Sintesi episodi 5-11 maggio 2025

Sintesi episodi 5-11 maggio 2025

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Descrizione

Descrivo sinteticamente il contenuto degli episodi della settimana appena trascorsa (5-11 maggio 2025) della rubrica “accadde il”, per imparare un po’ di storia e cultura italiana legandola a parole e espressioni comuni.

Il 5 maggio è una data famosa per la morte di Napoleone e per la celebre ode di Manzoni, ma ha anche un volto più divertente: nel 1946 in Italia viene giocata la prima schedina calcistica. Nasce così una passione popolare destinata a durare decenni: il Totocalcio. Da lì, l’espressione “fare 13” è entrata nella lingua italiana per indicare un colpo di fortuna. Un piccolo foglietto, una crocetta e un sogno: diventare milionari indovinando i risultati della domenica. E da quella prima schedina ha preso vita una lunga progenie di giochi e un’eredità linguistica che ancora oggi ci accompagna.

Il 6 maggio, nel 1998, un’altra svolta, questa volta tra calcio e finanza: la squadra della Lazio diventa la prima società calcistica italiana quotata in Borsa. Un evento che apre un nuovo capitolo nel rapporto tra sport e investimenti. Il verbo quotare, però, non si ferma al mondo economico: può indicare prestigio, valore, successo personale. Un artista può essere molto quotato, così come… un ragazzo tra le ragazze del quartiere! La lingua si muove, evolve, proprio come il mercato.

Il 7 maggio 1913, a quanto pare, non succede nulla di rimarchevole… Ma anche questo silenzio è utile! Perché ci permette di riflettere sul verbo ricadere: può indicare una data che torna, una malattia che si ripresenta o una responsabilità che si riversa su qualcuno. E anche l’aggettivo rimarchevole ha il suo perché: solenne, burocratico, elegante. Non sarà accaduto nulla di epocale, ma qualcosa di utile… sì.

Infine, l’8 maggio, torniamo al linguaggio religioso: nel 1479 Papa Sisto IV concede la prima indulgenza legata al rosario. Un evento che ci apre le porte a termini come indulgente, indulgere e all’idea di clemenza, perdono, comprensione. Non solo nella religione, ma anche nella vita di tutti i giorni: indulgere nei piaceri della vita, perdonare se stessi e gli altri, lasciare spazio alla gentilezza.


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Briscola e Mister X (2° episodio di ripasso)

Briscola e Mister X (2° episodio di ripasso)

audio in preparazione

Trascrizione

Briscola e mister X

In questo episodio, ripassiamo qualche episodio passato, appartenenti prevalentemente alla rubrica “accadde il...”. Lo facciamo facendo un po’ di ironia e di immaginazione.

C’era una volta, in una galassia lontana lontana (direi oltreoceano!) un presidente intergalattico di nome “Briscola”, seduto sul suo “scranno” dorato, orbitante attorno alla galassia denominata recentemente “io so io e voi non siete un dazio”.

Un giorno, Briscola annunciò che avrebbe messo in atto duri provvedimenti con dazi pesanti sui prodotti provenienti dai pianeti più lontani, come il vino di Saturno e lo champagne di Venere.

Con i dazi, per tutti sono ca…i” amava dire Briscola. Accanto a lui, mister X osservata divertito (Per la cronaca, tutti lo chiamavano mister K, dove K sta per Ketamina, la sua passione).

Mente parlava in pubblico qualcuno commentava:
“Ha detto dazi o ha detto ca…?”

Insomma, c’era anche chi capiva fischi per fiaschi.

Gli esseri terrestri devono bere solo il nostro champagne!” proclamò, mostrando i denti con un sorriso da gradasso, orgoglioso come un “partenopeo” abituato a comandare in un regno di stelle.

Il giorno dopo, però, il suo piano galattico sembrò essere messo in discussione da lui stesso. I prodotti provenienti da Venere, inclusi gli champagne venusiani, non sarebbero stati toccati dai dazi. Questo almeno recitava una circolare intergalattica che smentiva il decreto del giorno precedente. Ma come, Briscola aveva cambiato idea?

Ah, “eppur si muove” commentò qualcuno nel suo staff, vedendo la sua politica andare e tornare come una navetta spaziale che gira in tondo senza mai arrivare a destinazione.

Dall’altra parte della galassia. Le astronavi elettriche di Mister X, prodotte sulla luna, sono state appena soppiantate  da quelle alimentate a Ketamina, che erano però al centro di una discussione accesa. Briscola prima era per le astronavi a scoppio, poi è diventato improvvisamente a favore anche di quelle lì. Chi ci capisce è bravo!

Briscola, però, non si fermò.

Quando si trattò di imporre dazi sui prodotti provenienti da Saturno, come sulle famose “rose di Saturno” (un vino raro di cui i briscoliani andavano matti), sembrò pronto ad attraversare il Rubicone interstellare. La sua politica assunse toni sempre più pessimistici, come se ogni stella nel cielo fosse una minaccia.

Nonostante le contraddizioni, Briscola continuava a giocare la sua partita: un carico da 11 messo di qua, un altro di là, senza mai sapere se il prossimo colpo sarebbe stato vincente o perdente. Ogni dichiarazione, infatti, sembrava un’ulteriore carta giocata senza troppa riflessione sul futuro, come se non ci fosse un domani, lasciando il destino dell’intera galassia in bilico, come in una mano di carte dove il mazzo è continuamente mischiato.

Quando si parlava dei dazi sui meteoriti provenienti da Urano, Briscola annunciò che avrebbe risolto la questione “in modo definitivo”, non come il governo precedente, che sin dal famoso attacco ai pianeti gemelli dell’11 settembre 3056, causò una sequela di guerre interminabile.

Poi però cambiò idea come se avesse pescato una carta sbagliata. “Non ho mai detto questo! Così è se vi pare,” dichiarò con un’alzata di spalle.

La sua politica sembrava sempre più come un moto continuo di atti e provvedimenti senza fondamento, in balia di scelte rapide e incoerenti. L’ultima sua trovata è fare di Giove un’oasi per ricchi, con addirittura la carta igienica prodotta con ex monete ucraine! (un pianeta ormai scomparso da tempo). Questo almeno è quanto battuto dalla agenzie di stampa stamani.

La sua squadra osservava, incredula, mentre Briscola si lanciava in una nuova dichiarazione dopo l’altra. “Chi semina vento, raccoglie tempesta” si iniziava a vociferare nella stanza dei bottoni.

Qualcuno si sbottonava di più, fino a paventare una rivolta popolare, mentre il gioco continuava. Era un continuo andirivieni di cose dette e smentite: un giorno Briscola si dichiarò martire di un sistema che non capiva, il giorno dopo sembrava pronto a mettere a tacere tutti, come se la partita fosse stata vinta senza nemmeno giocarla. Però intanto serpeggiavano dissensi anche tra le sue fila. Che la congiura fosse vicina?

Nel frattempo, mentre le redini del mondo sembravano ancora in mano a Briscola, alcuni dei suoi oppositori lo guardavano e vedevano in lui un personaggio vittima e subalterno delle circostanze, incapace di mantenere una rotta stabile.

Ogni sua mossa faceva parte di un canovaccio di una commedia che cambiava ad ogni atto, come un affresco che assumeva forme diverse a seconda della luce.

Sin dal momento del suo avvento i democratici erano stati banditi dalla sua galassia e esiliati sul pianeta che aveva chiamato “MAGA” nel lontano 2025. MAGA sta per “Make Asteroids Great Again“. Che volete, Briscola aveva una passione per gli asteroidi.

Ma il vero banco di prova di Briscola sapete quale era? Era la guerra tra Marte (che rappresenta la morte) e Venere (l’amore), che aveva promesso di risolvere in due minuti. Nel frattempo erano passati più di mille anni però…

Nonostante tutto, Briscola rimaneva ancora sulla cresta dell’onda, come un pioniere dell’universo, pronto a sfidare ogni stella che gli si parava davanti.

Nel frattempo, la partita continuava, con Briscola che, come sempre, si faceva interprete della sua visione del gioco: imprevedibile, ma sempre pronto a nuove scommesse, mai banale e mai coerente.

La borsa americana, nel frattempo, era in caduta libera. Ma Briscola glissava come niente fosse, anche perché Mister X stava finalmente issando la sua bandiera su Marte in galassia-visione!

Ma… sorpresa! Marte era abitato! “Sono solo piccoli uomini inutili”, diceva Mister X. Gli abitanti del pianeta rosso erano in odore di guai, e Briscola annunciava: “o fate subito fagotto dal pianeta o sarà una Ecatombe!)  ma inaspettatamente, mossi da spirito garibaldino e incuranti del “bau bau biondo che fa impazzire il mondo”, fecero fare fagotto a Mister X mandando a carte 48 il suo piano.

Morale della favola: chi la fa l’aspetti!

accadde il

L’incontro del secolo (episodio di ripasso)

L’incontro del secolo (episodio di ripasso) – scarica audio – 

Trascrizione

trump e zelensky

In questo episodio, dedicato all’incontro tra Trump e Zelensky di qualche giorno fa, ripassiamo qualche episodio passato, appartenenti prevalentemente alla rubrica “accadde il...”. Per gli altri episodi, che sono aperti a tutti, c’è anche un link che vi porta alla spiegazione.

Era una mattina ventosa a Roma quando il Presidente ucraino Zelensky, ormai noto in tutto il mondo per la sua determinazione a sorvolare su ogni angheria nei suoi confronti, si trovò a vedersi consumare l’ennesimo voltafaccia sul palinsesto politico internazionale.
L’aria era pesante, come una bomba a orologeria, mentre avveniva uno di quegli incontri destinati a segnare i tempi. Le mosse dei due contendenti erano sotto gli occhi di tutti, dai sostenitori del pessimismo cosmico a quelli che, con cuore partenopeo, sperano in una soluzione pacifica.

“I tuoi vestiti non sono conformi all’importanza dell’evento!” Gli dissero. Non è stata una buona premessa…
“Così è se vi pare”
pensò Zelensky, mentre era nell’aria qualcosa che potrebbe far tremare la terra sotto i piedi di tutti noi.
Da una parte c’è la Russia e gli Stati Uniti, una gigantesca banda rispettivamente di conquistatori e predatori moderni, dall’altra l’Ucraina, impegnata a mettersi in discussione continuamente, ma determinata a non essere una Cenerentola di fronte alla grande doppia potenza.

Nel frattempo, il presidente Trump stava dando istruzioni per gli editoriali di tutti i giornali americani. Lui non si sentiva ancora in odore di premio alla carriera, anzi! Si sentiva invece in odore di riabilitazione politica e sembrava un uomo che sapeva come risolvere tutti i problemi del mondo e, così facendo, avrebbe abbracciato la diplomazia in modo tanto teatrale quanto opportunistico. Quando il suo incontro con Zelensky avvenne, fu come attraversare il Rubicone: niente più ritorno e nessun tentativo da parte di nessuno di tamponarne gli effetti.
Trump lo incalzava: “Tu scommetti sulla terza guerra mondiale!” Vorrebbe addossare a lui la colpa della scia di sangue che potrebbe seguire da un fatale disaccordo. Ma mentre parlavano della “lotteria” della politica internazionale e si scambiavano complimenti, Trump si fece interprete della sua visione del mondo. Lui e Putin sono d’accordo oggi. L’America ha cambiato strada. I corsi e ricorsi storici però non aiutano a essere ottimisti.

Se l’Ucraina vuole la pace veramente, deve accettare certe condizioni. In ballo c’è solo il potere temporale, non certo quello spirituale, appannaggio esclusivo della Chiesa, mentre Sua Santità è momentaneamente fuori gioco in questi giorni e non potrà quindi sostenere la “martoriata” Ucraina, come dice sempre.

Siamo alle soglie di un nuovo conflitto mondiale? Perché ce l’hanno tutti con l’Ucraina adesso? Oppure soffrono tutti della sindrome del complotto!

Carthago delenda est, penserà infatti lo zar russo dal suo scranno. È il suo pensiero fisso d’altronde. Ma è l’Ucraina la nuova Cartagine.
Comunque vada, l’avvento di una nuova era di pace o di guerra è ormai alle porte. Delle due l’una però. Di questo sono sicuri tutti!

Le agenzie di stampa parlano di un futuro incerto e di un possibile accordo, ma si rischia che l’Ucraina resti sola ad affrontare l’invasore. In tal caso, gli ucraini, sebbene mossi da indomito spirito garibaldino, questo potrebbe non bastare.

Molti sono già pronti a mettere all’indice il povero Zelensky se l’accordo non arriverà, ma speriamo che l’Europa (dove aumentano di giorno in giorno gli euroscettici) non resti a guardare. Sarebbe un errore capitale! Siamo già stati abbastanza latitanti fino ad ora…

La doppia pace in Ucraina e nella Striscia di Gaza farebbe illuminare tutto il mondo d’immenso, ma quando ci sono di mezzo fazioni storicamente avverse, tipo guelfi e ghibellini, non è mai facile. I palestinesi addirittura dovrebbero fare fagotto e lasciare la loro terra. Sembra poco realistico, per non dire pura farneticazione, dicono in molti.

Questo è comunque un banco di prova per quella testa calda di Trump, che aveva promesso la qualunque prima delle elezioni. “Memento audere semper”  sarà probabilmente il suo motto. Ad ogni modo, quel proiettile mancato ha confermato come sia indubbiamente nato sotto una buona stella, quindi speriamo tutti che nessuno mandi tutto a carte 48, altrimenti sarà probabilmente consumata l’ennesima ecatombe.

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Accadde il 21 febbraio

Tra poche ore, per la rubrica quotidiana “Accade il”, parliamo del 21/2/2020 e approfondiamo.i termini nati o diffusi durante il periodo del Covid In Italia. Spicca tra tutti la parola “congiunti”

Durata: 7:16 minuti

Gli episodi della rubrica “Accade il” sono appannaggio dei soli membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Per iscrizioni:
italianosemplicemente.com/chi-siamo

Acadde il

Accadde il 31 gennaio 1952: farsi interprete

Farsi interorete (scarica audio)

Trascrizione

Benvenuti a tutti nella rubrica “accadde il“, iniziata 31 giorni fa.

È la rubrica che collega l’Italia del passato alla lingua del presente, unendo storia, cultura e lingua in un viaggio quotidiano attraverso le parole!

Ogni giorno, nel gruppo WhatsApp dell’associazione Italiano Semplicemente, partiamo da un evento storico accaduto in un giorno preciso per rivelare curiosità nascoste e scoprire come il linguaggio si intreccia con la cultura.

Trasformiamo la storia in un’opportunità per capire e usare meglio la nostra lingua.
Oggi parliamo del 31 gennaio e l’episodio è a disposizione di tutti i visiitori di Italiano Semplicemente. Per ascoltare e leggere anche gli altri episodi basta diventare membri della nostra bella famiglia.
Correva l’anno 1951 quando il 31 gennaio, a San Remo, in Liguria, Nilla Pizzi vince la prima edizione del Festival di Sanremo, cantando “Grazie dei fiori”.

Furono in gara 20 canzoni, mentre a concorrere furono solamente tre interpreti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano.

La canzone vincitrice fu composta dal maestro Saverio Seracini poco tempo dopo essere divenuto improvvisamente cieco. Pensate un po’.

Comunque sia, dopo l’episodio vi faccio ascoltare la canzone vincitrice, ma prima voglio parlarvi degli interpreti. Ho detto che ci furono solo tre interpreti in quel festival. Che significa?

Significa che, a differenza delle edizioni successive, nel primo Festival di Sanremo del 1951 le 20 canzoni in gara furono interpretate solo da tre artisti: Nilla Pizzi, Achille Togliani e il Duo Fasano. Non c’erano più cantanti a eseguire la stessa canzone, come avviene oggi.

In pratica, la competizione si concentrava più sulle canzoni che sugli interpreti, e questi tre artisti si alternavano nell’esecuzione dei vari brani in gara. Alla fine, Nilla Pizzi trionfò con Grazie dei fiori, dando inizio alla storia del Festival della Canzone Italiana.
Il termine interpreti in questo caso indica i cantanti.

In generale però interprete è chi interpreta, cioè chi dà espressione e significato a un’opera, trasmettendola al pubblico. Può riferirsi a un cantante o un musicista che esegue un brano, cioè lo interpreta.
Un attore ugualmente può interpretare un ruolo.

Oppure parliamo di un traduttore simultaneo (è un interprete linguistico).

Nella danza l’interprete può essere un ballerino che esegue una coreografia con espressività.
Sapete che Il verbo “interpretare” può anche significare capire in un certo modo, a volte in modo errato o distorto, volontariamente o meno.

Per esempio:
Hai interpretato male le mie parole, non volevo offenderti! (cioè hai capito in modo sbagliato)

I giornalisti hanno interpretato a loro modo le dichiarazioni del politico. (cioè hanno dato un significato diverso, forse volutamente)

Quindi, oltre a significare dare un’interpretazione artistica (come un attore o un musicista), può anche indicare comprendere soggettivamente, con il rischio di fraintendere o manipolare il significato originale.

Esiste anche la locuzione “farsi interprete” di qualcosa. Molto interessante.

La locuzione “farsi interprete” significa assumersi il compito di rappresentare, esprimere o trasmettere un’idea, un sentimento, un’esigenza o la volontà di qualcun altro.

Per esempio:
Il sindaco si è fatto interprete delle richieste dei cittadini presso il governo.

L’artista si è fatto interprete del dolore della sua epoca attraverso le sue opere.

In questo senso, interprete non indica solo chi recita o canta, ma chi dà voce a un pensiero o a una causa, rendendola comprensibile e comunicandola agli altri.
Mai sentito un non madrelingua usare questa locuzione, lo sapete?
Generalmente si usa quando si rappresentano gli interessi di un certo gruppo di persone, anche se queste persone non ti hanno chiesto nulla.

Quando qualcuno si fa portavoce degli interessi di un gruppo di persone, dei loro sentimenti o delle loro esigenze, allora questa persona si fa interprete dei loro interessi.

Per esempio:

Il sindacalista si è fatto interprete delle richieste dei lavoratori.
Lo scrittore si è fatto interprete delle inquietudini della sua generazione.

L’idea è quella di mediare e trasmettere un messaggio o un’esigenza, proprio come un interprete fa con una lingua straniera.