Avere il polso della situazione

Avere il polso della situazione (ep. 1148) (scarica audio)

Trascrizione

Avete mai sentito dire che qualcuno “ha il polso della situazione”? È un’espressione molto comune, ma da dove viene? E soprattutto, cosa significa?

Iniziamo dal termine “polso”.

In senso letterale, il polso è quella parte del corpo che si trova tra la mano e l’avambraccio; quella parte che ci permette di sentire il battito del cuore e di misurare la nostra vitalità. Ma quando parliamo di “avere il polso della situazione”, ci riferiamo a qualcosa di più astratto: è la capacità di comprendere a fondo ciò che sta accadendo intorno a noi, di anticipare gli eventi e di prendere decisioni in modo efficace.

Perché si usa questa espressione? Chi ha il polso della situazione è in grado di leggere i segnali che lo circondano e di adattarsi rapidamente ai cambiamenti.

Si tratta di situazioni che possono cambiare in peggio improvvisamente, dove c’è bisogno di monitorare la situazione continuamente, di continuo, perché la cosa potrebbe sfuggire di mano. C’è bisogno che qualcuno abbia il controllo assoluto della situazione, che sia in grado di recepire i segnali di cambiamento, che si accorga se le cose cambiano e che sappia porre rimedio quando richiesto.

Vi faccio presente che l’espressione è simile a “stare sul pezzo” e infatti vi avevo già accennato proprio nell’episodio dedicato a quest’ultima espressione. In quell’occasione vi ho detto che le due espressioni non sono equivalenti.

A differenza di “stare sul pezzo”, che si riferisce soprattutto alle informazioni e al rimanere aggiornati, avere il polso della situazione è quasi esclusivamente utilizzata per tranquillizzare le persone in momenti di difficoltà, proprio perché, come vi ho detto prima, la situazione potrebbe peggiorare da un momento all’altro.

Tranquilli, non c’è problema ragazzi, ho perfettamente il polso della situazione

L’immagine è un medico che ha la mano sul polso del paziente e si accorge quando cambia il battito del cuore. Lui ha tutto sotto controllo, quindi ha il polso della situazione.

Possiamo usarla in molti contesti diversi.

L’allenatore della Roma va esonerato perché non ha il polso della situazione

Significa che l’allenatore non riesce a capire e gestire al meglio la squadra, la situazione della partita o più in generale il contesto in cui opera. Non è in grado di prendere decisioni efficaci, di motivare i giocatori o di adattare la strategia alle diverse circostanze.

Il polso della situazione si può anche perdere, non solo avere.

Se perdi il polso della situazione, rischi di commettere errori.

Spessissimo infatti si usa anche per criticare, per indicare la mancanza di certe capacità, per indicare una persona che pensa di sapere tutto e di avere tutto sotto controllo ma in realtà si sbaglia:

Luigi crede di avere il polso della situazione, ma si sbaglia di grosso!

Maria pensa di avere il polso della situazione, ma non ha idea di cosa stia succedendo.

Adesso ripassiamo.

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Ripasso in preparazione a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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Ulrike: Oggi ho dato una scorsa al giornale e ho letto con sorpresa: “Nessuno ci salverà dalla crisi del clima!” – un titolo di “La Stampa” di oggi! Cosa ne pensate?

Marcelo: l’anno in corso sarà il primo in cui l’aumento della temperatura sarà superiore alla soglia degli 1,5 ºC! Se tanto mi da tanto, tra poco saremo tutti grigliati!

Danielle: Quanto tempo passerà prima che i leader globali reagiranno e si daranno da fare per trovare una soluzione duratura?

Khaled: Sembrerebbe che abbiano perso il polso della situazione e così rischiano di commettere errori costosi per tutta l’umanità!

Julien: te lo dico senza indugio, siamo in alto mare per trovare una soluzione globale al problema!

M6: e come colpo di grazia c’è l’ascesa dei governi negazionisti a destra e a manca! Oltre il danno, la beffa!

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Il verbo badare

Badare – ep. 1097 (scarica audio)

Trascrizione

badare

Buongiorno a tutti. Quando scrivo gli episodi di questa rubrica, che si chiama “due minuti con Italiano Semplicemente”, a volte non bado molto al tempo che passa. Il risultato è chiaramente sempre un episodio molto più prolisso di quanto programmato.

Tra l’altro, anche oggi l’obiettivo è spiegare un verbo e tutti i suoi utilizzi, e anche il verbo di oggi, badate bene, ha parecchi usi diversi, quindi inevitabilmente anche il destino di quest’episodio è già scritto.

Scherzi a parte, badare è un verbo di uso comune da tutti gli italiani. D’altronde l’età media avanza in tutto il mondo, e chi non ha bisogno di una badante o di un badante per un nonno o genitore è già molto fortunato.

E chi bada ai figli delle coppie più giovani mentre sono al lavoro?

In entrambi i casi c’è un costo da sostenere, che sia una badante o una baby-Sitter.

Personalmente non appartengo a nessuna di queste due categorie, ma non è che per questo motivo io possa permettermi di non badare a spese. Assolutamente no!

Riuscire a tenere a bada le proprie voglie di spendere a destra e a manca, senza preoccuparsi del tetto di spesa mensile è, per inciso, purtroppo, un problema che non mi riguarda.

Ecco. Credo di aver usato quasi tutti i modi più comuni di utilizzo del verbo badare.

Ricapitoliamo. Badare è simile a controllare, tenere sotto controllo, stare attenti a qualcosa.

Quindi si può badare al nonno, per assisterlo e fare in modo che mangi o che non cada, così come si può badare ai bambini piccoli per controllarli, per occuparsi di loro. La/il badante serve a questo, ma generalmente sono i genitori o i nonni a badare ai propri figli o i nipoti. Fare il/la badante di una persona è un mestiere vero e proprio, quindi remunerato attraverso un contratto di lavoro.

Si può anche “fare da badante a” qualcuno.

Se io faccio da badante a qualcuno però, e quindi se utilizzo le preposizioni “da”, per indicare l’attività e “a” oppure “per” (indicando la persona che ha bisogno d’aiuto) vuol dire generalmente che non è un mestiere (analogamente a “fungere da”).

Chi fa da badante a nonno oggi? Io devo lavorare!

Questo equivale a dire:

Chi bada al nonno oggi?

Chi sta col nonno oggi?

Chi si occupa di nonno oggi?

Chi controlla il nonno oggi?

Oppure:

Sono tre mesi che sono costretto a fare da badante 24 ore al giorno ai miei suoceri. Non è giusto, anch’io ho bisogno di tempo libero.

Iniziamo dall’inizio però, quando vi ho detto:

A volte non bado molto al tempo che passa

Qui “badare” significa prestare attenzione, fare caso. Quindi, in questo contesto, vuol dire che non faccio molta attenzione al tempo che scorre mentre scrivo gli episodi.

Badate bene, il verbo ha parecchi usi diversi

In questo caso, “badate” è usato come imperativo plurale, esortando i lettori a prestare attenzione, a notare bene.

Chi non ha bisogno di una badante o di un badante per un nonno o genitore è già molto fortunato.

Il sostantivo “badante” deriva dal verbo “badare” e indica una persona che si occupa, che assiste qualcuno, solitamente un anziano.

Non posso permettermi di non badare a spese

Qui “badare” significa considerare o prestare attenzione. “Non badare a spese” significa non preoccuparsi dei costi, essere disposti a spendere senza limiti. Si potrebbe anche dire non controllare le spese.

Riuscire a tenere a bada le proprie voglie di spendere

Tenere a bada” è un’espressione idiomatica che abbiamo già incontrato in un passato episodio. Significa controllare, mantenere sotto controllo. In questo caso, controllare i propri impulsi di spesa.

Anche se c’è una persona che non si riesce a controllare, che è incontenibile, perché magari parla a sproposito o è una persona violenta, si può dire che, ad esempio:

Non riesco a tenerlo a bada.

Andiamo avanti:

Chi fa da badante al nonno oggi?

Fare da badante” significa assumere temporaneamente il ruolo di chi assiste e si prende cura di qualcuno, in questo caso il nonno.

Chi bada al nonno oggi?

Qui “badare” è usato nel suo significato più diretto: prendersi cura di, assistere.

Sono tre mesi che sono costretto a fare da badante 24 ore al giorno ai miei suoceri

Anche qui, “fare da badante” implica l’atto di assistere e prendersi cura dei suoceri.

In sintesi, il verbo “badare” e le sue varianti sono usati per esprimere l’azione di prestare attenzione, controllare, prendersi cura di qualcuno o qualcosa.

Un senso leggermente diverso può essere quello di dedicarsi esclusivamente a qualcosa, spesso con una sfumatura polemica. Ad esempio se dico:

Giovanni bada solamente ai propri interessi

La frase implica che Giovanni si preoccupa esclusivamente dei suoi interessi personali, trascurando o ignorando le esigenze o i bisogni degli altri. Questo uso del verbo “badare” mette in evidenza un atteggiamento egoistico o poco altruista.

Questo significato è diverso dall’uso più comune di “badare”, cioè di prendersi cura di qualcuno o fare attenzione a qualcosa, come in “badare ai bambini” o “badare a non cadere” o “non badare a spese”.

Un ultima sfumatura di significato è fare attenzione a qualcosa, con un tono di raccomandazione o di minaccia:

Bada allo scalino, che potresti cadere!

Bada di uscire per tempo altrimenti perderai il treno;

Io esco. Tu, mi raccomando, bada che il fuoco non si spenga!
Oppure:

Bada ché ti ho visto!

Badate bene a non fare scherzi, ché vi controllo!

Di ripassi ce ne sono abbastanza per oggi. Alla prossima.

Il tagliando e la revisione (ep. 1048)

Il tagliando e la revisione

Descrizione: un episodio dedicato alle automobili. In particolare parliamo dei controlli che si devono fare.

 

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ENTRAADERISCI

man fixing vehicle engine
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Prendere la mano, prenderci la mano, farci la mano (ep. 963)

Prendere la mano, prenderci la mano, farci la mano (scarica audio)

Trascrizione

Ricordate l’episodio dedicato al verbo prendere? In quella occasione abbiamo visto che questo verbo si può usare in tante occasioni diverse.

Non vi ho parlato però di “prendere la mano“. E’ interessante perché esiste anche “prenderci la mano“.

Non pensate all’uso proprio di queste espressioni, perché voglio parlarvi del loro utilizzo figurato

Vediamo qualche esempio:

Sono diventato molto veloce a scrivere episodi. Ormai ci ho preso la mano.

Spesso non riesco a fare episodi brevi come vorrei, perché mentre parlo mi vengono in mente altre cose da spiegare e mi faccio prendere la mano.

La prima frase significa che ho acquisito molta abilità nello scrivere episodi e ora lo faccio velocemente e con facilità. Ci ho preso la mano a scrivere episodi, cioè mi sono abituato, sono diventato pratico, non ho più difficoltà particolari e mi trovo a mio agio nel farlo.

Questo accade quando si prende la mano a fare qualcosa: si acquista familiarità e si diventa abili e veloci.

“Ci ho preso la mano” è diverso da “mi ha preso la mano” e da “mi sono fatto prendere la mano”.

Infatti nella seconda frase, quando dico che “mi faccio prendere la mano”, sto dicendo che la situazione mi sfugge di controllo. Significa che durante l’episodio, mentre parlo, mi vengono in mente altre informazioni da spiegare e finisco per andare oltre quello che avevo pianificato inizialmente. Sto parlando del fatto che qualcosa inizia a “sfuggirmi di mano“, non riesco a controllarmi come vorrei.

Questo accade quando una persona si fa prendere la mano.

Come distinguere il significato di questi due utilizzi del verbo prendere?

Beh, a forza di leggere e fare esempi alla fine ci prenderete la mano.

All’inizio però, se volete assicurarvi di non sbagliare, potete evitare di usare in entrambi i casi il verbo prendere.

Infatti nella prima frase potete anche usare “farci la mano“.

La frase diventa:

Sono diventato molto veloce a scrivere episodi. Ormai ci ho fatto la mano.

Farci la mano” è anche più intuitivo da capire. Come a dire che la vostra mano si sta abituando a fare delle cose e sbaglia sempre meno. Chiaramente il senso è che avete imparato a fare qualcosa a forza di farla.

Queste conunque sono tutte espressioni informali che però si usano moltissimo.

Es::

Ci ho fatto la mano a fare le pizze = ci ho preso la mano a fare le pizze

Non ero bravo con l’inglese ma poi con la pratica ci ho fatto/preso la mano.

E’ difficile preparare un buon caffè, ma una volta che ci hai fatto/preso la mano è molto semplice.

Ti sei fatto prendere la mano dalle scommesse sportive? Stai attento perché i soldi finiscono presto!

Ho insegnato a mia nonna a usare Tik Tok, ma adesso si è fatta prendere la mano e passa tutto il giorno a guardare video!

L’azienda si è fatta prendere la mano con gli investimenti rischiosi e ora sta affrontando una grave crisi finanziaria.

Non sono ancora bravo a usare il congiuntivo. Ho bisogno di fare esercizi finché non ci prendo la mano.

Difficile gestire tre bambini. Spero che col tempo migliorerà e ci prenderò la mano.

Una volta che il gioco ti ha preso la mano, devi chiedere aiuto perché da solo non riesci a smettere di giocare!

In sintesi: prenderci la mano = diventare bravi e veloci, mentre quando ti prende la mano o quando ti fai prendere la mano, o quando qualcosa ti prende la mano, allora stai perdendo il controllo.

Adesso vi propongo due alternative formali alle due frasi iniziali che riporto:

Informale: Sono diventato molto veloce a scrivere episodi. Ormai ci ho preso la mano.

Formale: Sono diventato molto abile nella stesura di episodi: ho acquisito una notevole dimestichezza in tale attività.

Informale: Spesso non riesco a fare episodi brevi come vorrei, perché mentre parlo mi vengono in mente altre cose da spiegare e mi faccio prendere la mano.

Formale: Mi capita frequentemente di non riuscire a creare episodi concisi secondo il mio desiderio, poiché durante la mia esposizione mi vengono in mente ulteriori argomenti da spiegare e finisco per prolungare il discorso oltre misura.

Bene. Adesso un piccolo ripasso. Mi raccomando, non vi fate prendere la mano ok?

Altrimenti diventa troppo lungo. Ma ornai ci avete fatto la mano coi ripassi, quindi credo che ce la farete.
Marcelo: Ultimamente sto cercando di seguire un’alimentazione più sana e leggera. Ho iniziato a evitare cibi troppo elaborati.
Hartmut: Bravo. Credo che tutto sia questione di equilibrio. La solerzia nell’approccio all’alimentazione è fondamentale.
Estelle: Ho sentito parlare di una nuova dieta a base di superalimenti. Ho qualche dubbio però. Sai, trovare qualcuno che sia veramente credibile è merce rara!
Marcelo: anche perché c’è di che confondersi con tutte le informazioni disponibili sulla rete.
Irina: Mah, io non credo nelle diete estreme. Tutt’al più, cerco di mangiare con moderazione.
Ulrike: io sono alle prese con la decisione di seguire uno stile alimentare più vegetariano. Da sempre nella mia famiglia, a parte io, non si mangia carne. E’ un retaggio che mi spinge giocoforza in questa direzione.
Angela: a me piacerebbe trovare una versione più leggera dei miei piatti preferiti. Avete qualche consiglio?

André: Da parte mia ti dico: non demonizzare alcun cibo; cerca di variare il più possibile.
Irina: Io sono per gli ingredienti freschi e genuini.
Jennifer: personalmente devo ancora svezzarmi da certe abitudini alimentari poco salutari. Mica facile.

Peggy: Dai, È una bella sfida, ma hai la stoffa per farcela! Poi non è così difficile no?
Paul: si fa presto a dire che non è difficile!

Marcelo: La vuoi finire una buona volta di spegnere gli entusiasmi?

Carmen: C’era da aspettarselo, anche stavolta è finita con un litigio!

– –

Nota: per partecipare al ripassi diventa anche tu un membro dell’associazione Italiano semplicemente.

Furore e furoreggiare

Furore e furoreggiare (scarica audio)

Descrizione

Furore e furoreggiare possono indicare violenza e rabbia ma anche passione e mancanza di controllo. PER STUDENTI NON MADRELINGUA.

Trascrizione

Mi è stato chiesto cosa significa e come si usa il verbo furoreggiare e il termine furore.
Il verbo “furoreggiare” si riferisce all’atto di essere estremamente popolari o di avere grande successo in un determinato campo o contesto. Ad esempio, si potrebbe dire che un film sta “furoreggiando” al botteghino, o che un artista sta “furoreggiando” nelle classifiche musicali.

Il termine “furore” indica invece una forte emozione di rabbia o di indignazione, spesso associata a un comportamento violento o distruttivo.

Ad esempio, si potrebbe parlare del “furore” dei manifestanti che hanno dato fuoco a un’auto durante una protesta.

Alcuni sinonimi per “furoreggiare” potrebbero essere “trionfare”, “eccellere”, “essere al top”, mentre alcuni contrari potrebbero essere “fallire”, “essere impopolare”, “non essere gradito”. Alcuni sinonimi per “furore” potrebbero essere “ira”, “rabbia”, “furia”, mentre alcuni contrari potrebbero essere “calma”, “pacificità”, “tranquillità”.


Esiste anche il furore delle fiamme.


“Furore delle fiamme” è un’espressione comune che si riferisce a un incendio particolarmente violento e distruttivo.

Altri esempi di frasi con “furore” possono essere:

“Il pubblico ha accolto il nuovo album del cantante con grande furore.”
“Il cane ha cominciato a mordere con furore dopo essere stato provocato dall’intruso.”
“La politica del governo ha suscitato un furore tra gli oppositori.”
“Il pittore ha dipinto con grande furore, dimenticando completamente il mondo esterno.”
“Le onde del mare si infrangevano con furore sulla scogliera.”

Esiste poi, molto usato nello sport, il furore agonistico.

Il “furore agonistico” si riferisce alla grande determinazione e intensità che un atleta o un concorrente mette in gioco durante una gara o una competizione sportiva.

Questa espressione viene spesso usata per descrivere il comportamento di un atleta che è particolarmente motivato e concentrato sulla vittoria, e che lotta con tutte le sue forze per raggiungere il suo obiettivo.

Ad esempio, si potrebbe dire che un pugile ha combattuto con grande furore agonistico per vincere il titolo mondiale, o che un corridore ha corso con furore agonistico per tagliare per primo il traguardo. In questo caso, “furore agonistico” è un’espressione positiva che sottolinea la determinazione e l’impegno dell’atleta, e la sua capacità di superare gli avversari.

Allora il furore non è solo violenza, ma anche una forma di eccitazione.

Infatti, il termine “furore” può assumere diverse sfumature di significato a seconda del contesto in cui viene usato. Mentre in alcuni casi può indicare violenza e rabbia, in altri casi può esprimere eccitazione, determinazione o passione.

Ad esempio, si può parlare di un artista che dipinge con furore la sua opera, esprimendo la sua passione e la sua energia creativa. In questo caso, il “furore” ha una connotazione positiva e indica l’entusiasmo dell’artista nel creare il suo lavoro.

Ricapitolando, il termine “furore” può assumere differenti significati a seconda del contesto e del modo in cui viene utilizzato: violenza, rabbia incontrollata oppure passione e determinazione.

Furoreggiare si usa invece prevalentemente nel senso di successo e popolarità, in modo del tutto simile a a spopolare e anche a, ma in senso più forte, “andare per la maggiore” di cui ci siamo già occupati.

Furore

Furoreggiare

Il temporale furoreggia

Lottare con furore

Il furore agonistico

Ci vediamo al prossimo episodio di italiano semplicemente.

180 – NEL MIRINO – 2 minuti con Italiano semplicemente

Audio

Gianni:

Ci sono due obiettivi nel mirino di Italiano Semplicemente: convincere gli stranieri a usare meno la grammatica e più l’ascolto e poi riuscire a ottenere dei risultati tangibili.

Gli evasori delle tasse sono finiti nel mirino dello Stato italiano

Suleimani era nel mirino degli Stati uniti da molti mesi prima di essere ucciso

Ci sono 10 persone nel mirino della polizia dopo l’attentato.

La Juventus punta a rafforzare l’attacco. Due attaccanti sono già finiti nel mirino

Mio figlio è ormai finito nel mirino di alcuni professori

Le frasi che avete ascoltato contengono la parola MIRINO e a questo termine è dedicato questo episodio, il n. 180 della rubrica “2 minuti con Italiano Semplicemente“.

Il mirino, tecnicamente, è uno strumento, è un dispositivo ottico (cioè che si utilizza con gli occhi) per la determinazione della linea di mira. Quindi il mirino serve a prendere la mira, che è stata oggetto dell’episodio precedente. Ricordate?

Ebbene, “essere nel mirino” è un’espressione che si utilizza quando non solo si prende la mira per colpire un bersaglio fisico, materiale, ma anche quando si hanno degli obiettivi, o quantomeno degli interessi.

Se dico che due attaccanti sono nel mirino della Juventus significa che la Juventus sta probabilmente cercando di acquistare questi due calciatori. Cosa vuole fare la squadra della Juventus? Vuole acquistare degli attaccanti, quindi per il momento questi due calciatori sono osservati dalla Juventus, che non ha ancora deciso di acquistarli: sta valutando, sta decidendo, ma certamente è interessata a loro. Loro sono oggetto di massimo interesse da parte della Juventus.

Se sto cercando un appartamento da comprare, ci saranno sicuramente alcuni appartamenti più interessanti di altri. Questi appartamenti sono quelli che finiscono nel mio mirino quindi, sono quelli ai quali sono maggiormente interessato, definiscono un mio obiettivo .

Ma “finire nel mirino” spesso è diverso da essere nel mirino. Nell’esempio precedente posso anche dire che due appartamenti sono finiti nel mio mirino, quindi parlando sempre di obiettivi e interessi posso usare “finire” e non “essere”, ma generalmente “finire nel mirino” si utilizza quando c’è una forma particolare di interesse, quando questo interesse diventa un controllo, una sorveglianza, per poter penalizzare, con l’obiettivo di punire o almeno di controllare che tutto vada bene.

Si dice anche “tenere d’occhio” in questi casi.

Gli evasori delle tasse (come ho detto prima) sono finiti nel mirino dello Stato italiano. Lo Stato quindi li tiene d’occhio (è più informale)

Il senso è chiaro: gli evasori saranno controllati, perché non evadano le tasse, perché paghino le tasse che devono pagare. Per questo li tiene d’occhio, li controlla.

I ragazzi sono finiti nel mirino del preside della scuola. Il preside ha detto: Bisogna tenerli d’occhio quei ragazzacci!

Questi ragazzi saranno controllati maggiormente, perché probabilmente il preside crede che siano colpevoli di qualcosa.

Quindi usare il verbo finire spesso indica un controllo particolare. Il mirino viene indicato con un cerchio con una croce al centro, dove al centro ci finisce il bersaglio da colpire. Diciamo che comunque i riferimenti alle armi e al mirino come strumento, come dispositivo, sono molteplici, sia per gli obiettivi sia per il controllo.

Anche “finire nel bersaglio” si può usare al posto di “finire nel mirino” se vogliamo essere sicuri del senso (quello del controllo) da dare alla frase:

L’utilizzo del verbo “puntare” ne è un altro esempio:

Puntare il bersaglio e poi sparare (senso materiale). Si punta il bersaglio e poi si spara.

Puntare a raggiungere un obiettivo (senso figurato)

La professoressa mi ha puntato! (cioè ce l’ha con me, mi ha preso di mira, oppure mi controlla).

Attenzione però a usare “puntare” perché “puntare qualcuno” è totalmente diverso rispetto a “puntare su qualcuno“. Ma questo lo vediamo domani. Ora un breve ripasso con Sofie dal Belgio e Ulrike dalla Germania (due membri dell’associazione) che hanno preparato un bel dialogo.

U: Devo parlarti Sofie. C’è qualcosa che non mi torna.
S: Aspetta Ulrike, in questo momento caschi proprio male, perché sto scrivendo qualche frase di ripasso per i due minuti con italiano semplicemente. Puoi aspettare un po’?
U: Ascolta solo una cosa Sofie, ho sentore che Giovanni e il suo amico Emanuele si trovino nei guai, quindi per ora non riesco proprio ad aspettare, non è una questione di armarsi di pazienza.
S: Accidenti! Stai tranquilla, allora fammi sapere.
U: si, anche subito, però acqua in bocca Sofie.
S: Certo Ulrike, ma adesso non tenermi sulle spine, dai…
U: Allora, la cosa ha a che fare con questo Alfredo…
S: Alfredo? Ma… chi è? Ti prego, non restare sul vago .
U: Ma Sofie, non hai ascoltato la puntata 175 della rubrica, quella sulle paroline ci, ce e c’è?
S: No, questa deve essermi sfuggita; strano però, pensavo proprio di conoscerle tutte. Devo assolutamente ritagliarmi del tempo per recuperarla.
U: Allora vai ad ascoltarla e poi darò seguito alla storiella. Non appena l’avrai fatto ti sarai capacitata della mia preoccupazione.
S: Sì, va bene, mi do all’ascolto e dopo ne parliamo. A fra poco allora!

– – –

Camille (Libano 🇱🇧) 

L’inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con Italiano Semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!

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L’importanza del controllo e della programmazione nel lavoro

Audio

Descrizione

Questo episodio, scritto e registrato da una ragazza di nazionalità russa di nome Daria rappresenta una presentazione al pubblico della settima lezione del corso di italiano professionale, dedicata al “controllo dl futuro”.

Daria cera di utilizzare alcune delle espressioni imparate nel corso della lezione. Se vuoi ascoltare la lezione ed avere a disposizione l’intero corso fai9 la tua richiesta di adesione all’associazione culturale Italiano Semplicemente.

Daria è membro dell’associazione.

Buon ascolto.

Trascrizione

L’argomento della settima lezione è il controllo, che ha a che fare anche con la programmazione del lavoro.
Quando la programmazione e’ stata fatta precisamente e tutti gli accordi sono stati stabiliti, ci si comporta con calma e gesso e occorre controllare che tutte le fasi del progetto vadano tranquillamente.
Alle persone esperte non piace essere prese alla sprovvista: Preferiscono tenere il lavoro sotto controllo e se rispondono a qualcuno con una vaga frase come “a Dio piacendo”, manifestando una apparente mancanza di programmazione, è molto probabile che abbiano invece un asso nella manica e non vogliano svelare i loro piani.
In Russia ancora esistono le organizzazioni che danno poco importanza alla programmazione. Anziché descrivere nei dettagli delle varianti, anche quelle negative, spesso si dicono “Chi vivrà vedrà” e così mettono da parte le decisioni importanti.
Quando un momento rischioso si avvicina, invece di tentare di controllare le cose, contano su Dio e aspettano che Dio gliela la mandi buona.
Di fronte a una crisi i russi si sentono molto motivati e ce la mettono tutta per superarla.
Alle perse, si dicono di aver acquistato una esperienza utile per il futuro. Infatti, l’esperienza serve tanto.
Gli esperti di fronte a una crisi non dicono: mi venisse un colpo! ma sanno rimediare a un incomodo.
Alla fine vorrei aggiungere che a me personalmente a volte capitano giorni che invece di lavorare con produttività vado a caccia di farfalle.
Spero che questa situazione sia considerata “umana” e “normale”.
L’importante è che non accada tutti i giorni.
Buona giornata e buon lavoro a tutti, ciao!