distinguere
Distinguersi per
Distinguersi per (ep. 1162)
Audio Mp3 riservato ai membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Trascrizione

Continuiamo a parlare di cose che separano o, se vogliamo, distinguono una cosa dall’altra, sulla scia dell’ultimo episodio in cui abbiamo visto il discrimine e la discriminante.
Il verbo distinguere lo conoscete tutti vero?
Distinguere è, prima di tutto, un atto di osservazione e di giudizio. Quando distinguiamo, separiamo mentalmente o fisicamente due o più cose, basandoci sulle loro peculiarità. È un esercizio dell’intelletto, una capacità di distinguere, di discernere (questo verbo lo dobbiamo ancora spiegare ma si capisce vero?), di vedere oltre l’apparenza, di riconoscere ciò che rende unico ogni elemento rispetto agli altri.
Ad esempio, distinguere un suono da un altro richiede attenzione, un ascolto che sa cogliere le note sottili e le variazioni impercettibili. Distinguere tra il bene e il male, invece, richiama un giudizio morale, una capacità di valutare non solo ciò che appare, ma ciò che è intrinsecamente giusto o sbagliato.
Il termine si estende anche a situazioni più concrete: distinguere un oggetto in lontananza significa percepirlo con chiarezza nonostante la distanza o le condizioni difficili. In questo senso, distinguere non è solo un atto mentale, ma anche fisico, legato ai nostri sensi.
Esiste anche la forma riflessiva: distinguersi. Quando diciamo che una persona “si distingue”, intendiamo che possiede una qualità o una caratteristica che la rende diversa, migliore, o semplicemente unica rispetto agli altri. Chiaramente non solo le persone possono distinguersi. Basta avere una caratteristica che fa la differenza rispetto al resto per distinguersi.
E’ interessante che per richiamare questa caratteristica si utilizzi la preposizione “per“: distinguersi per una caratteristica.
“Distinguersi per” è una modalità che porta un individuo o qualcosa a emergere dal contesto circostante, a differenziarsi, appunto, per una qualità o un comportamento specifico. Tale locuzione porta con sé un’eco di “contraddistinguere“, un verbo che segna una linea di demarcazione, un marchio, una peculiarità che rende qualcosa o qualcuno unico rispetto al resto. Abbiamo già incontrato in episodi passati sia il verbo contraddistinguere, sia le peculiarità e le prerogative, quindi sapete di cosa parlo.
La peculiarità è esattamente la caratteristica di cui si parla, la cosa per cui una persona o una cosa si distingue rispetto al resto. Quindi una persona, ad esempio, di può distinguere per la sua educazione. In pratica si nota la differenza rispetto agli altri perché questa persona è più educata. E’ la sua educazione la caratteristica che emerge prima delle altre. Parliamo di un cosiddetto “tratto distintivo“, una caratteristica che emerge e si evidenzia.
Nell’audiolibro dei segni zodiacali, se ricordate, abbiamo visto i vari tratti distintivi delle persone a seconda del loro segno zodiacale (ovviamente lo abbiamo fatto per scopi esclusivamente legati alla lingua italiana). Abbiamo visto che ogni segno si distingue per una caratteristica particolare.
I pesci ad esempio si distinguono per la loro capacità di sognare e connettersi con le emozioni più profonde, invece il capricorno si distingue per la sua ambizione e dedizione.
Parliamo di ciò che definisce un individuo come speciale, ciò che gli conferisce una prerogativa, un diritto o una qualità esclusiva, che diventa il motivo per cui viene ricordato o riconosciuto.
Questa nozione si collega anche all’idea di “fare un distinguo“, un’espressione che abbiamo non a caso già incontrato e che richiama l’arte sottile della differenziazione, del tracciare confini. “Fare un distinguo” implica il mettere in luce le sfumature, le discrepanze, i punti di discrimine, una parola che indica ciò che separa nettamente una cosa dall’altra, ciò che definisce i limiti tra categorie apparentemente simili ma profondamente diverse.
Il discrimine, infatti, come abbiamo visto, è il confine, il segno che separa ciò che appartiene da ciò che è escluso. È la radice anche di “discriminante“, che si riferisce a un criterio di valutazione, un elemento decisivo che permette di stabilire una differenza significativa.
Così, quando qualcuno “si distingue per”, una caratteristica, emerge come elemento discriminante nel suo contesto, portando con sé una qualità che funge da simbolo, da marchio della sua identità. È il momento in cui la differenza si fa valore, in cui il tratto distintivo non è solo una linea di confine, ma diventa il motore di un’identità e di una visione. Questo è il contesto in cui si preferisce usare “distinguersi per”.
Ad esempio, si può dire che un artista si distingue per la sua capacità di catturare l’essenza del reale, un leader per la sua visione carismatica, una cultura per la sua ricchezza simbolica. Tutto ciò implica una forma di riconoscimento, un atto di attribuzione che dà significato alla diversità, trasformandola in una prerogativa.
Infine, “distinguersi per” implica sempre un dinamismo: non è una qualità statica, ma un processo continuo, un “farsi notare” che richiede sforzo, dedizione, o talvolta anche una tensione drammatica verso un ideale. Riflette una aspirazione, un desiderio. È un’azione che rivela la profondità di ciò che siamo, nel confronto con ciò che non siamo.
Per cosa si distingue Italiano Semplicemente? Chiediamolo a Chatgpt. Ecco al sua risposta:
Italiano Semplicemente si distingue per la sua capacità di rendere l’apprendimento della lingua italiana accessibile, naturale e piacevole, specialmente per gli stranieri. La sua peculiarità risiede nell’approccio pratico e informale, che combina la spiegazione delle regole grammaticali con l’uso concreto della lingua nella vita quotidiana.
Infine voglio farvi notare che a seconda dei casi, si può sostituire la preposizione “per” con qualcos’altro. Es:
Marco si è distinto in matematica durante gli studi universitari.
In questo caso si vuole evidenziare un ambito o un campo specifico.
Giovanna si distingue grazie alla sua determinazione e costanza.
Qui si vuole attribuire il merito della distinzione a una causa precisa.
Si è distinto per mezzo della sua capacità di leadership.
Questa è una variante più formale che sottolinea il mezzo o la modalità.
Volendo possiamo anche dire:
Si distingue tramite/attraverso il suo approccio innovativo al lavoro.
Questa modalità è più neutra ed è riferita al processo o al metodo
Adesso mi piacerebbe che qualche membro dell’associazione mi parlasse delle proprie caratteristiche. La domanda a cui vi chiedo di rispondere è la seguente: per cosa ti distingui o per cosa ti sei distinto in passato? Nel rispondere cercate di utilizzare il maggior numero di parole o verbi o espressioni affrontate in passato.
– – –
Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente
Un uso particolare delle preposizioni dal, dallo, dai, dalle, dagli.
Un uso particolare delle preposizioni dal, dallo, dai, dalle, dagli (scarica audio)
- Indice delle espressioni idiomatiche
- Associazione italiano Semplicemente
- Acquista gli audiolibri di Italiano Semplicemente
Trascrizione

Recentemente nel gruppo whatsapp dell’associazione Italiano Semplicemente è stata posta una domanda molto semplice e al contempo molto interessante. Parlo di un utilizzo particolare delle preposizioni articolate dal, dallo, dai, dalle e dagli.
Ad esempio:
La gallina dalle uova d’oro
La ragazza dal vestito rosso
Il ragazzo dai capelli biondi
Il filo dall’anima d’acciaio
La donna dagli occhi blu
Avete già capito che utilizzare queste preposizioni articolate è esattamente come utilizzare la preposizione “con”. Seguita da un articolo, ma meglio ancora se uso “che”.
Quindi, usando “con” o “che” abbiamo le frasi equivalenti:
La gallina con le uova d’oro
La gallina che fa le uova d’oro
La ragazza con il vestito rosso
La ragazza che indossa/ha il vestito rosso
Il ragazzo con i capelli biondi
Il ragazzo che ha i capelli biondi
Il filo con l’anima d’acciaio
Il filo che ha l’anima d’acciaio
La donna con gli occhi blu
La donna che ha gli occhi blu
Utilizziamo la modalità da+articolo quando vogliamo indicare una caratteristica di una persona o di qualcosa, oppure quando vogliamo specificare o distinguere. La caratteristica quindi è distintiva. Serve generalmente a distinguere.
Quale ragazza delle due? Quella dagli occhi verdi? Oppure quella dagli occhi blu?
Quale tavolo vuoi tra quei due che hai visto? Quello dalla forma quadrata o quello dalla forma rotonda?
Questo si può fare quasi sempre, ma spessissimo la scelta di usare le preposizioni dal, dagli, dalle eccetera, si preferisce nei titoli dei film, dei libri, delle serie televisive eccetera.
Es:
La ragazza dal vestito rosso
La ragazza dal pigiama giallo
Questi sono i titoli di due film.
“La ragazza dal cuore d’acciaio” è invece il titolo di un romanzo.
Ciò non toglie, come dicevo, che in una normale conversazione posso dire ad esempio che Pietro è un ragazzo dal cuore d’oro o dal carattere esuberante.
Nessun problema.
Pietro ha un carattere esuberante, Pietro è un ragazzo con un carattere esuberante, Pietro è un ragazzo che ha un carattere esuberante. Stesso significato.
Allora facciamo un giochino adesso.
Usate queste preposizioni per riformulare le seguenti frasi. Vi lascerò il tempo necessario e poi io vi darò la risposta.
Pronti? Via!
Giovanni fa sempre episodi che hanno uno scarso contenuto grammaticale.
Giovanni fa sempre episodi dallo scarso contenuto grammaticale.
Vorrei una matita con la punta morbida.
Vorrei una matita dalla punta morbida.
Italiano Semplicemente è un sito con i fiocchi.
Attenzione: in questo caso non posso dire “dai fiocchi”, perché questa è una espressione idiomatica.
Questa era una classica domanda a trabocchetto! Inoltre manca qualcosa. Manca un aggettivo.
Infatti anche se dicessi:
Di quale dei due uomini stai parlando? Di quello con i capelli?
Non posso dire “quello dai capelli” .
Posso farlo se invece dicessi:
Quello con i capelli rossi
Che può diventare:
Quello dai capelli rossi.
Adesso posso farlo perché ho aggiunto l’aggettivo “rossi”.
Per questo motivo dicevo prima che si può fare quasi sempre. .
Quindi continuiamo il gioco:
La casetta con il tetto rosso
La casetta dal tetto rosso.
Mi piace la pasta con il parmigiano reggiano.
Altro trabocchetto!
Sto parlando di aggiungere il parmigiano. Non posso pertanto dire: “mi piace la pasta dal parmigiano reggiano”. Non ha senso questa frase. Il parmigiano reggiano non è una caratteristica che appartiene alla pasta.
Più in generale, si usa da+articolo per fornire dettagli su caratteristiche che appartengono a quella cosa o persona, che sono propri di quella cosa o persona.
Quando invece si forniscono dettagli su altre caratteristiche, si può usare solamente “con” oppure “che”.
Ad esempio con cose che sono state aggiunte (come il parmigiano sulla pasta) o acquistate dalla persona in questione.
Quindi, analogamente, se parlo del “ragazzo con le lenti colorate verdi” non posso dire “Il ragazzo dalle lenti colorate verdi”.
Quindi ricordate: caratteristiche proprie e aggettivi.
Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.
– – –
Sai che puoi ascoltare gli episodi anche su Spotify? Puoi abbonarti se vuoi e avrai accesso a tutti gli episodi pubblicati!
785 Il calderone
Il calderone (scarica audio)
Giovanni: sapete cos’è un calderone?
Si tratta di un grosso recipiente usato per bollire liquidi o cuocere vivande.
Normalmente si usa il termine pentola o pentolone.
Quando ad esempio c’è un gran numero di persone a pranzo e dobbiamo cucinare la pasta. Una pentola non basta. Ci vuole un pentolone.
Il termine calderone difficilmente si usa in questi casi, se non per indicare il pentolone che usa la strega cattiva nelle favole, i cui si preparano le pozioni magiche.
Tecnicamente quindi un calderone serve per cucinare o preparare qualcosa, ma nella pratica si usa solamente o quasi in senso figurato.
La frase più usata è “metter tutto nello stesso calderone“.
Significa fare un miscuglio, un mix, mischiare cose o argomenti eterogenei, diversi tra loro, mettere tutto assieme, proprio come gli ingredienti delle pozioni magiche delle streghe.
Avete intuito che non è quasi mai una buona cosa mettere tutto nello stesso calderone.
Si vuole trasmettere l’idea di una confusione che non serve a niente, perché mischiare cose diverse ta loro non aiuta a capire e non produce risultati.
Vediamo qualche esempio:
In tv si sentono notizie diverse sulla guerra in Ucraina. Non si capisce però cosa sia più importante o vero e cosa meno importante o falso. Tutto viene messo nello stesso calderone.
Si dà quindi un’idea di confusione e non si capisce quanto tale confusione sia voluta o meno. Tutto viene messo nello stesso calderone dell’informazione, senza un ordine e una gerarchia.
Il governo ha deciso di aumentare le tasse sulla casa, mettendo nello stesso calderone prime, seconde e terze case, come se niente fosse.
Anche in questo caso non viene fatta una distinzione che invece sarebbe necessaria. Perché chi ha una sola casa non si può confrontare con chi ne possiede 10.
Normalmente ci sono più di due cose diverse quando si parla di calderone, ma non è obbligatorio. La cosa importante è manifestare la necessità di distinguere.
L’espressione è abbastanza simile a “fare di tutta l’erba un fascio“. Quest’ultima è più informale ma è anche più carica di giudizio negativo nei confronti delle persone alle quali ci si rivolge.
Inoltre il calderone a volte si usa semplicemente come sinonimo di insieme, anche se somiglia più a un insieme confuso e disordinato.
Posso dire ad esempio che:
Per sanzionare la Russia l’Europa sta pensano ad un calderone di soluzioni diverse.
Oppure:
A cosa serve praticare Yoga? Tra le altre cose serve a rilassarsi e combattere lo stress.
Infatti dobbiamo immaginare il nostro cervello, come un enorme calderone pronto a riempirsi di tutte le esperienze che viviamo ogni giorno. Praticando lo yoga facciamo in modo che il calderone non esploda.
Un uso figurato, quest’ultimo, che rende bene l’idea del calderone inteso come contenitore.
Ripassiamo adesso.
Giovanni: il mio dirimpettaio mi ha fatto una domanda: Sai distinguere il pollo dalla gallina?
Ulrike: e vedi un po’! Eccome se ci riesco! Prendo spunto dal proverbio “gallina vecchia fa buon brodo” per attivare alla conclusione che il pollo sia più giovane! Non c’è bisogno di fare voli pindarici per arrivarci. Questa differenza balza subito agli occhi, almeno a me. Non so agli altri.
Rafaela: giusto. Ma vuoi che non lo sappia anch’io? Non a caso, per la cronaca, la carne del pollo è più tenera e si stacca con facilità dall’osso.
Alberic: di contro ovviamente la gallina ha la carne più dura, senza contare che è anche più grassa, ragion per cui è migliore per la preparazione del brodo. Tutto quadra. Giusto?
Karin: Fa molto italiano parlare di cucina vero? Ogni italiano probabilmente è un goloso con la G Maiuscola!
Edgardo: Ti sbagli di grosso, c’è italiano e italiano! C‘è addirittura un gruppetto, a dire il vero, ancora un po’ sparuto, a cui la carne, quale che sia l’animale di provenienza, non gli sconfinfera per niente.
Irina: vi prego, torniamo a bomba! Oggi il ripasso verte sulle prerogative del pollo e quelle della gallina, quindi non farnetichiamo troppo! Il pollo è più giovane, allora vorrà dire che sarà più tenero; su questo non ci piove. D’altra parte una gallina, in quanto vecchietta, sarà senza dubbio d’un coriaceo che non ti dico! Per carità! Meglio il pollo!
Peggy: vi rispondo seduta stante che si fa presto a dire che il pollo sia migliore da mangiare. Infatti a mio avviso la carne di pollo, quand’anche tenera, non è niente di transcendentale!
Se è vero come è vero che il pollo è più apprezzato, di qui a dire che la gallina non valga niente, ce ne passa!
Esstelle: Per inciso, è il caso di puntare sul ruolo del brodo di gallina che da illo tempore rappresenta un vero toccasana. Per sincerarsene basta dare una scorsa ai vecchi libri di cucina.
Marcelo: tra l’altro, sarà pure meglio il pollo, ma la gallina è pur sempre più a buon mercato.
553 Contraddistinguere e contraddistinguersi
Contraddistinguere e contraddistinguersi (scarica l’audio)
- Indice degli episodi
- Tutti gli audio-libri in versione KINDLE e CARTACEA (+MP3)
- Video YouTube
- Donazione per Italiano Semplicemente
- Associazione italiano Semplicemente
Video
Trascrizione
Giovanni: Secondo voi cosa significano i verbi contraddistinguersi e contraddistinguere?
Komi: secondo me significa distinguersi da altro per via di segni o qualità particolari.
Ulrike: il verbo contiene la parola “contra” che indica un confronto tra due cose o due persone, che si riferisce alle caratteristiche.
Carmen: il verbo distinguersi indica un paragone. Una cosa si distingue dall’altra e possiede una caratteristica diversa dall’altra.
Giovanni: Grazie a Komi, Ulrike e Carmen, che nell’ordine hanno risposto alla mia domanda. Bravi avete detto bene. C’è un confronto e delle caratteristiche, dei segni particolari.
Una cosa interessante è vedere la differenza tra distinguere e contraddistinguere. Si usano allo stesso modo?
Oppure bisogna distinguere tra questi due verbi?
Ecco, “distinguere” sicuramente si usa sempre per spiegare la differenza tra due cose. Significa riconoscere due cose come diverse, attraverso delle caratteristiche peculiari, particolari. È molto simile a essere riconoscibile, caratterizzarsi, differenziarsi, o anche mettersi in luce per particolari doti, segnalarsi:
Quando usiamo questo verbo insomma vogliamo segnalare delle differenze tra due o più cose o persone.
Quando invece usiamo contraddistinguere c’è un segno particolare che rende delle cose o delle persone diverse dalle altre. Quando vogliamo evidenziare questo segno, questa caratteristica, si può usare contraddistinguere.
Es:
Si sta pensando di mettere un segno sulla targa delle auto elettriche al fine di contraddistinguerle.
Quando usiamo questo verbo, la maggior parte delle volte si vuole proprio indicare questa caratteristica, questo segno, cioè il motivo per cui avviene questa distinzione.
Per cosa si contraddistingue Italiano Semplicemente?
Cioè: qual è la caratteristica principale di Italiano Semplicemente che la distingue dagli altri siti o metodi di insegnamento?
E’ molto interessante anche l’uso della preposizione che si usa.
A volte si usa la preposizione “per”, altre volte “da”, altre volte non si usa nessuna preposizione.
Italiano Semplicemente ha un logo contraddistinto dall’immagine del Davide di Michelangelo e si contraddistingue per avere, in ogni episodio, sia la trascrizione che il file audio. Inoltre si contraddistingue per il metodo, non incentrato sulla grammatica ma sull’ascolto e più in generale sulle sette regole d’oro. Una caratteristica che l’ha sempre contraddistinto è anche il fatto che gli episodi hanno sempre qualcosa di divertente o emozionante o interessante, che va oltre il mero insegnamento della lingua italiana.
Allora parlavamo della preposizione da usare.
Nella frase precedente ho usato una volta “per” (si contraddistingue per il metodo), “una volta ho usato “da” (un logo contraddistinto dall’immagine del Davide) e un’altra volta non ho usato nulla (una caratteristica che l’ha sempre contraddistinto).
Attenzione al ruolo della preposizione da.
Quando usiamo contraddistinguere, se usiamo “da” indichiamo quasi sempre la caratteristica distintiva (soprattutto con con la forma passiva) mentre se usiamo distinguere, la preposizione “da” si usa sempre per indicare un termine di confronto. Notate infatti la differenza tra:
Io mi distinguo da te (Confronto) perché sono più simpatico
I miei quadri sono contraddistinti dall’uso della simbologia religiosa (caratteristica)
Quindi con “distinguere” si usa sempre la preposizione “da” (o anche fra e tra) per indicare la diversità da qualcun altro o da qualche altra cosa e invece con “contraddistinguere” la preposizione “da” si usa quasi sempre per indicare la caratteristica, specie nella forma passiva.
Dico “quasi sempre” perché a volte, posso anche dire:
La congiunzione “e” si contraddistingue da “è” (che è un verbo) per un accento
“Che” si contraddistingue da “ce” per l’acca
Questo accade quando faccio un confronto diretto, quindi si usa al posto di distinguere, per sottolineare la caratteristica distintiva. Potrei usare anche distinguere volendo.
Ma attenzione, perché come si è visto, con contraddistinguere, anche quando usiamo “per” stiamo indicando una caratteristica:
“Che” si contraddistingue da ce per la lettera h.
Io mi contraddistinguo per una simpatia superiore alla media
Questo “per” è abbastanza simile a “perché” se ci pensate.
“Che” si contraddistingue da ce perché c’è la lettera h.
Io mi contraddistinguo perché ho una simpatia superiore alla media
Quindi per indicare una caratteristica, nella forma passiva si usa “da”, se voglio sottolineare la caratteristica. Uso invece “per” quando mi interessa di più il confronto.
Inoltre “da” normalmente si usa poco con le caratteristiche delle persone.
Vediamo qualche esempio:
Le informazioni sui social sono spesso contraddistinte da inesattezze e imprecisioni.
Forma passiva, inoltre qui è più importante sottolineare questa caratteristica piuttosto che distinguere queste informazioni da altre. Quindi usiamo “da”.
Invece:
Gli uomini villosi si contraddistinguono per avere molti peli sul petto.
Non c’è la forma passiva. In questo caso poi voglio distinguere gli uomini villosi (quelli che hanno molti peli sul petto) dagli uomini che non hanno questa caratteristica.
Come dicevo inoltre, quando si parla di persone normalmente si usa “per” e non si usa la forma passiva.
Il mio ristorante è contraddistinto da elementi moderni e innovativi e si contraddistingue per una cucina molto creativa.
Prima descrivo il mio ristorante dicendo una particolare caratteristica, uso poi la forma passiva (quindi uso “da”) e poi mi interessa anche distinguere la mia cucina da quella di altri ristoranti, quindi successivamente uso “per“.
Quando quindi voglio far emergere una caratteristica distintiva, che fa riconoscere qualcosa rispetto ad altro, uso generalmente “per”.
Adesso un ripassino veloce da chi si contraddistingue per un maggiore interesse verso la lingua italiana. Il ripasso poi è un altro elemento che contraddistingue Italiano Semplicemente.
Sofie: non vorrei cogliervi alla sprovvista, ma cosa distingue la nazionale italiana di calcio dalle altre? Solo il colore della maglia?
Albéric: Grazie! Io direi invece che l’Italia ha sempre la meglio sulle altre squadre.
Hartmut: questo piacerebbe molto a Giovanni che è l’unico italiano qui. Ma purtroppo, per quanto forte, si trova sempre un’altra squadra che ti dà il benservito.
Lia: fammi fare mente locale... Forse la classe dei calciatori?
Emma: non ne so un’acca di calcio. Per me sono solo 22 atleti che corrono dietro ad una palla. Per il resto, come si suol dire, per me il calcio è arabo.
n. 142 – FARE UN DISTINGUO – 2 minuti con Italiano semplicemente
Audio
Trascrizione
Giovanni: Vi faccio una domanda: tutti i siti internet in cui si insegna la lingua italiana sono uguali oppure bisogna fare dei distinguo?
Io qualche distinguo lo farei!
Infatti i siti non sono proprio tutti uguali. Cambia il metodo usato per insegnare molto spesso. Inoltre pochi siti usano file audio a supporto delle loro lezioni. Qualche distinguo è necessario!
Ad esempio dove lo trovate un sito che spiega la parola distinguo come si deve?
Il dizionario dice che un distinguo è una distinzione, una precisazione, per lo più pedante e pignolesca, insomma, un cavillo.
Quindi un distinguo è una distinzione? E’ qualcosa che si distingue, che si differenzia da qualcos’altro?
Allora vediamo se è vero con degli esempi.
Una mamma non fa distinguo tra i propri figli. Ci mancherebbe altro!
La mamma quindi non fa distinguo, non fa alcun distinguo tra i figli. Questo vuol dire che la mamma tratta i figli tutti allo stresso modo, tutti alla stessa maniera, senza fare distinguo, senza fare distinzioni tra un figlio e l’altro.

La parola distinzione va bene, è un sinonimo sempre utilizzabile, e sicuramente è più usata. Distinguo è più formale ed effettivamente a volte è più pignola, come dice il dizionario.
Quando si fa un distinguo molto spesso si va a cercare un motivo molto particolare per fare una distinzione, per non considerare due cose, o due persone, alla stessa stregua, nello stesso modo.
Una mamma che non fa distinguo tra i suoi figli quindi in nessun modo tratta i propri figli diversamente. E’ anche una questione di piccole cose dunque.
Un altro esempio:
Se in una azienda si dice che i lavoratori sono tutti inefficienti, che non lavorano abbastanza, che sono dei lavativi, qualcuno potrebbe dire:
Eh no! A questo punto iniziamo a fare dei distinguo! Ci sono alcuni lavoratori che lavorano moltissimo e che meriterebbero una promozione!
Fare un distinguo pertanto (o, al plurale “fare dei distinguo“) ha uno scopo preciso: quello di far emergere delle differenze importanti, quello di estrarre dal mucchio., dalla massa, dal gruppo, degli elementi diversi, che si differenziano, si distinguono dagli altri.
Il termine “precisazione“, citata dal dizionario, è ugualmente vicino a questo concetto, benché la precisazione serva a precisare, ad andare nel dettaglio, a specificare ciò che fino ad ora non è stato specificato abbastanza. Il concetto è abbastanza simile perché precisando emergono delle distinzioni, delle differenze. La precisazione fa emergere le differenze. E’ attraverso delle precisazioni che è possibile fare dei distinguo.
La paola distinguo si usa quasi sempre con il verbo fare: nel “fare un distinguo” c’è la volontà di dividere un gruppo in almeno due parti, attraverso una precisazione delle caratteristiche dei singoli componenti.
A volte si usa “operare dei distinguo“. L’uso di “operare” serve a essere più precisi ancora, più pignoli. La pignoleria è una eccessiva scrupolosità, una esagerata precisione.
A volte è semplicemente più formale (le leggi operano sempre dei distinguo ad esempio), altre volte ci sono entrambe le componenti: formalità e pignoleria.
Ad esempio:
La legge italiana opera alcuni distinguo tra le coppie eterosessuali e le coppie omosessuali.
E’ giusto operare dei distinguo? Oppure è meglio farli? Più o meno è la stessa cosa, forse però quando si crede che un distinguo sia giusto, più spesso troverete il verbo fare.
I distinguo spesso sono anche “sottili“, almeno quando si vuole sottolineare una eccessiva o anche sbagliata distinzione.
Rauno (Finlandia): Come sono i tuoi alunni Giovanni?
Giovanni: Beh, tutti abbastanza bravi direi.
Rauno: Ma c’è qualcuno più bravo degli altri?
Giovanni: Rauno, non credo sia il caso di perdersi in sottili distinguo. Sono tutti bravissimi, e adesso ve lo dimostro con questa frase di ripasso da parte di Bogusia, uno dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente che ci parla con l’occasione di Michelangelo.
Bogusia (Polonia): Forse qualcuno di voi può pensare che io studi solamente italiano, ma si dà il caso che in questo momento stia rileggendo una biografia di Michelangelo.
Come di consueto esordisco con questa espressione: si dà il caso: ha un non so che di affascinante.
Allora, stavo dicendo che rileggendo questo libro, di punto in bianco mi balza agli occhi qualcosa: non esiste più la “casa di Michelangelo” a Roma.
Ma come sarebbe a dire? Un personaggio di questo spessore che ci ha vissuto nientepopodimeno che 30 anni, e precisamente in Piazza Macel de’ Corvi; uno che ha sfoderato i capolavori che addobbano l’intera città, possibile non si meriti di avere un museo in quella che fu la sua dimora?
Possibile? Ce la sentiamo di fare un torto di questo tipo a questo artista? E’ mai possibile fregarsene in questo modo? Non si fa così, cari romani.
Mi vedo costretta di ricordare infatti che la piazza e la stessa umile casa di Michelangelo sono state demolite nel 1902.
Ora solo una lapide ricorda l’artista. Questo potremmo anche chiamarlo il colpo di grazia alla memoria di Michelangelo.
Flora (italia): un distinguo, due distinguo, cento distinguo: Attenzione perché al plurale non cambia. Resta invariato.
—
L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!


