“Passare il segno” è una espressione idiomatica che significa esagerare, andare oltre, o, come diciamo a Roma, farla fuor dal vasetto.
Quest’ultima è di sicuro più attraente!
Restiamo però su “passare il segno”. Nell’episodio dedicato al termine segno (vi ricordate?) non si è parlato di questo uso particolare. Allora facciamolo ora.
Il verbo “passare” in questo caso sta per “superare”. Il superamento del segno indica che si è andati oltre il segno. Ma oltre quale segno?
Il segno in questo caso indica un limite massimo, un limite che possiamo indicare in modo figurato con un segno, con una linea immaginaria disegnata per indicare un punto al di là del quale non si può andare. Per questo motivo parliamo di qualcosa di esagerato, e quando reputiamo una cosa esagerata, che sia una parola detta o un’azione intrapresa, è come se avessimo disegnato una linea che è stata oltrepassata.
Il verbo oltrepassare sarebbe in realtà il verbo più adatto per descrivere il superamento di una linea, ma in questa espressione si utilizza invece il verbo passare: passare il segno.
Ciò non toglie che quando parliamo di una esagerazione si possono usare anche altre modalità, che possono prevedere sia l’utilizzo del verbo superare sia oltrepassare.
Parliamo sempre della stessa cosa: del superamento di certi limiti, limiti della convenienza o della sopportazione. Parliamo di un eccesso di qualcosa.
Tipo:
Adesso basta, ormai hai oltrepassato ogni limite!
Hai superato il limite della sopportazione!
Sei andato oltre ogni limite
Non credi di esserti spinto troppo oltre?
Passare il segno, rispetto a queste modalità, è certamente meno informale.
Rappresenta sempre uno spingersi oltre il termine ultimo, o oltre un certo limite che non può o non deve essere superato, ma lo usano normalmente negli articoli di giornale, in TV. Comunque si può usare anche in famiglia senza problemi. Possiamo dire che passare il limite è simile anche a eccedere e anche a trascendere.
Vediamo qualche esempio:
La discussione si è riscaldata durante la riunione e qualcuno ha passato il segno, offendendo gli altri partecipanti.
Durante la cena del matrimonio, ho passato decisamente il segno con le porzioni e mi sentivo che sto scoppiando!
Avete presente i matrimoni che si svolgono nel sud Italia? Lì si passa sempre il segno nel mangiare!
Alcune persone, nella loro ricerca di successo, passano il segno e finiscono per danneggiare gli altri senza scrupoli.
Solitamente quando si passa il segno, lo avrete capito, ci sono delle conseguenze negative, proprio come quando si usa il verbo esagerare.
C’è da dire che l’espressione di oggi si usa più spesso in contesti sociali, quindi quando si parla di comportamenti, di morale, di offese personali. Potremmo collegarla anche ad un’altra espressione che abbiamo spiegato in passato. Anzi, a più di un episodio se vogliamo. Uno è quello dedicato al verbo “sforare“. Un altro è quello sul verbo “infierire” e un altro ancora è l’episodio dedicato all’espressione “sopra le righe“.
Dicevo prima del verbo eccedere. Sebbene si possa sempre usare al posto di “passare il segno”, l’espressione rende maggiormente l’idea del superamento di un limite, e poi bisogna anche dire che in molte frasi il verbo eccedere suona male:
Es:
Devo aver ecceduto con il cibo stasera. Mi sento scoppiare
Sì, decisamente suona molto meglio,: “Devo aver passato il segno stasera con il cibo” anche perché dà l’idea di un limite massimo superato.
Ho citato anche il verbo trascendere.
Meglio occuparci di questo verbo nel prossimo episodio.
Adesso ripassiamo parlando indovinate di cosa? Parliamo di eccessi e limiti.
Albéric: è risaputoche oggigiorno la moderazione sia considerata come una virtù: non mangiare troppo, non bere troppo, non offendere la gente e chi più ne ha più ne metta.
Per gli antichi greci e romani però non fu sempre così. Si dà il caso chedarsi ai bagordi e fare bisboccia durante il baccanale era uno sport collettivo. Non abbiatene a male ma questa nostra epoca è davvero noiosa.
Marcelo:In via amichevole, personalmente, posso dirvi che gli eccessi sono da sconsigliare, anzi sono da prevenire in tutto e per tutto!
Riguardo ai limiti, credo che questi vadano sempre fissati affinché ognuno sappia cosa può fare e cosa no.
So che fissare dei limiti non è cosa facile e vedo nei giovani genitori me stesso quando ero giovane: per accattivarsii loro figli, non sono capaci di stabilire dei limiti. Non c’è da che stupirsi, però c’è da riflettere. Possibile mai che si debba essere sempre così accondiscendenti?
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a seguire dell’episodio una breve canzone dal titolo “sono esagerata”
Giovanni: A che numero di episodio della rubrica due minuti con Italiano Semplicemente siamo arrivati?
Se non ricordate il numero esatto, ma avete un’idea di quanto possa essere, nella lingua italiana ci sono più modi per esprimere questo concetto.
Il più diffuso è “più o meno”.
Più o meno siamo all’episodio numero 500.
Siamo arrivati circa a 500 episodi.
Siamo arrivati all’incirca a 500 episodi.
Siamo a 500 o giù di lì.
Approssimativamente siamo arrivati a 500 episodi.
Siamo intorno ai 500 episodi
Suppergiú 500 episodi.
“Giù di lì” equivale a “più o meno” e anche a circa o all’incirca e suppergiú.
C’è anche pressappoco con lo stesso significato.
Siamo pressappoco a 500 episodi.
Che sta a significare che siamo poco distanti dal numero 500, che siamo vicini, cioè siamo nei pressi (cioè nelle vicinanze) del numero 500.
Se siamo sicuri di aver superato il numero 500, ma ugualmente la cifra esatta non la ricordiamo, potremmo dire:
Sicuramente abbiano superato i 500 episodi, ma non saprei esattamente.
Un po’ più di 500.
Almeno 500.
Posso anche dire:
Abbiamo fatto 500 e passa episodi.
“e passa” significa appunto che il numero è superiore a 500.
“Passa” viene da “passare”, che spesso si usa al posto di “superare”.
Questa locuzione “e passa” è colloquiale però, quindi benché si possa trovare anche nello scritto, è più difficile. All’orale però è di uso molto frequente.
Si usa spesso quando si parla di età delle persone e per il tempo in generale, ma non solo:
Hai 50 anni e passa, cosa aspetti a sposarti?
Sono due ore e passa che ti aspetto. Ne hai ancora per molto?
Sono 20 anni e passa che sono disoccupato.
Quando uso questa locuzione spessissimo non è in realtà molto importante indicare il numero esatto.
L’unica cosa che conta, in questo caso, è che questo numero è stato superato.
Comunque quello di oggi, se vogliamo essere precisi, è l’episodio numero 523 della rubrica. Abbiamo passato/superato l’episodio n. 500 da quasi un mese.
Un’ultima cosa: solo se c’è un numero prima di questa locuzione “e passa” potete essere sicuri che sia questo il significato:
50 e passa
100 e passa
Eccetera.
In genere si tratta di numeri non piccoli e “tondi”: 20, 50,100,500, 1000
Se alcuni professori di italiano ti dicono il contrario ti do un consiglio:
Non ti curar di lor, ma guarda e passa
Questo è una frase ispirata ad un verso famosissimo della Divina commedia di Dante Alighieri che significa: non prestare attenzione a queste persone, ma vai avanti.
A proposito. Quanti anni saranno che ho studiato questo verso a scuola? Trenta e passa anni direi!!
Come passa il tempo!
A proposito. È arrivato il momento di ripassare gli episodi precedenti.
Irina: anch’io ho superato i 50 da un pezzo. Ne risentomolto, infatti è un crescendodi acciacchi recentemente.
Ulrike: e che ci vuoi fare! Con l’età non si può correre ai ripari. Puoi solo cercare di mantenerti in forma. Io durante il lockdown hofatto di necessità virtù e mi sono allenato.
Sono parecchi, ognuno con la sua sfumatura di significato. Se avete venti minuti di tempo da dedicarmi li scoprirete tutti.
Un episodio che potete ascoltare più volte se volete. Alla fine faremo anche un esercizio di ripetizione.
Allora, puo cambiare l’intensità, il tono, il contesto, l’emozione.
Solitamente si parla di sport, ma non si vincono e perdono solamente le partite.
Esistono anche le competizioni, le gare, i conflitti, le dispute, gli scontri, i confronti, gli incontri, le battaglie, le guerre, i dibattiti, quindi potremmo parlare anche di politica, di confronti tra uomini, donne, militari, politici e via dicendo.
In moltissimi campi c’è chi vince e c’è chi perde, e vincere e perdere sono sempre i verbi più usati indubbiamente.
La particolarità di questi due verbi è che sono i più generici e quelli che hanno un contenuto emotivo meno intenso.
Per questo motivo ha più senso usarli quando vogliamo dare una semplice comunicazione, quando vogliamo informare. Per lo stesso motivo si usa meno indicando l’avversario e più indicando cosa è stato vinto o perso.
Non è vietato indicare l’avversario, ma conta di più l’informazione che l’emozione:
La Roma vince lo scudetto
Il partito X vince le elezioni.
Il tennista y perde la finale.
Il pugile z ha vinto gli ultimi 20 incontri.
Giovanni ultimamente perde con tutti gli avversari.
La nostra proposta alla fine ha vinto.
La partita è stata vinta con la strategia.
L’Italia ha vinto la coppa del mondo nel 2006
Quando invece voglio dire che la vittoria è avvenuta contro un avversario specifico, posso usare, è questo è ciò che avviene solitamente, il verbo battere.
Se si batte qualcuno si tratta di un avversario.
Si può battere anche un record però.
Non si vince il record, perché il record non è l’oggetto della vittoria, il premio in palio.
Il record si supera, quindi si fa meglio degli altri che ci hanno preceduto. In pratica battendo il record si battono tutti gli avversari.
Verbo molto utilizzato in tutti i campi, il verbo battere.
La Roma batte la Juventus, (normalmente è il contrario),
il ciclista ha battuto tutti i record del mondo,
il politico è stato battuto in un confronto televisivo.
In questi casi si parla sempre di vittoria e di sconfitta, ma si indica il vincitore e lo sconfitto, la squadra vincitrice e quella battuta, vinta, sconfitta.
Il vincitore batte il perdente, mentre il perdente è (o “viene”) battuto dal vincitore.
Passiamo ad abbattere, che sembra simile a battere ma non lo è molto in realtà.
Prima di tutto c’è più intensità, nel senso che, quando uso abbattere per indicare la vittoria contro un avversario, l’essere abbattuto è molto più umiliante che essere battuto.
Possiamo usarlo quando c’è una vittoria netta, schiacciante, indiscutibile, quando cioè il vincitore umilia l’avversario con la propria superiorità; quando chi vince mostra tutti i limiti dell’avversario, che in questo caso viene abbattuto dal vincitore.
Un verbo molto intenso, che si usa, fuori delle competizioni anche al posto di uccidere. Gli animali vengono abbattuti ad esempio.
Anche i bersagli possono essere abbattuti. Infatti abbattere significa anche provocare la caduta, far cadere, buttare giù, mandare a terra.
Nel pugilato significa far cadere l’avversario a terra, cioè, in gergo pugilistico, “metterlo al tappeto”.
Nei confronti di un avversario, quando l’umiliazione è molto pesante, possiamo usare anche i verbi distruggere, schiacciare, eclissare e asfaltare.
Notare che questi verbi utilizzano un’immagine figurata. La distruzione di un avversario usa l’immagine di un avversario fatto a pezzi, come un oggetto.
E schiacciare? Le noci si schiacciano; c’è l’immagine di una compressione, di una pressione.
Questo verbo si usa non solo per indicare una vittoria, ma una superiorità, una netta supremazia che normalmente si risolve in una vittoria.
Spesso si parla infatti di vittoriaschiacciante, ciò netta, indiscutibile, inequivocabile. Nessuno può mettere in discussione una vittoria schiacciante.
Anche schiacciare, come potete immaginare, ha una forte componente emotiva.
Come anche asfaltare, verbo abbastanza recente, coniato in ambito politico nel senso figurato.
Deriva dall’asfalto, il materiale usato per ricoprire le strade percorse dalle automobili. Le strade quindi vengono asfaltate, e se lo usiamo con gli avversari, asfaltare un avversario è molto umiliante. Anche questa è una netta vittoria. Abbastanza offensivo usare asfaltare.
Anche eclissare è abbastanza forte. Si usa l’immagine di un pianeta o una stella che viene oscurata, completamente nascosta da un altro corpo celeste.
Possiamo usarlo per una singola sfida, e in questo caso significa superare di gran lunga. Ancora una volta è una vittoria schiacciante.
Più in generale possiamo usare eclissare nel senso di far passare l’avversario in secondo piano nell’attenzione o nella stima generale.
Potremmo dire che Dante Alighieri ha eclissato i poeti contemporanei.
Poi esiste anche il verbo stravincere, che indica sempre una netta vittoria.
C’è anche il verbo superare, che è abbastanza freddo, diciamo così, o forse dovrei dire “tecnico”.
Non c’è una intensità in questo caso. È simile a vincere, ma si usa nei confronti di un avversario. “Superare un avversario” significa battere l’avversario, vincere contro questo avversario.
Il verbo in questione in realtà non si usa solo in questo modo, in ambito di una competizione.
Anche un esame può essere superato. Si va avanti, si passa al prossimo esame, si lascia questo esame alle proprie spalle.
Anche gli ostacoli e i problemi si possono superare e il senso è lo stesso.
È la stessa cosa che avviene anche quando un corridore ne supera un altro, quando una macchina supera un’altra macchina. Questo in realtà è l’utilizzo principale del verbo superare. Ciò non toglie che possa essere usato anche al posto di battere, sconfiggere, vincere contro un avversario. In questo caso, come detto, non c’è però emozione.
È così anche per il successo e l’affermazione. Questi sono sostantivi e non verbi, ma possiamo ugualmente usarli se il nostro scopo non è umiliare, o sottolineare la superiorità di chi vince contro chi perde, ma semplicemente comunicare chi ha vinto e chi ha perso.
L’ultimo successo del Barcellona contro il real Madrid risale al 2020 (ad esempio).
L’ultima affermazione del Barcellona contro il real Madrid risale al 2020.
Esiste comunque anche il verbo affermarsi.
Il Barcellona si afferma contro il Real Madrid.
Il senso è sempre lo stesso: la vittoria del Barcellona contro il real Madrid.
Il Barcellona batte il real Madrid.
Possiamo però anche dire:
Il Tennista si è affermato tra i primi 3 del mondo.
È simile quindi anche a “portare sé stessi”, “farsi valere”, quindi non è necessariamente come vincere, ma anche conseguire un buon risultato.
Ci si può affermare anche come un buon medico.
È simile ad imporsi e anche emergere e avere la meglio e avere successo. Se mi affermo contro un avversario comunque vuol dire che l’ho battuto.
Se poi vogliamo dire che è stato un ampio successo, ma senza umiliare chi ha perso, possiamo dire che è stato un trionfo.
Un trionfo normalmente si ha quando si ha una superbaaffermazione. Ricordiamoci che non vogliamo umiliare chi perde, quindi non possiamo usare verbi troppo forti, come asfaltare, eclissare o abbattere.
Trionfare indica ugualmente una vittoria schiacciante, netta, ma è maggiormente legata all’onore e alla conquista di un premio finale, come una medaglia d’oro alle olimpiadi o ai mondiali. Il trionfo infatti ha a che fare con la folla che acclama i vincitori.
Comunque anche le vittorie non schiaccianti hanno dei modi particolari per essere indicati.
Una vittoria di misura è una vittoria ottenuta con il minimo scarto, come, nel calcio, si indicano le vittorie con un solo gol di differenza: 1-0, 2-1 eccetera.
Una vittoria risicata indica ugualmente una vittoria ottenuta col minimo vantaggio. Una vittoria sul filo di lana è invece una vittoria ottenuta all’ultimo momento, come quella in zonaCesarini, di cui abbiamo già parlato.
Notate come la vittoria non è come la vincita. C’è anche in questo caso una competizione, un gioco, ma si usa la vincita quando si indica il ricavato di questa competizione o anche di una scommessa. Specie se si parla di soldi.
Giovanni ha realizzato una grossa vincita.
Significa che Giovanni ha vinto del denaro. Molto denaro in questo caso.
Esiste però anche la rivincita.
Questa ha più a che fare con le competizioni. La rivincita è una seconda prova che può essere concessa all’avversario perdente o sconfitto, nel gioco e nello sport in generale.
Hai perso. Vuoi la rivincita?
Cioè: vuoi giocare ancora? Vuoi avere l’opportunità di provare a battermi dopo aver perso?
Una rivincita si può concedere:
Ho vinto ma ti concedo la rivincita.
Vale a dire: ti darò l’occasione per rifarti.
Una rivincita si può negare (il contrario di concedere) :
Non puoi negarmi la rivincita!
Si può prendere:
Voglio prendermi la rivincita, e stavolta ti sconfiggerò.
A proposito di sconfiggere. Di questo verbo ancora non abbiamo parlato. Un verbo molto adatto alle battaglie e alle guerre, in ambito militare quindi.
Sconfiggere equivale a battere e superare. Si usa molto nello sport:
È il terzo avversario sconfitto in un mese
Sconfiggeremo chiunque si opporrà alla nostra squadra.
Dobbiamo ancora riprenderci dall’ultima sconfitta subita
Venendo dal linguaggio militare è abbastanza forte come verbo.
Annientare è decisamente più forte però. Sempre molto adatto in ambito militare. Nello sport è nella politica si usa abbastanza spesso. Simile a asfaltare e abbattere. Annientare contiene “niente”, che è ciò che rimane dell’avversario sconfitto. Non rimane niente!
Molto simile a distruggere anche.
Come possiamo chiamare una sconfitta inaspettata?
Possiamo chiamarla défaillance.
Sarebbe una debolezza improvvisa, e non si usa solo nelle competizioni. Si tratta di una figuraccia ad ogni modo.
La nostra squadra ha vinto tutte le partite. Abbiamo avuto una sola défaillance per aver sottovalutato l’avversario.
Invece una grossa sconfitta è una batosta, o una débâcle, o anche una disfatta. Spesso si usa anche una sonora sconfitta. Altre volte anziché di vittoria si parla di una lezione impartita agli avversari.
Vorrei concludere con due verbi particolari: sbarazzarsi e liberarsi.
Si usano spesso con la preposizione di per indicare la cosa di cui si parla:
Mi sono sbarazzato del mio avversario.
La Juventus si sbarazza facilmente delle piccole squadre.
Sbarazzarsi è assolutamente analogo a liberarsi, che però è più tenue, più leggero come verbo. Sbarazzarsi è sicuramente più umiliante.
Sono verbi che, in senso proprio si usano con le cose che fanno fastidio, gli impedimenti, gli intralci, i problemi, le cose inutili.
Quando ci si libera o ci si sbarazza di un avversario, sicuramente si batte, si supera questo avversario, che adesso non dà più fastidio, non è più di intralcio.
In genere si usano frasi di questo tipo:
Il calciatore si libera facilmente degli avversari e fa gol.
La Juventus si sbarazza senza problemi delle squadre meno blasonate.
L’attaccante si sbarazza della stretta marcatura del difensore prima di segnare il gol della vittoria
Vedete che non si usano solo per indicare una vittoria. Sono due verbi sinili a superare, sebbene stavolta c’è una componente emotiva.
Concludiamo con il verbo conquistare, che si usa con i trofei, i titoli e i traguardi in generale.
Quindi conquistare lo scudetto è come vincere lo scudetto. Simile anche a ottenere e raggiungere.
Ottenere una qualificazione equivale a conquistare e raggiungere una qualificazione.
Adesso facciamo un esercizio di ripetizione:
Khaled: Ho vinto la coppa del mondo.
Irina: Ho battuto tutti gli avversari
Bogusia: Il record è stato battuto
Anthony: Abbattere l’avversario.
Andrè: Abbiamo vinto nettamente
Hartmut: È stata una vittoria schiacciante
Irina: Siamo stati distrutti dall’avversario. Era troppo forte
Olga: Stavolta dobbiamo asfaltare i nostri avversari politici
Ulrike: Battendo il record abbiamo eclissato i campioni del passato
Rauno: Qual è il prossimo avversario da superare?
Lejla: Stiamo avendo un successo dopo l’altro.
Rafaela: Dobbiamo affernarci come miglior gruppo aziendale
Sofie: La Juventus si è imposta sul Real Madrid
Ulrike: Dopo il trionfo dei mondiali del 2006, l’Italia non ha più vinto.
Emma: Ci si aspettava una superba affermazione invece è arrivata una vittoria di misura
Bogusia: Abbiamo vinto sul filo di lana
Rauno: Dopo la vittoria risicata della scorsa settimana, adesso gli avversari vogliono la rivincita.
Olga: Mi aspetto una sonora sconfitta dal prossimo incontro!
Sofie: Ci distruggeranno, sono troppo più forti di noi.
Irina: L’ultima volta ci hanno annientato. Stavolta dobbiamo impartire una lezione agli avversari.
Lejla: Ci dobbiamo sbarazzare dei nostri avversari
Emma: Prima di tutto, bisogna superare gli avversari sul piano atletico.
Sofie: L’obiettivo è conquistare la coppa del mondo