“Lasciare che”: esortare, consigliare e chiedere un permesso (Ep. 939)

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Giovanni: ragazzi, lasciate che oggi vi spieghi una locuzione interessante: “lasciare che”.

La locuzione “lasciare che” viene generalmente utilizzata per esortare o permettere a qualcuno di fare qualcosa o per chiedere un permesso. Viene seguita da un verbo al congiuntivo. Possiamo anche usare la negazione “non lasciare che“).

Riguardo al verbo esortare, significa incitare, spronare o spingere qualcuno a fare qualcosa in modo enfatico. Quando si esorta qualcuno, si cerca di influenzare le sue azioni o decisioni, incoraggiandolo a fare qualcosa in particolare. Il fine è spingere una persona ad agire. Comunque la locuzione si usa anche per dare suggerimenti o consigli. Quando si consiglia qualcuno, si offre un parere o un consiglio su un determinato argomento o situazione, cercando di fornire indicazioni o suggerimenti utili. Infine dicevo che si potrebbe trattare di una forma di permesso o concessione. Vorremmo cioè che sia concesso qualcosa.

Ecco alcuni esempi di come puoi utilizzare “lasciare che” e “non lasciare che

  1. Lascia che ti aiuti con i bagagli.
  2. Lascia che ti spieghi io come funziona.
  3. Non possiamo lasciare che si mangino tutto gli altri, dai, mangiamo qualcosa anche noi!
  4. Lascia che Giovanni ti aiuti con i compiti.
  5. Non lasciate che i vostri figli tornino a casa da soli
  6. Lascia che Maria ti mostri come si fa.
  7. Lascia che dicano ciò che vogliono. Chi se ne importa!
  8. Lascio che voi mi facciate vedere il vostro progetto. Non ne sono convintissimo!
  9. Lascia che loro ti diano un consiglio
  10. Non lasciare che qualcuno ti tratti male.
  11. Non lasciate che sia qualcun altro a decidere la vostra vita
  12. Lascia che ti spieghi perché questa cosa è così importante.

Esistono altre modalità alternative per esortare o consigliare qualcuno, alcune delle quali includono:

  1. Ti consiglio di…
  2. Dovresti…
  3. Ti suggerisco di…
  4. Prova a…
  5. Potresti…
  6. Ti raccomando di…
  7. Ti incoraggio a…
  8. Perché non …

Queste espressioni possono variare leggermente nel tono e nell’intensità del consiglio o dell’esortazione, ma tutte comunicano l’idea di suggerire o consigliare qualcosa a qualcuno. C’è meno il concetto del permesso o della concessione.

Volendo poi si potrebbe anche evitare il “che“:

E’ abbastanza comune utilizzare direttamente il verbo all’infinito. Es:

  1. Lascia che ti spieghi. → Lasciami spiegare.
  2. Lascia che Giovanni ti aiuti. → Lascialo aiutarti
  3. Lascia che ti mostri. → Lasciami mostrarti.
  4. Lascia che ti diano una mano. → Lasciati aiutare da loro.

In questi casi, il significato rimane lo stesso: si sta chiedendo o concedendo il permesso di fare qualcosa oppure si sta dando un consiglio o una esortazione. La forma senza il “che” è più informale e colloquiale, ma è altrettanto valida.

L’uso del verbo lasciare può far pensare ad una particolare forma di “resistenza” o di “opposizione“. Non sempre così. Spesso è semplicemente una forma più cortese per dare un consiglio o per chiedere un permesso. Altre volte invece siamo vicini a una forma di resistenza.

Es:

So che non ti fidi di nessuno, ma per una volta lasciati aiutare (lascia che ti aiuti).

lasciati aiutare” indica un invito a permettere che qualcuno dia un aiuto nonostante la possibile diffidenza. In questo caso quindi c’è – o meglio – ci potrebbe essere una resistenza o un’opposizione: questa frase è quindi un incoraggiamento a superare una possibile diffidenza per accettare l’aiuto.

Adesso ripassiamo. Parliamo del nostro cibo preferito.

Sofie: Una ricetta che a me piace molto è quella con gli asparagi, quelli bianchi, quelli grossi, che vanno accompagnati da burro fuso e cosparsi da uova mimosa e prezzemolo. A me fanno venire l’acquolina in bocca e se non fosse che questa ricetta contiene così tante calorie mangerei gli asparagi ogni giorno. Purtroppo non si può fare a meno del burro perché per gli asparagi è la morte loro!. Siccome il periodo del raccolto degli asparagi è brevissimo (solo due mesi e mezzo) se ne deve fare incetta quando possibile!

Marcelo: A me piace molto la pizza! Per non sapere né leggere né scrivere in cucina, la faccio semplice semplice, con gli ingredienti che ho a portata di mano.
Non la faccio sempre ma solo quando mi prende lo schiribizzo e ovviamente con la birra, che è congeniale al mio stile, anche senza avere i rudimenti della buona cucina!

Peggy: Dal momento che ora vivo in Italia (da un pezzo ormai), parlo del mio piatto preferito italiano, ossia i “carciofi arrostiti” con olio, prezzemolo, aglio e sale. Ogni boccone che assaporo suscita in me una felicità indescrivibile. Alle volte sorseggio anche un po’ della mia bevanda preferita, ovvero il vino, e quelle volte volo fino in paradiso. Dopo questo discorso, direi che un tavolo colmo dei piatti menzionati da tutti noi ci voleva proprio, nevvero?

Mary: grazie ragazze! Farò tesoro di queste ricette per spacciarmi per una vera cuoca!

André: Per carità, Gianni! Non ce la farei mai a scegliere un solo piatto. Tuttavia quando verrò a casa tua potrai servirmi la parmigiana di melanzane!

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685 Adito

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Descrizione

Il termine “adito” non è mai usato dagli studenti non madrelingua. Vediamo come si usa e quali sono le differenze tra “dare adito” e “dare luogo“.

n. 132 – IL BENEPLACITO- 2 minuti con Italiano semplicemente

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Trascrizione

23 ricordate dell’espressione “mi sta bene“? Si tratta del’episodio n. 129. in quell’occasione abbiamo parlato in generale del tema dell’assenso e dell’approvazione abbiamo. Abbiamo anche visto il benestare e il placet, concetti molto simili relativi all’approvazione.

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Quando si parla di questo argomento capita spesso di sentire o leggere il termine “beneplacito“, che inizia sempre con “bene”, proprio come benestare e termina con placito, molto simile a “placet“.

Qual è la differenza? Intanto è sempre un’approvazione. Un beneplacito è una approvazione, un consenso: c’è sempre qualcuno a cui sta bene qualcosa, questo qualcuno è d’accordo, concorda con voi, con una opinione espressa, con un giudizio dato eccetera.

C’è ovviamente una differenza, perché il beneplacito è sì un’approvazione ma quando questa è concessa a un inferiore. Cioè? Cioè assomiglia molto ad un permesso e ad una autorizzazione

Con “soggetto inferiore” si intende qualcuno che ha meno potere, qualcuno che ha meno importanza, o meglio che ha meno potere decisionale; ad esempio un Re è più importante del popolo in questo senso, perché le decisioni importanti le prende il Re.

Il dirigente di un ufficio è più importante di un semplice lavoratore, analogamente un genitore è più importante del figlio eccetera.

In questi casi allora possiamo dire che quando un soggetto inferiore chiede qualcosa ad uno superiore, quest’ultimo può concedere, può dare, può fornire il suo beneplacito.

La parola deriva dalla combinazione di bene e piacere. E’ una sorta di permesso, autorizzazione, ma non esattamente. Anche le autorizzazioni si concedono, ma con le autorizzazioni siamo in un ambito più formale, burocratico direi. Il permesso invece è una facoltà concessa, spesso sotto forma di licenza (Permesso di caccia, di pesca, di circolazione stradale ecc.), quindi sempre una tipologia di autorizzazione, altre volte semplicemente si chiede “il permesso di entrare”: posso? E’ permesso? C’è il verbo “permettere” che si usa nei contesti più svariati.

Il beneplacito esprime invece la volontà da parte di un soggetto superiore. Si usa solo quando si vuole esprimere l’approvazione da parte di un soggetto che ha il potere di negare o di approvare una decisione oppure di approvarla.

Qualche esempio:

Quando si pubblicano foto di minorenni sui social network occorre il consenso di entrambi i genitori. Serve cioè che i genitori diano il loro beneplacito, il loro assenso dunque.

Qualora ci sia il beneplacito da parte di un solo genitore possono esserci seri conseguenze.

Quando cadde il muro di Berlino, moltissime persone attraversarono il confine con il beneplacito dei soldati che stavano di guardia. I soldati avevano il potere di negare, in teoria, il loro beneplacito,

Un terrorista entrato in Italia col beneplacito del governo

“Con il beneplacito” è la formula probabilmente più utilizzata in questi casi.

Ripassiamo alcune espressioni passate parlando proprio del Muro di Berlino:

Ulrike (Germania): La costruzione del muro di Berlino avvenne quando l’economia della Germania Democratica (DDR) entra in crisi e il governo comunista corre ai ripari chiudendo tutte le vie di fuga dal paese.
28 anni dopo, nel 1989, quando cadde il muro di Berlino, i soldati fecero passare la folla perché avevano una fifa blu delle conseguenze di un mancato beneplacito da parte loro. Qualcuno dice che la caduta del muro sia stato il colpo di grazia al comunismo. Può darsi, ma non permettiamo più a chicchessia di costruire muri: teniamo fede alla nostra natura di esseri umani e non disumani.

L’Inizio e/o la fine di ogni episodio dei “due minuti con italiano semplicemente” servono a ripassare le espressioni già viste e sono registrate dai membri dell’associazione. Se vuoi migliorare il tuo italiano, anche tu puoi diventare membro. Ti aspettiamo!