In linea di principio

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Associazione Italiano Semplicemente

Indice degli episodi della rubrica

Trascrizione

In linea di principio

Buongiorno amici di Italianosemplicemente.com e benvenuti in questo nuovo episodio. Io sono Giovanni e oggi vi vorrei parlare di una locuzione molto usata nella lingua italiana: “in linea di principio”.

Iniziamo dal principio, cioè dall’inizio:  la parola “principio” l’abbiamo sicuramente incontrata in molte occasioni. Ne abbiamo parlato anche nell’episodio dedicato alla “questione di principio”. Approfondiamo un po’.

Principio”  ha diversi significati a seconda del contesto. Indica l’inizio di qualcosa, ma può anche indicare la base o il fondamento di un ragionamento, ad esempio una legge o un fenomeno.

Vediamo alcuni significati principali:

Quando significa inizio o origine, posso dire ad esempio:

Il principio dell’universo è ancora oggetto di studio.

Era chiaro fin dal principio che la situazione sarebbe stata complessa.

Abbiamo trattato, qualche episodio fa “fin da”, a cui può seguire la parola inizio, oppure principio fin dall’inizio, sin dall’inizio, fin dal principio, sin dal principio. Stesso significato.

Se invece parliamo di un fondamento, base di un sistema o di una teoria, cioè di qualcosa di molto importante che è alla base del nostro ragionamento, posso dire:

Il principio di Archimede è uno dei capisaldi della fisica.

Sono un uomo di sani principi. In questo caso parliamo di una norma di comportamento, specialmente in quanto moralmente valido.

Nella Costituzione italiana sono sanciti i principi fondamentali della Repubblica.

Anche se parliamo di una regola morale o etica siamo molto vicini al concetto di fondamento:

Agire secondo principi di giustizia è fondamentale per una società civile.

Non posso accettare questa proposta per una questione di principio.

Ora passiamo all’espressione “in linea di principio“.

Questa locuzione significa “in teoria, secondo il principio generale“, ma lascia aperta la possibilità di eccezioni nella pratica. Non significa “principalmente”, come potrebbe sembrare a qualcuno (che indica qualcosa di prioritario o preponderante, come può essere un principio, in fondo, cioè una base, un fondamento o una regola morale), ma piuttosto “in generale, salvo eccezioni o dettagli da considerare”.

“In teoria” o “teoricamente” sono le modalità più comuni e generali per esprimere lo stesso concetto.

Vediamo come usare “in linea di principio”.

La maggiore età è l’età alla quale una persona acquisisce, in linea di principio, la capacità di agire, cioè la capacità di porre in essere in autonomia contratti giuridicamente validi.

Ciò significa che, in generale, cioè almeno in teoria, una persona maggiorenne ha questa capacità, ma potrebbero esserci delle eccezioni (ad esempio, persone soggette a tutela legale).

Come ho detto potrei usare “teoricamente” o “in teoria” oppure, più formale “sul piano teorico“. Es:

Teoricamente, tutti hanno gli stessi diritti, ma nella pratica non sempre è così.

In teoria potremmo finire il progetto in una settimana, ma potrebbero sorgere imprevisti.

Ci si avvicina anche la locuzione “di norma”, ma qui siamo più vicini a “solitamente” e “di solito” o anche “normalmente”. Parliamo di ciò che avviene la maggioranza delle volte.

Es:

Di norma, le scuole chiudono a giugno, ma possono esserci eccezioni.

Quando si usa allora “in linea di principio”?

Si preferisce usare questa espressione in contesti formali o quando si vuole indicare un quadro generale lasciando aperta la possibilità di eccezioni.

Ecco altri esempi:

In linea di principio, la scienza deve basarsi sull’evidenza empirica.

In linea di principio, accettiamo tutti i candidati con i requisiti richiesti.

In linea di principio, ogni cittadino ha diritto alla salute e all’istruzione.

L’espressione è molto utile per esprimere concetti generali senza essere troppo assoluti, proprio come l’associazione Italiano Semplicemente, che in linea di principio si occupa di insegnare l’italiano, ma lo fa anche attraverso la cultura e il divertimento!

Comunque, nonostante il carattere leggermente formale della locuzione, non c’è niente di male se la usate per frasi più di uso quotidiano:

Es:

In linea di principio hai ragione, ma…

Il concetto di “linea” esprime il fatto di seguire, nel ragionamento, una “linea”. In che senso?

Nel senso che si richiama proprio l’idea di seguire un filo logico, una direzione generale nel ragionamento. Si tratta di un’espressione che suggerisce l’adesione a un principio generale, ma senza necessariamente escludere eccezioni o dettagli specifici.

Questa metafora della linea è usata anche in altre espressioni simili, ad esempio:

  • Seguire una linea di pensiero, che significa sviluppare un ragionamento coerente.
  • Mantenere una linea coerente che indica il rispetto di una direzione logica o politica.
  • Essere sulla stessa linea, che vuol dire condividere lo stesso punto di vista o approccio.

Nel caso di “in linea di principio”, quindi, la “linea” rappresenta un criterio generale, una direzione logica da seguire, pur lasciando spazio a eventuali precisazioni o modifiche in casi specifici.

Adesso un piccolo esercizio di ripetizione. Ripetete dopo di me.

Principio

In principio

In principio avevo dei dubbi

In linea di principio

In linea di principio hai ragione

In linea di principio  a 18 anni si diventa adulti

Alla prossima. Ciao!

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886 Alle soglie

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Trascrizione

Alle soglie” è il titolo dell’episodio di oggi.

La parola soglia (il singolare di soglie) ha un significato e soprattutto un utilizzo che non è che sia proprio semplicissimo.

Esiste ad esempio la “soglia d’ingresso di una casa” che indica l’ingresso dell’abitazione, il punto da cui si entra in casa. Si usano frasi come: “mi sono fermato sulla soglia di casa”, “sono sulla soglia di casa”, eccetera, quindi la soglia indica il punto in cui si accede all’abitazione.

In genere si usa per indicare il punto in cui ci si trova, sottolineando in particolare che ancora non si è entrati in casa.

Notate che uso “sulla soglia“. Uso il singolare e poi uso “sulla“. Perché sottolineo queste due cose?

Perché in senso figurato (non poteva certo mancare l’uso figurato) il termine soglia indica invece un periodo iniziale di un’età o di una stagione. Questo dice il dizionario.

Es:

Sono alle soglie dei 50 anni.

Cioè ho quasi 50 anni, sto per entrare nei 50 anni, sono lì lì per entrare nei 50 anni. Uso prevalentemente il plurale e col plurale si usa in genere “alle”, ma potete usare anche il singolare “alla soglia”.

Posso comunque dire:

Sono sulla soglia dei 50 anni.

Oppure, un altro esempio:

Siamo alle soglie di una guerra mondiale.

Anche qui, siamo quasi arrivati alla guerra mondiale, manca poco tempo, pochissimo.

Si usa prevalentemente “soglie“, al plurale e si utilizza “alle“, come nel caso precedente.

Si può comunque dire (ma è meno frequente) “sulla soglia della guerra”. In questo caso usiamo “sulla”.

Come vedete ci sono affinità con la soglia di casa. Infatti quando siamo sulla soglia di casa, stiamo quasi per entrare in casa. Ma non siamo ancora entrati.

Dal punto di vista materiale, fisico, ogni ingresso ha una soglia, quindi anche una finestra o un garage.

Vediamo però un altro esempio in senso figurato:

La mia soglia del dolore è molto bassa.

Stavolta non c’è alle o sulla.

In questi casi, a parte il caso della soglia d’ingresso e simili, generalmente la soglia indica un particolare valore.

La soglia del dolore: Parlo in questo caso del livello minimo oltre il quale una sensazione viene percepita come dolore.

Siamo quasi arrivati al livello in cui avvertiamo dolore.

Si dice che la soglia del dolore degli uomini sia più bassa di quella delle donne. Ovviamente usiamo il singolare in questo caso perché ciascuno di noi ha la sua soglia (il suo limite) del dolore.

Notate che quando ho parlato dell’uso figurato, ho parlato dell’inizio di un’età, di un’epoca, di un periodo importante, di una stagione.

Non è usuale utilizzare la soglia però per indicare l’inizio di qualunque cosa.

Se tra cinque minuti inizia il mio lavoro, non si dice che sono alle soglie del lavoro perché si deve tratta di un periodo, un’età, un’era, non di una attività.

Potrei anche dire che sono alle soglie di una crisi di nervi.

Ricordate questa frase? L’abbiamo usata nell’episodio dedicato all’orlo. Solitamente si usa “l’orlo di una crisi di nervi” ma si può usare anche la soglia. È sempre un valore limite.

Poi puntualizziamo che non è proprio l’inizio, ma siamo un attimo prima.

La guerra è imminente? Allora siamo alle soglie di una guerra. La guerra è iniziata? Ancora no.

Sto per avere una crisi di qualunque tipo?

Posso allora dire che sono sulla soglia di una crisi economica/nervosa eccetera.

Ma quante sono le soglie di uso comune?

Oltre a quelle già citate, molto usata è la soglia della vecchiaia.

Se sono sulla soglia della vecchiaia evidentemente mi reputo non più giovane e sento che tra non molto tempo sarò una persona anziana.

Ma la soglia come detto può indicare anche un determinato valore.

C’è infatti, oltre alla soglia del dolore, anche la soglia di rischio, cioè il valore minimo (valore di soglia) oltre il quale un dato fenomeno diventa pericoloso. Dopo quel valore di soglia (si chiama proprio così) siamo in pericolo.

Pensiamo al livello del colesterolo nel sangue. Meglio non superare il valore soglia.

Non bisogna superare, oltrepassare quel valore. Questo vale per tutte le sostanze tossiche ad esempio.

Ci può essere una soglia inferiore, quella di cui abbiamo appena parlato, ma anche una soglia superiore, che è quella da non superare.

Pensiamo alla soglia di età oltre la quale si deve andare in pensione obbligatoriamente. Ci sono tantissime soglie che indicano un valore minimo o massimo.

Diciamo che da un punto di vista tecnico la soglia è un valore massimo o massimo, ma i due concetti visti si avvicinano molto.

Si usano anche molto spesso frasi come:

L’estate è ormai alle soglie.

Si dice anche spesso “alle porte” al posto di “alle soglie”.

Qui, nuovamente, siamo in un momento immediatamente precedente (ci siamo quasi) a qualcosa (all’estate in questo caso).

Se usiamo il termine “porte” (solo al plurale) non indichiamo mai un valore limite (il valore soglia) ma solo un momento immediatamente precedente a qualcosa. Si usa solamente in questo modo: essere alle porte, trovarsi alle porte. Qualcosa è molto vicino, è imminente, è prossimo: qualcosa è alle porte, cioè siamo alle soglie di qualcosa.

Tra 15 anni sarò alle porte della pensione. La vecchiaia è alle porte, e con essa tutti gli acciacchi dell’età. Che volete, in fondo, è sempre meglio invecchiare che non invecchiare, no?

Pensateci e nel frattempo ripassiamo qualche episodio passato.

Mariana: la bellissima finale mondiale tra Argentina e Francia, si è conclusa con l’incoronazione di Lionel Messi. Tutto molto bello, ma avete visto cosa è successo durante la premiazione? Messi è stato ricoperto non solo di applausi, ma anche da una sorta di vestaglia del Qatar. C’è chi dice che questa sia una vera umiliazione a cui non avrebbe dovuto prestarsi.

Rafaela: avrebbe dovuto subito disfarsi di quell’obbrobrio di maglia

Peggy: Ci sono quelli che dicono che sia proprio questa scena che ha fatto venire a galla la differenza tra Messi e Maradona e questo diviene di conseguenza un pretesto per contestare Messi
Che, quanto aclasse, ne ha da vendere anche lui. Ma ti pare che Messi debba essere sempre valutato confrontandolo con Maradona?

Marcelo: beh, differenze ce ne sono eccome! Tanto per dirne una, Lionel segna solo coi piedi.

Irina: non mi sembra il caso adesso di fare polemiche sterili. Viva l’Argentina e viva la Francia. Ce ne fossero di partite come questa finale!

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente

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650 Una questione di principio

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Giovanni: non sono sicuro se uno studente non madrelingua di livello intermedio della lingua italiana sappia usare il termine “principio“.

La prima cosa che viene in mente ad un italiano è il fatto che somiglia molto alla parola “inizio“.

Può infatti rappresentare il primo momento:

Al principio non mi resi conto di ciò che stava accadendo

Il principio del mio discorso contiene i ringraziamenti

E’ il momento di dare principio al mio nuovo libro

Ricomincia dal principio

Quindi si parla di tempo ma non solo. Posso anche parlare di tempo e di spazio:

Il principio del nostro viaggio fu visitare Roma.

Spesso viene direttamente contrapposto al termine “fine”. Quindi c’è ad esempio il principio di un libro e la fine di un libro. E’ dunque un termine più concreto rispetto a “inizio” perché spesso si preferisce quando il periodo è circoscritto e specificato, o comunque dove almeno l’inizio è ben determinato:

Il principio dell’anno

Il principio del mese

il principio di una nuova vita

Non è un caso che all’inizio degli studi di una lingua si parli di principiante di una lingua.

Questa persona si trova al principio degli studi, che iniziano in un momento determinato.

Si usa spesso, ad ulteriore conferma di questo, la frase “dal principio alla fine, che significa completamente, per tutta la durata, per tutta l’estensione, per tutta la lunghezza ecc.

Devo studiare la prima guerra mondiale dal principio alla fine

Dal principio alla fine del libro

I tifosi hanno sostenuto la squadra dal principio alla fine della partita

Il tuo discorso è chiaro dal principio alla fine

Spesso succede che, sempre perché si parla di periodi con un inizio ben preciso, il termine principio sia simile anche a causa, origine di uno o più cose che sono accadute dopo.

Il Covid fu il principio delle difficoltà di Marco
La vincita alla lotteria fu il principio della fortuna della mia famiglia

Un secondo significato molto importante del termine è simile al termine “concetto“, di qualcosa che sta alla base di un ragionamento o di una convinzione, che possono formare anche una vera disciplina, una scienza, una dottrina.

Simile anche al “fondamento” di cui ci siamo occupati nell’episodio 256.

Come si usa quindi il termine principio in questo senso?

Posso dire che ogni religione ha i suoi principi su cui è fondata, i suoi convincimenti, qualcosa che è considerato vero o valido.

Anche una scienza ha i suoi principi. Infatti si parla di “metodo scientifico” , fondato su principi come il principio della riproducibilità degli esperimenti per alcune scienze, oppure il principio di dire la verità e agire razionalmente sulla base di dati di pubblico dominio, accessibili. I principi impongono delle regole da rispettare o cose in cui credere, quindi coinvolgono questioni anche morali, come i principi del cristianesimo. I dieci comandamenti da rispettare sono tra i principi fondamentali della fede cristiana.

Quando costruisco una disciplina su delle basi generali, posso ugualmente chiamarli principi, perché è da questi principi che deriva tutta la teoria.

Avete fatto caso che molti libri scolastici si chiamano così:

Principi di economia

Principi di statistica

Principi del diritto

ecc.

Ma anche più banalmente, senza chiamare in causa religioni, scienze o discipline, anche un semplice ragionamento è basato su dei principi che è qualcosa che si ritiene vero, quindi convinzioni o presupposti essenziali. Anche questi sono principi.

Io ad esempio parto dal principio che per imparare una lingua occorre ascoltare molto e parlare molto. I principi su cui si basa il mio pensiero sono le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

Se tu mi dici che per ottenere un risultato, per raggiungere un obiettivo puoi usare qualsiasi mezzo, io posso risponderti che il principio secondo cui il fine giustifica i mezzi non lo accetto. Questo è un principio sbagliato.

Il tuo discorso è basato su un principio sbagliato.

Una frase molto diffusa è poi “una questione di principio“.

Questa frase si usa quando si tiene molto ad una regola, si ritiene che una regola sia importante, che un principio sia importante, e che quindi vada rispettato, anche quando, al limite, le conseguenze del non rispettarlo possono sembrare trascurabili.

Vediamo come si usa:

Non puoi passare in questa strada, non vedi che è senso vietato? Non importa se è notte e non c’è nessuno adesso. E’ una questione di principio.

Quindi questa regola non dev’essere posta in discussione, questo divieto vale sempre, anche se non passa nessuno, anche se è notte.

No, io non mi vaccino perché sono contrario al vaccino. Non importa se sarò licenziato, non importa se il vaccino è gratuito. Ne faccio una questione di principio.

Lo Stato non deve pagare i tamponi ai no-vax, è una questione di principio.

Un’altra frase molto usata è:

In linea di principio

Che significa: sul piano teorico.

In genere quando usiamo questa locuzione lo si fa sempre in contrapposizione ad una nostra idea che è contraria, perché la teoria e la pratica spesso non vanno d’accordo.

Non sono contrario in linea di principio ai vaccini, però mi sembra ingiusto costringere le persone a farlo.

Significa che non ho alcun convincimento che mi fa andar contro ai vaccini, non ho prove che siano nocivi per l’uomo, non sono un no-vax, però sono contrario all’obbligo alla vaccinazione per una questione di libertà, anche se vaccinarmi non va contro ad un mio principio.

Evidentemente chi ragiona in questo modo si basa sul principio secondo cui non si possono obbligare le persone a vaccinarsi per una questione di libertà. Un principio che non trova invece d’accordo coloro che mettono il principio della salute al primo posto.

La tua libertà finisce dove comincia la mia!

Anche questo è un principio.

Si parla spesso anche di sani principi.

Se una persona è di sani principi significa che è una persona onesta e corretta, ma lo si può dire anche di chi non ha mai fumato, ha sempre creduto nello studio, non si è mai drogato, chi desidera avere una famiglia e crescere dei figli.

Sin dal principio dell’episodio sapevo che sarei andato ben oltre i due minuti. Pazienza. A chi mi ascolta e si lamenta di questo rispondo che in linea di principio avete ragione ma non ne facciamo una mera questione di principio altrimenti non riesco a dire tutto ciò che vorrei.

Non resta che ripassare allora. La parola ai membri:

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Rafaela (Spagna): scusate ragazzi, vorrei sapere se conoscete Torquator Tasso. Badate bene, ho messo una r in più (Torquator) e qualcuno potrebbe pensare si tratti di un errore. Urge allora una delucidazione in merito.

Albéric (Francia): bisogna prendere atto che ci sono quantomeno tre cose che hanno questo nome, con o senza erre.

Ulrike: A scanso di malintesi qualcuno potrebbe fare luce? Attendo lumi.

Marcelo (Argentina): Torquato Tasso è stato un scrittore e poeta italiano del XVI secolo. Il suo capolavoro è considerato il poema “Gerusalemme liberata”. L’opera, che poi sarebbe stata pubblicata solo a 40 anni dalla sua morte, verte sulla prima crociata e la guerra tra cristiani e musulmani.

Harjit (India): cosa dire circa il secondo significato? Torquato Tasso è anche un’opera teatrale di Johann Wolfgang von Goethe, uno scrittore tedesco, direi anzi lo scrittore tedesco per antonomasia. Goethe ha scritto quest’opera durante un viaggio in Italia e ha anche visitato la citta di Ferrara, là dove Torquato Tasso aveva vissuto.

Hartmut (Germania): Torquator Tasso (con la erre finale stavolta) è invece un cavallo tedesco. Si tratta di un cavallo da corsa. Quest’anno ha partecipato alla famosa corsa Prix de l’Arc de Triomphe in Francia. Volete sapere se ho scommesso su di lui? Nemmeno per sogno! Infatti mai avrei pensato che Torquator Tasso potesse raggiungere uno dei primi posti, e infatti era quotato 1:100! A priori le probabilità che vincesse erano remote. Sennonché invece ha vinto!

Rauno (Finlandia): bravissimi! Siete stati molto concisi. Ben vengano i membri che hanno queste idee geniali sui ripassi. Così possiamo unire l’utile al dilettevole, o se vogliamo prendere, come si suol dire, due piccioni con una fava.

Peggy (Taiwan): hai detto unire l’utile al dilettevole? Questa non è stata ancora spiegata ancora! E neanche prendere due piccioni con una fava. Le hai usate anzitempo, forse per sbaglio?

Irina (California): infatti fortuna vuole che sarà l’argomento del prossimo episodio. Ormai la frittata è fatta. Ci aggiorniamo domani.

418 – A monte e a valle

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Giovanni: Oggi vediamo due locuzioni che servono per indicare l’inizio e la fine di qualcosa.

Le locuzioni in questione sono “a monte” e “a valle” che rappresentano l’inizio e la fine rispettivamente.

“A monte”, sembra indicare un monte, cioè una montagna. La cosa non è casuale perché la montagna, o il monte è dove nasce un fiume.

Avete già capito che queste due locuzioni usano un’immagine figurata.

In realtà si possono usare sia in senso proprio che figurato.

In senso proprio, dicevo, “a monte” indica la parte più alta del corso di un fiume. Tutti i fiumi scendono dall’alto al basso ovviamente, per effetto della forza di gravità.

Quindi se vi trovate in un punto qualsiasi del fiume, per capire dove nasce il fiume dovrete andare a monte, dovrete cioè risalire il fiume fino a monte.

Si usa il verbo risalire i questi casi. E dove è diretto il fiume?

Tutti i fiumi dono diretti a valle.

Quando finiamo di scendere il monte significa che siamo arrivati a valle. In Italia ci sono tante valli perché ci sono anche tanti monti. Ogni valle ha un suo nome.

Quindi a monte e a valle in senso proprio indicano due direzioni opposte, una che rappresenta l’origine del fiume, l’altra dove il fiume termina, quindi è la parte più vicina alla foce, cioè dove il fiume entra in un mare, un lago o un altro corso d’acqua.

In senso figurato invece si vuole indicare non l’origine di un fiume, ma un altro tipo di origine, come l’origine di un problema, dove nasce un problema.

Non per forza un problema però. Diciamo che la cosa che conta è che ci sia una serie, breve o lunga che sia, di eventi, legati logicamente tra loro, che si susseguono l’un l’altro.

Ogni evento ne causa un altro, ne determina un altro. In genere c’è anche un ordine cronologico.

Vediamo qualche esempio:

Se vedo un uomo che vive per strada, che non ha una casa, probabilmente a monte ci sono stati dei problemi economici, o magari dei problemi psicologici o anche entrambi. Magari invece a monte c’è stato un problema familiare.

Voglio quindi indicare l’inizio del problema, il momento che ha dato origine alla situazione attuale.

Vediamo un esempio con ” a valle”.

Amazon è un’azienda di servizi grandissima, dove lavorano tantissime persone. A valle della catena dei servizi ci sono i cosiddetti corrieri amazon, che sono coloro che consegnano i pacchi ai clienti.

Vedere che in questo caso non parliamo di problemi, ma solo di una catena di passaggi successivi che termina con la consegna al cliente da parte di amazon.

Sono due locuzioni che si usano molto spesso in ambito lavorativo, dove i problemi e i processi non mancano mai.

A volte si preferisce semplicemente parlare di origine o di inizio o anche di causa.

Ad esempio:

In origine, questa casa era un albergo.

All’origine del problema dell’inquinamento c’è l’estrazione del petrolio.

L’origine dell’uomo è la scimmia.

Non si può certamente dire che a monte della casa c’era un albergo.

Non lo posso fare perché sono cose slegate tra loro. Il motivo per cui oggi c’è una casa normale non risiede nel fatto che prima fosse un albergo. Non c’è una causa e un effetto ma solo un evento precedente uno successivo.

Invece nel caso dell’inquinamento potrei dire che a monte dell’inquinamento c’è l’estrazione del petrolio. È un processo industriale.

Posso anche dire che la produzione della plastica avviene a valle dell’estrazione del petrolio. Quindi “a valle” si può spesso tradurre con successivamente, e “a monte” può diventare precedentemente, o in precedenza, ma deve esserci una catena causale (causale, non casuale).

Le due locuzioni si usano spesso anche in ambito economico e politico.

Ad esempio posso dire che a monte delle politiche nazionali in Europa ci sono spesso le decisioni prese dalla comunità europea. Ancora più a valle ci sono le politiche regionali e comunali.

Vedete quindi che spesso non si tratta semplicemente di un prima e di un dopo, ma c’è anche un legame logico oltre che cronologico.

L’episodio non finisce qui, perché come al solito, a valle di ogni spiegazione della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente c’è sempre un breve ripasso delle puntate precedenti.

Ulrike:
Facciamo un breve ripasso di gruppo. Siete in vena?

Doris:
Domanda retorica. Vuoi che non abbiamo sempre presente la prima regola d’oro di italiano semplicemente, ossia l’importanza delle ripetizioni per il nostro apprendimento?

Bogusia :
Giusto, poi quali membri dell’associazione italiano semplicemente siamo votati alla sua causa.

Komi:
Il che non significa che tutto vada dritto, senza intoppi. Bisogna scervellarsi e ci dà di volta il cervello, di volta in volta, con questa caterva di espressioni a portata di mano. Anche oggi però ce l’abbiamo fatta 😀

343 – Essere a carissimo amico

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Essere a carissimo amico

 

Giuseppina: siamo arrivati all’episodio 343. Niente male vero? Se avete seguito sin dall’inizio questa rubrica, sicuramente ora sarete abbastanza avanti col vostro italiano. Se invece ancora siete a carissimo amico, di strada ne avete ancora molta da fare.

Essere a carissimo amico è l’espressione che vi spiego oggi. Molto simpatica vero? Deriva dalla lingua delle lettere scritte.

Quando scrivete ad un amico, la primissima frase potrebbe essere proprio questa:

Caro amico, oppure carissimo amico

Poi, segue il resto della lettera, che può essere anche piuttosto lunga.

Questa espressione si usa per analogia per indicare che ci si trova solo all’inizio di un lungo percorso: un lavoro, una strada, o una qualunque altra attività.

Quindi siamo abbastanza indietro, abbiamo ancora molta strada da fare.

Quando vi trovate solamente all’inizio di una attività potete perciò usare questa simpatica espressione.

L’idea quindi è che state in ritardo, che vi aspetta ancora molta strada.

Si può usare in ogni contesto, e spesso si usa quando questo ritardo è ingiustificato. Ma non è detto. In generale basta essere in ritardo.

Quanti esercizi hai fatto tu? Io sono al 22-esimo.

Ah, io sono ancora a carissimo amico!

Naturalmente è familiare, informale. Si usa con amici e parenti.

Hai finito col sistemare il giardino?

No, sono ancora a carissimo amico.

Allora noi intanto andiamo al ristorante, ti aspettiamo lì.

Giovanni: adesso ripassiamo.

Chiedo a uno dei membri dell’associazione italiano semplicemente se ha qualche frase per ripassare le espressioni già spiegate. Mi serve un bel ripasso con i fiocchi però!

Komi:

*Mi sto scervellando* ma purtroppo non riesco a *sfoderare* nessuna frase di ripasso *con i fiocchi*. *Vai a capire* perché!
*Mi fa specie* che lo dica proprio io, ma *può darsi che* sia la stanchezza 😑 ? Non sono più *in vena*, *non fosse altro che per questo*. *Perso per perso* comunque *ho provato , dicendomi *hai voluto la bicicletta? Allora pedala*. *come lo trovate questo ripasso? sara la pigrizia? *Pensa un po’* che *per colpa di questo vizio* quasi quasi non *rispolveravo* le espressioni imparate ! *E possibile mai *? Spero di essere riuscita a *risparmiarmi* le vostre accuse.