Non esiste proprio (scarica audio)
Trascrizione
Che ne dici se domani mattina ci alziamo alle 5 e ci facciamo una bella passeggiata?
Cosa rispondereste a questa domanda?
Alle 5? Assolutamente no.
Non ci pensare! È troppo presto!
Facciamo alle 10?
Ma perché così presto?
Alle 5 fa troppo freddo!
A quell’ora è ancora buio!
Un’altra possibile risposta è:
Non esiste proprio!
Questa è un’espressione informale, familiare, con la quale si esclude categoricamente qualcosa. Si tratta quasi sempre di una proposta che si vuole rifiutare categoricamente, cioè che non si vuole neanche prendere in considerazione. Il verbo esistere non va dunque interpretato alla lettera.
“Non esiste”, in teoria, sarebbe di per sé sufficiente, ma per sicurezza meglio aggiungere “proprio“.
Apriamo una breve parentesi. Proprio è normalemente un aggettivo, ma in questo caso è un avverbio, e il suo ruolo è rafforzare qualcosa. Normalmente viene rafforzato un aggettivo che viene dopo, tipo:
È proprio vero!
Cioè: è vero, verissimo, ti assicuro che è vero. Te lo posso assicurare.
Sei proprio un ingenuo!
Cioè: sei veramente un ingenuo, non c’è ombra di dubbio su questo.
Sei proprio sicuro?
Cioè: sei veramente sicuro? Sei sicuro al 100 percento?
In questo caso invece si rafforza qualcosa che viene prima, che è il verbo esistere.
È una specie di negazione rafforzata: “non esiste” esclude che qualcosa sia vero o che venga accettata una proposta.
Quasi sempre “non esiste” significa “non ci pensare proprio” oppure “non c’è nessuna possibilità che quello che hai detto si possa verificare“.
“Non esiste proprio” quindi rafforza questo concetto.
Somiglia molto a “non è cosa” (è anche a non se ne parla) di cui ci siamo già occupati, espressione più usata nel sud dell’Italia. Tuttavia “non esiste proprio” è più forte e meno adatto quando manca la voglia di fare qualcosa o quando non è il momento o la giornata giusta per farlo. In questi casi è più adatta l’espressione “non è cosa“.
Anch’essa può comunque diventare “non è proprio cosa”, rafforzando il concetto espresso.
È importante dire che se vogliamo dire che una cosa non è vera, non si usa “non esiste proprio”.
“Non esiste” potrebbe stare per “non può essere”, “non può essere vero” (abbastanza raramente) se mi riferisco a una cosa a cui non credo, ma non possiamo usarla per esprimere una negazione, cioè al posto di “no”, a meno che io non risponda a una proposta o io stia negando fortemente un’affermazione o una domanda accusatoria, tipo:
Mi hai tradito? Ti hanno visto con un’altra donna!
Risposta: Ma cosa dici? Non esiste proprio che tu mi abbia visto! (risposta sibillina?)
Si può usare il congiuntivo, come ho appena fatto, con “non esiste” quando spiego a cosa mi riferisco (non esiste che…).
Comunque non è obbligatorio se parlate ad amici e in contesti familiari.
Tra l’altro il problema non si pone perché “non esiste” non si usa al di fuori del linguaggio familiare.
Vediamo altri esempi?
Domanda: Vuoi chiedere scusa a tua moglie? Avanti! Chiedile scusa!
Risposta:
Chiedere scusa? Non esiste proprio! (che io le chieda scusa). È lei che deve chiedermi scusa. Altro che storie!
Domanda: Vuoi venire con noi sabato prossimo a mangiare il pesce?
Risposta:
Mangiare il pesce? Bell’idea ma sabato prossimo non esiste proprio perché c’è il concerto dei Maneskin!
Beh, allora andiamo stasera?
No, stasera non è cosa perché ho un mal si schiena terribile! Grazie lo stesso. Facciamo un’altra volta.
Albéric: io invece nutro dei forti dubbi e credo che non vuoi venire a mangiare il pesce perché ci nascondi qualcosa. Ultimamente non fai che trovare scuse. Tant’è vero che è qualcosa come un paio di mesi che hai sempre altro da fare.
Irina: non è che ti nascondo qualcosa, è che, come ti ho detto, stasera non è proprio cosa.
Peggy: va bene, come non detto. Allora vorrà dire che aspetteremo che tu ti rimetta in sesto e poi, se avrai voglia, sai dove trovarci. Tranquillo. Senza rancore. Ci mancherebbe altro.
Segue una spiegazione del ripasso