693 Prendere le distanze

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Trascrizione

Giovanni: Oggi vediamo la frase “prendere le distanze“, una espressione che abbiamo già accennato in un episodio dedicato al verbo prendere.

In quell’episodio non vi ho però detto proprio tutto tutto.

Ho spiegato che “prendere le distanze” da qualcosa significa stare lontano da qualcosa o allontanarsi da qualcosa, similmente a mantenere le distanze.

Non si tratta di una distanza necessariamente fisica.

Si usa infatti per indicare un disaccordo, quindi le distanze si prendono soprattutto da un’opinione, da una frase, da una affermazione, da un’accusa, da una critica, da un’opinione. Insomma si prendono le distanze da qualcosa che viene detto. Anche quando le distanze vengono prese nei confronti di una persona, ci si riferisce alle sue affermazioni oppure a qualcosa di accaduto, per non essere coinvolto personalmente.

Come a dire: “io non sono assolutamente dello stesso pensiero”, “io sono di diversa opinione”, “io mi discosto dal suo pensiero”, io sono “di diverso avviso“. Anche quest’ultima espressione l’abbiamo già vista insieme, e “avviso” sta per opinione, punto di vista, pensiero. Comunque “prendere le distanze” è decisamente più forte dell’essere di diverso avviso. Può anche essere simile a “io non ne so nulla e non ne voglio sapere nulla”.

La usano spesso i personaggi politici, quando devono dichiarare di non trovarsi d’accordo con una certa opinione o un certo comportamento. Lo fanno evidentemente per motivi politici, e devono farlo se vogliono prendere una posizione netta nei confronti degli elettori.

Spesso si leggono sui giornali frasi di questo tipo:

l’Unione europea prende le distanze dalle affermazioni razziste del deputato europeo

Il principe Henry prende le distanze da Carlo dopo lo scandalo che ha interessato suo padre

Il ministro della giustizia prende le distanze dalle dichiarazioni del suo presidente

Perché non tutti i leader di partito prendono le distanze dai no-vax?

Quindi fondamentalmente prendere le distanze da qualcuno o qualcosa esprime un disaccordo.

C’è da dire però che questa espressione può avere anche un secondo significato.

Se dico ad esempio:

Bisogna prendere le distanze per cambiare prospettiva.

Si vuole dire che bisogna allontanarsi da qualcosa affinché possiamo capire meglio, affinché la prospettiva si allarghi.

Si usa l’immagine della lontananza fisica: più ci si allontana, più si allarga il campo, più siamo in grado di vedere tutto ciò che circonda un aspetto. Tutti gli annessi e connessi sono maggiormente evidenti. Se siamo troppo vicini invece è facile che qualcosa ci sfugga. Per osservare bene qualcosa occorre quindi prendere le distanze da essa.

Da questo punto di vista allora è bene prendere le distanze anche dai problemi per avere una visione più chiara e non lasciarci travolgere.

In generale, per avere una visione allargata e più chiara di qualcosa è bene prendere le distanze. Sia per essere emotivamente meno coinvolti, sia per non restare imprigionati nel proprio schema di pensiero, all’interno del quale non si riescono a vedere nuove soluzioni.

La “prospettiva” di cui parlavo prima non è altro che questo: La visione che si ha di un fatto in rapporto ai punti di vista.

Adesso per ripassare gli episodi passati vi propongo il verbo saltare. Come possiamo usarlo?

Ripasso a cura dei membri dell’associazione italiano Semplicemente

Albèric: devo aver saltato l’episodio perché non ricordo affatto di averlo letto. Aspettate che vado a buttare un occhio alla lista… credo di aver saltato parecchi episodi perché ho avuto un po’ da fare ultimamente.

Sofie: e da dove salti fuori tu? E’ da tempo immemore che non ti facevi vivo! Scusate volevo dire che è da illo tempore, ma tanto avete capito che è la stessa cosa vero?

Marguerite: vero, l’ultima volta aveva detto di fare un salto a casa e poi è scomparso.  Vai a capire cosa è successo! La capatina è durata un po’ troppo!

Peggy: Ah la cosa mi incuriosisce! Non è che adesso salta fuori qualche magagna? Cerca di raccontarcela giusta però! A me non la si fa!

Danita: ma cosa ti salta in mente? Adesso non vorrai farti gli affari suoi! Ma guarda tu! Cercate di non farmi saltare i nervi!

Bogusia: Macché! Adesso se non salta fuori la verità potrei non rispondere delle mie azioni!

Marcelo: ahahaha quando ti salta la mosca al naso non ce n’è per nessuno!

Albèric: va bene, va bene, ve lo dico. In verità non dovevo fare nessun salto a casa. Avevo un appuntamento con una amica… sembrava avesse intenzioni serie, ma poi è saltato tutto! Chissà cosa non gli sconfinferava di me!

559 Perché mai?

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Trascrizione

Giovanni: continuiamo ad esplorare il mondo del “mai“, questo avverbio che può essere accoppiato con tante altre parole assumendo significati diversi.

Tra queste accoppiate c’è anche “perché mai“.

E perché mai io non dovrei spiegarvi il significato?

Sapete bene tutti che “perché” si usa prevalentemente per fare domande.

A volte, per dare alla domanda un tono di opposizione, per esprimere un disaccordo o anche solo stupore, si può mettere davanti a “perché” la congiunzione “e” oppure ci si mette un “ma“.

Se l’opposizione o lo stupore sono ancora maggiori di fronte a un comportamento o a qualcosa che abbiamo appena ascoltato, possiamo unirlo anche a “mai“:

Perché mai?

E perché mai?

Ma perché mai?

Es:

Ieri sei venuto a Roma? E perché mai non mi hai avvisato? Ti avrei offerto un caffè e potevamo fare due chiacchiere.

Ma perché mai avrei dovuto disturbarti, sono venuto con la mia famiglia, e eravamo 8 persone! Non volevo crearti fastidi.

Ma perché parli di disturbo e di fastidi?

Quindi si ha una domanda, a volte retorica, che oltre a essere una domanda esprime una reazione, un disaccordo, una opposizione, un contrasto o anche un semplice stupore:

Perché mai hai deciso di fare 6 figli?

Risposta: ho acquistato dei contraccettivi tutti non funzionanti. Io vorrei sapere perché mai non li controllano prima di metterli in vendita?

Ricordate che per esprimere semplice curiosità meglio usare “come mai” in vere domande in cui non c’è ostilità e quindi non c’è la pretesa, l’obbligo di una risposta. Obbligo che invece sussiste con “perché”, come si è detto nell’ultimo episodio.

In “perché mai” spesso non c’è quest’obbligo perché spesso si tratta di esclamazioni sotto forma di domanda. Non c’è neanche troppa curiosità, ma semplicemente contrasto, opposizione, diversità di vedute. Anche il semplice stupore è raro, perché quel forte stupore nasce da un’idea contraria.

L’episodio finisce qui, adesso un breve ripasso di quelli precedenti.

Mariana:
Ma ditemi voi ragazzi se è mai possibile che il nostro presidente Bolsonaro non faciliti le persone nel prendere il vaccino contro il Covid.

Ulrike: Credi che lui cambierà atteggiamento nel futuro? O terrà fedeai suoi principi?

Mariana: Ma ti pare che cambierà! Queste persone sono indisposte a qualsiasi cambiamento.

Iberê : Si, certo. Pare che il nostro presidente abbia chiesto una tangente di un dollaro per dose di vaccino e sembra abbia anche ignorato 57 email della Pfizer. Ma nonostante questo non sarai un po’ prevenuta nei suoi confronti?

Hartmut: da che mondo è mondo, i dittatori non cambiano mai idea!

Irina: ognuno ha la sua idea, siamo in democrazia. Io sono del suo stesso avviso, ragion per cui, chiunque sia insofferente alla sua politica se ne faccia una ragione.

388 Ma io mi domando e dico

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente (ENTRA)

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Trascrizione

Eccoci qua in questo nuovo episodio di due minuti con Italiano Semplicemente, la rubrica per imparare la lingua italiana giorno dopo giorno, passo dopo passo, senza dimenticare, senza noia, senza studio, ma solo ascoltando un breve episodio ogni giorno.

Carmen : Ma io mi domando e dico: come ho fatto a non scoprire prima Italiano Semplicemente?

Giovanni: Ecco, questa è una bella domanda in cui si utilizza un’espressione nuova e simpatica: “io mi domando e dico”.

Un’espressione che tutti gli italiani usano nel linguaggio di tutti i giorni per mostrare stupore e incredulità.

Aggiungere “ma” all’inizio dà più enfasi all’espressione, come già abbiamo visto in altri episodi come “ma guarda un po’“, “ma ti pare”, “ma io non lo so”, “ma va”, “ma come si fa”, “ma dimmi tu”. Anche queste riguardano tra l’altro lo stupore in qualche modo. Però questo accade anche con altre espressioni colloquiali, perlopiù esclamazioni, dove il “ma” dà solo maggiore enfasi, potrei citare “ma vai a quel paese”, “ma falla finita” ed altre ancora.

Questo “ma” serve spesso a tirare delle conclusioni definitive, per esprimere la volontà di chiudere un discorso in modo brusco. In questo caso si tratta di enfasi, quindi per attirare maggiormente l’attenzione.

“Ma io mi domando e dico” significa letteralmente che ci si fa una domanda alla quale non si sa rispondere, qualcosa che non ci si aspetta o che non si comprende, qualcosa che sembra impossibile, e invece no, invece pare che sia possibile. E quando qualcosa di molto strano ci appare davanti possiamo farci una domanda, una domanda a noi stessi, che ci interroghiamo e diciamo:

Ma io mi domando e dico: ma com’è possibile?

Voi non riuscite a capacitarvi di qualcosa, è troppo strano, inspiegabile.

La usava spesso il grande Totò, quindi trattandosi di un attore comico, l’espressione è abbastanza scenica, simpatica e attira l’attenzione di chi ascolta. Quando si racconta un episodio strano, dove voi non siete d’accordo con qualcosa di accaduto o detto da qualcuno, allora potete usarla.

Ovviamente dopo aver usato questa espressione dovete farvi una domanda e dovete dire cosa non capite, cosa vi risulta strano da capire, o cosa vi ha fatto così arrabbiare o stupire o meravigliare.

L’importante è che la cosa sia eclatante, spesso si tratta di qualcosa del tutto contrario ai vostri valori, però come ho detto c’è un po’ di teatralità, e gli italiani sanno essere molto teatrali quando vogliono.

Ad esempio:

Hai visto quelle ragazze? Si sono salutate con un bacio sulla guancia indossando la Mascherina. Ma io mi domando e dico: ma riesci a capire che stiamo attaversando una pandemia?

Adesso ripassiamo. Ascolterete alcune voci dei membri della nostra bella associazione.

Hartmut: Avete notato che all’indomani di un esame vi sentite molto più leggeri?

Olga: beh, questo ha un suo perchè.

Komi: certo, è per via del peso che ti sei tolto.

Irina: che vuoi, fare un esame o un concorso è bello stressante!

Sofie: però poi via via ci si abitua.

Ulrike: non è che io sia molto d’accordo. Abituarsi agli esami è un parolone. Tant’è vero che io mi agito anche quando devo registrare una frase di ripasso!