261 – Aggiudicare

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Aggiudicato!

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Giovanni: Dovete sapere che quando mi viene chiesto da una persona non madrelingua di spiegare una nuova frase, espressione, parola o verbo particolare, io spesso, di fronte a una proposta di questo tipo, rispondo “ok”, “va bene”, “sì, mi piace”, oppure “d’accordo, credo anch’io valga la pena di spiegare questa cosa”. Altre volte invece mi piace rispondo: Aggiudicato!

Questa risposta ha lasciato a volte perplesso qualcuno, che evidentemente ha capito che volevo ugualmente esprimere un assenso alla sua proposta quindi ha capito che il mio era un sì, ma non ha capito bene perché ho usato il verbo aggiudicare.

Allora, il verbo ha più utilizzi a dire il vero, ma in questo caso, quando lo suo come una esclamazione: aggiudicato, aggiudicata, aggiudicati, aggiudicate, sto usando un linguaggio tipico delle aste.

Sapere cos’è un’asta? Un’asta è quando si mette in vendita qualcosa: un oggetto, un appartamento, un quadro eccetera, ma la persona che farà l’acquisto sarà quella persona che offrirà il prezzo più alto:

Chi si aggiudicherà il quadro? Se lo aggiudicherà chi offre la maggiore quantità di soldi, chi farà l’offerta migliore. Allora se un quadro viene venduto all’asta per 1000 euro, il venditore riceve le offerte e dà alcuni secondi di tempo alle altre persone per offrire di più:

500 euro!

Chi offre di più?

700 euro!

700 e 1, 700 e 2…

1000 euro!

1000 euro e 1, 1000 euro e 2… 1000 euro e tre!

Aggiudicato per 1000 euro!

Il quadro quindi è stato venduto per 1000 euro, e l’acquirente, cioè colui che lo ha acquistato, se lo è aggiudicato per 1000 euro. Si dice così perché c’era una specie di competizione, di gara, un’asta in questo caso.

Allora informalmente, nel linguaggio di tutti i giorni, quando si accetta qualcosa, quando si riceve un’offerta, anche se non c’è nessuna asta, nessun acquisto, si usa dire: aggiudicato! Un’esclamazione che sta per ok, sì, va bene, ma è quasi come dire “hai vinto!”. Si usa questa esclamazione quando si vuole dare soddisfazione a chi propone qualcosa. Si tratta di rispondere a delle proposte, più che a delle offerte.

Attenzione a non confondere aggiudicare, tutto attaccato con ” a giudicare” scritto con due parole staccate, oppure a non confondere aggiudicato (una sola parola) con “ha giudicato” (verbo avere + giudicato): la pronuncia è la stessa ma la frase fa capire che si tratta di due verbi diversi: aggiudicare nel primo caso, giudicare nel secondo caso:

A giudicare dalla tua espressione non hai capito molto di quello che ho detto.

In questo caso uso “giudicare“: “A giudicare dalla tua espressione”, è come dire “giudicando dalla tua faccia”, “dovendo dare un giudizio basandomi sulla tua espressione”, oppure “guardando la tua espressione”. Il verbo è giudicare, non aggiudicare.

Oppure:

Ho giudicato giusta la tua offerta.

Quindi è come dire: il mio giudizio sulla tua offerta è positivo. Sto usando il verbo giudicare, non aggiudicare. Io ho giudicato. il verbo aggiudicare non c’entra.

Tua madre mi ha giudicato male.

Anche qui, detto velocemente ha la stessa pronuncia. Ancora una volta uso giudicare. Tua madre ha dato un giudizio sbagliato su di me. Adesso vediamo una frase di ripasso, proprio una di quelle che quando mi è stata proposta ho risposto così: aggiudicata!

Bogusia (Polonia):

Vai a capire perché non ho voglia di uscire oggi, considerando il mio amore per la natura. È ben risaputo che per ovviare al pericolo di contagio è meglio starsene a casa, però, che vuoi, normalmente, non me la sento di tenere a bada la voglia di uscire. Oggi però, nonostante il sole splendente e le temperature miti forse il mio corpo, a mia insaputa, ha sentore del cambiamento del tempo. Sembra infatti che domani pioverà, Dio permettendo. Così dicono i meteorologi, e se non accadrà, a loro dire la raccolta agricola di questo anno è passibile di danneggiamento.
Poi con la pioggia non sarà più peccato starsene a casa e allora non mi resterà che costruire delle frasi di ripasso come si deve.

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260 – Dare di volta il cervello

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Trascrizione

Giovanni: Quando siete arrabbiati, in lingua italiana, ci sono molte espressioni che potete usare, e queste espressioni molto spesso si usano solamente in queste occasioni. Probabilmente questo accade un po’ in tutte le lingue. Una di queste espressioni è “dare di volta il cervello”.

Quando ad una persona dà di volta il cervello significa che è impazzito, che è diventata pazza, ma in realtà si usa quando si sta parlando con una persona che fa qualcosa di illogico, qualcosa di irrazionale, che ha delle gravi conseguenze. Quindi anziché esclamare: ma sei impazzito?

Spesso si dice:

Ma, dimmi una cosa: ti ha dato di volta il cervello?

E’ una domanda retorica ovviamente, non una vera domanda, come a dire:

Ma cosa hai fatto? Come ti è venuto in mente?

Cosa ti è passato per al mente? Perché l’hai fatto?

Ti ha dato di volta il cervello?

A volte si tratta di un gesto sconsiderato, di un gesto inconsulto, fatto senza riflettere e senza valutare le possibili conseguenze delle proprie azioni. Un gesto avventato, scriteriato, imprudente.

Di fronte a questi gesti, a questi atteggiamenti, spesso viene spontaneo esclamare

Ti ha forse dato di volta il cervello?

Di solito si pone sotto forma di domanda, ma può capitare di trovare anche delle classiche esclamazioni:

A Paolo deve aver dato di volta il cervello per comportarsi in quel modo

Dare di volta significa rovesciare, capovolgere, quindi quando dà di volta il cervello, il cervello si capovolge, si vuole dare questa immagine figurata, ma significa perdere la ragione.

Normalmente quando si parla di qualcuno che è impazzito si dice semplicemente così, che è impazzito. Dare di volta il cervello si usa invece appunto quando si è stupiti, e spesso adirati, arrabbiati, perché le conseguenze erano chiare, e questo gesto sembra proprio fatto senza ragione.

Il termine volta si utilizza perché dà il senso del cambiamento. Anche il verbo volgere ha anche questo significato. Ma anche il termine volta indica cambiamento: questa volta, stavolta, si usa quasi sempre per indicare un cambiamento.

Ripassiamo adesso alcune espressioni spiegate nelle puntate precedenti.

Xiaoheng: Non vedo come possa riuscire a tenere a bada la voglia di fare una chiacchierata con voi. Facciamo un ripasso insieme?

Ulrike: Ottimo! Me la sento anch’io. Vi è qualcun altro fra i membri dell’associazione italiano semplicemente che vuole partecipare?

Rauno: Domanda retorica mi pare. Certo! Questi ripassi di gruppo hanno veramente un certo non so che

Bogusia: Infatti! Che poi ci si debba scervellare un po’, pazienza.

Camille: Infatti, direi che ci si può divertire insieme e al contempo ingranare con la lingua italiana.

Andrè: Ogni tentativo di ripasso è benaccetto per Gianni.

Khaled: Quindi nessun tentativo è fuori luogo.

Anthony: Non dobbiamo che provare quindi.

Emma: laddove ci siano errori, li correggerà lui.

Andrè: Quantomeno non dobbiamo fare tutto da soli.
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259 – Non avere che da…

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Giovanni: Quanti modi ci sono per dire “solo questo”, “solamente una cosa”, e frasi di questo tipo?

Ti devo dire solo una cosa

Prendiamo questa frase ad esempio.

Potremmo sostituire solo con soltanto o solamente oppure con unicamente, o semplicemente, ma potete anche usare la congiunzione “che”. In questo modo:

Non ti devo dire che una cosa.

Questa frase è una forma alternativa di:

Non ti devo dire nulla, tranne una cosa

Quel “che” quindi può essere usato per introdurre un’eccezione. In fondo si tratta di una eccezione. Abbiamo già visto nella puntata 170 che per introdurre un’eccezione si usa spesso anche “fare salvo“.

Nessuno può entrare, tranne te.

Può diventare:

Non può entrare nessun altro che te.

Tu sei quindi una eccezione.

Ma quando si usa in pratica questa forma? Possiamo farlo sempre? È solamente una alternativa a fare salvo?

No, non è solamente un’alternativa a fare salvo.

Potete usarla in molte occasioni anche per sottolineare un’esclusiva, o un onore, ma il modo migliore per usarla è per spingere qualcuno ad un’azione. Lo vediamo dopo, ma più in generale ci sono anche altre forme equivalenti:

Non può entrare nessun altro all’infuori di Giovanni.

Nessuno eccetto Giovanni

Nessuno salvo Giovanni

Nessuno fuorché Giovanni.

Sono tutte forme equivalenti.

Il termine fuorché, se ci pensate, contiene fuori ma anche che.

Questo ci conferma come “che” si possa usare per esprimere eccezioni.

Dicevo però che la forma con “che” si usa soprattutto quando si vuole dare un’idea di facilità, di semplicità, quando volete invitare qualcuno a fare qualcosa, qualcosa di semplice. Se volete dire che basta poco, che ci vuole poco, solo una cosa, una piccola cosa, allora possiamo dire:

Dai, non aver paura di parlare in italiano, è facile, non devi far altro che provare.

Oppure:

Non hai da fare altro che provare.

Non devi fare altro che provare

Non hai che da provare

Non devi che provare

Non ti resta che provare

Non resta che provare

Queste ultime forme sono quelle più brevi e forse le più difficili per voi stranieri da capire.

Si usano molto spesso quando si vuole spingere qualcuno a fare qualcosa, per convincerlo che basta una sola cosa da fare. Poi nient’altro.

Non sai se Paola ti ama? Non hai che da chiderglielo. Non devi che chiederglielo. Non ti resta che chiederglielo.

Adesso vorreste una frase di ripasso delle puntate precedenti? Non avete che da ascoltare gli esempi che seguono:

Mariana (Brasile): ho un problema a cui ovviare nel più breve tempo possibile. Vorrei smarcarmi da un ragazzo che mi dà fastidio. Qualcuno potrebbe essermi di ausilio?

Xiaoheng (Cina): potrebbe aiutarti mio fratello che fa il poliziotto. Sarebbe un aiuto per interposta persona.

Ulrike (Germania): se vuoi posso darti anche io manforte.

Camille (Libano): hai visto che solidarietà? Poi dice gli amici a che servono!

Natalia (Colombia): già! Che poi non ci incontriamo così spesso non vuol dire nulla.

Bogusia (Polonia): incontri dal vivo intendi? O intendevi tutti gli incontri, ivi inclusi quelli per telefono o anche gli incontri virtuali?

Emma (Taiwan): se vogliamo anche un SMS è un modo per sentirci vicini.

RAN (CINA): ma torniamo a bomba. Cosa voleva quel ragazzo? Se ti tallona fisicamente ti consiglio uno spray al peperoncino 🌶

Giovanni: uno spray al peperoncino è sicuramente un buon rimedio. Anche per mantenere una certa distanza in questo periodo. Non abbiamo che da provare!

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Non avere che da - non dovere che

258 – Fuori luogo

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Essere fuori luogo, sentirsi fuori luogo

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Giovanni: Quando una persona dice di essere fuori luogo, o di sentirsi fuori luogo, cosa intende? Cosa vuole dire?

Il luogo è un termine che conoscete perché indica una località, un posto, un punto preciso, ma è anche un termine molto usato nelle locuzioni italiane, per formare frasi di significato diverso. Una di queste è appunto “fuori luogo”. Poi ne vedremo anche altre in questa rubrica di due minuti con Italiano Semplicemente.

Se qualcosa, e non solo qualcuno, è fuori luogo, non è mai una bella notizia. Significa che è poco appropriato alla circostanza, si dice spesso anche inopportuno, inadatto, poco consono. Quest’ultima è la versione formale di fuori luogo.

Se si tratta di una persona, si può anche dire che una persona si sente fuori luogo. Meglio usare il verbo “sentirsi” se si esprime una sensazione. Questo accade quando questa persona non si sente a suo agio in una situazione, si sente a disagio quindi, per diversi motivi: non si sente coinvolta, le altre persone sono molto diverse da lei, eccetera.

Si può trattare però anche di una battuta, di qualcosa che si dice per essere simpatici, magari in un gruppo di persone, ebbene, questa battuta può essere fuori luogo, nel senso che non era il caso di dirla. Forse perché mette in imbarazzo qualcuno, forse perché l’ambiente richiedeva un comportamento diverso, magari si tratta di una battuta su una persona importante e quindi c’è stata una eccessiva confidenza, una confidenza fuori luogo.

Scusami se te lo dico, ma hai fatto veramente una battuta fuori luogo.

Di fronte ad una battuta fuori luogo, e quindi inopportuna, inappropriata, sicuramente qualcuno ti guarderà male, perché l’atmosfera che si è creata è un po’ imbarazzante.

Badate bene che quando si dice qualcosa di fuori luogo., qualcosa che appare fuori luogo, questo qualcosa che si dice potrebbe tranquillamente non essere inappropriato in altre occasioni. Però in quel caso era sicuramente fuori luogo.

Comunque si può trattare non solo di persone che si sentono fuori luogo o cose che si dicono essere fuori luogo. Tutte le cose inopportune, inappropriate e non adatte alle circostanze sono fuori luogo. Quindi può essere fuori luogo anche portare tua madre ad una festa tra amici.

Facciamo altri esempi:

Hai fatto una sceneggiata fuori luogo!

Non fare lo spiritoso. Il tuo è veramente un sarcasmo fuori luogo.

Le dichiarazioni del direttore erano fuori luogo in quel contesto.

Ma le persone normalmente potrebbero anche usare parole diverse per indicare un atteggiamento o qualcos’altro di fuori luogo, cioè non adatto alla circostanza. Allora ascoltiamo alcune frasi equivalenti. Le ascoltiamo da alcuni membri dell’associazione, che per l’occasione useranno anche espressioni che abbiamo già imparato. Così facciamo anche il ripasso.

Lejla: Secondo me non hai fatto una battuta divertente! Se vogliamo‘ potevi anche evitare!

Lia: Hai creato un po’ di imbarazzo sai? Era un posto troppo “in” per le tue spiritosaggini.

Maria Lucia: Non credi di aver esagerato? Non hai così tanta confidenza con il direttore per dire queste cose. Se si arrabbia poi te la vedi tu con lui!

Natalia: Non era proprio il caso di dire certe cose a cena col professore di nostro figlio. Non vorrei che questa cosa vada a suo discapito.

Ulrike: Le polemiche che ci sono state sono state esagerate, secondo me si potevano evitare. Non passerà di certo in cavalleria!

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257 – Vai a capire

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Vai a capire - Chissà

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Giovanni: oggi un episodio dedicato alla comprensione. Si tratta del n. 257 della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente. Abbiamo iniziato circa un anno fa, e vai a capire quando finirà questa rubrica, se finirà!

Vai a capire” è l’espressione del giorno. Avete certamente capito che si tratta di una espressione che esprime incertezza. E’ certamente colloquiale come espressione, ed oltre ad essere un modo per esprimere incertezza, è quasi un invito personale, perché “vai a capire” sembra essere un invito a capire, un invito personale rivolto alla persona con la quale si parla, dando del tu a questa persona: vai a capire.

Quindi sarebbe tu vai a capire, ma in realtà non è un invito personale rivolto a te, con cui sto parlando. Esprime invece una incertezza che voglio manifestare non come una mia incertezza, ma come una incertezza generale, una incertezza di tutti.

Vediamo qualche esempio.

Vai a capire da quando è iniziata la diffusione del coronavirus in Europa.

Cioè: nessuno lo sa, è molto complicato scoprirlo. Quindi non sto dicendo, come potrebbe sembrare, che io voglio che tu vada a capire questo, perché non è un invito personale o un ordine. E’ solo un modo alternativo per dire: “chissà“, un termine che riassume da solo il senso della frase “vai a capire“.

Chissà da quando è iniziata la diffusione del coronavirus in Europa.

Una frase del tutto equivalente.

Una frase che non possiamo cambiare in nessun modo. Non possiamo dare del lei dicendo:

Vada a capire…

Non si usa questa forma. Se lo facciamo diventa un invito personale ad informarsi su qualcosa.

Coloro che hanno dei dubbi sull’origine del virus potrebbero dire:

Vai a capire se ci stanno nascondono qualcosa.

Anche in questo caso si esprime un qualcosa difficile da capire, un’informazione che potremmo non sapere mai se è vera oppure no. Chi potrà dirlo con certezza? Chissà quale sarà la verità!

Non si può neanche usare il voi:

Andate a capire… anche questo non si può dire, altrimenti sarebbe ancora interpretato come un invito personale.

Neanche “dovreste andare a capire” va bene, e nessun’altra forma.

Insomma, sia che parliate ad una persona che a più di una, sia che parliate del futuro, sia del presente che del passato, l’unica forma da usare è “vai a capire”, che è spesso sostituibile con “chissà”. Ci sono poi vari modi per usare “chissà”:

Chissà che, chissà chi, chissà dove, chissà come, chissà mai.

Quando uso “vai a capire“, però, cambia spesso il tono, che non è un tono esclamativo, ma lascia la frase un po’ sospesa, quasi in attesa di una risposta. Altre volte semplicemente è più interrogativa, esprime maggiormente una incertezza sulle molteplici possibilità o sull’impossibilità di qualcosa.

Vai a capire che fine ha fatto Giovanni – chissà che fine ha fatto Giovanni!

Vai a capire chi è stato a rubarmi la macchina – Chissà chi è stato a rubarmi la macchina!

Vai a capire dove sia finita la mia penna – Chissà dov’è finita la mia penna!

Vai a capire come abbia fatto Maria a innamorarsi di Alfredo – Chissà come ha fatto Maria a innamorarsi di Alfredo!

Vai a capire se mai riusciremo a risolvere il problema dell’inquinamento – Chissà mai se riusciremo (oppure: chissà se mai riusciremo) a risolvere il problema dell’inquinamento!

Chissà, notate bene, si scrive tutto in una parola, e si usa in modo diverso da “chi sa” scritto in due parole. Attaccato è una esclamazione, staccato è una domanda. La pronuncia però è la stessa.

Vai a capire se Giovanni riuscirà mai a rispettare la durata dei due minuti in un episodio.

Chissà! Vedremo. Chi sa di voi a quale minuto siamo arrivati? Ve lo dico io… 5 minuti e 48 secondi.

Poi un’altra differenza con chissà è che chissà si usa più spesso per esprimere dubbi, come: forse, mah, probabilmente, può darsi.

Comunque non abbiamo ancora ripassato. Allora facciamolo:

  1. Ma io non ho mai capito una cosa Gianni, tu dici che questi episodi durano due minuti, ma intendi due minuti ivi compreso il ripasso? Sei sempre poco chiaro Giovanni, lasciatelo dire.
  2. Beh, adesso smorziamo i toni però! Fai una seduta di Yoga per rilassarti!
  3. Arrabbiarsi fa male alla salute. Poi dice perché lo Yoga è tanto diffuso. C’è troppa gente nervosa!
  4. Tanto più che fare Yoga abbassa anche la pressione.
  5. È risaputo. Lo so persino io che non mi sono mai interessato.
  6. Beh, io invece, quale esperta di arti orientali, non possono non saperlo.
  7. Farà pure bene alla salute, ma tra il lavoro, le lezioni di italiano, i ripassi, lo sport, accompagnare i figli di qua e di là, fare anche Yoga proprio non è cosa! Adesso vi saluto perché ho la macchina parcheggiata in divieto di sosta. Sono passibile di multa!!

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255 – smorzare i toni

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Trascrizionesmorzare i toni

Giovanni: Oggi vediamo “smorzare i toni“, un’espressione che si usa quando c’è una discussione animata, quando delle persone discutono, non litigano necessariamente, ma i toni diventano un po’ alti, ed allora bisogna smorzarli. Si dice spesso anche “abbassare i toni“, equivalente ma meno formale.

I toni diventano alti non significa che le persone parlano ad alta voce, non solamente almeno, ma che la discussione sta per degenerare. Si dice così quando il dialogo, il normale confronto tra idee e opinioni degenera cioè cambia, si modifica in peggio, quindi peggiora e va verso una discussione confusa, animata, in cui a volte una persona parla sopra la voce dell’altra senza farsi problemi, oppure quando si inizia ad accusare l’altra persona di dire il falso, di dire bugie. Certo, solitamente si alza un po’ la voce in questi casi, ed il tono delle voci si alza, come anche la tensione.

Smorzare è abbassare, è simile anche a soffocare, spegnere.

Emanuele: Volevo dire che ci sono anche altri sinonimi di smorzare: attenuare, attutire, temperare, diminuire, ridurre, affievolire.

Giovanni: Si sente spesso usare questa frase nelle trasmissioni televisive, in occasione di confronti tra personaggi politici, ma si può usare anche se c’è una sola persona che parla. Io potrei rivolgermi a questa persona che parla ma che sta iniziando a usare parole poco cortesi verso qualcuno, e potrei dire: ti invito a smorzare i toni, un modo abbastanza formale per dire: stai calmo, non ti agitare, abbassa la voce, non perdere la pazienza, cerca di essere più moderato, sii meno esuberante, potresti essere offensivo, cerca di usare termini più pacati. Ecco, l’invito a smorzare i toni, equivale ad usare dei toni pacati. Termine usato spesso negli stessi contesti, sempre abbastanza formali.

Non è quindi un’espressione usata in famiglia o tra amici ma come dicevo si usa spesso in TV, nelle trasmissioni televisive, nei faccia a faccia, ed anche in parlamento o al senato. Il presidente si può rivolgere ai parlamentari in questo modo: smorziamo i toni, siete invitati a smorzare i toni, si richiede una maggiore pacatezza nei toni.

Lo stesso invito può essere fatto dal conduttore della trasmissione a chi sta alzando i toni durante il dibattito televisivo: vi invito ad usare toni più pacati.

In famiglia invece si usano altre espressioni:

Per favore ragazzi non esageriamo adesso! Calmi!

Ragazzi, ci vuole un po’ meno enfasi ok?

Ragazzi, non si discute in questo modo, state un po’ degenerando adesso.

Adesso invece ripassiamo.

Bogusia: Buongiorno a tutti, sono di nuovo qui, Bogusia, polacca e al contempo membro dell’associazione culturale italiano semplicemente. Non riesco a tenere a bada la voglia di condividere con voi le informazioni che riguardano il crocifisso di San Marcello al Corso che ha cominciato a fare capolino sui social. Pare che abbia un certo non so che. Lo faccio naturalmente sulla falsariga degli episodi precedenti, visto che il crocifisso si trova a Roma nella omonima chiesa e direi che forma un binomio inscindibile con la capitale.
Voi ve ne siete accorti? Non ho ben presente se tutti voi abbiate seguito la preghiera di Papa Francesco davanti a questo crocifisso in piazza San Pietro, insolitamente sguarnito di fedeli. Senza cincischiare mi sono prefissa di mettermi all’opera.
Si dà il caso che la chiesa di San Marcello al corso fosse andata distrutta nella notte tra il 22 e il 23 maggio del 1519. Tradizione (e fortuna) hanno voluto che l’unico manufatto a sopravvivere dall’incendio fosse un crocifisso ligneo che decorava l’altare maggiore. Fu subito, di punto in bianco ritenuto miracoloso dalla popolazione.
Questa sua luminosa fama crebbe quando nell’agosto del 1522, il cardinale spagnolo Raimondo Vich, per scongiurare una pestilenza che era scoppiata a Roma, volle portare il crocifisso in processione in tutta la città. Il rito durò nientepopodimeno che diciotto giorni e terminò con l’ingresso nella Basilica di San Pietro.
Dopo aver letto tantissimi articoli mi ha preso alla sprovvista il fatto che, conformemente a oggi, a causa della pestilenza era vietato accalcarsi, con tutti gli annessi e connessi. A un certo punto il cardinale Vich decise di mettersi di traverso, rompere gli indugi e correre ai ripari. Una mozza azzeccata, tant’è vero che migliaia di persone si accalcarono per seguire il corteo portando in processione penitenziale il crocifisso di San Marcello al Corso dalla Basilica di San Pietro. Secondo le cronache di allora la peste scomparve quei giorni da Roma. Una grazia venuta dal cielo? Si tratta di sciocchezze? Di fesserie? Cose da medioevo, e chi ne ha più ne metta? Io non credo.
Fatto sta che oggi accusiamo il colpo della “peste” dei giorni nostri non solo a Roma ma il mondo intero ne subisce gravemente le conseguenze. Dobbiamo fermarci anche noi e smarcarci dalla presunzione. Non mi risulta che siamo già a cavallo riguardo al vaccino o farmaci per sconfiggere il virus. Forse dobbiamo svoltare in un’altra direzione, conformemente alla decisione del vescovo di allora? Dio permettendo ovviamente.
Magari non è ancora tardi per chiamarlo in causa.
Altrimenti stiamo freschi! Altro che storie!

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254 – Poi dice…

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Poi dice

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Episodio 254 della rubrica due minuti con italiano semplicemente. Poi dice che ci sono pochi episodi in questa rubrica…

Oggi ci occupiamo proprio di frasi di questo tipo, che contengono l’espressione “poi dice che”.

È un po’ strano scriverla, ed infatti si usa all’orale solitamente perché è una di quelle espressioni che per poterle capire è importante ascoltarle; ascoltare il tono che si usa intendo.

Questa espressione si usa quando si vuole confermare oppure smentire qualcosa, qualcosa che si dice, cioè qualcosa che alcune persone dicono.

In pratica qualcuno potrebbe mettere in circolazione delle notizie, notizie che possono essere vere oppure false. Si può trattare anche di stereotipi, di cose che si sentono dire da anni, tipo: gli italiani non hanno voglia di lavorare, i tedeschi sono persone precise eccetera.

Allora se ad esempio io conosco alcuni italiani che sono lavoratori infaticabili, che lavorano giorno e notte, potrei commentare dicendo:

Ecco, guarda queste persone come lavorano giorno e notte. Poi dice che gli italiani non lavorano…

È una frase, un’esclamazione che serve a smentire questa credenza sbagliata. Non è vero che gli italiani non lavorano. Guarda queste persone!

Il tono è importante perché in teoria potrei anche essere ironico e con questa esclamazione voglio confermare questa credenza, questa cosa che si dice degli italiani.

Ecco, guarda che sfaticati questi italiani davanti a te. Poi dice che gli italiani non lavorano…

Se la cosa che si dice è molto conosciuta posso anche abbreviare.

Poi dice gli italiani…

Non c’è bisogno di aggiungere altro, basta il tono e se non basta, uno sguardo un po’ ironico e sarcastico.

Posso fare altri esempi:

Guarda tuo figlio. Ha detto che rientrava alle 10 invece si presenta a mezzanotte. Poi dice perché non ti fidi di lui…

Questo è un esempio un po’ diverso: si usa per dare una risposta scontata. Per mostrare con un esempio concreto qualcosa che ho detto, o che dici spesso. Sarebbe come dire: ecco, vedi perché non mi fido di mio figlio? Lo capisci adesso? Ma in questo caso non è una domanda, o almeno non sempre. Posso anche fare una esclamazione: poi dice perché non ti fidi di tuo figlio! Se è una domanda, se la pongo con il tono di una domanda, in realtà non è una vera domanda: è una domanda retorica (ricordate?)

Accidenti che casino che hai fatto!! Poi dice perché ti arrabbi!

Alla fine della frase si possono mettere dei puntini di sospensione oppure un punto esclamativo.

Molto spesso è una espressione che si usa per lamentarsi, come in questo caso, quindi pronunciata con tono polemico. Anche quando voglio confermare o smentire qualcosa il tono è un po’ polemico, perché ciò che accade in quel momento e che si sta commentando, è una prova di qualcosa che si dice sempre o spesso, e che molte persone mettono in discussione, dicono che non è vero, dicono che è sbagliato pensare queste cose. Ed invece? Ecco, guarda! Poi dice che… Poi dice come mai… poi dice perché….

Altri due esempi:

Ma guarda che bella giornata oggi a Londra! Poi dice che qui piove sempre!

Lo sapevo che quel cane mi avrebbe morso. Poi dice come mai non sopporto i cani!

Mi trovo sempre benissimo quando vado in vacanza in Italia. Poi dice perché ci vuoi andare tutti gli anni!

Ma una domanda nasce spontanea: chi è che lo dice? Di chi si sta parlando? Chi è che “dice”?

A volte si tratta di stereotipi, come ho detto, di credenze, di voci che girano, altre volte si sta parlando di una persona specifica, ed allora il tono è più ironico. Forse sto parlando di mia moglie o di mio marito che mi sta ascoltando mentre dico questa frase.

In questi caso potrei usare un tono più serio:

Quindi non mi chiedere il motivo per cui preferisco l’Italia!

E non mi chiedere più perché ho paura dei cani!

Ma noi italiani amiamo scherzare ed essere ironici, giusto? Poi dice perché ti piace Italiano Semplicemente…

Bogusia (Polonia): È ormai ben risaputo il fatto che con tutti questi dispositivi che abbiamo a disposizione, imparare le lingue straniere è molto più semplice.
Ho iniziato la mia avventura con l’italiano con un grosso dizionario a portata di mano, perdendo il tempo sfogliandolo di buona lena. Mi sono scervellata tanto per capire come ovviare a questo spreco di tempo . Un giorno ho trovato italiano semplicemente e di punto in bianco ho capito che faceva proprio al caso mio. Bisognava solamente dare seguito alle sette regole d’oro. E funzionava, eccome se funzionava. Qualora qualcuno cercasse qualcosa di ancora più adeguato, sta fresco!

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Video con sottotitoli

Botta e risposta

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Trascrizione

Buongiorno amici di ItalianoSemplicemente.com io sono Giovanni ed oggi siamo qui per fare un esercizio particolare: un esercizio di botta e risposta. Adesso vi spiego cosa significa.

Ogni tanto bisogna che anche voi parliate un po’.

Allora diremo una frase ciascuno. Botta e risposta. Io la botta e voi la risposta.

Io cioè dirò la prima frase e voi direte la seconda. Ma non vi farò domande a cui rispondere… ma allora cosa dovete dire voi?

Dovete dire la mia stessa frase ma più breve, usando ci, ne, lo, vi, ti, eccetera, come se sapessimo di cosa stiamo parlando. Una cosa che si fa sempre nelle conversazioni per evitare di fare ripetizioni.

Io ovviamente darò la risposta dopo di voi.

Ad esempio. Se io dico:

Io devo parlare con te di quella cosa

Voglio evitare di dire “con te di quella cosa”

Voi dite:

Devo parlartene.

Oppure:

Te ne devo parlare

Altro esempio:

Io: Dobbiamo andare in quel luogo e parlare con loro (“con loro” e “in quel luogo” non voglio dirlo)

Voi: Dobbiamo andarci e parlargli

Mi sono spiegato? Adesso rispondete voi ok? Io vi dico cosa dovete abbreviare. Pronti e via!

  • Fai entrare lui – fallo entrare
  • Fai entrare lui nella macchina – faccelo entrare
  • Mettiamo le nostre mani nelle tasche – mettiamocele in tasca
  • Mettiamo le caramelle in tasca – mettiamole in tasca
  • Mettiamo qualche caramella in tasca – mettiamone qualcuna in tasca
  • Mettiamo la caramella dentro – mettiamola dentro
  • Mangiamo ancora altre mele – manogiamone ancora (mangiamocene ancora)
  • Voi vi dovete rendere conto di questo – rendetevene conto
  • Lavatevi bene le mani- lavatevele bene
  • Arruffa il pelo al gatto – arruffagli il pelo
  • Puoi dare un bacio a lui? – puoi baciarlo?
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versateci un po’ d’acqua
  • Versate un po’ d’acqua sul fuoco – versatene un po’ sul fuoco
  • Bisogna sperimentare il vaccino – bisogna sperimentarlo
  • Sbucciate le mele – sbucciatele
  • Sbucciate qualche mela – sbucciatene qualcuna
  • Andiamo al mare – andiamoci
  • Andiamo via – andiamocene
  • Mandiamo via loro – mandiamoli via
  • Mandiamo via qualcuno di loro – mandiamone via qualcuno
  • Lui salta sulla scala – lui ci salta sopra
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarle in padella
  • Bisogna saltare le verdure in padella – bisogna saltarci le verdure
  • Io sono qui – io ci sono
  • Io sono in casa – io ci sono
  • Io sono presente – io ci sono
  • Io sono vicino a te – ti sono vicino
  • Fatti regalare qualche fiore – fattene regalare un po’/qualcuno

L’episodio termina qui, grazie a tutti per aver ascoltato e parlato in questo episodio di botta e risposta.

Adesso ascoltiamo la voce di Liliana di nazionalità moldava 🇲🇩 , membro dell’associazione Italiano Semplicemente che ha voluto provare a rispondere anche lei a qualche frase di botta e risposta di prima. Invito tutti voi a fare lo stesso per esercitare la lingua.

A proposito di membri c’è un nuovo membro dal Perù, si chiama Franco a cui do il mio bemvenuto.

Allora ascoltiamo anche la voce di Franco che ha voluto subito provare mettersi alla prova con una frase per ripassare alcune espressioni che abbiamo già spiegato. Vai Franco. Prima Liliana e poi Franco però.

Franco: buongiorno a tutti, io sono Franco, il nuovo membro dell’associazione Italiano Semplicemente. Volevo dire che laddove possa essere utile sono pronto anche io a registrare una frase di ripasso. Ah, dimenticavo di dire che sono peruviano. Avete presente il Perù?

Ulrike: Ciao Franco! Il Perù? Vuoi che non l’abbiamo presente? Vabbè, non con tutti gli annessi e connessi, questo devo ammettere quantomeno per me.

Grazie anche ad Ulrike, con la quale condivido la risposta.

Colgo l’occasione infine per ringraziare i donatori che aiutano italiano semplicemente tramite paypal.

Per donare basta cliccare sul link che vi inserisco sul sito oppure indicare l’email italianosemplicemente@gmail.com.

Voglio fare un regalo speciale a tutti i donatori: l’ultimo audio-libro di espressioni idiomatiche, cosi sarà più facile e meno noioso stare a casa in questo brutto momento dominato dal coronavirus. Tanti episodi da leggere ed ascoltare durante il tempo libero (non potete dire di non avere tempo libero in tempi di coronavirus!)

Basta una qualsiasi donazione, di qualsiasi importo e riceverete sulla vostra email il link per scaricare tutti i file audio in formato mp3 delle spiegazioni e il file pdf dell’audiolibro.

Un saluto e grazie a tutti.

Episodi simili

Le particelle: Ci, ce, gli, ce, lo, li, si – alla fine dei verbi

Audio

E’ possibile leggere ed ascoltare e/o scaricare il file audio di questo episodio in formato MP3 tramite l’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene in tutto 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Trascrizione

Buongiorno amici di ItalianoSemplicemente.com io sono Giovanni ed oggi siamo qui per fare un esercizio particolare: sarà essenzialmente un esercizio di ripetizione e di domande e risposte. Ricordatevi sempre della regola n. 6 per imparare l’italiano: l’importanza delle domande e risposte.

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L’argomento è utilizzare: ce, si, ci lo, la, gli, ne eccetera. Lo abbiamo fatto altre volte, intendo parlare di queste particelle.

Oggi però mi interessa soprattutto quando inseriamo queste particelle e pronomi alla fine del verbo per riferirci a qualcosa. Senza dare troppe spiegazioni, passiamo subito alla pratica, come si compete a chi rispetta le sette regole d’oro di Italiano Semplicemente.

Io dunque dirò una frase normale, una frase per esteso, parlando di qualcosa (non importa cosa) mentre voi dovete dire la stessa frase dando per scontato la cosa di cui parliamo. Capita spessissimo in una conversazione di riferirsi alla cosa di cui parliamo non attraverso il suo nome ma usando una di quelle particelle alla fine, attaccandole al verbo.

Non si tratta di vere domande, in realtà, ma di due tipi di frasi diverse, ma l’importante è far lavorare il cervello.

Ad esempio se io dico “mangiare la mela” voi dovete dire “mangiarla“. “La” mela, quindi: mangiarla. “La” va alla fine del verbo.

Ad esempio in una frase posso dire: ecco la mela ma non mangiarla tutta. Non posso dire: ecco la mela ma non devi mangiare tutta la mela; per non ripetere “la mela” dico semplicemente: non devi mangiarla.

Se invece io dico “mangiare uno spicchio di mela” voi dite: “mangiarne uno spicchio“.

Se dico: “Noi ci mangiamo un po’ di mele” voi dite: “mangiamone un po’” (oppure mangiamocene un po’)

Mangiamone o mangiamocene: in questo caso è più difficile perché ho messo insieme sia la persona che compie l’azione (noi) che la mela (usiamo ne perché è una parte della mela): Posso anche dire:

  • mangiamoci un po’ di mela (la mela la scrivo)

Se invece dico “ce la mangiano noi la mela” voi dite: “mangiamocela“, oppure mangiamola (Ce anche in questo caso è facoltativo, anche nella domanda).

Tutti chiaro? Usate ce, ne, ci, lo, gli eccetera a seconda della frase.

Ho notato che si tratta di un ostacolo difficile anche per gli stranieri più bravi.

Allora un gioco di questo tipo può aiutare.

Iniziamo:

Noi dobbiamo ricordare quelle ragazze.

Voi rispondete senza nominare la parola “ragazze” (che prevede l’articolo le) e senza di dire “noi” ma facendo riferimento a noi ed alle ragazze alla fine del verbo:

Ricordiamocele, oppure Dobbiamo ricordarcele. Ce le dobbiamo ricordare (che è la stessa cosa).

È importante questo esercizio perché bisogna saper distinguere le cose tra loro, a seconda ad esempio che siano divisibili o meno, o altre regole che è inutile spiegare perché quello che conta è praticare e ripetere come vi dico sempre. Tutto verrà in automatico.

Bene continuiamo. Vi darò il tempo per rispondere e poi rispondo io.

Prendi la penna: Prendila.

Prendi la penna per me: prendimela

Prendete la penna per voi: prendetevela

Andiamo a Roma: andiamoci

Andate a Roma: andateci

Mordi la mela: mordila

Mangia una parte della mela: mangiane una parte

Scrivi una storia: scrivila

Scrivi una parte della storia: scrivine una parte

Scriviamo il libro insieme: scriviamolo insieme, scriviamocelo insieme

Spedisci una e-mail a Giovanni: Spediscigli una e-mail, spediscigliela

Raccomanda quel ristorante a Maria: Raccomandale quel ristorante, raccomandaglielo.

Spedisci la cartolina: spediscila

Spedisci a noi una cartolina: spediscici una cartolina. Spediscicela. 

Manda i saluti: mandali

Manda i saluti a lui: mandagli i saluti, mandaglieli

Chiedi un bacio a Giovanna: chiedilo a Giovanna, chiediglielo

Dammi i soldi: dammeli

Alcune persone si mangiano le unghie. Non è normale (in questo caso dovete usare “si” alla fine del verbo mangiare): non è normale mangiarsi le unghie. Alcune persone lo fanno.

Attenzione con la terza persona:

Mario deve dare i soldi a noi: Mario deve darceli, ce li deve dare, ce li dia.

Mario deve dare i soldi a te: Mario deve darteli, te li deve dare, te li dia.

Mario deve dare i soldi a Maria: Mario deve darglieli, glieli deve dare, glieli dia

Mario deve dare i soldi a me: Deve darmeli, me li devi dare, me li dia!

Fate i compiti: fateli.

Fai i compiti: falli

Alcuni si fanno dei problemi a parlare in pubblico. E’ segno di poca esperienza. (usare “si”: Farsi dei problemi a parlare in pubblico è segno di poca esperienza.

Devi farti carico di quel lavoro: fatti carico di quel lavoro, fattene carico.

Mangia tutto il cibo: mangialo tutto!

Responsabilizza tuo figlio: responsabilizzalo.

Attenti sempre alla terza persona:

Quella madre deve responsabilizzare il figlio: che lo responsabilizzi, che responsabilizzi suo figlio (con la terza persona non posso mettere lo alla fine).

Dovrei andare sul sito: dovrei andarci.

Andiamo via da qui: andiamocene.

Noi ci occupiamo di loro: occupiamocene.

Devi ritrovare la pazienza: ritrovala.
Ci devi riprovare: riprovaci

Voi vi occupate di lui: occupatevene.

Siete voi che dovete occuparvi di lui: occupatevene voi!

Sono io che mi occupo di lei: me ne occupo io.

Devi occuparti di lei: occupatene tu!

Devo fare la pasta al dente: devo farla al dente. Che la facciano al dente.

Dillo a lui: diglielo.

È lui che si deve occupare di lei: se ne occupi lui. Se ne deve occupare lui, deve occuparsene lui.

Occorre che qualcuno si occupi del problema: Qualcuno se ne deve occupare. Occorre occuparsene.

Mettiamo il sale sulla pasta: mettiamocelo sopra.

Attenzione questa è più difficile:

Dovete aver cura di questa cosa: dovete averne cura, abbiatene cura

Difficile?

Proviamo le ultime volte:

Andate via: andatevene

Vogliamo parlare di questa cosa? Vogliamo parlarne? Parliamone.

Mettiamo il pantalone nell’armadio: mettiamolo nell’armadio. Mettiamocelo.

Devi ridare la fiducia a noi: ridacci la fiducia, ridaccela

Bene amici spero vi sia piaciuto questo episodio. Grazie a tutti dell’ascolto. Spero ce l’abbiate fatta.

Per chi è interessato e vuole approfondire la pronuncia, tutti i giovedì facciamo questi esercizi nel gruppo Whatsapp dell’Associazione Italiano Semplicemente. Fate richiesta di adesione e saremo felici di avervi tra noi. E’ possibile aderire anche se si rappresenta una scuola o un istituto dove si studia italiano.

Ciao a tutti da Giovanni.

Del resto

Audio

E’ possibile ascoltare e/o scaricare il file audio in formato MP3 tramite l’audiolibro (+Kindle) in vendita su Amazon, che contiene 54 espressioni italiane e 24 ore di ascolto.

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Video

Trascrizione

Bogusia: buongiorno e benvenuti, cari ascoltatori di radio Italiano Semplicemente. La Polonia ha adottato una legge che prevede la chiusura dei negozi e i grandi supermercati tutte le domeniche entro il 2020. La legge difficilmente sarà digerita dalla popolazione; del resto anni fa è stata proposta la stessa legge (di iniziativa popolare) e neanche a suo tempo ha ricevuto pareri positivi. Insomma, stop allo shopping domenicale in Polonia.

Giovanni: grazie Bogusia per questa interessante notizia dalla Polonia. L’informazione di Italiano Semplicemente non ha confini e comunque non avevo ancora salutato.

Buongiorno ragazzi come va? Immagino che l’ultimo episodio che abbiamo fatto, quello dedicato ai dubbi vi abbia impegnati molto: 36 minuti sono tanti e del resto vi avevamo abituati ad episodi più brevi.

Allora torniamo alle nostre buone abitudini. Oggi un episodio più breve, del resto, si sa, a me piace variare, ed a italiano semplicemente, del resto, piace sempre stupire l’ascoltatore o il lettore, che dir si voglia.

Allora l’episodio di oggi lo dedichiamo alla locuzione DEL RESTO.

È la seconda volta che vediamo una locuzione avverbiale, dopo aver visto TRA L’ALTRO, col quale abbiamo inaugurato questo nuovo tipo di episodi.

Del resto: due parole, la prima è una preposizione articolata: del che si forma dall’unione della preposizione semplice di e dall’articolo il.

Resto è la seconda parola. Il resto è più di una cosa: solitamente si usa quando si acquista qualcosa. Se siamo al ristorante ed è il momento di pagare il conto di 98 euro, ad esempio. Se paghiamo con una banconota da 100 euro, ci viene dato il resto pari a due euro. 98+2 fa 100.

Oppure se faccio 7 diviso 2, fa 3. Il risultato è 3 ma avanza 1, che è il resto della divisione.

Quindi sette diviso tre fa due col resto di uno. Uno è il resto.

Il resto quindi è ciò che avanza, è qualcosa in più.

Quando diciamo del resto, in una qualsiasi conversazione, come ho fatto anche io all’inizio dell’episodio, vuol dire infatti che stiamo aggiungendo qualcosa in più. Stiamo fornendo un’informazione aggiuntiva oltre a quanto detto in precedenza.

Così è da interpretare l’utilizzo del termine “resto” in questa locuzione avverbiale: qualcosa in più.

Quando potete usarla questa locuzione? La potete usare ogni volta che state parlando o scrivendo e volete comunicare qualcosa, volete arrivare ad una conclusione, volete convincere le persone a cui vi rivolgete di un vostro pensiero. Ed alla fine aggiungete qualcosa preceduto dalle due parole “del resto”.

Io all’inizio vi ho detto che 36 minuti sono tanti, sono lunghi da ascoltare e, del resto, eravamo abituati ad episodi più brevi. Potrei quindi utilizzare semplicemente INOLTRE, o anche OLTRETUTTO, ed infatti è questa la caratteristica delle locuzioni avverbiali: sono formate da più parole ma possono essere sostituite da un semplice avvebio, che in questo caso è proprio INOLTRE o OLTRETUTTO. Ma perché usiamo del resto allora?

Lo facciamo per dare forza al discorso e per convincere chi ci ascolta, e non per fare una semplice lista di motivazioni che possono sostenere la mia idea: in questo caso userei INOLTRE. Dopo l’avverbio INOLTRE possono seguire più cose e poi non è detto che il mio obiettivo sia quello di convincere qualcuno. OLTRETUTTO invece è più vicino a del resto. Con OLTRETUTTO anche vogliamo rafforzare quello che stiamo dicendo:

Perché mi sono licenziato? L’ho fatto perché era un lavoro faticoso e oltretutto era poco remunerato.

Mi sono offeso con te perché mi hai insultato ed oltretutto lo hai fatto davanti a tutti i miei amici. Oltretutto significa “oltre a tutto il resto” , o anche “come se non bastasse”, quest’ultima è la frase più usata probabilmente quando siamo arrabbiati.

Quando usiamo “del resto” siamo in situazioni simili, ma siamo meno arrabbiati rispetto all’utilizzo di OLTRETUTTO o “come se non bastasse”. È come dire: è questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso. C’è quindi un eccesso, una esagerazione, un qualcosa di sbagliato, di eccessivo che vogliamo sottolineare.

L’uso di del resto è invece molto frequente quando dobbiamo giustificare un pensiero o un’azione, ma non si tratta di contestare un’esagerazione. Non c’è qualcosa da contestare, ma c’è un’azione da giustificare. In realtà abbiamo già spiegato il nostro punto di vista, abbiamo già espresso il nostro pensiero. Ora bisogna solamente aggiungere una piccola cosa in più che supporta, che aiuta a capire meglio la nostra decisione, il nostro comportamento, il nostro atteggiamento. Ecco che “del resto” giunge in nostro aiuto.

36 minuti sono tanti e del resto eravamo abituati ad episodi più brevi.

Il fatto che voi foste abituati ad episodi brevi rafforza l’affermazione che 36 minuti siano tanti. Se invece io vi avessi abituato ad ascoltare episodi di lunghezza simile, 36 minuti sarebbero stati la tegola. Niente di cui stupirsi quindi: tutto come al solito.

Poi ho detto:

Oggi facciamo quindi un episodio più breve, del resto, si sa che a me piace variare, ed a italiano semplicemente, del resto, piace sempre stupire l’ascoltatore.

In questo caso quindi, il fatto che a me piaccia cambiare, variare la durata e la tipologia degli episodi è una cosa nota, conosciuta da tutti; si sa, e questo sostiene la frase precedente, dà maggiore credibilità alla frase: “oggi facciamo quindi un episodio più breve” giusto?

D’altronde, d’altra parte e peraltro sono altri eventuali sostituti di del resto. Quali le differenze? Non direi che ce ne sono molte in questo caso, se non che del resto è, secondo me, più convincente quando l’obiettivo è sostenere una tesi. Probabilmente una seconda differenza è che d’altronde, d’altra parte e peraltro si usano per introdurre ulteriori elementi esterni da considerare senza necessariamente avere l’obiettivo di sostenere una stessa tesi. Magari vogliamo semplicemente aggiungere elementi esterni, come le stesse parole lasciano immaginare: altro, parte.

Posso dire ad esempio che dovrei cercare di terminare questo episodio al più presto perché vi avevo promesso che sarebbe stato piu breve, anche se non credo vi faccia male ascoltare, d’altra parte più esempi facciamo meglio è per voi. D’altronde non è facile spiegare una locuzione avverbiale, come del resto non è facile in generale il mestiere dell’insegnante. Peraltro non ho neanche ancora curato l’aspetto della ripetizione e quindi credo di aver trascurato la settima regola d’oro, del resto, non si può essere perfetti. Tra l’altro, mi viene in mente che anche d’altro canto è una locuzione simile, come d’altro lato anche, più usata ed equivalente. Ma in questi casi si introduce un altro punto di vista, un altro lato da cui guardare lo stesso aspetto: secondo me questa tipologia di episodi è molto interessante ma d’altro canto, molti di voi potreste pensarla diversamente. Se c’è la sfida calcistica Roma-Liverpool dico che la Roma è una squadra molto forte ma d’altro lato anche il Liverpool lo è. Mi farebbe piacere se vincesse la Roma ma, d’altro canto, molti ascoltatori di questo episodio potrebbero essere tifosi del Liverpool, che ha molte probabilità di vincere, del resto, è una squadra più abituata della Roma ai palcoscenici internazionali.

Attenzione perché può capitare che del resto non sia da interpretare come locuzione avverbiale. Vi faccio solo un esempio: vi trovate al ristorante (quello di prima), quando avevate un resto di due euro. Decidete di lasciarli al cameriere come mancia e il cameriere guarda i due euro e dice: vi risponde: mi lasci due euro come mancia? Io, del resto, non ci faccio niente, oppure: io del tuo misero resto, non ci faccio niente! Cosa ne faccio del tuo resto?

Spero sia chiaro come esempio. Questo esempio che ho appena fatto non c’entra nulla con la locuzione avverbiale “del resto”.

Ci sono, invece, modalità diverse in ambito commerciale e professionale per esprimere lo stesso concetto di “del resto” Si tratta sempre di confermare, di giustificare e di avvalorare qualcosa che abbiamo appena detto, e sappiamo bene come sia difficile usare la lingua italiana quando dobbiamo convincere un cliente o un fornitore ed allo stesso tempo essere educati, gentili e professionali. Ho usato il verbo avvalorare, ad esempio, ma questo è un altro episodio (come convincere un cliente) che fa parte del corso di italiano professionale, dedicato ai membri dell’associazione culturale italiano semplicemente.

L’episodio di oggi invece finisce qui, adesso devo scappare perché ho alcuni giri da fare e credo ci sia molto traffico, del resto, abito a Roma. Non c’è da stupirsi. Un saluto a tutti e grazie per le vostre donazioni. Chi di voi è interessato ricordo inoltre che esiste l‘associazione italiano semplicemente che vi aspetta. Ciao a tutti.