Il retaggio (Ep. 915)

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Trascrizione

retaggio

Giovanni: avete mai ascoltato o letto da qualche parte il termine “retaggio“.

Può risultare complicato per un non madrelingua, e allora vediamo come posso spiegarvi questa parolina e a quali termini più familiari potrebbe somigliare.

Il termine “retaggio” si riferisce ad una tradizione, a qualcosa che viene dal passato.

Non posso però sostituire sempre “tradizione” con “retaggio“. Infatti una tradizione è l’insieme delle memorie, delle notizie e delle testimonianze trasmesse da una generazione all’altra. La tradizione è l’insieme degli usi e dei costumi che sono trasmessi da una generazione all’altra e diventano una sorta di regole.

E’ traduzione, in Italia, fare i regali ai bambini la notte di Natale.

E’ tradizione, nel nostro hotel, offrire un cioccolatino ad ogni ospite.

Da oltre 25 anni è tradizione nella nostra famiglia andare al ristorante la sera prima di partire per le vacanze.

Una tradizione è qualcosa che si fa da molto tempo, una specie di abitudine che si tramanda negli anni. “Tramandare” è un verbo interessante perché significa trasmettere nel tempo, attraverso le generazioni. Sono proprio le tradizioni che si tramandano. Si tramanda la memoria di un fatto, le usanze che si tramandano da secoli.

Anche un’opera può essere considerata degna di essere tramandata ai posteri.

Un retaggio però è più un’eredità culturale o storica che viene trasmessa da una generazione all’altra. Attenzione perché non posso usare il termine retaggio parlando del passato in generale, perché (quasi sempre) parliamo di generazioni, di cose che durano nei secoli.

Ecco alcuni esempi di utilizzo del termine “retaggio“:

Il retaggio culturale di una nazione comprende le sue tradizioni, i suoi costumi e le sue credenze religiose.

Il retaggio storico di una città può includere monumenti, edifici antichi e documenti storici.

Il molti paesi è ancora molto forte il retaggio culturale che vede la donna come un individuo sottoposto all’uomo.

Il retaggio, come in quest’ultimo caso, è spesso qualcosa di cui faremmo volentieri a meno, ma l’influenza del passato si fa sempre sentire e non è un’operazione facile e veloce cambiare la cultura e le idee che nel passato erano molto forti.

Si usa infatti di frequente per indicare qualcosa che si fa o si pensa da sempre o da molto tempo ma che non ha più molto senso o addirittura è molto negativo.

Il termine può anche indicare ciò che resta di una cultura, di un’epoca o di un’opera dopo la sua scomparsa o la sua fine.

Simili al “retaggio” sono anche “eredità“, “patrimonio“, e anche “memoria“.

Eredità” si usa però ad esempio prevalentemente parlando di ciò che viene trasmesso agli eredi in caso di morte, quindi si parla di beni che vengono lasciati ai parenti. esistono però anche le eredità culturali.

Il “retaggio” si usa quasi sempre in contesti storici, culturali o artistici, ma può essere utilizzato anche in riferimento a un individuo o un’impresa.

Accade anche che il termine si riferisca a qualcosa di prezioso che viene trasmesso da una generazione all’altra e che ha un valore duraturo.

Si parla quindi in generale di influenza del passato sul presente.

Es:

Qual è il retaggio di Dante Alighieri che ha influenzato le opere di Michelangelo e di altri artisti?

Cioè quale influenza ha avuto Dante?

Non sentirete mai un adolescente usare il termine retaggio e molto probabilmente neanche una persona non madrelingua a meno che non sia di livello molto alto.

I giornalisti e in generale le persone più colte lo usano molto spesso, sia in termini positivi che negativi.

Dicevo che generalmente si parla di qualcosa che passa da generazione in generazione.

Non sempre è così. Solo per farvi un esempio, si può dire che la paura del buio non è solo tipica dei bambini. A soffrirne infatti sono spesso anche gli adulti: è un retaggio della loro infanzia.

Come a dire che è una cosa che viene da lontano, dalla loro infanzia e che ancora non sono riusciti a superare.

Adesso ripassiamo un po’ gli episodi passati. Vediamo un dialogo divertente tra i membri dell’associazione Italiano Semplicemente che si sfidano per capire qual è la migliore nazione al mondo.

Ascoltiamo un rappresentante francese, una belga, una taiwanese, una tedesca, una Ceca, un argentino e, dulcis in fundo, un brasiliano.

Sofie (Belgio): hei ragazzi, buongiorno! Come state? Io sono contenta, anzi contentissima di essere qui con voi, ma devo dire che il Belgio è la vera perla dell’Europa, direi un paese sui generis. Noi abbiamo la migliore birra, il miglior cioccolato e le migliori patatine fritte. Che ne dite, siete d’accordo?

Ulrike (Tedesca): (ridacchiando) Oh, davvero? Evidentemente non sei di casa in Germania. Altrimenti sapresti che la nostra birra viene annoverata fra le migliori birre di tutto il mondo. E non solo! Da noi vi è una tecnologia per eccellenza e l’economia più forte dell’Unione Europea.

Estelle (Francese): senza dubbio in Francia c’è il gotha della gastronomia. Checché ne dicano gli altri in merito, le migliori specialità gastronomiche sono appannaggio del nostro paese. Possiamo avvalerci dei migliori chef e per giunta la Francia brilla anche in materia di haute-couture.
Poi è ben risaputo che Parigi sia la città più romantica del mondo. Questo è quanto. Vi basta?

Marcelo (Argentino): Dal canto mio dico che non puoi battere l’Argentina per il calcio (la Francia lo sa bene), ma abbiamo anche il tango e l’asado (la grigliata). Abbiamo anche il paesaggio più spettacolare al mondo con le Ande e le cascate di Iguazù. Siamo noti per gente come Maradona, Messi, Papa Francesco e tanti premi nobel. Difficile che altri paesi possano detenere un simile primato.

Peggy (Taiwanese): Tutti voi siete ancora sotto la preoccupazione di cibo e bevande, il che si, per essere importante è importante, ma siete al corrente della tecnologia di Taiwan? Noi disponiamo del fior fiore della tecnologia e dei computer più veloci, senza contare le nostre biciclette all’avanguardia. Ah! È l’ora di pedalare un po’! Ciao!

Edita (Ceca): Accetto anch’io questa sfida. Sappiate però che le aziende ceche sono i leader mondiali assoluti nella produzione di microscopi, letti medici e macchine per la produzione di nano fibre. Mica pizza e fichi! E per quanto riguarda la birra, la nostra Pilsner Urquel è semplicemente la migliore, ed è per questo che siamo al primo posto nella classifica del consumo di birra. Un ceco beve in media un terzo di più di un tedesco! Per carità, non è che voglio demonizzare gli astemi!

André (Brasiliano): ragazzi, per quanto riguardo tutto quello che avete detto circa i vostri paesi, nulla quaestio, ma penso che la cosa più importante sia la relazione tra le persone, quindi sono costretto a dirvelo: un popolo più accogliente e caloroso di quello brasiliano non esiste! Qui non ci piove! Chiedetelo a qualcuno che è venuto qua, ad esempio il nostro presidente, che non mi smentirà, ne sono sicuro!

Giovanni: beh, pare che ci sia una bella diatriba sulla migliore birra. Allora facciamo una cosa: quest’estate durante la riunione dei membri lo potremo verificare attraverso una votazione ufficiale. Voterò anch’io, anche se personalmente preferisco il vino. Non so perché, sarà forse per via del retaggio gastronomico italiano!

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732 Allorché, nel momento in cui

Allorché, nel momento in cui (scarica audio)

Trascrizione

Giovanni: oggi ci occupiamo di allorché, una congiunzione particolare, non di immediata comprensione e in quanto tale poco usata, per non dire mai, dai non madrelingua.

Allorché si può usare fondamentalmente in due modi diversi. Poi vediamo perché ho detto “fondamentalmente”.

Il primo modo è come sinonimo di “quando“.

Ci siamo già occupati di “quando”, fortunatamente, infatti nell’episodio numero 202 ne abbiamo visto un uso particolare, raccontando qualcosa di accaduto nel passato, per introdurre qualcosa di inaspettato o improvviso.

Ebbene, in tali casi possiamo anche usare allorché, proprio col medesimo significato.

Es:

Era l’inizio del 2010, allorché, mentre mi trovano a casa a cucinare, ho sentito un forte rumore provenire dal sottosuolo. Era il terremoto!

In realtà “allorché” si può usare più in generale parlando semplicemete di qualcosa del passato.

La cosa importante è che “allorché” introduce una proposizione subordinata temporale. Vale a dire che c’è una frase aggiuntiva a quella principale.

Era notte. Suonò il citofono. Era mio fratello, ma io non avevo capito che fosse lui perché non avevo riconsciuto la sua voce. Allorché lo riconobbi, lo feci entrare.

In questo caso non c’è una sorpresa, ma vogliamo dire che ad un certo punto io ho riconosciuto la voce di mio fratello, ed allora l’ho fatto entrare. Questa è la seconda frase che ovviamente è subordinata alla prima.

Questo allora è il secondo modo di usare allorché, che potremmo tradurre come “nel momento in cui“.

Non avevo riconosciuto mio fratello, ma nel momento in cui lo riconobbi l’ho fatto entrare.

Però, quando uso allorché c’è più una conseguenza temporale di eventi.

Infatti la locuzione “nel momento in cui” è vero che si usa con valore temporale nel senso di “nell’attimo in cui”, non appena, quando, dacché.

Es:

Nel momento in cui si accorse di me subito mi salutò.

Però “nel momento in cui” ha un uso più ampio.

Prima di tutto si usa per descrivere un momento preciso, in cui due eventi accadono nello stesso momento, tipo:

Hai chiamato proprio nel momento in cui stavo uscendo

Si tratta di un momento preciso, e in queste occasioni potrei usare anche la locuzione “li li per” (stavo lì lì per uscire quando mi hai chiamato).

Oltre a questo però, “nel momento in cui” si utilizza spesso anche quando si fa una riflessione, una considerazione, nel tentativo di spiegare qualcosa che abbia un senso o una logica.

C’è dunque la volontà di voler esprimere una conseguenza logica (la frase subordinata). Si sta facendo questo tipo di considerazione.

Il termine “allorché” in questi casi si usa meno perché è più materiale, più adatto a descrivere fatti concreti, e poi non si tratta in genere di un preciso e ben identificato momento.

Es:

La crisi mondiale scoppiò allorché si cominciarono a concedere mutui per l’acquisto di case con troppa facilità.

Potrei usare tranquillamente “nel momento in cui” o “quando”. È un fatto, una conseguenza.

Quando faccio un ragionamento invece, come dicevo, meglio preferire “nel momento in cui” .

Nel momento in cui mi dici di amarmi, mi chiedo perché tu continui a tradirmi.

Non sto parlando necessariamente del passato. Sto invece cercando di dimostrare qualcosa o di trovare una spiegazione o trarre una conseguenza.

Nel momento in cui sei convinto delle tue potenzialità, hai molte probabilità di successo.

Allorché, come detto, si usa parlando del passato nei due modi che abbiamo descritto. Qualche volta però, sebbene i dizionari non ne parlino chiaramente, viene usato anche come sinonimo di “qualora” e “se“, “nell’ipotesi in cui“, similmente a “nel momento in cui“, ma stiamo parlando di una possibilità. Siamo nel campo delle ipotesi. Non parliamo necessariamente del passato.

Es:

Ti prego di informarmi se accade qualcosa di importante allorché tu ne venga a conoscenza

È esattamente come dire “qualora”, “nell’ipotesi che”, “nell’ipotesi in cui”, “se dovesse capitare”, “nell’eventualità che”.

Allorché si usa talvolta anche in questo modo ma non suona molto moderno come linguaggio. Comunque è sempre più moderno rispetto a “allorquando“, che è proprio come allorché, ma anche un pochino meno usato.

Potrei darti dei figli allorché tu ne volessi.

Se ci pensate, in fondo, anche “nel momento io cui” può essere usato nello stesso modo, ed in questo caso direi anzi che è molto meglio.

Nel momento in cui mi dovessi innamorare di Maria, non riuscirei a nasconderlo.

Riconoscete facilmente questo uso di “allorché” e “nel momento in cui” perché si usa generalmente il congiuntivo, proprio come si fa normalmente con “se”, e “qualora”, “nell’ipotesi in cui” e tutte le altre modalità che esistono per esprimere una possibilità.

Adesso facciamo un brevissimo ripasso di qualche episodio passato parlando però di futuro, perché solo nel momento in cui si rispolverano di tanto in tanto gli episodi passati (l’ho appena fatto) si riesce poi a usarli senza pensarci più di tanto, proprio come fa un italiano.

A parlare sono i membri dell’associazione Italiano Semplicemente, come sempre.

Mary: Ah, il futuro! Direi che è veramente imprevedibile! Chi avrebbe mai previsto una pandemia di questa portata ad esempio?

Mariana: in tempi non sospetti, a dire il vero, qualche esperto aveva paventato che si trattasse di una concreta possibilità.

Irina: certo, ma si sente tanta fuffa in giro, ed è nelle cose che certe previsioni non vengano prese seriamente e non abbiano molto risalto in tv.

Marcelo: infatti. Se vai su internet poi è un continuo di allarmismi di ogni tipo. Cosa non si fa per un click? Scusate per la domanda retorica!

Rauno: già, ma come fare dei seri distinguo senza il rischio di diffondere castronerie?

Hartmut: scusate, ma… non doveva essere un ripasso brevissimo? Poi dice perché la gente si lamenta! Benedetto Giovanni!

Anthony: Vabbè dai, in compenso abbiamo imparato qualcosa anche oggi.