il pronostico – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (EP. 15)

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Indice episodi del linguaggio del calcio

Benvenuti nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo del pronostico.

Non è un caso che trattiamo il pronostico dopo aver parlato del verdetto.

Infatti mentre il verdetto è qualcosa di ineccepibile, di incontestabile, di inoppugnabile, un pronostico è una previsione o un’opinione sul futuro, e precisamente sul risultato di una partita o di una competizione.

Chi vincerà la partita? Chi vincerà il campionato del mondo?

Non si sa, ma possiamo fare una previsione e in base a questa previsione formulare un pronostico.

Un pronostico è dunque una previsione o un’opinione informata su un evento futuro, come l’esito di una partita di calcio o il risultato di un evento sportivo. Si può usare anche in altre circostanze, tipo in caso di elezioni politiche, dove c’è comunque una competizione, come nello sport.

Dove non c’è una competizione è più adatto il termine “previsione”. Ad esempio in medicina, per dare un’idea della presunta durata della guarigione di un paziente, fondata sugli esami medici e sul trattamento necessario. Lo stesso nel caso di previsioni meteo.

Quindi al di fuori dei risultati sportivi e delle competizioni in generale si preferisce usare il termine “previsione”, come ad esempio le “previsioni meteo“. Anche i pronostici però, come le previsioni, sono basati sull’analisi di dati storici, statistiche, tendenze e altre informazioni pertinenti.

I pronostici in ogni caso non sono garanzie di ciò che effettivamente accadrà, ma rappresentano solo una stima delle probabilità.

Come abbiamo visto invece nel contesto sportivo, il verdetto può essere il risultato ufficiale di una partita o di una competizione, come la vittoria, la sconfitta o il pareggio.

Nel calcio, come anche in altri sport, quando si chiede:

Come finirà la partita secondo te?

Prova a indovinare quale sarà l’esito della partita!

Come alternativa possiamo dire:

Prova a fare un pronostico sulla partita.

Oppure si può anche dire:

Fai una previsione sulla partita.

Fai una previsione sul risultato della partita

Una previsione può essere poi una valutazione più ampia basata su modelli o analisi scientifiche. Invece un pronostico generalmente nel calcio si esprime semplicemente. Così:

Vincerà il Barcellona!

Vincerà l’Italia 2-1

Eccetera.

Tra l’altro una previsione, oltre ad essere spesso qualcosa di più complesso, non è detto riguardi il risultato finale di una partita.

Si potrebbe dire ad esempio che si prevede che una partita finirà ai calci di rigore, senza indicare il vincitore. Questa è più una previsione che un pronostico.

Infine esiste un’espressione molto diffusa, in cui si può usare solamente il termine “pronostico“:

godere il favore del pronostico

Oppure:

godere del favore del pronostico

Oppure:

godere del favore dei pronostici

Es:

per la finale di Champions league, l’Inter non gode del favore dei pronostici

Significa che la squadra dell’Inter non è, secondo gli esperti, la squadra favorita, quella che probabilmente vincerà.

L’Inter non è data come probabile vincitrice alla vigilia di una gara.

Si dice anche così.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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Il verdetto – IL LINGUAGGIO DEL CALCIO (EP. 14)

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Indice episodi del linguaggio del calcio

Benvenuti nella rubrica di Italiano semplicemente dedicata al mondo del calcio.

Oggi parliamo del verdetto.

Nel linguaggio calcistico, il termine “verdetto” può essere utilizzato per descrivere il risultato finale di una partita o di una competizione, come un campionato di calcio.

Di solito, viene usato per indicare l’esito di una partita o di un torneo. Ad esempio, si potrebbe dire:

Il verdetto della partita è stato un pareggio 1-1.

Bisogna aspettare il verdetto del campo prima di dire che una squadra è più forte di un’altra

In questo contesto, il termine “verdetto” viene impiegato in modo metaforico, per richiamare il concetto di una sentenza o di una decisione finale simile a quella pronunciata in un processo legale.

Infatti il termine “verdetto” rappresenta una dichiarazione o un giudizio pronunciato dal tribunale.

Il termine “verdetto” ha quindi origine nel contesto legale e si riferisce a una decisione o a una sentenza pronunciata da un giudice o da una giuria in un processo. Il verdetto rappresenta la conclusione del processo e stabilisce se l’imputato è colpevole o innocente.

Qual è stato il verdetto del giudice? Colpevole o  innocente?

La metafora del verdetto del campo, come se il campo da gioco fosse un giudice, era troppo affascinante per non essere usata!

I termini “risultato” e “esito” sono molto simili:

il risultato di una partita

l’esito del campionato

l’esito della coppa

Si parla sempre di come termina una gara, di come finisce una partita, ma il “verdetto del campo” si preferisce usare quando si vuole evidenziare il confronto delle forze in campo. Il campo ha “detto” questo. Il campo dice il “vero”. Il verdetto del campo non si può pertanto discutere.

Anche il “verdetto dell’arbitro“, cioè il giudice di gara, è chiaramente molto usato ugualmente.

Il verdetto dell’arbitro non si discute.

Parliamo della sua decisione, qualunque essa sia. Anche quando l’arbitro fischia un calcio di rigore o di punizione, ha appena preso una decisione, cioè ha emesso un verdetto.

Si usa spesso il verbo “emettere” quando c’è di mezzo il verdetto, proprio come si fa con le sentenze, quindi con le condanne o le assoluzioni del giudice.

L’espressione “emettere un verdetto” si usa per indicare l’azione di pronunciare formalmente la decisione finale da parte di un giudice o di una giuria in un processo.

Ad esempio:

Il giudice ha emesso il verdetto di colpevolezza.

La giuria ha emesso il verdetto di non colpevolezza.

In questo modo, il verbo “emettere” sottolinea l’atto formale di dichiarare e rendere ufficiale il verdetto da parte dell’autorità giudiziaria competente.

Nel calcio chiaramente ad emettere un verdetto può essere l’arbitro, nel momento in cui prende una decisione, o, in senso metaforico, il campo, che quando emette un verdetto, dichiara il vincitore di una gara o di un torneo.

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente dedicato al linguaggio del calcio.

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899 I mezzucci

I mezzucci (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Oggi vi parlo di un espediente meschino, di un ripiego immorale di scarsa efficacia.

Con questa breve introduzione ho già citato due episodi di questa rubrica.

Ricorderete sicuramente l’episodio dedicato alla soluzione di ripiego. Ricorderete allora che un ripiego è una soluzione di emergenza, un rimedio inadeguato. Potremmo anche chiamarlo un mezzo inadeguato.

Ricordete anche l’episodio dedicato al termine espediente. Abbiamo detto che l’espediente somiglia spesso a una soluzione poco ortodossa ad un problema.

Ebbene, un espediente è già di per sé un ripiego, dunque qualcosa di non molto adatto, spesso inadeguato, e se questo espediente è anche meschino, allora le cose peggiorano ancora!

Infatti meschino è un aggettivo bruttissimo, perché è spesso usato per descrivere persone o comportamenti che denotano una certa povertà sul piano morale. Le cose poco dignitose possono essere descritte come meschine.

Prima si parlava di problemi e di soluzioni e allora, quando, nel tentativo di trovare una soluzione ricorriamo a una soluzione non solo poco ortodossa, ma anche meschina, possiamo dire che il mezzo usato è un mezzuccio.

Un termine che si si usa più spesso al plurale: i mezzucci.

I mezzucci sono dunque delle modalità moralmente riprovevoli per cercare di ottenere un risultato.

Il termine si usa soprattutto nel giudicare negativamente il comportamento di una persona che fa qualcosa di immorale, di poco dignitoso.

Vediamo qualche esempio:

Una uomo d’affari che guadagna milioni di euro all’anno, se nasconde dei soldi al fisco o se comunque cerca di pagare meno tasse, si potrebbe dire:

Ma perché usare questi mezzucci? È un uomo molto ricco e potrebbe tranquillamente pagare le tasse dovute.

Un secondo esempio:

Il direttore di un’azienda vuole licenziare un lavoratore, ma non sa come fare, allora lascia del denaro sulla scrivania per vedere se lui lo prenderà.

Il lavoratore però capisce tutto e pensa:

Non si dovrebbero usare questi mezzucci per mandare avanti un’azienda!

Terzo ed ultimo esempio:

Una squadra sta vincendo una partita di calcio e alcuni calciatori di questa squadra perdono tempo in tutti i modi possibili, fanno sceneggiate davanti all’arbitro ogni volta che un avversario li sfiora appena. Ogni volta sembra che stiano per morire dal dolore!

Dunque questa squadra sta mettendo in atto tutti i mezzucci possibili per mantenere il vantaggio a tutti i costi e portare a casa la vittoria.

Notate che solitamente non si tratta solamente di rimedi poco efficaci. In genere non basta questo. Occorre che ci sia un giudizio morale negativo.

Per dirla in parole povere, sono cose che non si fanno! Non si fanno per rispetto degli avversari (nel caso dei calciatori), per questioni di correttezza (nel caso del direttore che vuole licenziare il lavoratore), per onestà (nel caso del ricco uomo d’affari che vuole pagare meno tasse) e per tutte le questioni morali in generale.

Si usa spesso il verbo “ricorrere” quando si parla di mezzucci, perché il verbo ricorrere ha, tra gli altri, anche il senso di fare ricorso a qualcosa per ottenere uno scopo.

Ricorrere a qualcosa per ottenere un risultato.

Si può ricorrere a un mezzo, ad una soluzione, a un rimedio e quindi anche a un mezzuccio.

Finiamo con la pronuncia: la z di mezzuccio è una zeta dolce (o sonora) proprio come quella di “mezzo”, ma anche di zanzara, Zagabria, razzo, e belzebù, mentre vi ricordo che esiste anche la z aspra o sorda, che è quella di pazzo, mazzo, pezzo, pazzia, alzare, sfilza, calza, innalzare, calzolaio, eccezioni eccetera.

Se volete c’è un episodio eccezionale (z aspra) sulla pronuncia della zeta che ho realizzato con i miei figli e qualche membro di Italiano semplicemente.

Per adesso abbiamo finito, ma non dimentichiamo che occorre ripassare anche altri episodi passati.

Marcelo: Cari amici, sono contentissimo, perché la prossima settimana verranno finalmente i tecnici per cambiare la nostra piastra da cucina e il nostro frigo. Quando ho ricevuto la notizia lì per lì quasi non sapevo come reagire.

Edita: poverini! Mi ricordo anche che il frigo è arrivato due mesi fa, ma era del tipo sbagliato (senza la parte freezer desiderata da Marcelo). Quando Marcelo ha chiesto una spiegazione, per tutta rispostaqualche tizio ha detto: che vuole che le dica?

Ulrike: Ma, no! Mi sembra davvero il colmo!

Marcelo: Purtroppo, è proprio successo così. È stata una frustrazione enorme, ma non c’era niente da fare. L’abbiamo riordinato seduta stante e abbiamo dovuto riaspettarlo…
È solamente l’inizio di un progetto più ampio per cambiare la nostra cucina (vogliamo anche cambiare qualche anta), ma sono contenta/o che finalmente possiamo andare avanti.

Anthony: È da sperare però che i tecnici non compiano qualche altra leggerezza. Non è che voglio fare il negativo, ma siete stati delusi più di una volta.

Marcelo: speriamo di no! Mi sono sfogato più di una volta con voi nel passato. Ne avevo proprio bisogno per sopportare l’attesa lunghissima… Ma adesso mi godrò il risultato ancora di più; questo è il rovescio della medaglia! Vi terrò aggiornati.

Giovanni: allora abbiamo parlato dei mezzucci, un termine informale per indicare un mezzo immorale per ottenere un risultato. Spesso questo mezzo è anche inefficace ma questo non basta: occorre l’immoralità per parlare di mezzucci. Un mezzuccio potremmo definirlo come un espediente meschino perché anche la meschinità è legata all’immoralità.

Mezzuccio si pronuncia con la z dolce.

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Pregiudicare – VERBI PROFESSIONALI (n. 81)

Pregiudicare

Descrizione: il verbo pregiudicare è un verbo molto usato nel linguaggio scritto, soprattutto in ambito lavorativo, specie quando si fanno delle relazioni sull’andamento dell’attività o quando si devono evidenziare i rischi legati a determinate scelte e decisioni.

La trascrizione completa e il file audio dell’episodio sono disponibili per i membri dell’Associazione Italiano Semplicemente.

ISCRIVITIENTRA

684 Dare luogo a

Dare luogo a (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: ricordate l’episodio che abbiamo dedicato a causare, generare, provocare e produrre?

Oggi ci occupiamo di una modalità particolare che si può ugualmente usare per esprimere una conseguenza, o un effetto.

Abbiamo visto anche la locuzione “per via di“, e nello stesso episodio abbiamo parlato anche di “grazie a” , “per merito di” , “per colpa di” .

Queste ultime sono sicuramente le più utilizzate dagli italiani e anche da voi non madrelingua.

Sicuramente però la locuzione che voglio spiegarvi oggi voi non la utilizzate praticamente mai:

Dare luogo a

Oppure

Dar luogo a

Anche questa locuzione serve ad esprimere una conseguenza. Non esprime necessariamente una colpa o un merito di qualcosa che accade, ma semplicemente un effetto, un risultato, che può essere negativo o positivo.

Nella maggioranza dei casi però, questo bisogna dirlo, “dar luogo” esprime una conseguenza poco gradevole, diciamo negativa, non desiderabile, a volte solo potenziale.

Eppure nei dizionari leggiamo che dare luogo significa lasciar passare una persona, oppure cedere il proprio posto a qualcuno. Quindi ad esempio:

dare luogo a una persona anziana

Bisogna dire che però in questo modo sicuramente non si usa molto spesso.

I dizionari ci dicono anche che dare luogo significa anche fare intervenire, fare seguire, fare in modo che qualcosa accada.

Posso dire ad esempio:

Bisogna dar luogo a un cambiamento

Cioè: bisogna far sì che avvenga un cambiamento, bisogna agevolare un cambiamento, occorre favorire un cambiamento.

È un modo poco informale, sicuramente, di esprimersi, ed è parecchio usato nei telegiornali e nelle dichiarazioni fatte dai personaggi politici italiani, quando si esprime la volontà di favorire qualcosa, quando si vuole permettere qualcosa:

Occorre dar luogo a interventi immediati per combattere la crisi.

Vedete che si usa in fondo anche con un senso simile a “fare“, oltre che favorire e permettere. C’è spesso un invito all’azione.

Il modo più diffuso, ad ogni modo, resta quello legato alle conseguenze, con un senso simile a “generare“, “produrre“, “causare“:

Oggi sono previste intense precipitazioni, che possono dar luogo a frane e smottamenti del terreno.

Quindi in conseguenza della forte pioggia (intense precipitazioni) si potrebbero verificare frane e smottamenti del terreno, crolli.

Le ultime decisioni del governo potrebbero dar luogo a forti proteste

Anche qui è simile, generare, produrre e causare. Potrei anche dire:

Alle ultime decisioni del governo potrebbero seguire forti proteste

Quindi “dare luogo” si può usare correttamente nel senso di permettere, favorire, come abbiamo detto, ma questo uso è abbastanza appannaggio di un certo tipo di linguaggio, più adatto al lavoro e al linguaggio dei politici e giornalisti.

L’uso più frequente di “dare luogo” è invece, è bene ribadirlo (cioè confermarlo), nel senso di generare, produrre come risultato.

Vediamo altri esempi e poi ripassiamo gli episodi precedenti:

Le ultime dichiarazioni del presidente hanno dato luogo ad accese polemiche.

Meglio non parlare troppo oggi alla riunione, per non dar luogo ai tuoi colleghi di accusarti come al solito.

Non devono vederci insieme, sarebbe un male per me se dessi luogo a pettegolezzi.

Non hai parlato troppo chiaro. Le tue parole daranno sicuramente luogo a tante interpretazioni.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Edita: oggi è arrivato il freddo e la neve in Italia. Possiamo dire che è arrivato l’inverno a tutti gli effetti.

Irina: in California ci sono 21 gradi invece. Ma non voglio farvi rosicare!

Ulrike: rosicare noi? Noi siamo in Italia, hai presente? Spaghetti, parmigiano, caponata, polenta, trippa al sugo e via dicendo. Altro che California!

Anthony: Ci risiamo con i litigi ragazzi!

Marguerite: dai, è divertente prendersi in giro, che sarà mai!

Cat: mi state facendo venir fame! E dalle mie parti non c’è verso di trovar cibo italiano! Il resto lascia decisamente a desiderare.

Peggy: è vabbè allora sapete che facciamo? La prossima estate, covid permettendo, andiamo tutti a Roma alla riunione dei membri di Italiano Semplicemente. Sempre che Giovanni sia d’accordo.

Sofie: io verrò sicuramente e porto anche tutto il cucuzzaro, cioè marito e figli.

Hartmut: magari. È grasso che cola se riesco a venire da solo/a! Però ci provo lo stesso. Ammesso e non concesso che in ufficio mi concederanno le ferie!

Marcelo: oggi abbiamo rispolverato espressioni che non usavamo da illo tempore! Vi consiglio di andarle a ripassare, ivi incluse le prossime.

Cat: lo farò senza meno. Come sempre. Prendiamo atto che Giovanni sta alzando forse un po’ troppo il tiro. Facciamocene una ragione.

674 A tutti gli effetti

A tutti gli effetti (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: episodio 674 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente.
Oggi vediamo un’espressione comunissima, che sta sulla lingua di tutti gli italiani, ma direi almeno dai vent’anni in su.

Sto parlando dell’espressione “a tutti gli effetti”.

Iniziamo da a. La prima parola è una preposizione, e non un verbo. Quindi si scrive senza la lettera h.

Poi vediamo gli “effetti” . Effetto è un termine che ha più significati. In genere indica dei risultati, quindi ad esempio si contrappone alla causa. Causa ed effetto.

Si sente spesso parlare di causa ed effetto. Ci sono anche gli effetti personali a dire il vero, e poi ci sono una serie di locuzioni e altri significati. Abbiamo dedicato anche un episodio alla causa ed effetto.

Abbiamo già incontrato, in un precedente episodio, la locuzione “in effetti“, che è equivalente a proprio, in realtà, davvero, effettivamente.

Anche questa in qualche modo si riferisce a un risultato, o meglio a qualcosa di reale, che esiste, perché si usa quando riscontriamo qualcosa nella realtà.

Ma passiamo all’espressione di oggi “a tutti gli effetti” che ha un significato simile a “da ogni punto di vista” , “in ogni aspetto”.

Ha quindi a che fare con la completezza ma anche con la causa e l’effetto, quindi ancora una volta con i risultati.

Ammettiamo ad esempio che per diventare un italiano vero occorrano due cose: un parente italiano di secondo grado e un periodo di residenza in Italia di tre anni.

Un brasiliano ad esempio, che sia nipote di un italiano, dopo un solo anno di residenza in Italia non è ancora italiano a tutti gli effetti, perché mancano ancora due anni di residenza per potersi considerare italiano a tutti gli effetti.

Per produrre degli effetti, potremmo dire, gli anni di residenza in Italia devono essere tre. Quindi solo a quel punto il ragazzo brasiliano potrà considerarsi italiano a tutti gli effetti, quindi sotto tutti i punti di vista.

Non bastava il nonno italiano. Da sola, questa caratteristica non produce effetti. Questo è solo uno degli aspetti rilevanti. Sotto l’altro aspetto, quello della residenza in Italia, invece occorrono tre anni. Finalmente, passati i tre anni, si diventa italiani a tutti gli effetti.

Questa è un’espressione che si può usare in mille occasioni.

Es:

Il percorso per diventare avvocato a tutti gli effetti è durato quasi otto anni dal momento dell’iscrizione all’università.

A volte l’espressione si può utilizzare anche in modo un po’ più “leggero” diciamo, senza necessariamente prevedere dei passaggi obbligatori. Ad esempio potrei dire che:

Giovanni ormai è un professore a tutti gli effetti, cioè, potrei anche dire pienamente, completamente. In questo caso specifico mi riferisco all’esperienza di Giovanni, che sarei io. Questo però non significa che io sia veramente un insegnante.

Più ufficialmente è da intendere invece che un testo di legge, una volta uscito in gazzetta ufficiale è una norma valida a tutti gli effetti.

Paolo ha 18 anni, ormai è un uomo a tutti gli effetti.

Quest’ultimo è altrettanto ufficiale, visto che con la maggiore età (cioè dai 18 anni) si è maggiorenni per legge. Ciò non toglie che Paolo potrebbe non essere maturo per certi versi, nei suoi comportamenti eccetera.

Però potrei anche dire che Paolo, se fa qualcosa che dimostra la sua maturità, dimostra di essere un uomo a tutti gli effetti.

Insomma, normalmente l’espressione va interpretata come una completezza di caratteristiche che sono necessarie per arrivare ad un risultato, ma altre volte nel linguaggio colloquiale si usa in modo meno categorico.

Adesso ripassiamo qualche episodio passato.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Ulrike: in Germania siamo messi male con l’infame Covid. Troppo tardi i responsabili hanno deciso di prendere spunto dalle misure che in Italia sono già in vigore. Siamo a più di 50.000 nuovi casi
In un solo giorno e ciò nonostante è un continuo titubare e dibattere sul da farsi. Fra poco mi metto in viaggio alla volta di Berlino. Oggi ho telefonato al mio medico di base. Il mio turno per la terza dose è solo il 10 di gennaio.

Che volete farci, non resta che amarmi di pazienza.

18 – PREFIGGERSI – 2 minuti con Italiano semplicemente

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Sapete prefiggervi un obiettivo? Quante cose possono PREFIGGERSI?

Queste sono: un obiettivo, uno scopo, una meta, un risultato, un sogno, un termine, un desiderio.

Significa stabilire, decidere fermamente, fissare, proporsi come punto di arrivo, come desiderio.

PREFIGGERSI equivale a prefissarsi.

Iniziano con “pre” perché “pre” significa prima, in anticipo, in un momento precedente.

Entrambi sono verbi riflessivi ma posso usarli anche in modo non riflessivo.

Es: Occorre prefissare un termine per la consegna.

Comunque soprattutto PREFIGGERSI è molto più comune usarlo in modo riflessivo, perché è più personale, ha più a che fare con l’individuo e i suoi desideri, le sue ambizioni personali.

Allora facciamo un gioco. Voi fate una frase con delle parole che vi dico io usando questi verbi a scelta. Ad esempio se dico:

Io, laurearsi:

Voi dite: io mi sono prefisso di laurearmi.

Cioè ho fissato l’obiettivo di laurearmi.

Tu, finire il lavoro:

Tu ti sei prefisso di finire il lavoro

Anna, rimanere incinta:

Anna si è prefissa di rimanere incinta

Noi, uscire in tempo.

Ci siamo prefissi di uscire in tempo

Voi, un obiettivo ambizioso

Voi vi siete prefissi un obiettivo ambizioso

Loro, uno scopo preciso

Loro si sono prefissi uno scopo preciso.

Ma ho una domanda per voi. Nelle mie risposte ho usato PREFIGGERSI o prefissarsi?

Mi ero prefisso di spiegarvi il verbo PREFIGGERSI, ed allora ho usato prefiggersi. Altrimenti avrei detto:

Mi sono prefissato, ti sei prefissato, Anna si è prefissata, noi ci siamo prefissati e loro si sono prefissati. Con lo stesso identico significato.

Esercizi episodio 18 – Prefiggersi

1) Sostituisci la parola fra le parentesi quadre: “Mi sono [deciso fermamente] di finire il mio compito prima delle sette”.

2) ci si può prefiggere: a) un risultato b) un obiettivo c) uno scopo d) una risata

3) Sostituisci il participio passato nella frase seguente con il participio passato di un altro verbo che inizia per PREF. “Voi vi siete prefissi un obiettivo ambizioso”. Qual è è l’infinito del verbo usato nella frase originaria e di quello usato nella tua frase?

4) Cosa significano i verbi usati sia nella frase originaria della terza domanda, sia nella tua risposta a quella domanda?

5) Completa la frase: Occorre …re un termine per la consegna.

6) dieci anni fa mi pref_ _ _ _ questo obiettivo è così feci, senza esitare.

7) tra 10 anni me _ _ prefigge_ _ un altro di obiettivo.

Risposte

1) prefisso

2) a, b, c

3)  Prefissati, PREFIGGERSI, PREFISSARSI

4) STABILIRE, DECIDERE FERMAMENTE, FISSARE, PROPORSI COME PUNTO DI ARRIVO, PROPORSI COME DESIDERIO.

5) FISSARE/PREFISSARE/DECIDERE un termine per la consegna.

6) prefisso/prefissato

7) Ne prefiggerò