“Lasciare che”: esortare, consigliare e chiedere un permesso (scarica audio)
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Giovanni: ragazzi, lasciate che oggi vi spieghi una locuzione interessante: “lasciare che”.
La locuzione “lasciare che” viene generalmente utilizzata per esortare o permettere a qualcuno di fare qualcosa o per chiedere un permesso. Viene seguita da un verbo al congiuntivo. Possiamo anche usare la negazione “non lasciare che“).
Riguardo al verbo esortare, significa incitare, spronare o spingere qualcuno a fare qualcosa in modo enfatico. Quando si esorta qualcuno, si cerca di influenzare le sue azioni o decisioni, incoraggiandolo a fare qualcosa in particolare. Il fine è spingere una persona ad agire. Comunque la locuzione si usa anche per dare suggerimenti o consigli. Quando si consiglia qualcuno, si offre un parere o un consiglio su un determinato argomento o situazione, cercando di fornire indicazioni o suggerimenti utili. Infine dicevo che si potrebbe trattare di una forma di permesso o concessione. Vorremmo cioè che sia concesso qualcosa.
Ecco alcuni esempi di come puoi utilizzare “lasciare che” e “non lasciare che“
- Lascia che ti aiuti con i bagagli.
- Lascia che ti spieghi io come funziona.
- Non possiamo lasciare che si mangino tutto gli altri, dai, mangiamo qualcosa anche noi!
- Lascia che Giovanni ti aiuti con i compiti.
- Non lasciate che i vostri figli tornino a casa da soli
- Lascia che Maria ti mostri come si fa.
- Lascia che dicano ciò che vogliono. Chi se ne importa!
- Lascio che voi mi facciate vedere il vostro progetto. Non ne sono convintissimo!
- Lascia che loro ti diano un consiglio
- Non lasciare che qualcuno ti tratti male.
- Non lasciate che sia qualcun altro a decidere la vostra vita
- Lascia che ti spieghi perché questa cosa è così importante.
Esistono altre modalità alternative per esortare o consigliare qualcuno, alcune delle quali includono:
- Ti consiglio di…
- Dovresti…
- Ti suggerisco di…
- Prova a…
- Potresti…
- Ti raccomando di…
- Ti incoraggio a…
- Perché non …
Queste espressioni possono variare leggermente nel tono e nell’intensità del consiglio o dell’esortazione, ma tutte comunicano l’idea di suggerire o consigliare qualcosa a qualcuno. C’è meno il concetto del permesso o della concessione.
Volendo poi si potrebbe anche evitare il “che“:
E’ abbastanza comune utilizzare direttamente il verbo all’infinito. Es:
- Lascia che ti spieghi. → Lasciami spiegare.
- Lascia che Giovanni ti aiuti. → Lascialo aiutarti
- Lascia che ti mostri. → Lasciami mostrarti.
- Lascia che ti diano una mano. → Lasciati aiutare da loro.
In questi casi, il significato rimane lo stesso: si sta chiedendo o concedendo il permesso di fare qualcosa oppure si sta dando un consiglio o una esortazione. La forma senza il “che” è più informale e colloquiale, ma è altrettanto valida.
L’uso del verbo lasciare può far pensare ad una particolare forma di “resistenza” o di “opposizione“. Non sempre così. Spesso è semplicemente una forma più cortese per dare un consiglio o per chiedere un permesso. Altre volte invece siamo vicini a una forma di resistenza.
Es:
So che non ti fidi di nessuno, ma per una volta lasciati aiutare (lascia che ti aiuti).
“lasciati aiutare” indica un invito a permettere che qualcuno dia un aiuto nonostante la possibile diffidenza. In questo caso quindi c’è – o meglio – ci potrebbe essere una resistenza o un’opposizione: questa frase è quindi un incoraggiamento a superare una possibile diffidenza per accettare l’aiuto.
Adesso ripassiamo. Parliamo del nostro cibo preferito.
Sofie: Una ricetta che a me piace molto è quella con gli asparagi, quelli bianchi, quelli grossi, che vanno accompagnati da burro fuso e cosparsi da uova mimosa e prezzemolo. A me fanno venire l’acquolina in bocca e se non fosse che questa ricetta contiene così tante calorie mangerei gli asparagi ogni giorno. Purtroppo non si può fare a meno del burro perché per gli asparagi è la morte loro!. Siccome il periodo del raccolto degli asparagi è brevissimo (solo due mesi e mezzo) se ne deve fare incetta quando possibile!
Marcelo: A me piace molto la pizza! Per non sapere né leggere né scrivere in cucina, la faccio semplice semplice, con gli ingredienti che ho a portata di mano.
Non la faccio sempre ma solo quando mi prende lo schiribizzo e ovviamente con la birra, che è congeniale al mio stile, anche senza avere i rudimenti della buona cucina!
Peggy: Dal momento che ora vivo in Italia (da un pezzo ormai), parlo del mio piatto preferito italiano, ossia i “carciofi arrostiti” con olio, prezzemolo, aglio e sale. Ogni boccone che assaporo suscita in me una felicità indescrivibile. Alle volte sorseggio anche un po’ della mia bevanda preferita, ovvero il vino, e quelle volte volo fino in paradiso. Dopo questo discorso, direi che un tavolo colmo dei piatti menzionati da tutti noi ci voleva proprio, nevvero?
Mary: grazie ragazze! Farò tesoro di queste ricette per spacciarmi per una vera cuoca!
André: Per carità, Gianni! Non ce la farei mai a scegliere un solo piatto. Tuttavia quando verrò a casa tua potrai servirmi la parmigiana di melanzane!
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