Stare in campana

Stare in campana (scarica audio)

Vi hanno mai consigliato di stare in campana?

Ma che significa? Devo stare in campana? Cioè?

Tranquilli, significa semplicemente “stai attento/a“.

Un’espressione informale sicuramente, ma molto diffusa in tutt’Italia.

La campana 🔔 infatti suona, e in particolare può essere utilizzata per far suonare un allarme.

Stai in campana significa infatti “stai in preallarme”, o meglio ancora “stai all’erta“.

È un invito, un consiglio che si fa ad una persona quando potrebbe accadere qualcosa, quindi occorre stare attenti, non rilassarsi troppo, non distrarsi, perché potrebbe essere necessario reagire immediatamente, oppure potrebbero esserci problemi.

È un preallarme dunque, non proprio un allarme.

Questo è importante sottolinearlo, quindi non è proprio come “stare attenti” che si può riferire anche ad un pericolo immediato.

Ancora più informalmente si può pronunciare una sola parola: occhio 👁!! Anche in questo caso tuttavia il pericolo è quasi sempre immediato:

Occhio, ché se cadi ti fai male!

Stai in campana quando guidi, ché se ti distrai potresti andare fuori strada.

Stai all’erta, ché se perdi l’aereo il prossimo volo è tra due giorni.

Va bene, grazie, starò in campana!

Un ultimo avvertimento.

Come ho detto prima, stare in campana è equivalente a stare all’erta.

Allora vi do un consiglio: state in campana quando scrivete all’erta, perché in questo caso si scrive con l’apostrofo e se state facendo un esame questo è importante.

Infatti allerta, senza apostrofo, esiste, ma è un sostantivo che indica sempre un preallarme, come ad esempio l’allerta meteo, cioè l’allerta per una possibile condizione metereologica negativa: temporale, pioggia, forte vento eccetera.

Invece, quando si invita una persona a “stare all’erta”, scritto con l’apostrofo, si tratta di una locuzione avverbiale. Significa stare vigili, guardinghi, attenti a ciò che può accadere.

Quindi si usa il verbo stare, nel senso di rimanere, restare, proprio come “stai attento” o “stare in piedi”.

Quindi prima nasce all’erta con l’apostrofo e solo successivamente il sostantivo allerta, tutto attaccato, senza apostrofo dunque:

Per domani allerta meteo, venti forti e temporali.

Ah, state in campana anche a quando usate il plurale del sostantivo allerta , che è sempre allerta: l’allerta al singolare, le allerta al plurale o anche gli allerta, se preferite.

Al plurale molto spesso si trova anche “le allerte” ma si tratta di un errore. Sarebbe al massimo “le allerta”.

Riguardo al genere, ho detto che potete scegliere, infatti c’è chi dice che allerta sia maschile, e altri che sia femminile. Allora il plurale è “gli allerta” oppure “le allerta“.

Non preoccupatevi del genere comunque. Maschile o femminile va bene lo stesso. È invece facile sbagliarsi sul plurale.

State all’erta dunque, anzi, in campana!

Cambiare i connotati

Cambiare i connotati

Cambiare i connotati e il verbo connotare Buongiorno da Giovanni.

Sapete cosa sono i connotati?

Sono i nostri tratti del volto, le caratteristiche del nostro viso, ciò che ci contraddistingue, ciò che ci rende unici e riconoscibili.

Oggi però molte persone preferiscono cambiare i propri connotati, rifacendosi le labbra, gli zigomi, il naso, il mento eccetera. Rifarsi i connotati quindi è esattamente come cambiarsi i connotati. 

Questo significa cambiare i connotati in senso proprio, ma, come avrete immaginato, la frase ha anche un senso figurato.

Se dichiarate che volete cambiare i connotati di un’altra persona, non significa che siete un chirurgo estetico,  ma che lo volete picchiare, che la volete malmenare fino a cambiargli il volto, fino a deformargli il volto, fino a renderlo irriconoscibile.

I connotati sono quindi i tratti distintivi del viso. Si potrebbe dire, state attenti, che i connotati ci connotano, cioè connotano noi, perché ognuno di noi ha i propri connotati.

Infatti esiste anche il verbo connotare.

Un verbo abbastanza professionale o formale se vogliamo, e ha un significato simile a associare ad un nome o a un significato, quindi simile al senso dei connotati, che identificano una persona.

Es: Quale caratteristica connota maggiormente gli italiani? Forse il fatto di gesticolare? Forse la simpatia?  Forse lo stile?

Come avreste espresso questa frase prima di conoscere il verbo connotare? Forse usando “identificare” o “associare” o anche “contraddistinguere“?

Quale caratteristica identifica maggiormente gli italiani? 

Qual è la caratteristica principale degli italiani?

Quale caratteristica viene associata maggiormente agli italiani?

Per cosa si contraddistinguono gli italiani?

Si utilizza molto anche “connotazione”, un termine simile a “significato”. Infatti indica un significato particolare che viene attribuito ad una parola insieme al suo significato più importante.

Ad esempio le parole anziano e vecchio, hanno una diversa connotazione, in quanto, pur indicando tutte lo stesso concetto, si usano in circostanze diverse. Potrei dire la stessa cosa anche di un solo termine che ha diverse connotazioni a seconda del modo in cui viene usato, tipo il termine “altezza“. Infatti se parlo di una persona, l’altezza può indicare quella espressa in centimetri ma anche l’altezza morale, l’altezza d’animo, la sua magnanimità. Una qualità morale dunque.  
Un saluto a tutti. Vi ricordo che per avere accesso a tutti gli episodi audio del sito tutti possono aderire all’associazione Italiano Semplicemente.

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Un saluto a tutti. 

 

 

Cadere in piedi

Cadere in piedi (scarica)

Cadere in piedi. È possibile?

Cadere per definizione implica la perdita dell’equilibrio e quindi una caduta, appunto. Non si può restare in piedi una volta caduti.

Non è così però nell’espressione “cadere in piedi”, che significa salvarsi per fortuna, per caso da una situazione rischiosa. Si usa abbastanza spesso quando si scampa da un pericolo, sfuggire da un pericolo, ma scampare da una situazione rischiosa e quindi da un pericolo non è esattamente come questa espressione

Infatti mentre scampare significa proprio salvarsi, sfuggire da un pericolo quasi sempre reale, materiale, nel caso di cadere in piedi il salvataggio non riguarda un pericolo fisico, ma una situazione diversa, comunque rischiosa.cadere in piedi

Il caso, la fatalità, gioca un ruolo ugualmente importante.

Avete presente quando lanciate un gatto in alto facendolo roteare col corpo? Il gatto alla fine riesce sempre a cadere in piedi, nel senso di atterrare sulle quattro zampe, senza sbattere la schiena quindi.

Quest’immagine potrebbe aiutarvi a memorizzare l’espressione. Ma il gatto non cade in piedi per fortuna ma per abilità.

Invece gli esseri umani, quando cadono in piedi è perché riescono a superare, senza subire danni, conseguenze negative, una situazione problematica, rischiosa, potenzialmente pericolosa, ma ne escono  più per buona sorte che per capacità personali.

Vediamo un esempio:

Ogni volta che si fa un nuovo governo, ci sono dei politici che cadono sempre in piedi.

L’immagine che si vuole dare è lo stupore, la meraviglia che si prova vedendo che ci si ritrova in piedi incredibilmente.

I mille usi del verbo prendere

I mille usi del verbo prendere (scarica audio)

Sapere usare il verbo prendere? In questo episodio vediamo tutti i principali utilizzi.

Allora, prendere innanzitutto significa “afferrare” e per prendere, in questo senso, bisogna usare le mani.

Allora prendere è, se vogliamo il contrario di lasciare.

Ma prendere si contrappone anche a dare. In questo caso però non si prende e si dà solo con le mani.

Se tu dai una cosa a me, io prendo questa cosa da te. Questa cosa può essere un oggetto, ma anche amore, affetto eccetera.

In effetti prendere non ha solo a che fare con la materia e le mani.

Prendere lo stipendio” è un altro utilizzo molto frequente del verbo.

Hai preso lo stipendio questo mese?

No, lo prendo domani.

Se andate in un bar, si può prendere un caffè.

Cosa prendi? Offro io!

Oh, che gentile. Io prendo un cappuccino e un cornetto!

No, io no grazie, il cornetto mi fa ingrassare, meglio prendere le distanze dai grassi.

Ecco. “Prendere le distanze” è un utilizzo particolare. Significa stare lontano da qualcosa, quindi simile a mantenere le distanze, oppure, in senso figurato, non essere d’accordo con l’opinione di una persona.
Simile quindi a “discostarsi“. Come a dire: “io non sono assolutamente dello stesso pensiero”, “io sono di diversa opinione”, “io mi discosto dal suo pensiero”. Abbastanza formale come espressione “prendere le distanze”.

Se usate questa espressione potrebbero prendervi per un personaggio politico.

Questo in realtà è stato solo un modo per usare “prendere”: “prendere per” qualcuno o qualcosa.

Significa scambiare per qualcuno o qualcosa.

Per chi mi hai preso? Io non sono la persona che pensi tu! Mi hai preso (scambiato, con fuso) per qualcun altro.

C’è poi chi prende fuoco facilmente, che indica una persona che si arrabbia facilmente. Si può usare anche con i veri incendi: il bosco ha preso fuoco! Bisogna spegnerlo!

Se c’è un incendio, con chi dobbiamo prendercela? Chi è il colpevole?

Prendersela con qualcuno significa infatti accusare
qualcuno, incolpare qualcuno.

Non te la prendere con me, io non sono stato!

State attenti, perché “prendersela“, se non uso “con“, può significare offendersi.

Non te la prendere! (cioè non ti offendere)

Prendere in questi ultimi casi è quindi accettare, reagire, sebbene prendere bene e prendere male significhi anche colpire bene e colpire male:

Il calciatore ha preso male la palla ed è andata fuori.

C’è anche “prendere la mira“, (diverso da prendere di mira), un’operazione che si fa al fine di poter colpire con maggiore precisione.
Dicevo che prendersela significa anche offendersi.

Perché te la sei presa? (perché ti sei offeso?)

Ci sono frasi simili però:
Prendere male qualcosa
Prenderla male

Es: Se Giovanni è stato bocciato ad un esame posso dire:

Giovanni come ha preso la bocciatura all’esame? L’ha presa bene o male? Qui ha il senso di accettare, farsi una ragione di qualcosa.

Posso dire:
Prenderla male, ma anche “prendersela a male“.
A volte è difficile scegliere tra prendere, prendersi e prendersela. Potete dire la stessa cosa con frasi diverse:- Te la prendi se ti dico che non voglio studiare più con te?– La prendi male se non voglio studiare più con te?- Te la prendi a male se non voglio studiare più con te?– Non prendertela ma non mi piace studiare italiano con te!- Non prenderla a male, ma non mi piace studiare italiano con te!- Non prendertela a male, ma non mi piace studiare italiano con te!
Ovviamente esiste anche “prenderla bene” ma c’è solo questa forma.
Si usa con le cose che accadono o con le notizie, che potrebbero essere accettate oppure no dalle persone.

Bravo, l’hai presa bene la notizia.Come l’ha presa Maria?Stefano non l’ha presa bene la sconfitta della sua squadra.

Torniamo alle mani, o anche ai piedi: Prendere a schiaffi, a calci, a pugni.

Qui significa colpire una persona con degli schiaffi, con dei calci o con dei pugni.

Se poi mi limito (si fa per dire) ad insultarla, senza toccarla, la potrei prendere a mali parole.
Speriamo che non se la prenda troppo dopo che l’ho preso a mali parole.Se mi prende sul serio però si offenderà.
Ecco: prendere sul serio significa credere, considerare vero ciò che dico. Più che altro si usa per indicare la credibilità di una persona, l’affidabilità delle sue parole, e anche quando una persona scherza, e quindi non va presa sul serio.

Quando invece mi riferisco ad una frase, o qualcosa a cui posso decidere di credere oppure no, meglio usare:

Prendere per buono.

Si usa spesso non solo quando si crede a qualcosa (si prende per buono, cioè per vero) ma anche quando si vuole verificare in un secondo momento.

Per ora prendo ciò che mi hai detto per buono, ma dopo verificherò.

Io vi dico quello che so io, ma non prendete per buono ciò che dirò: dovete verificare.


Si può anche prendere una boccata d’aria: basta uscire in guardino o andare fare una bella passeggiata: si esce, si prende la macchina, si “prende una strada” di campagna, poi si “prende a destra”, poi a sinistra…

Quindi prendere su usa spesso anche per indicare le direzioni da prendere: prendere a destra o a sinistra significa voltare, girare a destra o a sinistra. Così come “prendere l’autostrada” sta per imboccare l’autostrada.
Si usa anche con le indicazioni verso delle località: prendere per Roma, prendere per Parigi, cioè andare verso Roma o verso Parigi.

Prendere il largo invece potete usarlo al mare, quando vi allontanate dalla riva, dalla terra. Ma potete usarlo anche nello sport, quando si vince in modo schiacciante.
In quel caso è il vostro punteggio che si allontana dal punteggio del vostro avversario.

Prendere in giro, per il naso, per il culo, per i fondelli.

Queste sono tutte modalità equivalenti (a volte volgari) per indicare il “prendersi gioco” di qualcuno: fargli credere qualcosa, ingannarlo per puro divertimento.

Poi prendere ha anche il senso di iniziare a far qualcosa,

Prendere a odiare, prendere a amare. Notate l’uso della preposizione “a” in questo caso.

Ho preso ad amare la lingua italiana, quindi da un po’ di tempo ho preso a studiarla.

Tra l’altro esiste anche riprendere:

Avevo smesso con l’italiano, ma adesso ho ripreso a studiarlo.

Questo senso di iniziare. a volte è improvviso:

Mi stavo stancando, quindi ho preso e me ne sono andato

Prendere e andarsene” si usa spesso per indicare un’azione improvvisa, e spesso è la conseguenza di un’emozione o di un pensiero che ci ha fatto muovere per andar via da un luogo.

Se mi dai ancora fastidio, prendo e me ne vado!

Si può prendere e fare qualsiasi cosa, non solo andarsene:

All’improvviso, ha preso ed è partito per l’Italia!

Adesso parliamo di rapporti personali: se non vai d’accordo con una persona, possiamo anche dire che “non ti prendi” con questa persona:

Con Maria proprio non mi prendo!

Significa che non risultiamo simpatici a vicenda.

Si può anche dire:

Io so come prenderlo, fidati di me.

Non so come prenderlo.

In questi casi si indica un comportamento: so come comportarmi con lui, oppure non so come comportarmi, quale atteggiamento prendere, assumere.

In caso contrario, puoi prendere in simpatia qualcuno.

Anche qui in qualche modo c’è qualcosa che inizia, o anche un cambiamento:

Fino a qualche tempo fa io e Maria non ci prendevamo, ma adesso ci siamo presi in simpatia.

Le preposizioni sembrano abbiano un ruolo importante per capire il senso di prendere.

Se uso “per”, “prendere per” qualcuno, significa come detto scambiare per un’altra persona.

Ciao Giovanni!

No, io sono Mario, non Giovanni.

Ah scusa, ti avevo preso per Giovanni.

Si usa spesso anche come esclamazione:

Ma per chi mi hai preso?

Se dico ad esempio:

Hai dimenticato di pagare il caffè oppure l’hai fatto apposta?

Io rispondo: Ma per chi mi hai preso? Per un ladro?

Che significa: chi credi che io sia, un ladro? Mi hai scambiato per un ladro?

Torniamo ora a prendersela.

Abbiamo detto che significa offendersi oppure incolpare qualcuno (prendersela con).

Ma esiste anche:

Prendersela comoda

Che significa: non sbrigarsi, fare le cose con comodo, andare lentamente.

Dai, quanto ci metti a prepararti? Te la prendi troppo comoda! Datti una mossa!

Se uso un sostantivo, tante cose si possono prendere, materiali e non. Spesso si può usare anche un verbo diverso:

Prendersi una responsabilità (assumersi)
Prendere l’autobus (salire)
Prendere la Laurea (laurearsi)

Prendere le armi (arruolarsi)

Prendere un premio è analogo a prendere una laurea o un qualsiasi titolo, che è stato “assegnato” a una persona.

Nel linguaggio di tutti i giorni si usa spesso:

Prendiamo un caffè? Tu cosa prendi?

Ma anche prendere un prestito (si parla di una somma di denaro), o prendere “in prestito” (una casa, un’auto, una bicicletta ecc.) qualcosa gratuitamente che però devo restituire o anche “prendere in affitto“ (in questo caso si paga)

Si possono anche prendere lezioni di matematica o di altre materie.

Si può prendere una sgridata, un rimprovero, degli insulti.

Si è detto prima di prendere a calci, schiaffi e pugni. In generale si possono prendere le botte (se qualcuno ci picchia, ci colpisce più volte), si può prendere un colpo alla testa (se sbattiamo da qualche parte), oppure se colpisci un bersaglio puoi dire:

Preso! (cioè “colpito!”)

Si usa anche nel senso di indovinare, ma si usa la particella “ci”:

Hai indovinato! = Ci hai preso!

Anche gli animali si possono prendere:

Prendere una lepre però significa catturare la lepre, mentre prendere un cane o un gatto normalmente sta per metterlo in casa, farlo entrare in famiglia.

Invece prendere un granchio, oltre che al senso fisico, è anche una espressione che significa “sbagliarsi”. Si dice anche “prendere un abbaglio”. Si tratta di un errore grossolano: credevi una cosa e invece la verità era un’altra.

In questi casi potresti farti prendere dal nervoso. Quando un’emozione ti assale, ti cambia lo stato d’animo, si può usare il verbo prendere:

Mi ha preso un nervoso che non ti dico!

Non devi farti prendere dall’ansia.

Non farti prendere dalla paura

Si tratta di qualcosa di improvviso, come quando vieni preso alle spalle da una persona..

Se qualcuno ti prendere alle spalle ti sorprende. Non te lo aspetti perché non lo puoi vedere, in quanto arriva da dietro. Ma si può usare anche in senso più ampio:

Mi stai chiedendo se voglio sposarti? Scusa ma devo pensarci, mi hai preso alle spalle.

L’uso più diffuso però è nel senso di avere un danno da qualcuno o qualcosa:

La crisi economica mi ha preso alle spalle. Non ero preparato e ho dovuto vendere la mia azienda.

Il senso della sorpresa c’è anche in un’altra espressione idiomatica:

Prendere in castagna

In questo caso siamo sorpresi (scoperti) mentre facciamo qualcosa di sbagliato. Un’espressione informale ma molto usata.

Con lo stesso senso si usa anche prendere qualcuno con le mani nel sacco, o prendere qualcuno sul fatto, o anche coglierlo sul fatto, o, in senso giuridico, prendere qualcuno in flagrante, o in flagranza di reato, vale a dire prenderlo, mentre commette un reato. Da non confondere la flagranza con la fragranza.

Si può ovviamente prendere una malattia come anche una sbornia, se vi ubriacate, se cioè bevete troppo alcool.

A volte la cosa è improvvisa:Mi ha preso una paura!Mi ha preso un sonno!

Che equivale a dire:

Sono stato preso dalla paura
Sono stato preso dal sonno

Anche la smania può prendere.
Non ti far prendere dalla smania di ascoltare tutti gli episodi in un solo giorno!
In questo caso è la voglia di finire tutto subito, questa è la smania, simile alla mania, ma cambia l’accento.

La “mania” ma non uguale perché la smania è uno stato di agitazione, di inquietudine, una specie di malessere, un effetto di tensione nervosa o di un diffuso senso di disagio e d’insoddisfazione. Può anche essere un desiderio intenso. una voglia incontenibile, come quando ti prende la smania di divertimento.

Così come si prende una malattia, o una smania, o una sbornia, si può, in modo analogo, “prendere una sbandata” per una ragazza o un ragazzo o un uomo o una donna. Questo verbo “sbandare” si prende a prestito dalla linguaggio dell’automobile, poiché sbandare è perdere il controllo della propria automobile che va quindi pericolosamente “fuori strada” con la macchina.

Ovviamente se si prende una sbandata per una ragazza si perde il controllo delle proprie emozioni.

Non è esattamente come innamorarsi, ma sembra più una cosa passeggera; quantomeno si usa in questi casi, quando non è una cosa molto seria.

Ricordate che prima abbiamo parlato di scambiare una persona per un’altra? Si è usato “prendere per” un’altra persona.

In modo simile, si possono prendere le sembianze di qualcuno.

Si può quindi cercare si somigliare a qualcuno: prendere le sembianze. Se ci riuscirai sembrerai proprio quella persona, avrai il suo stesso aspetto o anche la sua stessa espressione del volto.

Col verbo prendere si indica quindi, come si è visto, un coinvolgimento emotivo con “prendere una sbandata”, ma si può anche essere presi da una ragazza, che è un po’ meno intenso ma è sempre un coinvolgimento.

Però si può anche essere presi dal lavoro (per il lavoro non si può prendere una sbandata): pensiamo solo a quello, non abbiamo tempo né energie per altro.

Si può “prendere a bordo” una persona nel senso di farla salire su una nave o su un’auto ma si usa anche quando si fa entrare qualcuno in un’azienda, un’associazione, o qualsiasi altra cosa che riguarda delle attività da fare insieme.

Molto semplice e usato è anche prendere una decisione o un’abitudine. Anche qui posso usare “assumere” se voglio.

A proposito di decisioni: In Italia circa 200 mila uomini ogni anno prendono moglie, e quindi anche 200 mila donne prendono marito. Ci si prende una bella responsabilità in questi casi no?
A volte le persone che si sposano lo fanno perché sono presi alla sprovvista da una gravidanza imprevista, ma questo è un altro discorso. Sicuramente, se si è presi alla sprovvista, non si sono prese le dovute precauzioni!

Prendere precauzioni” (senza articolo) si usa molto spesso: significa decidere di fare qualcosa prima che accada qualcosa di non desiderato.

Prima si prendono precauzioni, mentre dopo si possono solamente “prendere provvedimenti“, cioè prendere una decisione per trovare una soluzione.

Ormai è tardi però: chissà da chi prenderà il bambino o la bambina. Prenderà dalla madre o dal padre?

In questo caso significa “somigliare“, sia fisicamente che caratterialmente.

Nostro figlio è molto disordinato! Ha preso tutto da te!

Può darsi che abbia preso da me – si potrebbe rispondere – ma bisogna prendere in considerazione anche le amicizie che frequenta.

Prendere in considerazione” è semplicemente “considerare”. Si usa anche “prendere atto” ma ha un significato a volte diverso: conoscere, considerare a posteriori, accettare come vero per il futuro.

Io ad esempio dovrei prendere atto del fatto che gli episodi molto lunghi richiedono molto impegno da parte di chi ascolta e legge, per questo motivo per il futuro meglio fare episodi più brevi.

Comunque si possono prendere le misure anche degli episodi più lunghi se si impara ad ascoltarli più volte o un pezzo alla volta.

Prendere le misure” normalmente significa misurare qualcosa: misurare la lunghezza di un tavolo ad esempio.

In senso figurato invece significa saper gestire, senza avere sorprese. Essere in grado di gestire qualcosa o qualcuno.

Posso prendere le misure di una persona e così facendo imparo a comportarmi con questa persona senza avere sorprese, senza essere “preso alla sprovvista“.

Posso prendere le misure di un lavoro: impari come si fa, impari a svolgere le varie mansioni senza difficoltà

Ma da dove prende origine il verbo prendere? Ovviamente prende origine dal latino.

Ci sono poi tante espressioni idiomatiche e frasi fatte che non ho citato:

Prendi e porta a casa
Prendere o lasciare
Prendere fischi per fiaschi
Prendere in contropiede
Prendere il due di picche
Prendere la palla al balzo
E tante altre espressioni.

Tranquilli però. Ci prenderemo del tempo per spiegarle tutte. Non vi prendo in giro: prendete questa affermazione per buona e continuate a seguirci. Poi vedremo se ho detto la verità.

Caccia alle streghe

Caccia alle streghe (audio solo per membri

Caccia alle streghe

Avete mai assistito ad una caccia alle streghe?

Succede ogni volta che c’è una persecuzione spietata, eccessiva contro qualcuno che invece potrebbe non avere colpe.

Il verbo cacciare quindi si usa nel senso di inseguire, cercare, trovare qualcuno da condannare ed eliminare.

In questa espressione però questa caccia è un’azione apparentemente ingiustificata, pretestuosa, si cerca qualcuno con un pretesto.

Ma perché questo accanimento? Perché ce l’hanno tutti con questa persona?

Ma soprattutto perché si usa questa espressione?

L’espressione si riferisce a quello che accadeva nel periodo del medioevo, nel periodo fino all’anno 1000 più o meno.

A quei tempi si faceva materialmente la caccia alle streghe, infatti il popolo credeva alla stregoneria e al diavolo, e questo consentiva (diciamo che era il pretesto) ai tribunali di imprigionare, di torturare anche e di condannare a morte uomini e donne con l’accusa di stregoneria.

Questo quindi si faceva per sbarazzarsi di persone scomode. Non si trattava di paura delle streghe e del diavolo, ma, con la scusa della stregoneria, con questo pretesto si mandavano a morte le persone che “davano fastidio”, che creavano problemi.

Anche oggi si usa questa espressione, ovviamente non per torturare o uccidere, ma comunque per accusare qualcuno, per farlo fuori dalla politica ad esempio, quando si crede ci sia una scusa, un pretesto qualsiasi che rende giustificabile questa caccia, questa ricerca delle “streghe“.

Si parla in questi casi di clima di caccia alle streghe per indicare una situazione di questo tipo.

I sostenitori di Trump ad esempio parlano di clima di caccia alle streghe perché credono che non sia giusto questo accanimento contro Trump, che sta affrontando persino l’impeachment.

Ovviamente chi parla di caccia alle streghe (si usa sempre al plurale femminile) crede che non sia giusta questa persecuzione, e che si abbia solo una buona scusa per condannare una persona e danneggiarla in qualche modo.

In generale questo vale sempre: quando si giudica eccessiva una condanna e una persecuzione contro qualcuno, si parla di caccia alle streghe.

Buttarsi a pesce

Buttarsi a pesce 

Buttarsi a pesce

Buttarsi a pesce. Un’espressione molto usata in tutta Italia.

Il motivo?

Perché si parla di occasioni, di ottime occasioni, spesso irripetibili, cioè di occasioni che non capitano molto spesso.

Un’occasione, sapete, è un’opportunità, qualcosa a volte che può dare grossi vantaggi se si approfitta immediatamente. Quando capitano cose di questo tipo, subito cerchiamo di approfittarne, perché l’occasione potrebbe scomparire. In questi casi ci buttiamo a pesce su questa occasione.

Significa fare qualcosa di getto, senza pensarci troppo, con grande entusiasmo, proprio come fanno i pesci quando accorrono sul cibo gettato loro in acqua.

Ho trovato una casa bellissima ad un prezzo molto conveniente e mi ci sono buttato a pesce!

Appena vede una ragazza carina, Giuseppe ci si butta a pesce!

Perché usiamo il verbo buttarsi? In realtà possiamo anche usare gettarsi. Ma non parliamo di buttare o gettare via qualcosa che non serve più. Non è questo il senso.

Il verbo è buttarsi, quindi siamo noi che ci buttiamo.

Questo verbo si usa spesso in realtà per indicare qualcosa che si fa velocemente, senza pensare, tipo approcciare una ragazza, fare un esame senza pensarci troppo, senza pensare ai rischi e ai problemi eventuali, senza aver paura, perché la ricompensa potrebbe essere molto alta!
Su questa occasione mi ci butto a pesce!

Buttarla in caciara

Buttarla in caciara

Buttarla in caciara

Buttarla in caciara è l’espressione di oggi.

Si usa durante le discussioni; una qualsiasi discussione, dove ciascuno cerca di convincere gli altri che ha ragione, che la propria opinione è la migliore di tutte.

Nel corso della discussione, qualcuno potrebbe rendersi però conto che le cose non stanno andando bene per lui.

Qualcun altro sta avendo la meglio, e questo potrebbe infastidire questa persona.

Allora a questo punto questa persona, innervosita, inizia a essere provocatoria, inizia a generare discussioni, ad alzare la voce, inizia a generalizzare, a mettere tutto in discussione, perché questo confronto non sta andando bene per lui. L’obiettivo a questo punto è che nessuno abbia la meglio.

Insomma, si inizia a discutere ad alta voce, come se ci trovassimo in una caciara. Qualcuno l’ha buttata in caciara, è sua la colpa.

La caciara cos’è? Indica indica il luogo dove si fa, dove si produce il formaggio, detto anche “cacio” informalmente. Nella caciara si produce il formaggio. In pratica si tratta del caseificio. Questo sarebbe il termine corretto.

Buttarla in caciara è l’espressione che si può appunto usare in queste situazioni.

Quando vediamo una persona che inizia a provocare, a urlare, perché non accetta che la discussione non sta andando come voleva lui o lei, possiamo dire che questa persona la sta buttando in caciara.

Cioè in pratica sta trasformando il luogo in cui si sta discutendo in una caciara, un luogo dove ci sono persone poco istruite evidentemente, poco educate probabilmente, che urlano anche, tra le altre cose.

Il termine caciara, nella lingua informale si utilizza anche per indicare una situazione rumorosa, come anche casino, confusione, bordello, eccetera. Anche questi sono termini molto infornali.

Buttarla” invece significa trasformare qualcosa in qualcosa di peggiore, spingere qualcosa verso un cambiamento peggiorativo, quindi trasformare questa discussione in una situazione confusa e rumorosa diventa in poche parole: buttarla in caciara.

Se dico che Giovanni la butta sempre in caciara potrei, in alternativa, dire:

Giovanni fa sempre un sacco di confusione quando ha torto.

Giovanni non accetta mai che le sue proposte non siano accettate.

Giovanni parla a sproposito quando le cose non vanno come dice lui.
Giovanni è disposto a tutto pur di non accettare di non aver ragione.

Insomma Giovanni la butta sempre in caciara!!
È un’espressione informale naturalmente come ho detto, ma, come spesso accade, non esiste un modo formale per dire proprio la stessa cosa.

Braccia rubate all’agricoltura

Braccia rubate all’agricoltura (scarica audio)

braccia rubate all'agricoltura

Con questa espressione, si ironizza su una o più persone che non sono capaci, secondo noi, a fare il loro mestiere, quando il loro mestiere non è manuale ma intellettuale.

Sapete che esistono i lavori manuali, come ad esempio il muratore, la colf, la badante, ma soprattutto i lavori agricoli, che sono i più duri e faticosi.

In questi lavori si usano le mani, le braccia e le gambe, ma soprattutto le braccia, per sollevare grossi pesi, ad esempio. Le forza fisica è molto importante e meno importante invece è l’intelletto.

Non è un caso che esista il “bracciante agricolo“, che si chiama anche semplicemente bracciante.

Un bracciante agricolo è una tipologia di lavoratore, nome che indica un operaio che lavora in agricoltura ma non è il proprietario del terreno.

Poi ci sono i lavori intellettuali, giudicati migliori di quelli manuali, perché sono i lavori in cui si usa unicamente il proprio intelletto, dove è necessario aver studiato, come l’avvocato, lo scienziato e il politico. Sono giudicati lavori migliori di quelli manuali anche perché di solito si guadagna di più.

Se il tuo mestiere è intellettuale, quando voglio dire che il tuo lavoro intellettuale non lo sai fare perché non hai studiato abbastanza o per niente, o perché non sei portato, o perché non sei abbastanza intelligente per fare quel lavoro, dove invece bisogna saper usare la testa, posso dire che le tue sono braccia rubate all’agricoltura.

Ovviamente le braccia non si possono “rubare“, ma detto in questo modo è ironico, e il senso è quello di aver rinunciato ad usare due braccia che potevano servire per lavorare la terra, per faticare, e invece si è deciso di usare la testa, che invece non serve a niente…

Allora era meglio usare le braccia! Quelle braccia sono rubate all’agricoltura!

Che incompetenti che sono molti uomini politici vero?

Tutte braccia rubate all’agricoltura!

Braccia rubate all'agricoltura

BRANCOLARE NEL BUIO

BRANCOLARE NEL BUIO (scarica audio)

Brancolare nel buio

Brancolare nel buio: questa espressione si utilizza quando siamo in una situazione in cui stiamo cercando di trovare una soluzione ma non sappiamo come fare nel modo più assoluto.

Cosa succede quando spegniamo la luce di notte? Succede che non vediamo più nulla. Si vede solamente il buio. Tutto nero!

Allora la prima cosa che facciamo è mettere le mani avanti e muoverci lentamente. Avanziamo lentamente a tentoni.

Perché? Perché non vediamo dove andiamo, perché non sappiamo dove stiamo andando, non ne abbiamo nessuna idea.

Ecco, questa è l’immagine di quando siamo in una situazione in cui non si sa più cosa fare.

Si usa soprattutto in una circostanza:

Quando la polizia sta cercando un criminale ma non ha nessun indizio. La polizia brancola nel buio!

In realtà possiamo usarla ogni volta che siamo alla ricerca della direzione giusta da prendere, cioè della decisione da prendere, quando non sappiamo però neanche da dove iniziare e allora decidiamo di procedere per tentativi, senza riuscire a orientarci.

In queste situazioni posso usare anche il verbo “annaspare“, che sottolinea maggiormente la difficoltà che abbiamo. Infatti annaspare è ciò che si fa quando siamo in acqua, stiamo affogando e muoviamo le braccia alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi per non affogare.

A proposito di acqua.

Potremmo anche dire, in queste situazioni difficili, che non sappiamo che pesci pigliare (o prendere).

Un’espressione più informale ma che rende ugualmente l’idea dell’imbarazzo e dell’indecisione in cui ci troviamo.

Speriamo che almeno non stiate più annaspando alla ricerca di un sito per imparare l’italiano. Avete finito di brancolare nel buio con Italiano Semplicemente.

Io invece con l’inglese ancora non so che pesci pigliare, cosa mi consigliate?

Frasi fatte: AVERE IL BRACCINO CORTO

Avere il braccino corto (scarica audio)

Oggi spieghiamo “avere il braccino corto”.

Cosa possiamo dire ad una persona che è molto attaccata ai soldi?

Volendo potremmo usare un aggettivo. C’è n’è più di uno di questi aggettivi che possono usarsi per etichettare queste persone: avare, taccagne, spilorce, tirchie.

Ad un amico che spende o offre con difficoltà possiamo dirgli quindi che è avaro, spilorcio, taccagno o tirchio.

C’è un’espressione molto simpatica che si usa in tutta l’Italia che è “avere il braccino corto“.

Il braccino ovviamente rappresenta il braccio, e l’immagine del braccio corto vuole rappresentare il gesto che si fa quando si paga, quando si tirano fuori in soldi dal portafogli: si prendono con la mano e si allunga la mano verso la persona a cui sono destinati i soldi.

Quindi si deve allontanare il denaro dal proprio corpo per avvicinarlo a quello di un’altra persona.

Se hai il braccino corto vuol dire che hai difficoltà ad allontanare il denaro dal tuo corpo.

Questa è un’espressione che potete usare in modo scherzoso con un amico che non si offre mai per pagare il caffè. Potete dirgli quindi:

Dai, non avere il braccino corto, offri tu il caffè oggi!