Essere in dirittura d’arrivo

Essere in dirittura d’arrivo (ep. 1143)

Audio: 3 minuti circa

Descrizione

Essere in dirittura d’arrivo” è un’espressione idiomatica italiana che significa essere molto vicini a concludere qualcosa, che si tratti di un progetto, un viaggio o un obiettivo. Vediamo qualche esempio e a seguire un ripasso degli episodi precedenti.

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Intento (ep. 991)

Intento (scarica audio)

Giovanni: Leggendo il titolo di questo episodio, che è “intento” molte persone non madrelingua forse diranno di sapere cosa significa. Però io non mi fido e ho chiesto ai membri dell’Associazione Italiano Semplicemente di fare qualche esempio. Ascoltiamo:

Natalia: Buongiorno a tutti, mi metto alla prova. Questa parola l’ho sentita ma mai usata.
“ieri ero in cucina, decisa a fare una roba che da tempo mi ero prefissata in mente: pulire il filtro della lavatrice. Mi sono rimboccata le maniche ed ero intenta a toglierlo, quando all’improvviso un getto d’acqua ha praticamente allagato la cucina. Aiuto che disastro!

Ulrike: Gianni, devo dirti una cosa. Nel mio ripasso hai cambiato quasi tutte le frasi, ora non lo riconosco più. Mi sa che non hai capito il mio intento. Se vuoi te lo spiego.

Marguerite: Studiare una lingua, quale che sia, nell’intento di poter parlare con la gente del paese.

Marcelo: Buongiorno. Piacerebbe anche a me fare l’intento di usare la parola “intento” nel modo giusto. Ci riuscirò?

Giovanni: bene, grazie a tutti per gli esempi. Allora, intanto vi spiego: “Intento” si può usare in due modi abbastanza simili. Può indicare una persona impegnata, concentrata al massimo in un’azione, oppure si usa per indicare un fine, uno scopo, soprattutto nelle forme seguenti: “con l’intento di” e “nell’intento di”, che posso sostituire con “al fine di“, “allo scopo di“, “per“. Si legge abitualmente anche “l’intento”, “il mio intento”, “il tuo intento”, eccetera. C’è qualche domanda?

Rafaela: Mi chiedo se ci sia una differenza fra i termini intento e intenzione. Sempre perseguo uno scopo no?

Giovanni: bella domanda Rafaela. “Intento” somiglia in effetti anche ad altri termini come finalità, fine, intendimento, mira, obiettivo, progetto, proponimento, proposito e anche intenzione. Quindi per rispondere alla domanda di Rafaela: sì, intenzione è un sinonimo di Intento. In fondo l’intenzione indica lo scopo da perseguire, l’obiettivo da raggiungere, come hai immaginato.

Dovete stare attenti solamente a non confondere “intento” con alcuni utilizzi del termine “tentativo“, come ha fatto Marcelo prima nella sua frase.

Questo episodio, non a caso, nasce proprio dalla sua abitudine a usare impropriamente, nelle conversazioni sul gruppo WhatsApp dell’associazione, la parola intento come sinonimo di tentativo.

Ho sopportato questo errore una volta, l’ho fatto altre due o tre volte in religioso silenzio, ma a un certo punto mi sono detto: adesso basta Marcelo! E’ giusto che tu adesso debba pagare per i tuoi reiterati errori!!

Scherzi a parte, adesso voglio commentare tutti gli esempi fatti dai membri.

Natalia ha detto di essersi rimboccata le maniche, intenta a togliere il filtro della lavatrice.

Bene, quindi Natalia era intenta a togliere il filtro per pulirlo, quindi Natalia era impegnata, era concentrata, con l’obiettivo di pulire il filtro. Vedete che i due significati di cui vi parlavo prima sono simili perché “essere intenti” significa che ci si propone di raggiungere un obiettivo, quindi si sta indicando l’intenzione, lo scopo a cui tende l’azione e il desiderio. Lo stesso scopo può chiamarsi “intento”, proprio come fa Ulrike nella sua frase.

Ulrike partecipa spesso, come avrete notato, alla composizione e registrazione di ripassi degli episodi precedenti e nella sua frase afferma che io, nel tentativo di correggere un suo ripasso, l’avrei modificato quasi completamente, tanto che ora non lo riconosce più. Ulrike ha il dubbio che io non abbia ben compreso il suo intento, cioè il suo scopo, il suo obiettivo. Evidentemente l’intento di Ulrike era esprimere un concetto diverso da quello espresso nella mia correzione. Ulrike dunque usa correttamente il termine intento, nel senso di scopo da raggiungere.

Bene, passiamo allora alla frase di Marguerite, secondo cui si studia una lingua nell’intento di poter parlare con la gente del paese.

Nell’intento di poter parlare con la gente, cioè con l’intento di riuscire a parlare con la gente, con lo scopo di comunicare con la gente, con l’obiettivo di poter parlare con la gente, per poter parlare con la gente, al fine di parlare con la gente.

Quindi anche Marguerite usa bene il termine intento, indicando l’obiettivo da raggiungere.

Fin qui tutto perfetto.

La nota dolente arriva con la frase di Marcelo, che è caduto miseramente nel mio tranello!

Vi faccio ascoltare nuovamente la frase di Marcelo:

Marcelo: Buongiorno. Piacerebbe anche a me fare l’intento di usare la parola “intento” nel modo giusto. Ci riuscirò?

Giovanni: avete sentito? Marcelo dice che gli piacerebbe fare l’intento di usare questa parola. Lui non sa che ciò che ha fatto è solamente un tentativo, vale a dire che lui ha provato a usare la parola “intento”, ma nel fare questo tentativo l’ha usata al posto di “tentativo”. Questo non si può fare se non in un caso: solo nella locuzione “nel tentativo di“. Infatti quando dico “nel tentativo di fare qualcosa”, sto indicando l’obiettivo, lo scopo. In tal caso allora posso dire “nell’intento di”, “con l’intento di”, forme che come già detto sono equivalenti a “al fine di”, “allo scopo di”, “con l’obiettivo di”.

Con l’occasione oggi abbiamo anche ripassato qualche episodio passato, quindi i membri sono esonerati da questo ulteriore compito. Ci vediamo al prossimo episodio. Non me ne voglia Marcelo per averlo preso in giro. Non era certamente questo il mio intento! Ero solo intento a non farvi annoiare!

899 I mezzucci

I mezzucci (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: Oggi vi parlo di un espediente meschino, di un ripiego immorale di scarsa efficacia.

Con questa breve introduzione ho già citato due episodi di questa rubrica.

Ricorderete sicuramente l’episodio dedicato alla soluzione di ripiego. Ricorderete allora che un ripiego è una soluzione di emergenza, un rimedio inadeguato. Potremmo anche chiamarlo un mezzo inadeguato.

Ricordete anche l’episodio dedicato al termine espediente. Abbiamo detto che l’espediente somiglia spesso a una soluzione poco ortodossa ad un problema.

Ebbene, un espediente è già di per sé un ripiego, dunque qualcosa di non molto adatto, spesso inadeguato, e se questo espediente è anche meschino, allora le cose peggiorano ancora!

Infatti meschino è un aggettivo bruttissimo, perché è spesso usato per descrivere persone o comportamenti che denotano una certa povertà sul piano morale. Le cose poco dignitose possono essere descritte come meschine.

Prima si parlava di problemi e di soluzioni e allora, quando, nel tentativo di trovare una soluzione ricorriamo a una soluzione non solo poco ortodossa, ma anche meschina, possiamo dire che il mezzo usato è un mezzuccio.

Un termine che si si usa più spesso al plurale: i mezzucci.

I mezzucci sono dunque delle modalità moralmente riprovevoli per cercare di ottenere un risultato.

Il termine si usa soprattutto nel giudicare negativamente il comportamento di una persona che fa qualcosa di immorale, di poco dignitoso.

Vediamo qualche esempio:

Una uomo d’affari che guadagna milioni di euro all’anno, se nasconde dei soldi al fisco o se comunque cerca di pagare meno tasse, si potrebbe dire:

Ma perché usare questi mezzucci? È un uomo molto ricco e potrebbe tranquillamente pagare le tasse dovute.

Un secondo esempio:

Il direttore di un’azienda vuole licenziare un lavoratore, ma non sa come fare, allora lascia del denaro sulla scrivania per vedere se lui lo prenderà.

Il lavoratore però capisce tutto e pensa:

Non si dovrebbero usare questi mezzucci per mandare avanti un’azienda!

Terzo ed ultimo esempio:

Una squadra sta vincendo una partita di calcio e alcuni calciatori di questa squadra perdono tempo in tutti i modi possibili, fanno sceneggiate davanti all’arbitro ogni volta che un avversario li sfiora appena. Ogni volta sembra che stiano per morire dal dolore!

Dunque questa squadra sta mettendo in atto tutti i mezzucci possibili per mantenere il vantaggio a tutti i costi e portare a casa la vittoria.

Notate che solitamente non si tratta solamente di rimedi poco efficaci. In genere non basta questo. Occorre che ci sia un giudizio morale negativo.

Per dirla in parole povere, sono cose che non si fanno! Non si fanno per rispetto degli avversari (nel caso dei calciatori), per questioni di correttezza (nel caso del direttore che vuole licenziare il lavoratore), per onestà (nel caso del ricco uomo d’affari che vuole pagare meno tasse) e per tutte le questioni morali in generale.

Si usa spesso il verbo “ricorrere” quando si parla di mezzucci, perché il verbo ricorrere ha, tra gli altri, anche il senso di fare ricorso a qualcosa per ottenere uno scopo.

Ricorrere a qualcosa per ottenere un risultato.

Si può ricorrere a un mezzo, ad una soluzione, a un rimedio e quindi anche a un mezzuccio.

Finiamo con la pronuncia: la z di mezzuccio è una zeta dolce (o sonora) proprio come quella di “mezzo”, ma anche di zanzara, Zagabria, razzo, e belzebù, mentre vi ricordo che esiste anche la z aspra o sorda, che è quella di pazzo, mazzo, pezzo, pazzia, alzare, sfilza, calza, innalzare, calzolaio, eccezioni eccetera.

Se volete c’è un episodio eccezionale (z aspra) sulla pronuncia della zeta che ho realizzato con i miei figli e qualche membro di Italiano semplicemente.

Per adesso abbiamo finito, ma non dimentichiamo che occorre ripassare anche altri episodi passati.

Marcelo: Cari amici, sono contentissimo, perché la prossima settimana verranno finalmente i tecnici per cambiare la nostra piastra da cucina e il nostro frigo. Quando ho ricevuto la notizia lì per lì quasi non sapevo come reagire.

Edita: poverini! Mi ricordo anche che il frigo è arrivato due mesi fa, ma era del tipo sbagliato (senza la parte freezer desiderata da Marcelo). Quando Marcelo ha chiesto una spiegazione, per tutta rispostaqualche tizio ha detto: che vuole che le dica?

Ulrike: Ma, no! Mi sembra davvero il colmo!

Marcelo: Purtroppo, è proprio successo così. È stata una frustrazione enorme, ma non c’era niente da fare. L’abbiamo riordinato seduta stante e abbiamo dovuto riaspettarlo…
È solamente l’inizio di un progetto più ampio per cambiare la nostra cucina (vogliamo anche cambiare qualche anta), ma sono contenta/o che finalmente possiamo andare avanti.

Anthony: È da sperare però che i tecnici non compiano qualche altra leggerezza. Non è che voglio fare il negativo, ma siete stati delusi più di una volta.

Marcelo: speriamo di no! Mi sono sfogato più di una volta con voi nel passato. Ne avevo proprio bisogno per sopportare l’attesa lunghissima… Ma adesso mi godrò il risultato ancora di più; questo è il rovescio della medaglia! Vi terrò aggiornati.

Giovanni: allora abbiamo parlato dei mezzucci, un termine informale per indicare un mezzo immorale per ottenere un risultato. Spesso questo mezzo è anche inefficace ma questo non basta: occorre l’immoralità per parlare di mezzucci. Un mezzuccio potremmo definirlo come un espediente meschino perché anche la meschinità è legata all’immoralità.

Mezzuccio si pronuncia con la z dolce.

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Trascrizione

Oggi, a costo di essere accusato di essere troppo sintetico, voglio far onore al nome della rubrica che si chiama “2 minuti con Italiano Semplicemente”.

A costo di” è la locuzione che ho utilizzato nella frase precedente. Si usa per indicare ciò a cui siamo disponibili a rinunciare per raggiungere un obiettivo.

Il concetto di “costo” d’altronde parla chiaro. Siamo disposti a pagare qualcosa, sia in senso economico che in quello più generale di “rinuncia“, pur di raggiungere l’obiettivo.

L’uso di questa locuzione indica una certa determinazione a ottenere ciò che vogliamo perché indichiamo qualcosa a cui siamo disposti a rinunciare.

Quando diciamo poi “anche/persino a costo di” indichiamo una grossa rinuncia o una grave conseguenza negativa. Segno che siamo veramente decisi ad andare fino in fondo.

Es.

Voglio assolutamente andare in Italia, anche a costo di pagare il biglietto 1000 euro.

Oppure:

Devo assolutamente acquistare una Ferrari. Anche a costo di andare a rubare e rischiare la galera!

Come sostituire questa espressione?

Facile:

Devo assolutamente acquistare una Ferrari. Anche se dovessi andare a rubare e rischiare la galera!

Voglio assolutamente andare in Italia, anche se dovessi pagare il biglietto 1000 euro.

Rauno: Adesso ripassiamo, anche a costo di sforare col tempo

Irina: siamo alle solite

Giovanni: eh no, stavolta no! Non sia mai!

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    708 A che pro?

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    Video YouTube con sottotitoli

    A che pro

    Trascrizione

    Giovanni: abbiamo già fatto un episodio che riguarda “perché” , giusto? Anzi ne abbiamo fatto più di uno. Il primo ha riguardato la differenza tra perché e poiché, mentre nel secondo ci siamo occupati di “come mai“. Poi ce ne sono anche altri.

    Oggi ne facciamo un altro.

    Voi potreste chiedermi:

    A che pro farne un altro?

    A che pro fare un altro episodio sul termine perché, visto che già ne abbiamo fatto più di uno?

    Lo avete già capito, rispondo io, allora a che pro dare una spiegazione?

    In realtà, qualcosa da dire c’è ancora. Perché la locuzione “a che pro” è vero che può sostituire “perché” in alcuni casi, ma la questione è più complessa.

    Bisogna spiegare bene il termine “pro” che abbiamo già incontrato in un’altra locuzione. Sto parlando di “pro-forma“. Qui è una preposizione, e come tale in genere ha un significato simile a “in favore” o” a favore“. In pratica pro è l’opposto di contro, e si usano spesso insieme:

    Tu sei pro o contro la nuova legge?

    Io voterò contro il governo, ma molti votano pro.

    Pro e contro stanno spessissimo insieme in una frase, anche quando diventa sostantivo:

    Bisogna considerare il pro e il contro di una soluzione.

    Abbiamo valutato tutti i pro e tutti i contro della nostra scelta?

    Cioè abbiamo considerato tutti i vantaggi e tutti gli svantaggi? Pro sta per vantaggi, benefici.

    Oltre a pro-forma, ci sono altre locuzioni molto comuni, come promemoria, pro-capite, pro-tempore e in questi casi ha un significato analogo a “per“.

    Anche quando fate una donazione, la fate a favore di qualcuno, quindi ad esempio una donazione pro-bambini abbandonati, cioè la fate per questi bambini, a loro favore.

    In questi casi comunque è molto più comune usare “a favore di” e “in favore di”.

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    Quando invece usiamo la locuzione “a che pro“, in una domanda, non si parla propriamente di benefici, ma di ragioni, motivi.

    A che pro la usiamo soprattutto quando non capiamo per niente il motivo, l’obiettivo di un’azione.

    Spessissimo c’è anche una nota polemica quando usiamo “a che pro“. In realtà crediamo che non ci sia un motivo valido e che quella scelta abbia soltanto conseguenze negative.

    Senza questa nota polemica si potrebbe anche dire “per avere quali benefici?”

    Altrettanto usate sono:

    A che scopo

    A quale scopo

    Ma si usano anche:

    Qual è il motivo per cui…

    Per quale ragione…

    Vediamo qualche utilizzo dell’espressione “a che pro” dalle notizie di oggi.

    Continuiamo a produrre infinite quantità di plastica, ma a che pro lo facciamo? Non abbiamo un pianeta di riserva in cui andare.

    Alcuni virologi, cioè esperti di virus, hanno in questi giorni realizzato una canzoncina a favore dei vaccini. Ma molti si chiedono: a che pro rovinarsi la reputazione? Studiosi seri, medici affermati, che si sono prestati a fare una canzoncina da bambini. A che pro l’hanno fatto?

    Per chi è interessato, la canzone si chiama “Sì sì vax”. La trovate su YouTube.

    Ovviamente i virologi sono pro-vaccino, e avranno sicuramente valutato pro e contro quando hanno preso questa decisione.

    Adesso ripassiamo.

    Mariana: bene. Io sono decisamente pro-ripasso. Ne va della memorizzazione delle espressioni precedenti.

    Marcelo: io invece sono contro. È vero che coi ripassi si memorizza di più, ma in compenso senza ripassi ho più tempo libero

    Peggy: sarà! Io intanto, vuoi per restare sul pezzo, vuoi perché sono molto curiosa, per non saper né leggere né scrivere, mi vado a ripassare la lezione che verte sulla locuzione “ne va“.

    Ulrike: Il che significa che anche tu Peggy dovevi prendere contezza che l’espressione “ne va dicorreva il rischio di passare in cavalleria? Non sarebbe niente di trascendentale, dato che dal momento della pubblicazione dell’episodio a questa parte, Gianni ci ha offerto una caterva di altre espressioni. Non dobbiamo abbatterci, tantomeno però dobbiamo sgarrare con i ripassi, anzi, secondo me diventano sempre più importanti.

    18 – PREFIGGERSI – 2 minuti con Italiano semplicemente

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    Trascrizione

    Sapete prefiggervi un obiettivo? Quante cose possono PREFIGGERSI?

    Queste sono: un obiettivo, uno scopo, una meta, un risultato, un sogno, un termine, un desiderio.

    Significa stabilire, decidere fermamente, fissare, proporsi come punto di arrivo, come desiderio.

    PREFIGGERSI equivale a prefissarsi.

    Iniziano con “pre” perché “pre” significa prima, in anticipo, in un momento precedente.

    Entrambi sono verbi riflessivi ma posso usarli anche in modo non riflessivo.

    Es: Occorre prefissare un termine per la consegna.

    Comunque soprattutto PREFIGGERSI è molto più comune usarlo in modo riflessivo, perché è più personale, ha più a che fare con l’individuo e i suoi desideri, le sue ambizioni personali.

    Allora facciamo un gioco. Voi fate una frase con delle parole che vi dico io usando questi verbi a scelta. Ad esempio se dico:

    Io, laurearsi:

    Voi dite: io mi sono prefisso di laurearmi.

    Cioè ho fissato l’obiettivo di laurearmi.

    Tu, finire il lavoro:

    Tu ti sei prefisso di finire il lavoro

    Anna, rimanere incinta:

    Anna si è prefissa di rimanere incinta

    Noi, uscire in tempo.

    Ci siamo prefissi di uscire in tempo

    Voi, un obiettivo ambizioso

    Voi vi siete prefissi un obiettivo ambizioso

    Loro, uno scopo preciso

    Loro si sono prefissi uno scopo preciso.

    Ma ho una domanda per voi. Nelle mie risposte ho usato PREFIGGERSI o prefissarsi?

    Mi ero prefisso di spiegarvi il verbo PREFIGGERSI, ed allora ho usato prefiggersi. Altrimenti avrei detto:

    Mi sono prefissato, ti sei prefissato, Anna si è prefissata, noi ci siamo prefissati e loro si sono prefissati. Con lo stesso identico significato.

    Esercizi episodio 18 – Prefiggersi

    1) Sostituisci la parola fra le parentesi quadre: “Mi sono [deciso fermamente] di finire il mio compito prima delle sette”.

    2) ci si può prefiggere: a) un risultato b) un obiettivo c) uno scopo d) una risata

    3) Sostituisci il participio passato nella frase seguente con il participio passato di un altro verbo che inizia per PREF. “Voi vi siete prefissi un obiettivo ambizioso”. Qual è è l’infinito del verbo usato nella frase originaria e di quello usato nella tua frase?

    4) Cosa significano i verbi usati sia nella frase originaria della terza domanda, sia nella tua risposta a quella domanda?

    5) Completa la frase: Occorre …re un termine per la consegna.

    6) dieci anni fa mi pref_ _ _ _ questo obiettivo è così feci, senza esitare.

    7) tra 10 anni me _ _ prefigge_ _ un altro di obiettivo.

    Risposte

    1) prefisso

    2) a, b, c

    3)  Prefissati, PREFIGGERSI, PREFISSARSI

    4) STABILIRE, DECIDERE FERMAMENTE, FISSARE, PROPORSI COME PUNTO DI ARRIVO, PROPORSI COME DESIDERIO.

    5) FISSARE/PREFISSARE/DECIDERE un termine per la consegna.

    6) prefisso/prefissato

    7) Ne prefiggerò