888 A saperlo, basta saperlo e buono a sapersi

A saperlo, basta saperlo e buono a sapersi (scarica audio)

Trascrizione

Oggi vediamo tre diverse locuzioni in cui si usa il verbo sapere. Sarà forse un episodio più lungo del solito ma vedrete che ne varrà la pena.

Le prime due sono “a saperlo” e “basta/bastava saperlo“, che sono abbastanza simili ma non proprio uguali.

Vi faccio subito qualche esempio con le due locuzioni:

Ieri il mio amico brasiliano André mi ha detto che oggi si sarebbe trovato a Roma. Accidenti, a saperlo mi sarei organizzato! Ormai è tardi, ho altri impegni.

Bastava saperlo un paio di giorni prima!

A saperlo” si usa quando è troppo tardi per fare qualcosa. In pratica stiamo dicendo cosa avremmo fatto se avessimo avuto prima una certa informazione.

A saperlo mi sarei organizzato!

Cioè: se avessi saputo che venivi a Roma, mi sarei organizzato per vederci, avrei organizzato qualcosa, eccetera.

Si può anche dire “(ad) averlo saputo prima”.

Sono modalità colloquiali entrambe che significano “se lo avessi saputo prima”.

Più comunemente, nella lingua parlata si usa “se lo sapevo“, che non è il massimo dal punto di vista grammaticale, ma si sa che la lingua parlata è a volte poco rispettosa della grammatica.

Vediamo altri esempi con “basta saperlo” e “bastava saperlo

Se vieni a Roma, mandami un messaggio. Basta saperlo in anticipo e organizzo qualcosa, se vuoi.

Oppure:

Non ti avvicinare a quel ristorante perché cucinano benissimo ma è molto caro. Basta saperlo, poi vedi tu.

Oppure:

Sappi che puoi tranquillamente andare a fare i regali di Natale il giorno 23 dicembre, ma troverai una bolgia di persone. Basta saperlo.

Oppure:

Mi potevi dire che il ristorante era così piccolo. Bastava saperlo e avrei prenotato altrove.

Quindi c’è qualcosa che non so, che non conosco, che mi ha impedito di fare una certa azione. Se avessi saputo, avrei agito diversamente.

Questa situazione accomuna le due locuzioni “a saperlo” e “basta/bastava saperlo” ma la prima è più informale, riguarda in genere la persona che parla, ed è piu adatta a fare esclamazioni di sorpresa, soprattutto quando ormai è troppo tardi per fare qualcosa.

Si usa spesso insieme a “peccato!”.

Es:

Peccato che eri a Roma e non ci siamo visti. A saperlo avrei organizzato qualcosa.

La seconda invece (basta saperlo) è più adatta quando si tratta di programmare qualcosa, tipo:

Dimmi se vieni a cena stasera, che ti preparo qualcosa di buono. Basta saperlo almeno un’ora prima.

Al passato invece (bastava saperlo) si usa quando ormai è tardi, quindi del tutto simile a “a saperlo“, ma stiamo adesso commentando un evento passato, quindi magari ci stiamo giustificando oppure stiamo rimproverando una persona che non ci ha avvisato prima.

Aggiungo che “se lo sapevo” può sostituire spesso sia “a saperlo“, che “bastava saperlo”, però quest’ultima è più adatta a concludere una frase.

Es:

Se mi avessi detto che venivi a cena, ti avrei preparato qualcosa. Bastava saperlo.

Oppure:

Se mi dicevi che avevi anche un altro uomo oltre me, non mi sarei fatto illusioni. Bastava saperlo.

Riguardo a “a saperlo”, è bene dire che si può trovare anche in frasi diverse, tipo:

Come faccio a saperlo?

Come facevo a saperlo?

Oppure:

Domani pioverà? Si fa presto a saperlo, basta guardare le previsioni del tempo.

In questi casi però il senso è ovviamente diverso.

Passiamo adesso a “buono a sapersi“, una semplice locuzione che si usa quando si riceve un’informazione che potrebbe risultare utile in futuro. Stavolta l’informazione è arrivata e ci potrebbe servire in futuro. Un’informazione potenzialmente utile.

Vieni a Roma il prossimo gennaio? Buono a sapersi, mi organizzo!

Quindi “buono a sapersi” non si usa dopo, ma prima.

Davvero bisogna sempre mangiare la carne insieme alla vitamina c per assorbire il ferro? Buono a sapersi! La prossima volta compro delle arance insieme alle bistecche.

Veramente iscrivendosi all’associazione Italiano Semplicemente si può visitare l’Italia, incontrarsi con gli altri membri e parlare l’italiano in diverse occasioni? Buono a sapersi, così per il prossimo anno ci penserò!

Altri esempi prima del ripasso finale. Usiamo le tre locuzioni imparate:

Hai comprato la carne per cena senza dirmi nulla? Cavolo! A saperlo non avrei fatto la spesa!

Se vai a fare la spesa dimmelo, così non ci vado anch’io.

Basta saperlo. Ok?

Hai già fatto la spesa? Bene, buono a sapersi, così io mi riposo!

Adesso ripassiamo!

Anne Marie: di già? A saperlo avrei preparato un ripasso con calma! come te ne esci così all’improvviso?

Ulrike: ma sai bene che ogni giorno esce un nuovo episodio. Non fare la gnorri, Anne Marie.

Anthony: la fai facile tu che non hai altro da fare durante il giorno!

Komi: dai, non alzate polveroni inutili per una sciocchezza! In compenso io, che non brillo per improvvisazione, sono stato previdente e ho preparato una frase di ripasso coi fiocchi! Almeno spero…

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Gli esercizi su questo episodio (con soluzione) sono disponibili per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

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Il verbo Sapere – Esercizio di ripetizione con tutte le coniugazioni

IL VERBO Sapere (scarica audio)

a cura di Sofie (Belgio), membro dell’associazione Italiano Semplicemente

Vediamo il verbo sapere in tutte le sue forme e approfittiamo per ripassare alcuni episodi già spiegati.

Indicativo presente

– Io so: So benissimo che Luigi non è sempre sincero, a volte fa il ruffiano
– Tu sai: È vero ma, sai, a suo modo è anche simpatico.
– Lui sa: Lui sa benissimo che io tengo fede alle mie promesse
– Noi sappiamo: Ma che c’azzecca? Sappiamo tutti che tu ti consideri una santa!
– Voi sapete: Sapete che cosa non mi torna?
– Loro sanno: Smettila, la questione non si pone, lo sanno già tutti.

Indicativo imperfetto

– Io sapevo: Ieri l’ho sgridato ma non sapevo che fosse reduce da una settimana di lavoro massacrante
– Tu sapevi: Non sapevi che è una persona da prendere con le molle?
– Lui sapeva: La docente non sapeva come aiutare l’alunno duro di comprendonio.
– Noi sapevamo: Dopo due ore siamo tornati a casa perché non sapevamo se si sarebbero ancora fatti vivi.
– Voi sapevate: E voi? Che, lo sapevate e non avete detto niente? Perché fate sempre i finti tonti?
– Loro sapevano: Queste persone non si sono iscritte all’associazione perché non sapevano che Italiano Semplicemente non ha niente a che spartire con la grammatica.

Indicativo passato prossimo

– Io ho saputo: Eravamo agitatissimi e stavamo per dire delle ingiurie. Per fortuna ho saputo smorzare i toni.
– Tu hai saputo: Allora hai saputo tenere a bada la voglia di cazziarli!
– Lui ha saputo: Eleonora è una persona molto coraggiosa che non si perde mai d’animo. Per fortuna anche dopo l’ennesima sconfitta ha saputo fare di necessità virtù.
– Noi abbiamo saputo: Non l’abbiamo eletto perché abbiamo saputo in tempo che aveva avuto molti agganci.
– Voi avete saputo: Avete saputo in anticipo che il PC si sarebbe impallato di nuovo?
– Hanno saputo: per poco non sono stati bocciati all’esame, ma per fortuna, rispondendo molto bene all’ultima domanda, hanno saputo salvarsi in calcio d’angolo.

Indicativo trapassato prossimo

– Io avevo saputo: Finalmente ho avuto il coraggio di dirgli ciò che avevo saputo da sempre, cioè che alla fin fine la sua ragazza se ne frega di lui.
– Tu avevi saputo: Ti si leggeva in faccia che avevi sempre saputo che nel giro di qualche mese l’affare sarebbe andato a monte.
– Lui aveva saputo: Alla sua età faceva ancora progetti a lunga scadenza, fermo restando che aveva saputo sin dall’inizio che la sua malattia era terminale.
– Noi avevamo saputo: Avevamo saputo che non saresti venuto e invece di aspettarti abbiamo fatto una capatina dai miei genitori.
– Voi avevate saputo: L’esame del mese scorso non era per niente facile, per fortuna avevate saputo ritagliarvi del tempo per prepararlo bene.
– Loro avevano saputo: Hanno ottenuto il lavoro perché avevano saputo fare buona impressione al colloquio.

Passato remoto

– Io seppi: Quando seppi che a pagare lo scotto sarebbe stata mia figlia diventai un’anima in pena.
– Tu sapesti: Balzava agli occhi che ti stavano prendendo in giro ma in quel momento non sapesti rispondergli a tono.
– Lui seppe: Quando seppe che ero arrivato in finale cominciò a gufarmi contro.
– Noi sapemmo: Quando sapemmo che la brutta notizia sul vaccino Astra Zeneca era priva di fondamento tirammo un sospiro di sollievo
– Voi sapeste: Appena sapeste che aveva frodato il fisco, gli deste il benservito.
– Loro seppero: Quando seppero che stava prendendo corpo l’ipotesi di un mutamento del virus cambiarono strategia.

Trapassato remoto

– Io ebbi saputo: Appena ebbi saputo che mio figlio rientrava spesso dopo mezzanotte gli misi dei paletti.
– Tu avesti saputo: Appena avesti saputo di aver superato l’esame ti scatenasti.
– Lui ebbe saputo: Appena ebbe saputo che suo genero sfruttava la moglie si vide costretto a intervenire sulla loro relazione
– Noi avemmo saputo: Quando avemmo saputo che furono di diverso avviso tagliammo corto e ce ne andammo.
– Voi aveste saputo: Appena aveste saputo che il virus si trasmetteva soprattutto negli asili nido, correste ai ripari attraverso misure adeguate.
– Loro ebbero saputo: Dopo che ebbero saputo che avevo la zeppola non mi degnarono più di uno sguardo.

Futuro semplice

– Io saprò: Stasera vado a vedere la partita di calcio e così saprò se la cosiddetta malattia di Gianni è solo un pretesto per marinare la scuola o meno.
– Tu saprai: È ovvio che a volte Gianni non lo reggi più ma ascolta qualche suo episodio e saprai apprezzarlo molto di più!
– Lui saprà: di primo acchito la mia proposta gli sembrerà un’assurdità ma sono sicura che dopo qualche riflessione saprà coglierne il significato più profondo.
– Noi sapremo: Ma quale significato profondo? Datti una regolata! A breve sapremo tutti che ti sei montata la testa.
– Voi saprete: Se volete essere al corrente degli ultimi pettegolezzi, andate dal parrucchiere in paese. Saprete tutto di tutti ma state attenti alle voci false e tendenziose.
– Loro sapranno: Se sei a debito di una bella espressione italiana, rivolgiti ai membri dell’associazione. In men che non si dica loro sapranno rispolverare tutti gli episodi dei due minuti.

Futuro anteriore

– Io avrò saputo: Quando avrò saputo che ciò che dici risponde al vero accetterò volentieri il tuo invito!
– Tu avrai saputo: Avrai anche saputo esordire con una frase poetica ma il prosieguo della conversazione non è stato un granché.
– Lui avrà saputo: Temo che mia figlia si stia innamorando di quel bel ragazzo! Avrà saputo vedere la sostanza e non la forma?
– Noi avremo saputo: Soltanto quando avremo saputo avere contezza completa di quanto stia accadendo saremo in grado di affrontare la situazione Covid 19. Con tutte le notizie false che ci arrivano a destra e a manca continuiamo ad andare a tentoni!
– Loro avranno saputo: Quando questi direttori d’orchestra avranno saputo giostrare la rosa dei loro musicisti saranno in grado di riscuotere successo e fama a livello internazionale.

Condizionale presente

– Io saprei: Mi armo di pazienza. Se tu mi dovessi rispondere picche ti saprei aspettare per tutta la vita.
– Tu sapresti: Sapresti l’ora esatta? A volte il mio orologio sgarra di qualche minuto.
– Lui saprebbe: Se Angela non cincischiasse durante la spiegazione dell’insegnante adesso saprebbe rispondere alle domande.
– Noi sapremmo: Se durante la nostra assenza i nostri figli avessero fatto bisboccia, lo sapremmo perché abbiamo chiesto al nostro dirimpettaio di dare un’occhiata regolarmente.
– Voi sapreste: Stasera giochiamo la prima partita della stagione. Sapreste darci manforte?
– Loro saprebbero: Se non avessero calcato troppo la mano saprebbero molte più cose sulla vita sociale del loro figlio. Adesso il povero ragazzo è introspettivo e riservato nei loro confronti.

Condizionale passato

– Io avrei saputo: Avrei saputo aiutarlo a farsi strada se non avesse preso la decisione scellerata di licenziarsi.
– Tu avresti saputo: Non ti nascondo che mi sono licenziata. Altrimenti avresti saputo presto che mi sarei dovuta calare le braghe per accontentare la direttrice. Non si poteva andare avanti così.
– Lui avrebbe saputo: Se non avesse indugiato così a lungo a firmare un nuovo DPCM, avrebbe saputo molto prima che le mezze misure non sono sufficienti.
– Noi avremmo saputo: Caro figlio, grazie per essere stato sincero con noi. Non devi mai nasconderci le cose. Infatti avremmo saputo dal tuo comportamento che la tua ex-fidanzata si è fatta viva di nuovo. Occhio però!
– Voi avreste saputo: Ah, siamo alle solite. Ma io sono più furbo di come pensate: lo avreste saputo solo se lo avessi voluto. E così è stato.
– Loro avrebbero saputo: Se i giocatori avessero dato seguito alle parole dell’allenatore avrebbero saputo smarcare i difensori della squadra avversaria.

Congiuntivo presente

– Io sappia: Ciao Lucia, mio marito era abbastanza ubriaco ieri sera durante la cena. Spero che non se ne sia uscito con le sue solite barzellette imbarazzanti?

Stai tranquilla, non che io sappia.
– Tu sappia: Buongiorno, sto cercando un regalo per la mia fidanzata. Ah, bello, pensavi a un romanzo? Beh, a dire il vero, non ne ho la più pallida idea. Che tu sappia, quali libri piacciono alle ragazze?’
– Lui sappia: Aspetta, chiamo il direttore. Si dà il caso che lui sappia proprio tutto sui libri che piacciono alle ragazze.
– Noi sappiamo: Abbiamo molta fiducia in nostro figlio, siamo sicuri che sarà promosso benché sappiamo che non è votato allo studio.
– Voi sappiate: Scusatemi se torno alla carica ma lo faccio affinché voi sappiate che mi piacerebbe veramente poter lavorare in questa azienda.
– Loro sappiano: Spero tanto che i nuovi ministri sappiano rimettere in sesto il paese dopo la crisi economica.

Congiuntivo passato

– Io abbia saputo: che io abbia saputo sconfiggere il covid non è certamente merito mio. Questo va detto. Sono solo molto giovane.
– Tu abbia saputo: Mi dispiace che tu abbia saputo la notizia da un giornale. Avrebbero dovuto dirtelo a tu per tu!
– Lui abbia saputo: Credo che Luigi abbia saputo dei controlli sul lungomare. Infatti si è munito di una autocertificazione
– Noi abbiamo saputo: che noi abbiamo saputo proprio da te il nome della tua ragazza è un mero caso. Ma adesso ci sfugge di mente.
– Voi abbiate saputo: Spero che abbiate saputo godere dell’ammazza-caffè che vi hanno offerto Sandro e Paolo?
– Loro abbiano saputo: Eccome se ne abbiamo goduto! De-li-zio-so!!! Quello al sambuco è il migliore che i due abbiano saputo preparare!

Congiuntivo imperfetto

– Io sapessi: Il professore si aspettava che io sapessi rispondere almeno all’ottanta per cento delle domande prima che scadesse l’ora di tempo, ma dopo 50 minuti non ero ancora a cavallo.
– Tu sapessi: Vorrei che tu sapessi che io non prendo la seggiovia neanche per sogno!
– Lui/lei sapesse: Non vorrei che mia moglie sapesse che ci incontriamo ogni martedì. Ci rimarrei male se dovesse scoprirlo e poi decidesse di lasciarmi.’
– Noi sapessimo: Ma che dici? Ti pare che prima o poi non avrà sentore di adulterio? Stai fresco! Poi sappiamo come sono gli uomini. Ancora ancora se non lo sapessimo….
– Voi sapeste: Non immaginavo che voi sapeste sempre tutto. Ma a ragion veduta avrei potuto ipotizzarlo. E allora io mi domando e dico: come ho fatto a non rendermene conto prima?
– Loro sapessero: Dai, non farla lunga! Stai zitto, bugiardino che non sei altro! Se gli uomini sapessero tutto allora ….. No, meglio che io resti sul vago.

Congiuntivo trapassato

– Io avessi saputo: Se avessi saputo che mi avrebbero colto sul vivo, sarei rimasta zitta.
– Tu avessi saputo: Se tu avessi saputo saperci fare coi bambini, il rapporto che adesso hai con loro sarebbe migliore.
– Lui avesse saputo: Se Gianni avesse saputo in anticipo che sua nonna gli sarebbe venuta incontro, probabilmente avrebbe comprato la casa di campagna.
– Noi avessimo saputo: Ha venduto la sua dimora perché non voleva che sapessimo che la casa fu ristrutturata in modo così obbrobrioso. Se lo avessimo saputo prima avremmo potuto impedirlo.
– Voi aveste saputo: se non aveste saputo prendere spunto da questa bella storia per farne un film, oggi non sareste qualcuno ad Hollywood.
– Loro avessero saputo: Se avessero saputo che di lì a poco il nemico sarebbe stato sul piede di guerra probabilmente sarebbero stati più attenti. E dire che li avevano avvisati.

Imperativo Presente

– Sappi: Il professore è sempre stato accondiscendente ma sappi che adesso anche per lui la misura è colma.
– Sappia: Mi scusi. Da dove parte il treno per Bologna?

Dovrebbe recarsi al binario tre ma sappia che di volta in volta i treni partono con un ritardo di qualche minuto.

– Sappiate: Okay, sono d’accordo per assumervi come camerieri ma sappiate che dovrete cimentarvi anche in cucina!
– Sappiano: Ma di che cosa si lamentano? Sappiano che ho preso atto di tutte le loro richieste e che ho fatto di tutto per andargli incontro.

Infinito Presente

– Sapere: Vorrei sapere chi crede ancora alle sue supercazzole! Lui non dice altro che frasi fatte di paroloni senza senso!

Infinito passato

– Aver saputo: Dopo aver saputo che alla festa mi sarei dovuta sorbire tutte le lamentele di mia suocera ho fatto finta di essere malata e sono rimasta a casa.

Participio presente

– Sapiente: Tu sola sei sapiente di quello che tutti gli altri ignorano. Te ne capaciti oppure no?

Participio passato

– Saputo: Ho saputo che tu e la tua nuova segretaria sareste diventati amanti ancora prima che lo sapessi tu! Ma stai tranquillo. Le tue tresche non mi tangono più.

Gerundio presente

– Sapendo: Sapendo che non sarà altro che l’ennesima tua infatuazione a breve termine me ne faccio una ragione.

Gerundio passato

– Avendo saputo: Avendo saputo delle tue numerose avventure mi prefissi di ignorarle per non soffrire.

Sapere, potere, riuscire, essere in grado, essere capace, arrivare, farcela

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Buongiorno a tutti e benvenuti su ItalianoSemplicemente.com.

Un episodio utile quello di oggi per capire le differenze di significato tra alcuni verbi. Parliamo in particolare delle capacità. Sono capace di fare qualcosa? Ci riesco? Posso farlo? lo so fare? Sono in grado di farlo? Ci arrivo? Ce la posso fare?

I verbi in questione sono sapere, potere, riuscire, arrivare e farcela. Poi ci sono anche alcune espressioni che possono essere utilizzate al posto di questi veri, che sono “essere capace“, e “essere in grado“.

Questo episodio nasce dal fatto che, frequentando molte chat di stranieri, mi rendo conto delle difficoltà che avete voi non madrelingua italiana.

Gli errori che fanno gli stranieri non sono gli stessi che fanno i ragazzi italiani. E’ anche per questo motivo che trovo molto affascinante questo “mestiere”. Chiamiamolo così, sebbene io mi diverta molto e sia molto motivato nel cercare di capire i vostri problemi e come spiegare o chiarire alcuni concetti.

Allora si diceva dei verbi simili e delle espressioni varie da usare.

Vediamo alcune frasi:

Io no so suonare la chitarra

io non riesco a suonare la chitarra.

Io non posso suonare la chitarra

Io non sono in grado di suonare la chitarra

Io non sono capace di suonare la chitarra

Io non ce la faccio a suonare la chitarra

Dunque se “Io no so suonare la chitarra” significa che non ho la capacità di suonarla, perché nessuno me l’ha insegnato.

Se io “io non riesco a suonare la chitarra“, significa che c’è qualcosa che mi impedisce di suonarla. Forse ho un problema alla mano. Potrei farlo, ma c’è qualcosa che me lo impedisce. C’è qualcosa di personale che mi riguarda. Questo impedimento può essere di qualsiasi tipo, fisico (come un problema alla mano) o anche psicologico. Magari quando ci ho provato il mio insegnante mi diceva sempre che non ero portato, che non avevo le abilità, o magari questo maestro mi stava antipatico, talmente antipatico che ora provo un senso di disgusto verso questo strumento.

Se dico ad esempio che non riesco a studiare con il rumore, sto manifestando una mia debolezza, una mia caratteristica. Non riesco a concentrarmi, non mi mancano le capacità, sarei perfettamente in grado di farlo, ma non con il rumore perché deve esserci assoluto silenzio.  C’è un’incapacità a portare a termine qualcosa per qualche motivo che riguarda me, le mie capacità fisiche o mentali.

Un altro utilizzo di sapere è poi quello della semplice conoscenza. Semplice nel senso di non approfondita (se è approfondita meglio usare il verbo conoscere), tipo:

Sai che sto imparando l’italiano?

Lo so, me l’ha fatto sapere tua madre.

Ma questo non ha niente a che fare con le capacità di fare qualcosa. Si tratta di conoscenza.

Se io “Io non posso suonare la chitarra“, il senso è abbastanza simile a riuscire. Tuttavia il verbo potere si preferisce usare quando sono coinvolte questioni esterne o altre persone. In genere non si tratta di me, ma di altri.

Io non posso suonare la chitarra perché i miei vicini di casa si lamentano del rumore che faccio!

Analogamente:

Andiamo a casa mia a studiare. Puoi venire nella mia macchina, perché c’è posto.

Potete studiare fino a giovedì, perché venerdì facciamo l’esame.

Potete stare tranquilli perché a casa mia non c’è nessuno.

Non possono venire anche le ragazze a casa mia altrimenti mia madre non crederà che stiamo studiando!

Scusi professore, posso andare al bagno?

Vedete che dipende da circostanze esterne e non da me. Queste circostanze possono impedire l’azione stessa.

Per usare riuscire, devo generalmente trovare ragioni personali:

Andiamo a casa mia a studiare. Anche se siamo in 6, se ci stringiamo  riusciamo ad entrare tutti in macchina.

Se riuscite a studiare almeno due ore al giorno fino a giovedì, venerdì farete un bell’esame.

Riuscite a stare tranquilli? Non c’è motivo di essere nervosi!

Il verbo potere però non è del tutto slegato dalle questioni personali. Infatti potere esprime anche la facoltà di fare anche secondo la propria volontà (non è detto solo della volontà di altri o di eventi esterni) mentre il verbo riuscire ha molto a che fare con il risultato, con lo scopo da raggiungere oltre che le abilità personali o con l’esperienza. Quindi se io”posso” fare qualcosa, non significa necessariamente che riesco a farlo bene. E questo potere, questa facoltà, questa possibilità può dipendere anche dalla nostra volontà. Anche questa può fungere da ostacolo. In qualche modo anche la nostra volontà la trattiamo come se fosse un elemento esterno.

Se ti chiedo:

Puoi aiutarmi per favore?

Voglio dire: ne hai voglia? Oppure: hai tempo? Oppure: hai la possibilità di farlo?

Ci sono elementi esterni o anche interni che possono impedirti di aiutarmi. Se dicessi:

Riesci ad aiutarmi?

Questa forma è ammessa, ma è leggermente diversa, perché significa più: Hai le capacità di aiutarmi? Sapresti renderti utile? O al limite anche: riesci a trovare il tempo per aiutarmi?

Un altro esempio:

Ieri avrei dovuto suonare il violino ma non avevo voglia di farlo, oggi invece sto bene, posso suonarlo tutto il giorno senza problemi.

Non ci sono impedimenti, quindi oggi posso farlo, posso suonarlo. In qualche modo è un’azione  che può iniziare, ma magari lo suonerò male (qualità, risultato) ma non ci sono impedimenti. Per questo meglio usare “potere”.

Quindi occorre distinguere non solo tra circostanze esterne e quelle che dipendono solo da me, ma anche distinguere la facoltà col risultato.

Vediamo adesso “essere in grado“:

Io non sono in grado di suonare la chitarra

Essere in grado è equivalente a “riuscire” e sottolinea ancora di più il fatto che dipende da noi stessi e non da altre persone o da fattori esterni. Trova il suo utilizzo ottimale con la negazione: “non sono in grado”, che è ancora più forte di “non riesco”.

Non sono in grado di suonare la chitarra sembra precludere anche ogni possibilità futura.

Analogamente:

“Non sono in grado di mentire” è come dire che manca qualcosa di fondamentale, o c’è qualcosa di troppo che mi impedisce di mentire: il mio carattere, la mia mentalità, la mia educazione. Difficile che in futuro io possa riuscire a mentire.

Non essere in grado di fare una cosa può significare quindi che mancano le capacità.

Si capisce ancora meglio con altri esempi:

Le persone poco intelligenti non sono in grado di risolvere esercizi complicati

I bambini molto piccoli non sono in grado di capire le battute ironiche

Mio nonno di 95 anni non è in grado di usare Whatsapp.

Infine c’è “essere capace“, che chiama in causa la capacità.

Io non sono capace di suonare la chitarra

E’ esattamente come “sapere“: manca la capacità, quindi non so farlo, perché nessuno mi ha insegnato e quindi non ho imparato a farlo. Se non sai fare una cosa non sei capace di farla.

Però “non essere capaci” si usa spesso anche per evidenziare pregi o difetti personali.

Non sono capace di mentire, è più forte di me!

Ecco, in questo caso indico la mia incapacità nel mentire, che deriva evidentemente dal mio carattere, dalla mia cultura, educazione, eccetera. E’ un mio pregio. Ma si usa anche e forse ancor di più per evidenziare i difetti, tipo: “I giovani di oggi non sono capaci di parlare correttamente” o “non sono capaci di prendere decisioni”.

Quindi rispetto a “non essere in grado”, che si usa soprattutto per evidenziare la mancanza di qualcosa, “essere capace” si preferisce usarlo per evidenziare pregi e difetti.

Se torniamo a “non essere in grado”, è interessante notare che la mancanza di qualcosa che ti impedisce di fare qualcosa può anche avvenire usando il verbo “arrivare“:

Si usano spesso frasi di questo tipo:

Non ci sono arrivato!

Mio fratello non capisce la matematica. Non ci arriva proprio!

Ma possibile che non arrivi a capire che sono infelice?

Ci sei arrivato finalmente!

Scusa, perché devo dirti che ti amo tutti i giorni? Aiutami a capire ché non ci arrivo!

E’ un modo informale e spesso può essere offensivo (se parliamo con altre persone) di evidenziare una mancanza, un’incapacità nel capire, nel comprendere. La cosa è troppo difficile per lui o lei. Non ci arriva!

Di solito “arrivare” si usa in senso materiale. Ad esempio se arrivo con la mia mano a prendere il sale lo prendo, altrimenti ti dico:

Scusa, mi passi il sale per favore ché non ci arrivo?

In modo figurato “non arrivare a capire” fa pensare ad uno sforzo per capire, come ad indicare delle capacità mentali limitate.

Ho bisogno d’amore, stupido, non ci arrivi?

E’ come dire: le tue capacità mentali sono abbastanza sviluppate per capire che ho bisogno di amore?

Vale la pena di vedere anche il verbo “farcela“, un verbo pronominale che significa “avere successo”, “riuscire a fare qualcosa”. L’uso è prevalentemente informale e il senso è simile a “riuscire”.

Quindi è simile a riuscire e si usa per evidenziare anche in questo caso lo sforzo nel raggiungere e nel non raggiungere (nel caso di NON FARCELA).

ad esempio:

Ce la fai a scrivere con la mano sinistra?

Non ce la faccio a lavorare 10 ore al giorno.

Non ce la faccio più a sopportarti!

Se usassi “essere capace” posso essere offensivo:

Sei capace di scrivere con la mano sinistra?

Invece io voglio sottolineare il raggiungimento di un obiettivo (scrivere con la sinistra) con uno sforzo, e non il tuo difetto. Non voglio offenderti. Per lo stesso motivo non uso il verbo “arrivare”.

Potrei usare il verbo riuscire senza problemi.

Il verbo potere non è adatto perché si parla di abilità personali, Non ci sono fattori esterni o altre persone.

Posso usare anche il verbo sapere:

Sai scrivere con la mano sinistra?

Posso farlo perché sapere come detto si usa quando impariamo a fare qualcosa.

Facciamo un esercizio di ripetizione adesso:

Bogusia: Scusa, puoi spostarti per favore?

Anthony: No, non posso, ho una gamba incastrata.

Bogusia: Hai provato?

Anthony: Sì, ma non ci riesco proprio, è incastrata bene!

Bogusia: Prova a tirare forte la gamba indietro!

Anthony: Non so se riesco a farlo, ho paura che mi faccio male!

Bogusia: Dai prova ancora! Ce la puoi fare!

Anthony: Ho detto che non ci riesco, ci arrivi a capirlo?

Anthony: Piuttosto, aiutami invece di parlare! Ne sei in grado?

Bogusia: No, non riesco a  sollevare grossi pesi! Non ho la forza! Dai, tira! Prova ancora!

Anthony: Senti un po’, ma sei capace a star zitta un attimo?

Bogusia: Potrei, se solo volessi, ma non essendo in grado di aiutarti fisicamente, almeno posso darti dei consigli!

Anthony: Io non ce la faccio più con te! Chiama aiuto!!!

341 – Che tu sappia

File audio disponibile per i membri dell’associazione Italiano Semplicemente  (ENTRA)

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Trascrizione

Giovanni:

Che io sappia

che tu sappia

che lui sappia

che noi sappiamo

che voi sappiate

che loro sappiano

Sapere come si usa il verbo sapere in questo caso?

Mi riferisco al congiuntivo presente del verbo sapere, molto usato quando si chiedono informazioni.

Scusa, mi sai dire dov’è Giovanni?

Risposta:

Che io sappia, oggi usciva alle 13, quindi ancora dovrebbe essere in ufficio.

Che io sappia” significa, in questa frase,”per quanto ne so io“.

In pratica si sta dando una risposta, cercando però di spiegare che le proprie conoscenze potrebbero essere sbagliate. E’ come dire: “io so che lui oggi usciva alle 13, ma non so se poi ha cambiato idea” ad esempio. Questo è uno dei modi per usare il congiuntivo.

Insomma non si tratta di risposte certe, sulla quale si possa fare affidamento completo. Non si usa però con tutti:

Si usa anche con tu:

Che tu sappia, Giovanni è ancora in ufficio?

é come dire: non voglio la certezza, ma tu cosa ne sai? Hai qualche informazione in merito? Hai saputo notizie da lui o da qualcun altro?

La risposta non è impegnativa.

Potrei anche chiedere semplicemente: Giovanni è ancora in ufficio?

Se chi risponde è sicuro della risposta può dire:

Sì, l’ho appena visto!

Certo, ci ho appena parlato

No, oggi non è venuto

Se invece non è sicuro ma sa qualcosa può dire:

Che io sappia oggi non veniva in ufficio, però controlla, non si sa mai.

Difficile usare “che lui sappia” o “che lei sappia” perché questa modalità si usa per dire un’opinione personale o per chiederla ad un’altra persona.

Posso dire “che lei sappia” ma sto dando del lei ad una persona anziché del tu.

Non si usa neanche con noi: “che noi sappiamo”. Si preferisce in questi casi usare al limite:

“Per quanto ne sappiano noi”.

“Che voi sappiate” invece si usa spesso perché si stag facendo una domanda a un gruppo di persone (almeno due):

Ciao ragazzi, che voi sappiate oggi si va a cena a Roma vero?

Una possibile risposta:

Per quando ne sappiamo noi sì, la cena è confermata per le ore 21.

Ugualmente “che loro sappiano” è difficile usarlo, semplicemente perché non posso parlare a nome di altri.

Qui di “che io sappia” è l’inizio di una risposta non impegnativa e “che tu sappia” sono l’inizio di risposte sulle quali si dichiara il proprio stato di conoscenza dei fatti, senza avere alcuna certezza che sia la risposta giusta.

Khaled: Io vorrei rivendicare il diritto di non usare il congiuntivo!

Komi: esistono dei modi per evitare il congiuntivo forse?

Xiaoheng: ne esistono parecchi. Date un’occhiata all’episodio “come evitare il congiuntivo“, non fosse altro che per rivedere un episodio molto utile.