Rompere e sfatare un tabù (ep. 994)

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tabù

Giovanni: Per spiegare il termine tabù, vi ricordo che è stato usato in uno degli ultimi episodi, all’interno di un ripasso. La frase era la seguente:

Estelle (Francia): Non vorrei stigmatizzare tutto un popolo, ma è risaputo che i francesi sono reticenti a rivelare i loro stipendi. Parlare di denaro è tabù come se guadagnare denaro fosse qualcosa di sconveniente. Questo sebbene le persone lavorino tanto. in altri paesi invece è un simbolo di riuscita personale. Vai a capire!

Giovanni: evidentemente Estelle, di cui avete appena ascoltato la voce, conosce già il termine tabù.

Quando qualcosa è tabù, parliamo di un argomento sensibile. Parliamo di un tema delicato. Tabù somiglia a “vietato”, ma parliamo di qualcosa che ha a che fare con qualcosa che, in quel luogo, per quella persona, per quella determinata circostanza, pone un particolare tipo di ostacolo, e questo ostacolo ha normalmente a che fare con la “morale”.

Inizialmente, il termine “tabù” (che deriva dalla lingua polinesiana, in particolare dalla lingua tahitiana) era utilizzato per riferirsi a pratiche culturali o religiose che vietavano o proibivano determinati atti o oggetti per ragioni sacre o culturali. Nel tempo, il termine è stato adottato in altre lingue e ha assunto un significato più ampio, riferendosi a qualsiasi cosa che sia considerata proibita o vietata per motivi morali, sociali o religiosi.

Oggi è un termine ampiamente utilizzato per riferirsi a argomenti, pratiche o concetti considerati sensibili o vietati in una determinata cultura o società.

Un “argomento tabù“, ad esempio, è un argomento di cui non si parla, o si parla con estrema difficoltà. E’ un argomento o una questione che è meglio evitare o trattare con cautela in una determinata situazione o contesto.
Ci sono diversi modi alternativi per indicare questo tipo di argomenti:

  • Tema delicato.
  • Materia vietata.
  • Tema/Soggetto controverso.
  • Discorso proibito.
  • Materia off-limits.
  • Conversazione inappropriata.
  • Argomento non idoneo.
  • Discussione da evitare.
  • Argomento spinoso

Ciò che è considerato un argomento tabù in una determinata società o cultura può derivare dalle credenze morali e dalle norme etiche di quella società. Estelle poco fa parlava del fatto che parlare del proprio guadagno è tabù in Francia. C’è una sorta di barriera morale.

La morale è una guida per ciò che è considerato giusto o sbagliato da un punto di vista etico. Gli argomenti tabù spesso riguardano questioni che vengono percepiti come moralmente sensibili, e il desiderio di evitare tali argomenti può derivare dalla volontà di rispettare le convinzioni e i sentimenti degli altri o di evitare conflitti morali o etici.

Tuttavia, è importante notare che le concezioni di ciò che è morale o immorale possono variare notevolmente tra le culture e le persone. Quindi, ciò che è considerato un argomento tabù in una cultura potrebbe non esserlo in un’altra.

Tabù si usa spesso soprattutto in queste circostanze, per evidenziare particolarità, prerogative specifiche. Non si parla solamente di argomenti di cui si può o non si può parlare, ma anche di cose che non è accettato che vengano fatte. Vediamo qualche esempio:

  1. Per alcune religioni, c’è un forte tabù contro il consumo di carne di maiale.
  2. Per alcuni, la sperimentazione sugli animali è considerato un tabù etico, mentre per altri è accettata per scopi scientifici.
  3. Nella nostra famiglia, è da sempre considerato un tabù parlare delle questioni sessuali personali.
  4. Gli uomini possono portare la gonna? In Italia è tabù, ma gli scozzesi non la pensano allo stesso modo.
  5. La squadra della Roma andrà a giocare a Torino contro la Juventus. Un campo in cui la Roma non vince da 10 anni. Stavolta la Roma spera di rompere il tabù.

Rompere il tabù” ho detto. Infatti si usa dire così quando si cerca di superare questo ostacolo, questa restrizione. Nel caso della partita di calcio, chiaramente, non si tratta di una questione morale; semplicemente quello di Torino è da sempre un campo difficile per vincere per la Roma, dunque è proibitivo (più che proibito) vincere a Torino contro la Juventus.

Posso chiaramente usare anche “superare il tabù” con lo stesso senso. Oppure si può dire infrangere un tabù.

Ma lo sapete, a proposito, che le borsette da uomo – le cosiddette pochette – forse non saranno più un tabù?

Personalmente non sarò io a rompere questo tabù!

Posso fare altri esempi:

La società sta finalmente rompendo il tabù sull’uguaglianza di genere, promuovendo l’uguaglianza salariale e l’accesso alle opportunità professionali per uomini e donne.

Vi dirò che oltre che rompere o infrangere un tabù, si usa molto anche “sfatare un tabù“. C’è di mezzo il fato. Ma perché chiamare in causa il fato?

L’uso del termine “fato” suggerisce che ciò che è considerato un tabù è stato storicamente considerato immutabile o inevitabile, ma ora qualcosa o qualcuno sta cercando di modificarlo o superarlo. Sfatare infatti significa dimostrare inconsistente o falsa una credenza, una convinzione radicata nella massa.

Il senso è simile a rompere, ma è più legato alle credenze e al coraggio o alla forza che ci vuole per cambiare le cose. Si tratta in genere di superare ostacoli culturali, sociali o morali e di rendere accettabili discussioni o azioni che erano precedentemente considerate inaccettabili o proibitive (come la vittoria della Roma a Torino). Diciamo che “sfatare un tabù” è più o meno come “rompere un tabù” , ma si sottolinea maggiormente come delle persone o delle opere contribuiscano a rompere delle barriere sociali o culturali associate a determinati argomenti o questioni, aprendo la strada a una maggiore comprensione e accettazione.

Es:

Con una ricerca approfondita, uno scienziato potrebbe sfatare il tabù che circonda la medicina alternativa, dimostrando che alcuni trattamenti possono avere effetti benefici basati su prove scientifiche.

L’artista ha sfatato il tabù dell’arte erotica, esponendo opere provocatorie che sfidano i pregiudizi e promuovono la libertà di espressione.

La scrittrice ha scritto un libro che sfata il tabù del divorzio, offrendo una prospettiva compassionevole e realistica sulla fine di un matrimonio.

Il film ha sfatato il tabù dell’omosessualità nell’industria cinematografica, presentando con sensibilità storie d’amore tra persone dello stesso sesso.

Adesso chiedo ai membri dell’associazione se mi vogliono parlare dei loro tabù.

Marcelo: In famiglia abbiamo deciso di non scendere a compromessi riguardo a certi argomenti: parlare di politica, religione, educazione dei figli, vaccinazioni e via discorrendo: tutti argomenti rigorosamente tabù. Se nessun disattende questa norma, viviamo in pace. Altrimenti, apriti cielo!

Andrè: benché agli occhi del mondo possa sembrare una sciocchezza, parlare di sesso nel mio paese (il Brasile) è ancora un tabù.

Proibito o proibitivo? (ep. 961)

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Trascrizione

Gina: Sapete la differenza tra proibito e proibitivo?

Giovanni: bella domanda Gina! Proviamo a spiegarla?

Gina: Vai Giovanni, pensaci tu! Io sono solamente un assistente virtuale!

Giovanni: grazie Gina. Iniziamo con alcuni esempi:

Rubare è proibito dalla legge

Uccidere una persona è proibito dalla legge

I prezzi troppo alti per le mie tasche sono prezzi proibitivi.

Guidare da ubriaco com’è? È proibito.

Falsificare documenti è consentito? No, infatti la legge lo proibisce. Quindi è una cosa proibita. Non si può fare.

Se abbiamo un bruttissimo tempo, com’è uscire di casa? È consentito? Certo, allora non è proibito. Nessuno ce lo vieta, non c’è un divieto, però può essere proibitivo.

Gina: Un caldo proibitivo di fatto potrebbe impedirci di fare determinate attività.

Giovanni: È possibile battere il Barcellona?

Gina: Certamente, ma sicuramente è qualcosa di proibitivo per molte squadre.

Giovanni: Come possiamo definire una legge che ci impedisce di fumare? Una legge proibita?

Gina: No, è una legge proibitiva.

Giovanni: Questa impresa, cioè questa sfida, è veramente proibitiva. Non riusciremo mai a farcela.

Quindi se una cosa è proibita, si tratta di un’attività che non si può fare, che è vietato fare. Le cose proibite possono essere definite dalla legge, da regolamenti e simili, ma anche dai propri genitori o dai nostri datori di lavoro, che possono stabilire qualche cosa che non si può fare e quindi determinano la loro proibizione.

Se invece qualcosa viene definito proibitivo, allora si tratta di qualcosa che tende a proibire, che vuole proibire qualcosa, come una legge proibitiva.

Oppure si tratta di un obiettivo da raggiungere dove c’è qualcosa che limita o impedisce ciò che si vorrebbe fare. Questo rende l’aggettivo proibitivo molto simile a difficile, arduo, molto complicato, perché c’è un ostacolo quasi impossibile da superare. Questo obiettivo lo chiamiamo proibitivo.

Gina: Ad essere proibitiva può essere una sfida che ci metterà a dura prova e che abbiamo poche possibilità di superare.

Giovanni: Si usa spesso con i prezzi, che si definiscono proibitivi quando sono troppo alti, talmente alti da rendere impossibile di fatto l’acquisto da parte nostra.

Nel caso dei prezzi possiamo anche definirli inaccessibili, ma, come si è detto anche nell’episodio dedicato ai prezzi alti, possiamo anche usare aggettivi come astronomici, eccessivi, o anche spropositati o spropositatamente alti.

Gina: spropositati?

Giovanni: sì, cioè troppo alti. Una cosa spropositata è molto più grande del normale e del consueto; enorme, sproporzionato. Un naso spropositato, ma anche dei prezzi possono esserlo.

Gina: Acquistare un’auto è sempre più proibitivo per via dell’aumento dell’inflazione.

Giovanni: Anche un esame universitario può essere definito proibitivo, se è quasi impossibile superarlo.

Non è un aggettivo molto usato dai giovani, ma può capitare di leggerlo nelle recensioni di hotel e ristoranti, negli articoli di giornale che parlano di qualunque argomento.

È sufficiente avere una grossa limitazione o una grossa difficoltà, un grosso ostacolo, per usare questo aggettivo.

Gina: Arrivare in ufficio in soli 20 minuti? Proibitivo col traffico che c’è a Roma.

Giovanni: Studiare tutti i canti della divina commedia a memoria? Direi che è un compito molto proibitivo per chiunque.

Adesso però ascoltiamo questo bel ripasso degli episodi precedenti. In merito, credevo fosse proibitivo comporre una breve storia usando quanto imparato in 40 diversi episodi. Eppure Peggy c’è riuscita!

Peggy: Questa domenica abbiamo fatto un’escursione, che ci ha “regalato” delle esperienze singolari (ovviamente, si fa per dire). Anziché incamminarci verso la cima di una montagna per il sentiero principale, abbiamo deciso di intraprendere il nostro cammino per un sentiero secondario, cosicché il percorso, essendo ad anello, diventasse più accessibile e meno proibitivo. Questa scelta tra l’altro ci ha consentito di ammirare l’incantevole bellezza di un bosco rigoglioso.

Marcelo: Tuttavia, ad un certo punto, subito dopo aver sentito i belati di alcune pecore, abbiamo visto 2 cani pastori precipitarsi verso di noi per aggredirci, al che ho avuto una fifa blu e ho iniziato a parlare la mia lingua madre (il taiwanese) a mio marito, che è italiano, mentre lui ha sollevato senza indugio il suo bastone per mantenere una distanza tra noi e i cani, cercando di giostrare la situazione a modo suo. Fortunatamente, dopo un po’, gli aggressori se ne sono andati via.

Irina: Per via di questo episodio che ha stroncato il nostro programma iniziale, siamo tornati sui nostri passi, procedendo il nostro cammino sul sentiero che va per la maggiore. Del resto la sicurezza è la cosa più importante. Dopo un paio d’ore, alleluia! Abbiamo raggiunto la nostra destinazione, un posto assolutamente suggestivo.

Komi: Ah! Va detto che durante il ritorno, per evitare di imbattersi di nuovo in quei cani pastori, abbiamo deciso di percorrere lo stesso itinerario dell’andata, ma niente da fare: di colpo ci sono giunti alle orecchie ancora una volta i belati delle stesse pecore, proprio nel momento in cui stavano rilassandoci bevendo dell’acqua potabile da una sorgente in una grotta.

Ulrike: Questa volta, siamo saltati in men che non si dica, sopra una roccia situata molto più in alto, e abbiamo iniziato a fischiare, proprio come fanno i pastori, per dimostrare ai cani che eravamo persone per così dire affabili, e che non volevamo fare del male alle loro pecore. So che state ridendo, ma cosa non si fa per farsi coraggio!

Edita: Dunque, nonostante ciò, la mia paura ha sussistito e ha persino preso il sopravvento. Tremando, ho fatto cascare dalla mano il mio bastone, e guarda caso, è andato a finire proprio davanti ai cani che ci stavano osservando dal basso. Mamma mia! Che disastro! La situazione non prometteva nulla di buono.

Paul: Comunque, uno di loro – quello con la testa simile a un dinosauro – ha annusato il mio bastone, e poi ha cominciato ad avanzare verso di noi. Non vi dico come batteva il mio cuore! Avevo mille farfalle nello stomaco. Dopo un po’, chissà come mai! Il cane, tutto a un tratto, si è fermato a 3 metri da noi e poi se ne è andato via. Così, siamo riusciti a salvare la pelle.

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