ha ricevuto 150 coltellate, ma nonostante questo, l’imputato ha dichiarato che non voleva infierire su di lei.

Dei ragazzi sono stati picchiati mentre dormivano. Ma chi è stato ad infierire in questo modo su di loro?

Ti sei accanito contro di me? Ti piace infierire? Ci provi gusto?

Non si usa solo con le persone però:

Anche una malattia, un terremoto, un uragano, una qualunque calamità naturale, quando si manifesta con particolare violenza, si può dire che infierisce, perché colpisce la popolazione che non può fare nulla per difendersi e che magari ha già altri problemi.

Il virus continua ad infierire sul mondo intero. Questo virus è senza pietà.

Dopo il terremoto, arriva anche il temporale ad infierire contro la popolazione.

Adesso ripassiamo. So che avete capito. Non voglio infierire.

Ripasso degli episodi passati a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente:

Khaled: ciao a tutti. Mi chiedo se sia meglio amare o essere amati, dovendo per forza scegliere. Come la vedete voi?

Komi: senz’altro meglio essere amati. Mi fa sentire più sicuro. Che poi così non ci si emozioni, me ne farò una ragione. Preferisco non soffrire, altro che storie!

Irina: di contro però va detto che questa sicurezza va a scapito della vera felicità. No! Meglio amare, mi fa sentire vivo/a. Sempre che però io non sappia di non essere amato/a.

Ulrike: sono d’accordo. Tra l’altro l’amore dato non è mai perso, vale a dire che non si ama mai invano. Ciò non toglie che anche essere amati abbia i suoi vantaggi.

Sofie: si tratta in entrambi i casi di rapporti che sono giocoforza destinati a finire. Chi ama, prima o poi darà il benservito all’altro, e ne ha ben donde.

Mariana: spesso accade anche il contrario però, e chi ama ci rimane fregato, fermo restando che lo era già prima, secondo me.

Irina: Comunque io, per non saper né leggere né scrivere, preferisco fare incetta di uomini, con buona pace dei moralisti, bigotti e bacchettoni. Prima o poi uno da amare e che mi ama lo trovo!

Anthony: davvero? Non ti ci facevo!!

Oltranzista – POLITICA ITALIANA (n. 11)

Oltranzista

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Descrizione 

Giovanni: molto spesso, parlando soprattutto di politica, si sente parlare di oltranzisti, plurale di oltranzista.

In particolare si parla di atteggiamento oltranzista, schieramento oltranzista, polizioni oltranziste, politici oltranzisti.