899 I mezzucci

I mezzucci (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Oggi vi parlo di un espediente meschino, di un ripiego immorale di scarsa efficacia.

Con questa breve introduzione ho già citato due episodi di questa rubrica.

Ricorderete sicuramente l’episodio dedicato alla soluzione di ripiego. Ricorderete allora che un ripiego è una soluzione di emergenza, un rimedio inadeguato. Potremmo anche chiamarlo un mezzo inadeguato.

Ricordete anche l’episodio dedicato al termine espediente. Abbiamo detto che l’espediente somiglia spesso a una soluzione poco ortodossa ad un problema.

Ebbene, un espediente è già di per sé un ripiego, dunque qualcosa di non molto adatto, spesso inadeguato, e se questo espediente è anche meschino, allora le cose peggiorano ancora!

Infatti meschino è un aggettivo bruttissimo, perché è spesso usato per descrivere persone o comportamenti che denotano una certa povertà sul piano morale. Le cose poco dignitose possono essere descritte come meschine.

Prima si parlava di problemi e di soluzioni e allora, quando, nel tentativo di trovare una soluzione ricorriamo a una soluzione non solo poco ortodossa, ma anche meschina, possiamo dire che il mezzo usato è un mezzuccio.

Un termine che si si usa più spesso al plurale: i mezzucci.

I mezzucci sono dunque delle modalità moralmente riprovevoli per cercare di ottenere un risultato.

Il termine si usa soprattutto nel giudicare negativamente il comportamento di una persona che fa qualcosa di immorale, di poco dignitoso.

Vediamo qualche esempio:

Una uomo d’affari che guadagna milioni di euro all’anno, se nasconde dei soldi al fisco o se comunque cerca di pagare meno tasse, si potrebbe dire:

Ma perché usare questi mezzucci? È un uomo molto ricco e potrebbe tranquillamente pagare le tasse dovute.

Un secondo esempio:

Il direttore di un’azienda vuole licenziare un lavoratore, ma non sa come fare, allora lascia del denaro sulla scrivania per vedere se lui lo prenderà.

Il lavoratore però capisce tutto e pensa:

Non si dovrebbero usare questi mezzucci per mandare avanti un’azienda!

Terzo ed ultimo esempio:

Una squadra sta vincendo una partita di calcio e alcuni calciatori di questa squadra perdono tempo in tutti i modi possibili, fanno sceneggiate davanti all’arbitro ogni volta che un avversario li sfiora appena. Ogni volta sembra che stiano per morire dal dolore!

Dunque questa squadra sta mettendo in atto tutti i mezzucci possibili per mantenere il vantaggio a tutti i costi e portare a casa la vittoria.

Notate che solitamente non si tratta solamente di rimedi poco efficaci. In genere non basta questo. Occorre che ci sia un giudizio morale negativo.

Per dirla in parole povere, sono cose che non si fanno! Non si fanno per rispetto degli avversari (nel caso dei calciatori), per questioni di correttezza (nel caso del direttore che vuole licenziare il lavoratore), per onestà (nel caso del ricco uomo d’affari che vuole pagare meno tasse) e per tutte le questioni morali in generale.

Si usa spesso il verbo “ricorrere” quando si parla di mezzucci, perché il verbo ricorrere ha, tra gli altri, anche il senso di fare ricorso a qualcosa per ottenere uno scopo.

Ricorrere a qualcosa per ottenere un risultato.

Si può ricorrere a un mezzo, ad una soluzione, a un rimedio e quindi anche a un mezzuccio.

Finiamo con la pronuncia: la z di mezzuccio è una zeta dolce (o sonora) proprio come quella di “mezzo”, ma anche di zanzara, Zagabria, razzo, e belzebù, mentre vi ricordo che esiste anche la z aspra o sorda, che è quella di pazzo, mazzo, pezzo, pazzia, alzare, sfilza, calza, innalzare, calzolaio, eccezioni eccetera.

Se volete c’è un episodio eccezionale (z aspra) sulla pronuncia della zeta che ho realizzato con i miei figli e qualche membro di Italiano semplicemente.

Per adesso abbiamo finito, ma non dimentichiamo che occorre ripassare anche altri episodi passati.

Marcelo: Cari amici, sono contentissimo, perché la prossima settimana verranno finalmente i tecnici per cambiare la nostra piastra da cucina e il nostro frigo. Quando ho ricevuto la notizia lì per lì quasi non sapevo come reagire.

Edita: poverini! Mi ricordo anche che il frigo è arrivato due mesi fa, ma era del tipo sbagliato (senza la parte freezer desiderata da Marcelo). Quando Marcelo ha chiesto una spiegazione, per tutta rispostaqualche tizio ha detto: che vuole che le dica?

Ulrike: Ma, no! Mi sembra davvero il colmo!

Marcelo: Purtroppo, è proprio successo così. È stata una frustrazione enorme, ma non c’era niente da fare. L’abbiamo riordinato seduta stante e abbiamo dovuto riaspettarlo…
È solamente l’inizio di un progetto più ampio per cambiare la nostra cucina (vogliamo anche cambiare qualche anta), ma sono contenta/o che finalmente possiamo andare avanti.

Anthony: È da sperare però che i tecnici non compiano qualche altra leggerezza. Non è che voglio fare il negativo, ma siete stati delusi più di una volta.

Marcelo: speriamo di no! Mi sono sfogato più di una volta con voi nel passato. Ne avevo proprio bisogno per sopportare l’attesa lunghissima… Ma adesso mi godrò il risultato ancora di più; questo è il rovescio della medaglia! Vi terrò aggiornati.

Giovanni: allora abbiamo parlato dei mezzucci, un termine informale per indicare un mezzo immorale per ottenere un risultato. Spesso questo mezzo è anche inefficace ma questo non basta: occorre l’immoralità per parlare di mezzucci. Un mezzuccio potremmo definirlo come un espediente meschino perché anche la meschinità è legata all’immoralità.

Mezzuccio si pronuncia con la z dolce.

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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788 Il pannicello caldo e il palliativo

Il pannicello caldo e il palliativo

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Trascrizione

Gianni: Oggi parliamo di una espressione italiana. L’espresisone è “pannicello caldo”.

Il pannicello caldo è, mi riferisco al senso proprio, ciò che si mette sulla fronte di un malato.

È una specie di panno bagnato, caldo, che dovrebbe alleviare le sofferenze di una persona. Pannicello = piccolo panno.

Anziché panno bagnato o pannicello bagnato possiamo chiamarlo anche pezza bagnata, oppure pezzuola bagnata, di lana o di cotone.

Questa pezza è bagnata, cioè impregnata di sostanze medicamentose riscaldate o anche solo con acqua calda, e si applica (cioè si mette, si appoggia) sulla pelle per curare ferite o per riscaldare della parti del corpo doloranti, che fino male.

Impregnarsi di un liquido significa riempirsi di un liquido, assorbire un liquido, quindi una pezza impregnata è un pezzo di stoffa che ha assorbito un liquido.

Possiamo dire, in estrema sintesi, che il pannicello caldo è un rimedio, ma come rimedio non è proprio un granché.

Questo però non riguarda solamente il senso proprio del termine pannicello.

Infatti, in senso figurato, il pannicello caldo è ancora una volta un rimedio insufficiente, una soluzione apparente o un intervento superficiale ma per problema di un certo tipo.

Infatti, tornando al senso proprio, non serve a molto mettere una pezza bagnata sulla fronte se non ad alleviare un po’ la sofferenza. E’ un provvedimento inadeguato alla gravità di una situazione.

Un provvedimento inadeguato è la versione più complicata e formale di “rimedio insufficiente“. Il rimedio, possiamo dire, non è adeguato alla “malattia”.

In lingua italiana esiste anche il termine “palliativo“, dal significato simile.

Questo termine viene proprio dalla medicina e indica un medicamento o una terapia che si limita a combattere provvisoriamente i sintomi di una malattia. Esistono poi anche le cosiddette cure palliative, cioè quelle volte ad alleviare il dolore e a contrastare i sintomi più invalidanti della malattia nei malati terminali.

I malati terminali sono persone che hanno una malattia incurabile e che si trovano in una fase terminale, vale a dire che la malattia sta in una fase avanzata, tanto che non esiste una cura.

Non potendo sconfiggere la malattia, almeno facciamo in modo che il malato non soffra. Questo avviene con le cure palliative.

Anche il termine palliativo però si può usare in ogni contesto, anche non medico.

Sia il pannicello caldo che il palliativo si usano quindi per indicare qualcosa che serve a combattere provvisoriamente i sintomi di una “malattia” intesa in senso più ampio come qualcosa che non funziona, qualcosa a cui porre rimedio, qualcosa che sta causando danni o problemi di qualsiasi tipo.

Il pannicello caldo, questa è la differenza col palliativo, si usa generalmente in senso ironico, come si fa normalmente con le frasi idiomatiche.

Non è una espressione di uso familiare, ma in TV si sente abbastanza spesso, specie quando si parla di politica.

Es:

L’attuale riforma della giustizia, dice qualche politico, è un pannicello caldo contro la corruzione.

In pratica questo è un modo ironico per dire che in pratica questa riforma non serve a niente!

Detto in altri termini, parliamo sempre di soluzioni poco efficaci. Nella politica non abbiamo malattie ma problemi da risolvere: corruzione, criminalità, povertà, mancanza di giustizia eccetera.

Di fronte a un qualunque problema da affrontare di tipo politico, spesso si propongono soluzioni non strutturali, oppure poco costose, o facilmente attuabili, ma che non servono a molto se non ad attenuare leggermente un fenomeno.

Quando si usa il pannicello caldo si tratta ovviamente di opinioni di chi non è d’accordo con queste soluzioni che si ritengono poco efficaci, che possiamo quindi chiamare anche dei pannicelli caldi oppure, se vogliamo essere più seri, dei palliativi.

Si usa pertanto nelle trasmissioni televisive in cui ci sono opinionisti e dibattiti politici.

In contesti familiari e tra amici non si usa, e qualcuno, soprattutto I più giovani, neanche cairebbero il significato, sia del pannicello caldo che del palliativo.

In effetti i problemi di cui si parla in questi sono generalmente problemi che riguardano la popolazione, problemi endemici, fenomeni dannosi, specie politici o sociali, costanti o frequentemente ricorrenti in un determinato paese.

Nessuno conunque mi impedisce di usare questi termini per un problema personale, sebbene questo normalmente non avvenga essendo più usati in altri contesti.

Ad esempio se il mio problema, che so, è che sono sovrappeso (questo evidentemente è un problema che sta causando conseguenze negative) che ne dite se smettessi di mangiare caramelle dopo cena?

Potreste tranquillamente rispondermi che questo è un pannicello caldo, perché occorre altro per perdere peso, altro che caramelle!

Facciamo un ripasso adesso? Parliamo di forma fisica.

Ulrike: io per essere in forma, mi faccio ben due ore di passeggiata al giorno a passo veloce. Questo mi permette di respirare aria sana, godere dello spettacolo della natura e stare in forma. Così unisco l’utile al dilettevole.

Marcelo: dici bene tu che vivi in campagna! Io devo mio malgrado ripiegare sul tappetino di yoga.

Danielle: Invece, io prediligo il nuoto, soprattutto in mare. Non ti dico quanto mi sento bene e libero/a praticandolo . Mi va così a genio che lo faccio persino durante l’inverno.

Estelle: Una volta entrati negli anta, urge sempre di più tenersi in forma. Non importa che tipo di sport o movimento preferisci; ognuno può fare a piacere e modo suo, purché lo faccia regolarmente.

Sofie: Hai ragione M4. Per ridurre un pò di peso, proprio ieri, non appena ne ho preso consapevolezza, ho deciso seduta stante di andare a fare una corsa, che, per inciso, è uno sport che non mi sconfinfera per niente. Alla fine, dopo aver preso ben tre storte, ho preso anche una slogatura al piede. Adesso mi toccherà stare a braccia conserte per qualche tempo. Mannaggia!

Edgardo: Io sono entrato negli anta trentadue anni fa. Da cinque anni a questa parte preferisco fare jogging funzionale. Me lo ha fatto praticare un giovane professore, un vero pezzo da novanta in questo campo.

Ricorrere e fare ricorso – VERBI PROFESSIONALI (n.74)

Ricorrere e fare ricorso

Indice verbi professionali

Ricorrere e fare ricorso

Ricorrere è il verbo numero 74 della sezione verbi professionali. 

La trascrizione completa e il file audio dell’episodio sono disponibili per i membri dell’Associazione Italiano Semplicemente.

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