Danielle: Non avevo intenzione di disdireil mio viaggio. Essendo sbalordito dalla mia determinazione, mio marito all’improvviso si è arreso.
Irina: Mi sono fiondatasedutastante alla nostra agenzia di viaggi, e oggi faccio le valigie… Ma un pensiero mi ronza per la testa: “Cavolo, ma perché non gli ho detto “basta” prima? Potevo già stare a scatenarmiin Calabria!
Giovanni: Episodio 153 della rubrica “2 minuti con Italiano Semplicemente“, ci vuole un po’ di pazienza per ascoltarli tutti ma come si dice “la pazienza è la virtù dei forti“.
Difficile parlare della pazienza in due minuti o poco più ma ci provo lo stesso. Questo è l’argomento di oggi. Armatevi di pazienza dunque, un paio di minuti, in fondo non è molto!
Posso parlarvi un po’ della pazienza? Si tratta della virtù che hanno le persone pazienti, che sanno cioè pazientare quando è il caso di farlo.
Si dice che la pazienza sia la virtù dei forti, questo almeno recita un famoso proverbio italiano. Ma si dice anche che “anche la pazienza ha un limite“, simpatica espressione che si utilizza quando non ce la si fa più a sopportare qualcosa o qualcuno.
Pazientare spesso è “sopportare“, e il proverbio che vi ho citato prima: “armarsi di pazienza” ne è una prova! Questi sono alcuni proverbi famosi sulla pazienza, su questa virtù tanto decantata.
Altre volte questo termine si usa in modo più semplice:
Ci vuole pazienza!
Se vedo un bambino che ha difficoltà a stare buono e non provocare danni, posso dire:
Ci vuole pazienza con i bambini! Bisogna armarsi di pazienza! E tirare un bel sospiro… altre volte occorre contare fino a tre prima di reagire impulsivamente.
Ancora più sinteticamente spesso si dice:
Pazienza!
Quando si usa?
Ad esempio se gioco alla lotteria tutti i santi giorni e perdo sempre, posso dire proprio così:
Pazienza! Anche stavolta non sono stato fortunato. Ma domani sento che sarà il mio giorno fortunato! A volte indica rassegnazione ed a volte l’esatto contrario, come in questo caso!
“Pazientare” è un verbo che si usa nelle stesse circostanze.
“Bisogna pazientare” è esattamente come dire “bisogna avere pazienza“.
Non ce la faccio più!!!
Dai, cerca di pazientare ancora un po’.
Infine mi chiedo: i pazienti pazientano? Chi pazienta possiamo chiamarli pazienti? Beh, meglio parlare di persone pazienti, perché il termine “paziente” appartiene invece al mondo della medicina.
Una persona paziente, è vero, è una persona disposta a moderazione, disposta ad aspettare, una persona tollerante e disposta alla sopportazione; ma “il paziente” (i pazienti al plurale, la paziente al femminile) è anche una persona malata, affetta da una malattia, e quando è affidata alle cure di un medico si chiama “paziente”: il paziente, i pazienti, la paziente,le pazienti.
Solo quando si trova in cura da un medico possiamo chiamarla così.
Attenzione perché come ho detto, al femminile cambia solo l’articolo: “la paziente” e “le pazienti“.
I pazienti aspettano in sala d’attesa.
Avanti il prossimo paziente!
I pazienti devono arrivare all’appuntamento con il medico nell’ora stabilita
Le condizioni fisiche della paziente sono migliorate
La paziente è stata appena operata
Infine, non solo le persone possono essere pazienti. Quando infatti si fa qualcosa dove occorre molta pazienza, possiamo dire:
Questo documento è il frutto di un paziente lavoro di squadra.
La pace tra noi due è il risultato di una paziente sopportazione
Adesso vediamo di ripassare un po’ alcune espressioni già spiegate.
Bogusia (Polonia): L’altro giorno dovevo preparare una presentazione del progetto nuovo, per la riunione. Si dà il caso che queste preparazioni mi diano fastidio. Non mi piacciono, non più di tanto almeno. Lo so che per avere successo e sfoderareun discorso buono, sennonchécon i fiocchi , bisogna mettercisi di buona lena e come si deve per non incartarsia un certo punto. Mio marito, indefessoriguardo ai doveri professionali, non lascerebbe nulla di intentato per farlo a puntino. Senza remore è sempre pronto a darmi manfortedurante le fasi della preparazione. Ma quel giorno io sono stata davvero restianello spenderci troppo tempo, visto che fino ad allora mi aveva detto sempre bene. Mio marito mi avvertiva in continuazione dicendo che ne va della mia reputazione. Direi che mi incalzavaogni due per tre e mi tallonavaovunque con i suoi suggerimenti. Ma io non me la sono sentita, e così, durante la riunione, a un certo punto ho perso il filo e sono rimasta senza parole. Forse dovrò rispondernepresto e pagarne lo scotto? Vediamo! Ma mi sa che mio marito deve avermela gufata.
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Giuseppina: Armarsi è un verbo pericoloso? Sembra che abbia a che fare con la guerra, con le battaglie, con le armi e con il fuoco vero?
In effetti è proprio così. Quando un uomo è armato vuol dire che ha con sé un’arma, che può essere un fucile, una pistola, un coltello eccetera.
I poliziotti sono armati di pistola ad esempio, gli indiani sono armati di arco e frecce. Chi ha molte armi con sé possiamo dire che è armato fino ai denti, ma questa è un’espressione idiomatica. “Armarsi” però è un verbo particolare perché si utilizza non solo con le armi; o meglio, non si usa quasi mai con le armi classiche quelle che servono per difendersi contro un nemico.
Posso dire, è vero, che per difendermi contro un animale posso amarmi di un bastone ad esempio, ma in particolare la frase “armarsidi” qualcosa fa riferimento a delle “armi” intese come qualcosa di utile, come la pazienza, il coraggio la buona volontà. Sono delle armi? Beh, servono a proteggersi, servono ad evitare che accada qualcosa di male: armarsi di pazienza serve a non perdere la pazienza. Si usa come raccomandazione infatti:
Quando i bambini sono piccoli spesso combinano dei pasticci bisogna armarsi di pazienza e sopportare proprio perché sono dei bambini.
Anche in ufficio spesso occorre armarsi di pazienza perché non è facile affrontare tutte le situazioni rimanendo calmi.
Allo stesso modo per tenere pulita tutta la casa bisogna armarsi di buona volontà.
Per andare in guerra occorre armarsi di coraggio, come anche quando di deve dire alla propria fidanzata che non la amiamo più.
Si usa anche in senso materiale quando devo prendere alcune cose:
per fare un esame scritto di lingua italiana venire armati di carta e penna, occorre armarsi di tutto ciò che serve per fare l’esame.
Adesso ripassiamo le puntate precedenti:
Andrè (Brasile): Spesso mi capita di sbagliare a pronunciare delle parole italiane. Ti dirò che a volte è scoraggiante ma bisogna tornare alla carica con entusiasmo senza pensare troppo agli errori. Tappa dopo tappa si migliora il proprio livello. Bisogna solo tenere un po’ a bada le frustrazioni. Ogni errore in realtà è un passo in avanti.
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L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!
“Il troppo è troppo” , forse è questa l’espressione che avete ascoltato o letto più spesso quando si parla di un’esagerazione. Molto usata e anche “il troppo stroppia“, alla quale ho già dedicato un bell’episodio. La misura è colma è un’altra modalità, più formale, più ricercata, più adatta a contesti meno familiari, Ma in un caso in particolare.
La misura indica una misurazione, quindi un livello , livello che è stato evidentemente superato. Si tratta del livello di sopportazione. Parliamo quindi della pazienza. La nostra pazienza. In poche parole non ce la facciamo più a sopportare.
Il superamento del livello viene indicato dalla parola “colma“. La misura è colma, vale a dire, “il livello massimo della pazienza e stato superato”, ora la pazienza è finita.
In senso proprio un bicchiere è colmo quando è pieno fino alla fine, fino all’orlo. Qualsiasi contenitore possiamo dire che è colmo quando è completamente pieno, pieno di un liquido ad esempio.
In generale una cosa colma è piena fino al massimo della capacità, piena zeppa, potremmo anche dire. Esiste anche il verbo inzeppare che però si usa per gli oggetti solidi, non i liquidi, come ad esempio: inzeppare una stanza di giocattoli.
A proposito di contenitori colmi, si dice spesso, quando la pazienza è finita:
Questa è la goccia che ha fatto traboccare ol vaso.
Dove si usa il verbo traboccare, che indica l’acqua che esce dal vaso, che trabocca dal vaso, perché non entra più nel vaso, avendo superato il limite massimo.
Più elegantemente possiamo dire:
la misura è colma
La pazienza in effetti la possiamo paragonare ad un contenitore che ha una capienza limitata, una capacità limitata.
Quindi prima o poi potrebbe finire.
In questi casi si dice anche semplicemente:
La pazienza è finita!
La mia pazienza è al limite!
Basta, adesso ho perso la pazienza!
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Esercizio
1) “Il troppo è troppo” è come “IL TROPPO S _ _ _ _ _ _ _ ”
2) Un’altra modalità più formale è l’espressione “LA _ _ _ _ _ _ È _ _ _ _ _”.
3) La parola C _ _ MO/A indica un livello superato.
4) Possiamo dire che quando un bicchiere o un qualsiasi contenitore è pieno fino all’orlo, che il contenitore è _ _ _ _ _ _.
5) Per una cosa colma si può anche dire piena Z _ _ _ _.
6) Quando la pazienza è finita si dice: questa è la goccia che ha fatto _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ il vaso.
7) Si può paragonare la pazienza ad un contenitore che ha una CAP _ _ _ _ _ limitata, cioè una C _ _ _ _ _ TÀ limitata.
Soluzioni
1) “Il troppo è troppo” è come “IL TROPPO STROPPIA”
2) Un’altra modalità più formale è l’espressione “LA MISURA È COLMA”.
3) La parola COLMO/A indica un livello superato.
4) Possiamo dire che quando un bicchiere o un qualsiasi contenitore è pieno fino all’orlo, che il contenitore è COLMO.
5) Per una cosa colma si può anche dire piena ZEPPA.
6) Quando la pazienza è finita si dice: questa è la goccia che ha fatto TRABOCCARE il vaso.
7) Si può paragonare la pazienza ad un contenitore che ha una CAPIENZA limitata, cioè una CAPACITÀ limitata.