854 Il polverone

Il polverone

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Trascrizione

Agli amanti della pulizia e ai maniaci dell’ordine non piacerà l’episodio di oggi perché è dedicato alla polvere, anzi al polverone!!

Tutti voi sapete cos’è la polvere, ma se non lo sapete, sappiate che si tratta di minutissime particelle che sono sollevate e trasportate dal vento, e che si posano sugli oggetti.

C’è da dire però che la polvere è anche usata come simbolo di una sconfitta subita.

Non è un caso che se in una corsa automobilistica, ad esempio, se un pilota fa mangiare la polvere agli avversari, questo vuol dire che li ha battuti tutti, e questa frase è anche umiliante per gli sconfitti.

La polvere viene alzata dalla macchina che sta davanti a tutte (la prima) e dunque gli altri, stando dietro, sono costretti a “mangiare la polvere“.

Questo è il senso, figurato fino ad un certo punto!

Due volte nella polvere, Due volte sull’altar” diceva il poeta Manzoni nella poesia (il 5 maggio) dedicata a Napoleone, alludendo alle due grandi sconfitte subite, quella di Lipsia del 1813 e quella definitiva di Waterloo del 1815.

Se invece usiamo l’espressione “alzare un polverone” o “fare un polverone” ci riferiamo a situazioni diverse. Non parliamo di sconfitte e umiliazioni.

Parliamo invece di confusione. Torniamo in qualche modo al concetto di ordine e pulizia, ma non dal punto di vista materiale. O meglio, non sempre.

Infatti queste sono espressioni che si usano quando una persona crea molta confusione e disorientamento.

Fare, alzare e sollevare un polverone significa pertanto creare confusione e disorientamento, suscitare una gran quantità di polemiche, spesso allo scopo di allontanare la verità.

Ovviamente posso alzare, sollevare un polverone anche materialmente, sollevando una gran quantità di polvere.

Spesso, nel senso figurato, alzare un polverone è un atto volontario, proprio fatto con l’obiettivo di diminuire la “visibilità“, quindi vedete l’immagine della visibilità che rappresenta la verità che si vuole nascondere cercando di sollevare un polverone.

In realtà però si può alzare un polverone anche nel senso di generare proteste, sollevare polemiche, o animare una discussione introducendo un argomento scottante.

Vi dirò che questo modo di usare il polverone è anche più diffuso.

Qualcuno potrebbe stupirsi dell’uso dei verbi alzare e sollevare. In realtà si usano normalmente anche con la polvere vera e propria:

Cerca di non sollevare la polvere con le scarpe.

Con quel ventilatore stai facendo alzare un sacco di polvere!

Infatti la polvere si trova a terra e da lì può sollevarsi, può essere alzata.

Vediamo qualche frase in cui usiamo il polverone in senso figurato:

Le dichiarazioni del ministro sollevano un polverone nello schieramento di sinistra (polemiche, discussioni)

Stai alzando un polverone su questa storia che in realtà a me risulta molto chiara. Come mai? (volontà di nascondere la verità)

Sul nuovo stadio in costruzione qualcuno prova a sollevare un polverone e polemiche per impedire l’inizio dei lavori (qualcuno prova a creare molta confusione con l’obiettivo di creare ostacoli e problemi)

Alla riunione, la protesta di Giovanni ha sollevato un polverone (ha generato accuse, repliche e polemiche)

L’espressione, quando si descrive la volontà di nascondere la verità, è abbastanza simile all’espressione “buttarla in caciara“, più informale e colloquiale, di cui abbiamo già parlato qualche tempo fa. Date un’occhiata all’episodio che non fa male.

Adesso ripassiamo:

Estelle: non riesco a capacitarmi della vittoria d’Annie Ernaux per il Premo Nobel della letteratura! Avrei preferito Houellebecq, nonostante non ho letto nemmeno una solo riga scritta da quella donna.

Khaled: Madonna! Ma perché giudicare un autore senza conoscerlo! Per prendere una posizione è necessario avere argomenti oggettivi.
Devo ammettere che non sono dello stesso avviso di Albéric. Non mi piace Houellebecq. Non trovo chiaramente un filo conduttore nel suoi romanzi, i discorsi sembrano troppo slegati l’uno dall’altro e spesso usa anche volgarità.

Ulrike: Ciao Khaled. Neanche per sogno giudicherei un autore o un’autrice o le loro opere senza conoscerle, fermo restando però, che un giudizio per un’autrice che dà voce alle donne, mi sconfinfera già di per sé. Ma questo è un ingenuo sentimento di solidarietà femminile e non ha niente a che spartire con una valutazione del suo valore letterario. Questo è quanto per conto mio.

Marcelo: Ho chiesto su questa autricce al mio collega e per tutta risposta mi ha detto che a lui non piace, ma de gustibus... vedi tu!

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757 Recriminazioni e rimostranze

Recriminare

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Trascrizione

Oggi parliamo di “crimini“. Un crimine, come probabilmente sapete, è un delitto particolarmente grave, particolarmente efferato.

Uccidere una persona è ovviamente un delitto ma anche un crimine, come anche rapinare una banca. I due termini spesso sono usati come sinonimi.

Ma oggi non ci interessa questa differenza. Piuttosto ci interessa il verbo recriminare, che viene proprio dal termine crimine.

Quando una persona recrimina qualcosa non significa però che è stato commesso un crimine o un delitto. Spesso si sta dicendo che è stata commessa un’ingiustizia, si sta esprimendo una lamentela o una accusa (tardiva) per fatti accaduti o per ingiustizie subite. Ci si sta rammaricando per qualcosa che è accaduto e che ci ha procurato un danno, un torto o una ingiustizia.

Due episodi fa abbiamo introdotto, ma in realtà ho semplicemente accennato al concetto di recriminazione. Parlavamo della locuzione “non fare che“, che esprime, una lamentela, appunto, quindi può anche esprimere una recriminazione, perché una recriminazione è una lamentela a tutti gli effetti.

Solitamente è una lamentela che si rivolge ad altre persone, ma in realtà si può anche esprimere una lamentela indefinita, senza un destinatario, oppure verso sé stessi, nel senso che posso pensare al passato, a qualcosa che non è andato bene, così posso recriminare, cioè considerare con rammarico ciò che si è fatto o che è accaduto, anche per colpa mia volendo. E’ un modo di dispiacersi del passato. Anche a questo abbiamo dedicato un episodio passato. Non siate rammaricati perché non lo ricordate, poiché potete sempre andarlo a rivedere.

Se ad esempio faccio un esame all’università, il giorno successivo posso dire:

Non posso recriminare nulla!

Cioè: non posso lamentarmi per come è andata. Non posso dispiacermi di aver subito ingiustizie o di aver studiato di più. E’ andata come doveva andare.

La maggioranza delle volte comunque la lamentela si rivolge a persone ben precise, perché qualcuno ha qualche tipo di colpa per qualcosa che mi ha danneggiato. Ormai però è o potrebbe essere tardi per rimediare, sia che sia colpa mia che la colpa sia di altri.

Giovanni, dopo la mancata promozione, è andato a recriminare dal direttore

Maria ha preso un brutto voto in matematica, ma afferma di aver avuto un compito più difficile degli altri studenti. Per questo è andata a recriminare dal professore.

Quando una persona si lamenta per un torto subito, spesso la riposta di chi ascolta è:

Cos’hai da recriminare?

E’ inutile recriminare, ormai è andata!

Le tue recriminazioni sono infondate

Non è questo il momento di recriminare!

Una recriminazione dunque è solitamente una lamentela per fatti di cui si attribuisce ad altri la responsabilità.

Sinonimi? Una lamentela, una lagnanza o, più formale, una rimostranza.

In ambiti lavorativi e professionali non sono rare frasi come:

Farò le mie rimostranze a chi di dovere!

Vada a fare le sue rimostranze al direttore se non ritiene giusta la sua decisione!

Anche la rimostranza (che si usa quasi sempre al plurale), come la recriminazione è una espressione di protesta per un torto subito ma decisamente più formale. Si usa spesso anche parlando di politica. Spesso le rimostranze sono semplicemente delle obiezioni o delle polemiche. E’ il contesto che fa la differenza.

Tutti possono fare rimostranze, ma meglio riservare questo termine per questioni serie.

I genitori hanno sollevato delle rimostranze per via delle porzioni troppo scarse date ai bambini.

L’aumento dei prezzi della benzina ha generato molte rimostranze dal parte degli automobilisti.

Rauno: nonostante le rimostranze di alcuni membri, che lamentavano un numero eccessivo di episodi settimanali, Giovanni non fa che pubblicare nuovi episodi. Bisogna risalire a due anni fa per trovare una settimana con meno di tre episodi.

Peggy: Personalmente non posso dirmi insoddisfatta, e nemmeno voi dovreste, a meno che non siate così impegnati da non trovare 10 minuti al giorno.

Segue una spiegazione del ripasso

662 Lamentare o lamentarsi?

Lamentare o lamentarsi? (scarica audio)

Descrizione

Giovanni: buongiorno, oggi ci occupiamo di un verbo: lamentarsi, che è un verbo particolare perché oltre all’utilizzo in senso riflessivo ha anche un uso non riflessivo: lamentare.

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