647 Essere un signore

Essere un signore

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Trascrizione

Giovanni:

Vi faccio una domanda. Io sono un signore?

Qualcuno potrebbe rispondermi:

Tu sei il signor Giovanni

Si, tu sei un uomo di una certa età quindi sei un signore

Oppure

Tu sei un signor professore di italiano

Nel primo caso è un titolo di cortesia o di rispetto per gli uomini: il signor Giovanni; il signor notaio; il signor ministro.

Nel secondo caso come abbiamo visto si fa riferimento a oggetti o cose degni di nota, notevoli per le loro qualità o caratteristiche.

Allora io vi dico che il termine signore ha anche un altro significato.

Infatti essere un signore è un’espressione che si può usare per indicare una persona che ha dei comportamenti molto educati. Nel caso si una donna naturalmente diventa essere una signora.

Spesso si sente usare anche il termine galantuomo, che però non ha l’equivalente femminile, e inoltre quando usiamo il termine signore non intendiamo solamente essere una persona perbene, dai modi gentili e educati.

Negli ambienti bene in effetti significa esattamente questo: essere una persona dalle buone maniere, una persona a modo, come si suol dire, che sa comportarsi come si deve, con educazione e garbo. In questi casi spesso si dice:

Essere un vero signore

Signori si nasce

Ricordate che perbene si usa soprattutto riguardo all’onestà ma anche per l’educazione e la gentilezza.

Un signore invece si usa soprattutto per indicare, oltre che l’educazione, in modi molto gentili, il comportamento in alcuni frangenti, e il modo di reagire.

Apre sempre la porta al passeggero dell’automobile. Un vero signore.

Fai il signore, lascia la mancia al cameriere.

Un signore non reagisce agli insulti

I veri signori si riconoscono dai piccoli gesti quotidiani.

Si è comportato da vero signore, ha pagato tutto il conto da solo

Fai il signore, sorridi anche se vorresti picchiarlo!

Attenzione però perché “fare il signore” può anche avere un significato negativo. Significa infatti anche vivere di rendita, o vivere al di sopra delle proprie disponibilità, o vivere alle spalle di altre persone senza preoccuparsi di quanto si spende.

Vedi quel ragazzo? Fa il signore lui! Fuma, spende, la macchina nuova ogni 5 anni, mentre la mamma lavora 13 ore al giorno.

E adesso torniamo alla frase “un signore con la S maiuscola” che abbiamo incontrato qualche episodio fa.

Adesso potete capire come un “signore con la S maiuscola” possa anche essere inteso come un “vero signore“, un signore come si deve, un uomo dai modi molto gentili, come pochi altri.

Adesso ripassiamo:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Mariana (Brasile): ho letto che anche il tempo è galantuomo. Perché, che voi sappiate?

Albéric (Francia): perché alla fine il tempo ristabilisce sempre la verità, ripara tutti i torti. Sicché basta aspettare e il tempo fa sempre giustizia.

Marcelo: tu zitto zitto hai imparato un sacco di cose più di me sulla lingua italiana.

Jing (Cina): non è che non ce la racconta giusta e non ci ha detto che ha vissuto in Italia?

Cat (Belgio): hai sempre il sospetto che qualcuno ti menta! Una vera fissazione la tua!

620 La finezza

La finezza (scarica l’audio)

Trascrizione

Giovanni:

Provate ad indovinare la parola misteriosa partendo da 10 indizi, cioè dieci suggerimenti utili

1-può esserlo una spiaggia
2-eseguito con attenzione
3-di ottima qualità o fattura
4-può essere usato come pretesto per giustificare un comportamento
5-può esserlo un ragionamento
6-un intenditore si potrebbe vantare di essere così
7-si legge al cinema
8- è maschile e femminile
9 – alla propria ci si arriva sempre
10-può essere lieto se vincono i buoni o l’amore

La parola misteriosa è “fine”.

Infatti vediamo gli indizi uno ad uno.

Può esserlo una spiaggia perché fine è un aggettivo che significa, tra le altre cose, qualcosa di uno spessore o diametro notevolmente ridotti o limitati. Quindi esistono ad esempio capelli fini come la seta. Allo stesso modo ci sono dei materiali con una grana molto piccola, ed ecco allora che esiste la sabbia fine e quindi la spiaggia fine, che si distingue dalle spiagge con una sabbia più grossa. Anche la polvere è fine.

Ma l’aggettivo fine ha anche altri utilizzi.

Infatti quando un lavoro, inteso non come attività lavorativa ma come singola operazione, viene definito fine si vuole dire che è stato fatto o eseguito con gusto, cura, con precisione, stando attenti anche ai piccoli particolari.

Questo lavoro svolto in modo fine è dunque un lavoro che ha richiesto molta attenzione e professionalità.

Quindi è anche qualcosa di ottima qualità o fattura.

Si pensi anche all’oro fine o finissimo ad esempio.

Quest’anello è in oro finissimo

Si dice anche che un prodotto è di finissima qualità per le ottime materie prime che sono state impiegate.

Una finissima qualità è una altissima qualità.

La finezza quindi è sintomo di qualità, che si tratti di oro, argento, un prodotto o un lavoro, per non parlare delle persone fini, o delle persone dai modi molto fini.

Una persona fine è l’opposto di una persona rozza e maleducata, quindi in questo caso la finezza indica educazione, gentilezza, indica modi raffinati, una persona con dei gusti molto fini.

Si tratta fondamentalmente di persone che appartengono alla cosiddetta buona società, che spesso abitano nei quartieri bene.

Con un senso simile, un ragionamento fine è un ragionamento acuto, perspicace, sagace, o, detto più semplicemente: intelligente. La stessa intelligenza può dirsi fine intelligenza.

Non confondete fine con fina o fino, un aggettivo diverso che sta per sottile, quindi la seta può essere fina, una tela o anche la pelle. Fina è il contrario di spessa. Si parla di spessore.

Quindi la finezza è sempre qualcosa di positivo.

È anche il caso di un fine intenditore, di qualunque cosa si tratti.

Chi si intende di qualcosa, chi ne capisce di qualcosa, chi è esperto di qualcosa, può essere definito così e questo è un gran complimento perché significa che sa distinguere le qualità e le caratteristiche di quel prodotto nei minimi dettagli, piccoli dettagli, come i granelli di sabbia fine.

Quando però fine è un sostantivo allora, l’inizio 4 ci dice che può essere usato come pretesto, cioè una scusa, un motivo che si ritiene valido per giustificare un comportamento.

C’è una frase che si sente spesso in merito: il fine giustifica i mezzi. secondo la quale qualsiasi azione è giustificata, scusata, quindi ritenuta possibile anche se in contrasto con le leggi, con la morale, con l’amicizia, con la lealtà e altri valori importanti. Il fine giustifica i mezzi è un’espressione che abbiamo già incontrato nella lezione n. 8 di italiano professionale, parlando delle espressioni che riguardano i risultati.

Avete un fine che ritenete valido? Se pensate che il fine giustifichi i mezzi allora potete usare qualsiasi mezzo per poterlo raggiungere. Non importa se qusto farà male a qualcuno o se è contro la legge o la morale.

Allora il fine stavolta rappresenta l’obiettivo da raggiungere, la finalità, ciò che vogliamo ottenere.

Qual è il tuo fine?

Cioè qual è l’obiettivo che vuoi raggiungere?

Si chiama così perché dovrebbe arrivare, se tutto va bene, alla fine dei nostri sforzi. La fine, al femminile, è la parte finale, come la fine di un film ad esempio, che arriva quando il film termina cioè finisce.

Per questo si legge la scritta FINE, sugli schermi della TV o al cinema per segnalare che non c’è altro da vedere e bisogna lasciare la sala o andare a letto perché il film è finito.

L’indizio 7 parlava esattamente della scritta FINE sugli schermi del cinema.

Esiste allora la fine al femminile, cioè il termine, e il fine al maschile, cioè l’obiettivo.

Questo per spiegare Lindizio numero 8.

Lindizio 9 ci segnala che alla propria ci si arriva sempre.

La propria fine è la propria morte, e siccome tutti dobbiamo morire, prima o poi, tutti allora arriviamo alla nostra fine.

Parlando sempre di film, ci sono film a lieto fine e film non a lieto fine.

I primi hanno un finale positivo che ci soddisfa. I film a lieto fine finiscono bene, quindi il protagonista ottiene ciò che voleva e in genere i film a lieto fine si concludono con i buoni che hanno la meglio sui cattivi. Oppure finisce con due persone che riescono a stare insieme tutta la vita superando mille difficoltà. L’amore trionfa sempre nei film a lieto fine.

Lieto significa positivo, che prova, esprime o suscita un sentimento di soddisfazione serena e gioiosa.

Lieto di conoscerla, io sono Giovanni.

Siamo lieti di averla nella nostra trasmissione

Ed io sono lieto di avervi spiegato tutti i significati del termine fine, ed infine, come al solito, ascoltiamo un bel ripasso.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Sergio: non ho nulla a che spartire con coloro secondo i quale il fine giustifica i mezzi. Il che significa ovviamente che mi ritengo una persona con una morale.

Hartmut: circa invece la finezza ? È una virtù? Come la vedete?

Irina (California): naturalmente. La signorilità e la raffinatezza sono sempre prerogative ad appannaggio di persone di classe. Lo stesso dicasi per le persone cosiddette distinte e affabili. A proposito sapete che si può anche fare una finezza?

Mary (Stati Uniti): Maradona ne faceva parecchie! Prevalentemente col piede sinistro, suo malgrado. Fermo restando che ha fatto gol anche col destro e di testa

Albéric (Francia): si ma a volte la finezza si usa in modo ironico. Se è vero come è vero che indica spesso una certa classe, proprio come la classe, può indicarne la mancanza
Con coloro che se ne fregano delle buone maniere viene talvolta spontaneo esclamare: che finezza!

Ulrike: a me viene invece voglia di prenderle a mali parole queste persone. Chi non si degna di rispettare gli altri non meriterebbe a sua volta rispetto.

529 Che classe!

Che classe (audio)

Trascrizione

Giovanni:

Parlando di scuola succede spesso di sentire la domanda:

che classe fai?

La risposta può essere:

Faccio la prima

Faccio la seconda

Faccio la terza elementare

Faccio la seconda media

Eccetera.

Ci si riferisce all’anno scolastico che si sta frequentando in quel momento, sia che si tratti della scuola elementare, sia della scuola media che delle scuole superiori.

Invece la domanda può essere:

In/di che classe sei?

A che classe appartieni?

Risposte possibili:

In terza B.

In quarta C

Sono in prima A

Sono della seconda C

Eccetera. In questo caso la risposta è più precisa. Si parla delle cosiddette sezioni. In ogni scuola che ha parecchi studenti per ogni età, questi vengono suddivisi in più sezioni: A, B, C eccetera perché non entrerebbero tutti nella stessa classe.

Tra l’altro “la classe” è anche la stanza in cui avvengono le lezioni. Ogni classe contiene circa 25 studenti.

Al di fuori del contesto scolastico invece la “classe” può essere l’anno di nascita:

Io sono della classe 1971, e tu di quale classe sei?

Questo significa: io sono nato nel 1971, appartengo quindi alla classe 1971, e tu in quale anno sei nato? A quale classe appartieni?

In effetti il concetto di classe è abbastanza ampio. In generale si utilizza per “classificare“, cioè per indicare l’appartenenza ad un gruppo di persone.

Può anche indicare un insieme di persone dal punto di vista sociale o che esercitano la stessa professione e hanno magari in comune interessi da salvaguardare:

La classe borghese, la classe operaia, la classe medica, la classe politica.

Si usa anche nelle scienze naturali, nella statistica e altri contesti, sempre per classificare, raggruppare.

Oggi vorrei parlare però dell’esclamazione:

Che classe!

Un’esclamazione che non ha però nulla a che fare con la scuola e con l’anno di nascita.

Per capire cosa significa, devo prima spiegarvi il significato di fuoriclasse, tutto attaccato.

Un fuoriclasse è una persona molto dotata, eccezionalmente dotata, con delle qualità, delle doti al di fuori della media, quindi nettamente al di sopra della media.

Si usa specialmente nel linguaggio sportivo a proposito di atleti. Pelè, Maradona, Ronaldo, Messi sono solo alcuni dei fuoriclasse più famosi del calcio.

Allora adesso passiamo all’esclamazione “che classe” che è un commento che si fa per fare un complimento ad una persona, che si apprezza in modo particolare.

Vedendo giocare un fuoriclasse potremmo dire:

Che classe!

Guarda che classe!

È un atleta con una classe incredibile!

È come dire: che bravo! Che brava! Che qualità!

È come dire che questo atleta merita di essere classificato tra i migliori al mondo.

Ma non si usa solo nello sport.

La classe infatti è legata anche all’eleganza e alla raffinatezza, all’educazione e quindi emerge dal modo di vestirsi, dal comportamento ma anche dal modo di muoversi.

Una persona che ha gusto nel vestire, nell’arredamento, che ha buone maniere, sono elementi che una persona deve possedere per potersi definire una persona di classe o con classe.

La mia amica Maria è una persona di gran classe

Maria evidentemente è una persona da apprezzare per le sue qualità, per l’eleganza e i modi.

Al contrario, una persona rozza, maleducata, sgarbata o anche che si comporta in modo scorretto o disonesto è la cosa più lontana che ci possa essere dalla persona “di classe”.

L’esclamazione “che classe” si usa però anche in modo ironico, proprio per commentare qualcosa che ci ha colpito e che è molto lontano dalla qualità e all’eleganza e dalla raffinatezza.

Se mi capita di essere in un luogo pubblico e una persona inizia a chiamare ad alta voce un suo amico, senza badare al fatto che siano presenti altre persone:

Franco!! Franco!!

Potremmo tranquillamente commentare dicendo:

Che classe!!

Mai vista tanta classe!

Questa sì che è classe!

Questa è una persona con una certa classe!

La stessa cosa potremmo dire o pensare se ascoltiamo o vediamo qualcosa di molto maleducato o rozzo da una persona, qualcosa che non ti aspetti e che ci colpisce.

Siamo in un ristorante e vediamo una persona che si gratta il sedere, o che appoggia i piedi sul tavolo o che fa rumore mentre mangia e cose di questo tipo.

Che classe, vero?

Hartmut: Senti, ne hai ancora per molto ché andiamo di fretta? Se vuoi che ti dia un passaggio datti una mossa. Sennò, mi sa che non facciamo più in tempo per il teatro.

Sofie: dai Hartmut non mi incalzare. Si dà il caso che ci si metta mezz‘ora per arrivarci. Quindi abbiamo ancora un‘ora di tempo.

Hartmut: non vorrei che facessimo tardi, anzi, è meglio arrivare anzitempo. Checché tu ne dica, ora mi tocca andarmene. Tanto per essere sul sicuro.

Sofie: vabbè, vedo che sei restio alle opinioni altrui, quindi insistere lascia il tempo che trova. Visto che continui a puntare i piedi, me ne farò una ragione. Allora parti pure. Io ti raggiungo tra 10 minuti.

369 Rispondere con educazione

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Video

Trascrizione

Quando ti fanno una domanda, tipo:

Giovanni, posso dirti una cosa?

Si può rispondere in vari modi. Spesso si risponde con un’altra domanda, tipo:

Che vuoi?

Questa sicuramente è una domanda. Ma che tipo di domanda è?

È una domanda maleducata.

È una domanda che denota maleducazione, una domanda che può essere posta in modo molto più educato e cortese

Dimmi.

Questa semplicissima parola è il modo più diffuso per dimostrare disponibilità a rispondere.

In genere non si risponde ad una domanda con un’altra domanda, a meno che non sia:

Scusa, puoi aspettare un attimo?

Come posso aiutarti?

Generalmente però si risponde in questo modo:

Si, dimmi!

Dimmi pure!

Certo!

Ovviamente!

Naturalmente!

Come posso aiutarti?

Sono tutt’orecchi!

Questi sono tutti segnali di apertura e disponibilità.

Poi ci sono anche altre risposte che a me non piacciono molto, tipo:

Che problema c’è? (della serie: non mi scocciare!)

Ti ascolto! (della serie: dai, parla, sentiamo che hai da dire).

Veloce però! (della serie: non ho tempo da perdere!)

Cosa c’è?

Che c’è? (della serie: che motivo c’è di interrompere la mia quiete!)

Ma la risposta peggiore è sicuramente:

Che vuoi?

Della serie: perché mi disturbi? Che c’è di così importante?

Ripasso:

Khaled (Egitto) – Potrei partecipare ad una frase di ripasso?
Anthony (Stati Uniti) – Prego, lungi da noi dall’impedirtelo!
Ulrike (Germania) – Non fosse altro che per dare la stessa possibilità a tutti i membri. Ed io sono per la democrazia, tra l’altro.
Xiaoheng (Cina) – Mi raccomando, dobbiamo essere tutti concisi.
Mariana (Brasile) – Allora voglio dirvi una cosa che non è priva di fondamento: non avremo il vaccino del corona-virus prima di qualche mese ancora!
Rauno (Finlandia) – Vado a dirlo al mio dirimpettaio, che è convinto che ci sia già!