Uso di “Ce ne” per esprimere quantità con enfasi

Uso di “ce ne” e “ne” (ep. 1185)(scarica audio)

Trascrizione

Ciao a tutti e benvenuti!

Oggi vediamo insieme un’espressione molto usata dagli italiani, specialmente quando vogliono sottolineare una quantità rilevante, o un livello elevato di qualcosa. In generale si può usare per evidenziare qualsiasi cosa di esagerato.
Parliamo dell’uso di “ce ne”.

Ne abbiamo parlato altre volte, ad esempio nell’episodio dedicato a “ce ne vuole” e anche in quello dedicato a “ce ne fossero“. Riguardo alla singola particella “ce”, non dimentichiamo poi l’episodio dedicato, che risale al 2017.

L’episodio di oggi è vicino al primo di questi tre episodi.

Vediamo cosa intendo per utilizzo nel caso di esagerazione e quantità:
Es:
Ce ne manca ancora di tempo alla riunione dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente!

Qui l’idea è che “ce ne” anticipa una quantità non specificata ma rilevante, grande. In questo caso parliamo di tempo che manca alla riunione dei membri, che sarà a settembre e si terrà in Umbria.

Ce ne manca di tempo! = manca ancora tanto tempo!
Versione neutra o meno enfatizzata:
Manca ancora molto tempo.
Altro esempio:

Ce ne sono di ragazze da queste parti!

Qui “ce ne sono” mette l’accento sulla quantità. È come dire: “altroché se ce ne sono!”.
Versione meno enfatica:

Ci sono molte ragazze qui.

Quella con “ce ne” spesso può assumere la forma di una domanda retorica quasi a chiedere una conferma a qualcuno.

Es:
Certo che ce ne vuole di pazienza per sopportarti! No?

Cioè: ne serve davvero tanta!
Versioni neutra:
Serve molta pazienza.

Ce n’è di gente al mare oggi!

Cioè: c’è tantissima gente!

Versione neutra: c’è tanta gente al mare!

Insieme, “ce ne” si usa quindi per introdurre con forza la quantità di qualcosa, prima del verbo.

Ce ne sono di problemi in quella famiglia!

Sottintende: molti e seri!

Versione neutra: Ci sono molti problemi in quella famiglia.

Ce ne vuole di coraggio per fare una cosa del genere!

Cioè: ci vuole tantissimo coraggio.

Versione neutra: Serve molto coraggio per fare una cosa del genere.

Ce n’è di traffico oggi!

Cioè: ce n’è tantissimo, troppo!

Versione neutra: C’è molto traffico oggi.

Ce ne metti di tempo a rispondere ai messaggi, eh!

Allude ironicamente al fatto che ci metti tanto tempo.

Versione neutra: Impieghi molto tempo a rispondere ai messaggi.

Vediamo adesso:
Eh sì, ne hai di fantasia!
Ne hai tanta, magari anche troppa!

Non vi sarà sfuggito che stavolta manca la particella “ce”.

“Ne” a volte da sola può bastare, dipende dal verbo che segue e se si parla in modo impersonale o meno. Ci sono casi in cui si usano entrambe le forme, anche se non ci sarebbe bisogno di “ce”.

Es:
Ce ne metti di tempo a rispondere ai messaggi, eh!
Ne impieghi di tempo a rispondere ai messaggi, eh!

Ce ne vuole di tempo!
Ne serve di tempo!
Ne occorre di tempo!

Ce ne manca di tempo ancora!

Ne manca di tempo ancora!

Ne hai di coraggio, eh!
(ce) ne metti di parmigiano sulla pasta tu! Non ti farà male?

Certo che ne mangi di carne tu!

Avrete notato anche che spesso la frase inizia con “certo che…“.

Questo serve a rafforzare ulteriormente il tono, dando un tocco di sorpresa, ammirazione, incredulità o anche rimprovero.
Oppure serve per far suonare l’esclamazione più viva.

Certo che ce ne vuole di pazienza con te!

Certo che ne hai di fantasia!

Certo che ce ne sono di persone strane al mondo!

“Certo che…” qui non significa davvero “è sicuro che…”, ma è più un modo per introdurre un commento colpito, ironico, a volte anche un po’ critico.

Quindi, la prossima volta che vuoi dire che qualcosa abbonda o che scarseggia, puoi farlo usando questa forma, con “ne” o “ce ne” , a seconda del caso. Provateci, fa molto italiano!

Adesso ripassiamo.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Marcelo: Sapete che tra due giorni inizia il conclave per eleggere il nuovo pontefice? Speriamo che esca presto la fumata bianca! Comunque io so chi vincerà!

Estelle: Meglio non iniziare a far nomi già da adesso perché quando si comincia a pontificare senza cognizione di causa si rischia di passare il segno.

Anne Marie: Facciamoci il segno della croce comunque, perché ci manca poco. I politici cominciano già a esprimere preferenze e questo non è un buon segno per niente.

Julien: infatti, non dico che da qualche parte vorrebbero eleggere un papa guerrafondaio ma poco ci manca!

Ulrike: Io, intanto, smanetto con Twitter per capire cosa bolle in pentola, ma questa elezione è tutto un programma!

Khaled: Sfido io! Con questi chiari di luna in tutto il mondo! Con tutto che Papa Francesco si è speso profusamente in appelli alla pace.

Angela: Vedremo. Poi noi a bocce ferme potremo commentare.

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Il verbo combinare

Il verbo combinare – (ep. 1184) (scarica audio)

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Trascrizione

Cari amici di Italiano Semplicemente, oggi parliamo di un verbo che si usa moltissimo: il verbo combinare!

Già dal suono capiamo che c’entra qualcosa con l’unione, con il mettere insieme. E infatti, “combinare” significa proprio “mettere insieme”.

Ma attenti, perché questo verbo è come un attore: ha tanti ruoli diversi. Vediamoli uno per uno, con esempi, ovviamente.


1. Combinare = mettere insieme

Questo è l’uso più “innocente” del verbo.

  • Giovanni e Marcelo hanno dovuto combinare bene tutti gli appuntamenti, altrimenti rischiavano di accavallarli.

Qui “combinare” è usato nel suo senso organizzativo e armonizzante: mettere insieme le cose in modo ordinato, senza creare confusione o sovrapposizioni. Il verbo “accavallare” è perfetto come controparte: vuol dire mettere una cosa sopra un’altra, in questo caso appuntamenti sovrapposti, un classico da agenda impazzita! Esempio alternativo:

Se non avesse combinato bene gli orari, Giovanni si sarebbe trovato a parlare con due persone contemporaneamente… e magari in due lingue diverse!

Altro esempio:

La combinazione dei colori usata non è di mio gradimento.

Qui invece “combinazione” è un sostantivo e si riferisce all’accostamento, cioè come i colori sono stati messi insieme.
È un uso molto comune in ambito estetico, nel design, nella moda. E sì, anche quando ti fanno indossare quella camicia a fiori gialla su pantaloni verdi…

In questi casi si usa anche abbinare.

Possibile alternativa:

Chi ha scelto questa combinazione cromatica? Era bendato forse?

Insomma, quando unisci cose diverse in modo possibilmente armonico, stai combinando.

2. Combinare = organizzare

Quando gli italiani organizzano qualcosa, “combinano”

Hai combinato tu l’incontro tra Angela e Albéric? Che bel colpo!

Frase perfetta e molto naturale! Qui “combinare” è usato nel senso di organizzare un incontro (in modo quasi strategico), ed è anche leggermente ammiccante, come se tra Angela e Albéric potesse esserci qualcosa di più… magari un interesse comune… magari qualcosa di romantico?

Il finale “Che bel colpo!” rafforza l’idea che l’incontro sia stato ben riuscito o addirittura astuto, come se fosse stato un colpo da maestro.

Insomma, sembra quasi che tu abbia fatto da cupido diplomatico!

3. Combinare = fare un guaio
Combinare si usa anche per dire che hai fatto un pasticcio, un disastro, un errore!

Cosa hai combinato stavolta?

Frase classica da mamma, insegnante o collega esasperato.

Giovanni ha combinato un disastro con il muretto del giardino! Ora l’inferriata è legata con la corda…

Abbiamo combinato un bel casino con le foto del calendario di marzo. Abbiamo messo la bandiera sbagliata!

4. Combinare = ottenere un risultato (o no)

In questo senso, spesso in frasi negative:

Non ho combinato nulla oggi!

Giornata Improduttiva.

Alla fine, con quel progetto non si è combinato niente.

Un modo più elegante ma sempre informale per dire: tutto inutile, un buco nell’acqua!

Ci sono poi alcune espressioni tipiche. Es:

Ne ha combinata un’altra delle sue!

Cioè: l’ha fatta grossa di nuovo. Evidentemente questa persona è solita combinare guai.

Questa è un’altra frase tipica:

Non combinare guai!

Cioè: stai buono! Non fare pasticci.

C’è anche:

Combinare un matrimonio

Cioè organizzare un’unione, alla vecchia maniera!

Spessissimo si può usare anche il verbo fare. Non cambia il significato:

Combinare/fare guai

Combinarne/farne di tutti i colori

Combinarne/farne di cotte e di crude.

Hai combinato/fatto un casino.

Ho combinato/fatto un affare.

A volte il verbo si usa anche con l’ausiliare essere e ha un significato del tutto particolare, molto colloquiale e spesso ironico. In questo caso, “essere combinato” è uno stato, non un’azione, e funziona come un aggettivo, proprio come dire “sei messo male” o “sei conciato così così”.

Es:

Come sei combinato oggi! Hai i capelli da tutte le parti e due calzini spaiati!

Cioè: Sembri uscito da un uragano!

Dopo la festa eri proprio combinato male…

Avevi un aspetto distrutto, disordinato, magari anche un po’ ubriaco!

Sei combinato proprio bene: tutto elegante e profumato! Dove vai, a un matrimonio?

Qui usato ironicamente al contrario, per sorprendersi di un aspetto curato.

Infine fate attenzione al genere nel participio passato!

  • Ne ho combinata una grossa!
  • Maria ne ha combinata una delle sue!

Si usa “combinata” perché si sottintende “una cosa” (femminile).

Qualche esempio per chiudere:

  • Il collega Paravati ha combinato un incontro con l’ambasciatrice. Poi ha dimenticato di andarci. Classico!
  • Angela ha combinato un guaio col foglio Excel: adesso i conti tornano… ma in lire, non in euro.
  • Ulrike ha combinato un bel casino per la cena dell’associazione: nessuno ha capito dove fosse il ristorante!
  • Giovanni voleva solo sistemare la casa, ma ha combinato un pasticcio che non vi dico.

Facciamo un piccolo quiz finale (per ripassare giocando!)
Completa le frasi con la forma giusta di “combinare”:

  1. Stamattina ho _______ un disastro in cucina: il caffè è finito nel cassetto delle posate!
  2. Che cosa hai _______ ieri con quei file audio?
  3. Speriamo di _______ qualcosa di buono per l’incontro di settembre.
  4. Ne abbiamo già _______ abbastanza, adesso stiamo buoni!

Soluzioni:

  1. ho combinato
  2. combinato
  3. combinare
  4. combinate

Adesso un bel ripasso di qualche episodio passato. Senza combinare casini, mi raccomando!

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente

Hartmut: mi metto subito all’opera senza aspettare nessun altro associato, col timore di camminare su un crinale pericoloso se venissi criticato.

Marcelo: quando il capo chiama, nessuno può fare a meno di darsi da fare. C’è una rosa di amici che fa parte della nostra associazione pronta a dare il proprio contributo. Poi Gianni dovrà combinarli nel modo giusto.

Karin: a me sembra che qualcuno abbia oltrepassato il segno pensando di fare tutto il ripasso da solo. Alludo a Hartmut se non si fosse capito.

Christophe: io sono disposto a correre il rischio di combinare un guaio, ma non posso farne a meno di partecipare. Per me si tratta di un imperativo categorico.

Julien: anch’io devo dire la mia! Questo dei ripassi è un modo per spronarci a non dimenticare ciò che abbiamo imparato e a ricordare le sette regole d’oro che i più sicuramente ricordano.

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Accadde il 9 aprile: e quindi uscimmo a riveder le stelle

E quindi uscimmo a riveder le stelle (scarica audio)

Trascrizione

Buongiorno e benvenuti in questo nuovo episodio di Italiano Semplicemente della rubrica “accadde il”. Oggi però dovrei togliere una “d” perché l’episodio si riferisce alla giornata Odierna: 9 aprile 2025.

Oggi, 9 aprile 2025, Re Carlo d’Inghilterra entra nel parlamento italiano (è la prima volta per un re/regina d’Inghilterra). Ha fatto anche un bel discorso, in parte proprio in lingua italiana, e ha pronunciato, in chiusura, questa frase: E quindi uscimmo a riveder le stelle.

Com’è da interpretare? Perché l’ha pronunciata? Per fare bella figura? Per omaggiare l’Italia? Vediamo.

La frase “E quindi uscimmo a riveder le stelle” è uno dei versi più celebri della Divina Commedia di Dante Alighieri, esattamente l’ultimo verso dell’Inferno (Canto XXXIV, verso 139).

È un momento di grande potenza simbolica: dopo un lungo e oscuro viaggio attraverso l’inferno (ricordate la selva oscura?), Dante e Virgilio risalgono faticosamente fino a tornare alla luce del cielo stellato.

Quel “riveder le stelle” è il segno della speranza, della rinascita, della salvezza dopo le tenebre. L’aggettivo “oscuro“, è importante dirlo, viene spesso usato per descrivere un periodo storico negativo, ed oggi ne stiamo vivendo uno direi abbastanza oscuro.

Allora oggi, re Carlo III d’Inghilterra, durante il suo storico discorso al Parlamento italiano, quando ha citato questo verso, lo ha fatto anche per sottolineare la speranza e la forza del legame tra Regno Unito e Italia, e soprattutto direi per dare un messaggio di fiducia verso il futuro, evocando l’immagine di un’uscita comune dalle difficoltà, da questo periodo oscuro, verso una nuova luce.

È stato anche un richiamo colto e potente alla cultura italiana; anche un omaggio naturalmente, ma anche un modo elegante per connettere passato e presente, letteratura e politica, emozione e diplomazia.

Quel “quindi” è molto adatto a dare una linea di separazione più netta tra passato e futuro, tra prima e dopo, tra l’oscurità e la luce. Molto di più rispetto alla sola “e” (e uscimmo a riveder le stelle) oppure a “e così uscimmo a riveder le stelle” (ci sarebbe il senso di qualcosa di ovvio, di normale) e anche rispetto a “e poi uscimmo a riveder le stelle”. In quest’ultimo caso si trasmette un senso di continuità, cioè l’esatto opposto rispetto a “quindi“, che porta con sé un senso di conclusione inevitabile di quanto è accaduto prima, e di passaggio quasi solenne alla fase successiva.

Il verbo “rivedere” è molto interessante, soprattutto in questo contesto poetico.
Non significa semplicemente “vedere di nuovo”, (es: quando ci rivediamo? Ci rivediamo domani), in senso meccanico, ma può avere, come in questo caso, una sfumatura più profonda: è il tornare a godere della vista di qualcosa che ci era mancato.

Nel caso di Dante, “riveder le stelle” non è solo un’azione visiva: è un’esperienza emotiva, un ritrovare la speranza dopo l’oscurità.

La scelta di non scrivere “vedere” ma “rivedere“, per Dante, è importantissima, perché sottolinea la separazione temporanea dalla luce e il gioioso ritorno.

Allo stesso modo, re Carlo III ha citato questa frase proprio per evocare questa idea: non solo vedere la luce, ma rivederla, tornare a vederla dopo un periodo difficile, di incertezze o di distanza, e farlo insieme (noi uscimmo).

È un invito alla speranza condivisa, a una nuova fase luminosa nelle relazioni fra i popoli.

Inoltre, vi faccio notare anche la costruzione “a riveder le stelle” — con la e finale mancante (tipico della poesia), che rende il ritmo più fluido e immediato. Anche questo contribuisce alla musicalità e alla forza evocativa del verso.

Poi Dante usa il passato remoto: uscimmo. “Uscimmo” è la forma del verbo “uscire” al passato remoto, coniugato alla prima persona plurale (noi). Significa, come detto, “noi uscimmo”, cioè “noi siamo usciti” o “noi fummo fuori”.

Il passato remoto, usato nella letteratura italiana classica, è spesso impiegato per eventi che si riferiscono a un passato che è remoto, appunto, cioè passato da molto tempo, o per dare un tono più solenne al racconto, come nel caso della “Divina Commedia”.

Infine, l’uso della preposizione “a” come lo vedete?

Dante avrebbe anche potuto usare “per” (per riveder le stelle) ma indubbiamente con “a” la frase suona meglio, e inoltre, potrei aggiungere che l’uso di “per” avrebbe enfatizzato troppo l’idea di scopo o finalità (ossia, l’uscita dall’Inferno sarebbe stata motivata dal desiderio di vedere di nuovo le stelle, con una connotazione di scopo un po’ troppo pratico e diretto). Allora meglio usare “a”, che in questo caso conferisce una dinamicità e un senso di movimento verso un luogo che è tanto fisico quanto metafisico, come se l’uscita dall’Inferno fosse anche un viaggio verso una rivelazione o una meta più alta.

Insomma, considerando la brutta situazione che il mondo sta vivendo in questo momento, speriamo che un giorno, parlando di questo periodo oscuro che stiamo vivendo, potremmo anche noi dire “e quindi uscimmo a riveder le stelle”.

I dazi – ripasso dei recenti episodi

I dazi (scarica audio)

Trascrizione

Buongiorno e benvenuti in questo nuovo episodio di Italiano Semplicemente all’interno della rubrica “due minuti con Italiano Semplicemente”. Trattasi di un episodio di ripasso. Parliamo dei dazi, argomento talmente alla moda recentemente che anche noi, non possiamo non parlarne. Vediamo qualche frase in cui userò le ultime cose imparate insieme.

1. Avere il polso della situazione — Per imporre dazi efficaci, bisogna avere il polso della situazione e conoscere bene le dinamiche internazionali.

2. Ove mai— Ove mai l’Europa rispondesse con nuovi dazi, la tensione commerciale salirebbe alle stelle.

3. Andirivieni — L’andirivieni di accuse tra Stati Uniti e Cina sui dazi sembra non avere fine.

4. Bruscolini — Per Trump, i dazi miliardari non sono bruscolini, ma armi strategiche.

5. Rispondere per le rime — L’Unione Europea ha deciso di rispondere per le rime ai dazi statunitensi sul vino.

6. Non stare in piedi— La giustificazione dei dazi americani sull’acciaio europeo proprio non sta in piedi.

7. Dare in pasto— Trump ha dato in pasto ai suoi elettori la narrazione dei dazi come soluzione a tutti i mali.

8. Il viterbese — Anche il viterbese produttore di nocciole teme le ripercussioni dei dazi americani.

9. Il casertano esportatore di mozzarella è finito nel mirino dei dazi USA.

10. Prova e riprova— Prova e riprova, Trump ha convinto il Congresso a sostenere nuovi dazi sulla Cina.

11. Il siparietto— Il siparietto tra il presidente e il ministro del commercio ha lasciato intendere nuove tariffe in arrivo.

12. Il teatrino — Il teatrino dei negoziati sui dazi sembra fatto apposta per confondere l’opinione pubblica.

13. Non ho capito io!— Ma non ho capito io! I dazi non dovevano proteggere i nostri prodotti?

14. L’impossibile — Stanno facendo l’impossibile per evitare una guerra commerciale totale.

15. La qualunque— Trump sarebbe disposto a mettere dazi su “la qualunque”, pur di dare un segnale forte.

16. Chiamarsi fuori — Alcuni Paesi europei cercano di chiamarsi fuori dalla battaglia dei dazi.

17. Dare forfait— La delegazione cinese ha dovuto dare forfait all’ultimo round di trattative.

18. Il discrimine — Il discrimine tra protezionismo e ritorsione è ormai sottilissimo.

19. La discriminante — La provenienza dei prodotti è diventata la discriminante per l’applicazione dei dazi.

20. Distinguersi per— Trump si è sempre distinto per la sua politica aggressiva sui dazi.

21. Essere in rotta di collisione— USA e UE sono ormai in rotta di collisione per la questione dei dazi tecnologici.

22. Uno spaccato— La disputa sui dazi offre uno spaccato delle tensioni geopolitiche attuali.

23. Coincidere — Gli interessi dei produttori americani coincidono con la politica dei dazi di Trump.

24. Combaciare — Le promesse elettorali di Trump combaciano perfettamente con l’aumento dei dazi.

25. Coincidenza — Che coincidenza: proprio prima delle elezioni sono stati annunciati nuovi dazi!

26. Scalo — Lo scalo portuale di Shanghai è congestionato dai container bloccati dai dazi.

27. Crinale — La politica dei dazi si muove su un crinale pericoloso tra protezionismo e isolamento.

28. Andazzo — Con l’andazzo attuale, i dazi rischiano di diventare la norma nel commercio globale.

29. Tenere botta— L’industria europea cerca di tenere botta nonostante i dazi americani.

30. Tenere duro— I produttori italiani decidono di tenere duro di fronte ai dazi USA.

31. Chi di dovere— Chi di dovere dovrebbe intervenire per evitare l’escalation dei dazi.

32. Chi so io— Se i dazi non verranno ritirati, chi so io non resterà a guardare.

33. L’imperativo categorico— Per Trump, l’imperativo categorico è difendere l’economia americana con i dazi.

34. Per il rotto della cuffia — L’accordo è stato raggiunto per il rotto della cuffia, evitando nuovi dazi.

35. La rosa — La rosa dei Paesi colpiti dai dazi si allarga ogni giorno di più.

36. I più— I più non avrebbero creduto, prima delle elezioni, che Trump si sarebbe spinto fino al punto di farsi baciare il sedere..

37. Temporale — Sembra un temporale passeggero, ma i dazi potrebbero lasciare danni permanenti.

38. Temporaneo — L’esenzione dai dazi concessa all’Europa è solo temporanea.

39. Metti che… — Metti che la Cina alzi i dazi sulle auto americane: sarebbe il caos.

40. Il motivo del contendere— Il motivo del contendere sono i dazi sul settore tecnologico.

41. Il pomo della discordia — I dazi sul vino francese sono diventati il pomo della discordia nelle relazioni transatlantiche.

42. Il connubio — Il connubio tra protezionismo e retorica patriottica alimenta la politica dei dazi.

43. Destare — L’annuncio di nuovi dazi ha destato preoccupazione tra gli esportatori.

44. Metterci il carico da 11 Dopo le prime tariffe, Trump ci ha messo il carico da 11 con dazi aggiuntivi.

45. Il coacervo — La questione dei dazi è solo un tassello del coacervo di tensioni internazionali.

46. Specificamente — I dazi colpiscono specificamente i settori dove gli USA vogliono rafforzarsi.

47. Specificatamente — Le tariffe sono state pensate specificatamente per penalizzare le importazioni cinesi.

48. Pensare bene di… — Trump ha pensato bene di rilanciare la guerra dei dazi a ridosso delle elezioni.

Bene, spero che il messaggio sia arrivato a destinazione. Il messaggio è che ogni espressione o verbo o locuzione o parola particolare che trovate su italiano semplicemente potete usarla parlando di qualsivoglia argomento. Basta un po’ di fantasia.

Alla prossima!

Briscola e Mister X (2° episodio di ripasso)

Briscola e Mister X (2° episodio di ripasso)

audio in preparazione

Trascrizione

Briscola e mister X

In questo episodio, ripassiamo qualche episodio passato, appartenenti prevalentemente alla rubrica “accadde il...”. Lo facciamo facendo un po’ di ironia e di immaginazione.

C’era una volta, in una galassia lontana lontana (direi oltreoceano!) un presidente intergalattico di nome “Briscola”, seduto sul suo “scranno” dorato, orbitante attorno alla galassia denominata recentemente “io so io e voi non siete un dazio”.

Un giorno, Briscola annunciò che avrebbe messo in atto duri provvedimenti con dazi pesanti sui prodotti provenienti dai pianeti più lontani, come il vino di Saturno e lo champagne di Venere.

Con i dazi, per tutti sono ca…i” amava dire Briscola. Accanto a lui, mister X osservata divertito (Per la cronaca, tutti lo chiamavano mister K, dove K sta per Ketamina, la sua passione).

Mente parlava in pubblico qualcuno commentava:
“Ha detto dazi o ha detto ca…?”

Insomma, c’era anche chi capiva fischi per fiaschi.

Gli esseri terrestri devono bere solo il nostro champagne!” proclamò, mostrando i denti con un sorriso da gradasso, orgoglioso come un “partenopeo” abituato a comandare in un regno di stelle.

Il giorno dopo, però, il suo piano galattico sembrò essere messo in discussione da lui stesso. I prodotti provenienti da Venere, inclusi gli champagne venusiani, non sarebbero stati toccati dai dazi. Questo almeno recitava una circolare intergalattica che smentiva il decreto del giorno precedente. Ma come, Briscola aveva cambiato idea?

Ah, “eppur si muove” commentò qualcuno nel suo staff, vedendo la sua politica andare e tornare come una navetta spaziale che gira in tondo senza mai arrivare a destinazione.

Dall’altra parte della galassia. Le astronavi elettriche di Mister X, prodotte sulla luna, sono state appena soppiantate  da quelle alimentate a Ketamina, che erano però al centro di una discussione accesa. Briscola prima era per le astronavi a scoppio, poi è diventato improvvisamente a favore anche di quelle lì. Chi ci capisce è bravo!

Briscola, però, non si fermò.

Quando si trattò di imporre dazi sui prodotti provenienti da Saturno, come sulle famose “rose di Saturno” (un vino raro di cui i briscoliani andavano matti), sembrò pronto ad attraversare il Rubicone interstellare. La sua politica assunse toni sempre più pessimistici, come se ogni stella nel cielo fosse una minaccia.

Nonostante le contraddizioni, Briscola continuava a giocare la sua partita: un carico da 11 messo di qua, un altro di là, senza mai sapere se il prossimo colpo sarebbe stato vincente o perdente. Ogni dichiarazione, infatti, sembrava un’ulteriore carta giocata senza troppa riflessione sul futuro, come se non ci fosse un domani, lasciando il destino dell’intera galassia in bilico, come in una mano di carte dove il mazzo è continuamente mischiato.

Quando si parlava dei dazi sui meteoriti provenienti da Urano, Briscola annunciò che avrebbe risolto la questione “in modo definitivo”, non come il governo precedente, che sin dal famoso attacco ai pianeti gemelli dell’11 settembre 3056, causò una sequela di guerre interminabile.

Poi però cambiò idea come se avesse pescato una carta sbagliata. “Non ho mai detto questo! Così è se vi pare,” dichiarò con un’alzata di spalle.

La sua politica sembrava sempre più come un moto continuo di atti e provvedimenti senza fondamento, in balia di scelte rapide e incoerenti. L’ultima sua trovata è fare di Giove un’oasi per ricchi, con addirittura la carta igienica prodotta con ex monete ucraine! (un pianeta ormai scomparso da tempo). Questo almeno è quanto battuto dalla agenzie di stampa stamani.

La sua squadra osservava, incredula, mentre Briscola si lanciava in una nuova dichiarazione dopo l’altra. “Chi semina vento, raccoglie tempesta” si iniziava a vociferare nella stanza dei bottoni.

Qualcuno si sbottonava di più, fino a paventare una rivolta popolare, mentre il gioco continuava. Era un continuo andirivieni di cose dette e smentite: un giorno Briscola si dichiarò martire di un sistema che non capiva, il giorno dopo sembrava pronto a mettere a tacere tutti, come se la partita fosse stata vinta senza nemmeno giocarla. Però intanto serpeggiavano dissensi anche tra le sue fila. Che la congiura fosse vicina?

Nel frattempo, mentre le redini del mondo sembravano ancora in mano a Briscola, alcuni dei suoi oppositori lo guardavano e vedevano in lui un personaggio vittima e subalterno delle circostanze, incapace di mantenere una rotta stabile.

Ogni sua mossa faceva parte di un canovaccio di una commedia che cambiava ad ogni atto, come un affresco che assumeva forme diverse a seconda della luce.

Sin dal momento del suo avvento i democratici erano stati banditi dalla sua galassia e esiliati sul pianeta che aveva chiamato “MAGA” nel lontano 2025. MAGA sta per “Make Asteroids Great Again“. Che volete, Briscola aveva una passione per gli asteroidi.

Ma il vero banco di prova di Briscola sapete quale era? Era la guerra tra Marte (che rappresenta la morte) e Venere (l’amore), che aveva promesso di risolvere in due minuti. Nel frattempo erano passati più di mille anni però…

Nonostante tutto, Briscola rimaneva ancora sulla cresta dell’onda, come un pioniere dell’universo, pronto a sfidare ogni stella che gli si parava davanti.

Nel frattempo, la partita continuava, con Briscola che, come sempre, si faceva interprete della sua visione del gioco: imprevedibile, ma sempre pronto a nuove scommesse, mai banale e mai coerente.

La borsa americana, nel frattempo, era in caduta libera. Ma Briscola glissava come niente fosse, anche perché Mister X stava finalmente issando la sua bandiera su Marte in galassia-visione!

Ma… sorpresa! Marte era abitato! “Sono solo piccoli uomini inutili”, diceva Mister X. Gli abitanti del pianeta rosso erano in odore di guai, e Briscola annunciava: “o fate subito fagotto dal pianeta o sarà una Ecatombe!)  ma inaspettatamente, mossi da spirito garibaldino e incuranti del “bau bau biondo che fa impazzire il mondo”, fecero fare fagotto a Mister X mandando a carte 48 il suo piano.

Morale della favola: chi la fa l’aspetti!

accadde il

L’incontro del secolo (episodio di ripasso)

L’incontro del secolo (episodio di ripasso) – scarica audio – 

Trascrizione

trump e zelensky

In questo episodio, dedicato all’incontro tra Trump e Zelensky di qualche giorno fa, ripassiamo qualche episodio passato, appartenenti prevalentemente alla rubrica “accadde il...”. Per gli altri episodi, che sono aperti a tutti, c’è anche un link che vi porta alla spiegazione.

Era una mattina ventosa a Roma quando il Presidente ucraino Zelensky, ormai noto in tutto il mondo per la sua determinazione a sorvolare su ogni angheria nei suoi confronti, si trovò a vedersi consumare l’ennesimo voltafaccia sul palinsesto politico internazionale.
L’aria era pesante, come una bomba a orologeria, mentre avveniva uno di quegli incontri destinati a segnare i tempi. Le mosse dei due contendenti erano sotto gli occhi di tutti, dai sostenitori del pessimismo cosmico a quelli che, con cuore partenopeo, sperano in una soluzione pacifica.

“I tuoi vestiti non sono conformi all’importanza dell’evento!” Gli dissero. Non è stata una buona premessa…
“Così è se vi pare”
pensò Zelensky, mentre era nell’aria qualcosa che potrebbe far tremare la terra sotto i piedi di tutti noi.
Da una parte c’è la Russia e gli Stati Uniti, una gigantesca banda rispettivamente di conquistatori e predatori moderni, dall’altra l’Ucraina, impegnata a mettersi in discussione continuamente, ma determinata a non essere una Cenerentola di fronte alla grande doppia potenza.

Nel frattempo, il presidente Trump stava dando istruzioni per gli editoriali di tutti i giornali americani. Lui non si sentiva ancora in odore di premio alla carriera, anzi! Si sentiva invece in odore di riabilitazione politica e sembrava un uomo che sapeva come risolvere tutti i problemi del mondo e, così facendo, avrebbe abbracciato la diplomazia in modo tanto teatrale quanto opportunistico. Quando il suo incontro con Zelensky avvenne, fu come attraversare il Rubicone: niente più ritorno e nessun tentativo da parte di nessuno di tamponarne gli effetti.
Trump lo incalzava: “Tu scommetti sulla terza guerra mondiale!” Vorrebbe addossare a lui la colpa della scia di sangue che potrebbe seguire da un fatale disaccordo. Ma mentre parlavano della “lotteria” della politica internazionale e si scambiavano complimenti, Trump si fece interprete della sua visione del mondo. Lui e Putin sono d’accordo oggi. L’America ha cambiato strada. I corsi e ricorsi storici però non aiutano a essere ottimisti.

Se l’Ucraina vuole la pace veramente, deve accettare certe condizioni. In ballo c’è solo il potere temporale, non certo quello spirituale, appannaggio esclusivo della Chiesa, mentre Sua Santità è momentaneamente fuori gioco in questi giorni e non potrà quindi sostenere la “martoriata” Ucraina, come dice sempre.

Siamo alle soglie di un nuovo conflitto mondiale? Perché ce l’hanno tutti con l’Ucraina adesso? Oppure soffrono tutti della sindrome del complotto!

Carthago delenda est, penserà infatti lo zar russo dal suo scranno. È il suo pensiero fisso d’altronde. Ma è l’Ucraina la nuova Cartagine.
Comunque vada, l’avvento di una nuova era di pace o di guerra è ormai alle porte. Delle due l’una però. Di questo sono sicuri tutti!

Le agenzie di stampa parlano di un futuro incerto e di un possibile accordo, ma si rischia che l’Ucraina resti sola ad affrontare l’invasore. In tal caso, gli ucraini, sebbene mossi da indomito spirito garibaldino, questo potrebbe non bastare.

Molti sono già pronti a mettere all’indice il povero Zelensky se l’accordo non arriverà, ma speriamo che l’Europa (dove aumentano di giorno in giorno gli euroscettici) non resti a guardare. Sarebbe un errore capitale! Siamo già stati abbastanza latitanti fino ad ora…

La doppia pace in Ucraina e nella Striscia di Gaza farebbe illuminare tutto il mondo d’immenso, ma quando ci sono di mezzo fazioni storicamente avverse, tipo guelfi e ghibellini, non è mai facile. I palestinesi addirittura dovrebbero fare fagotto e lasciare la loro terra. Sembra poco realistico, per non dire pura farneticazione, dicono in molti.

Questo è comunque un banco di prova per quella testa calda di Trump, che aveva promesso la qualunque prima delle elezioni. “Memento audere semper”  sarà probabilmente il suo motto. Ad ogni modo, quel proiettile mancato ha confermato come sia indubbiamente nato sotto una buona stella, quindi speriamo tutti che nessuno mandi tutto a carte 48, altrimenti sarà probabilmente consumata l’ennesima ecatombe.

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Il coacervo

Il coacervo – (scarica audio) – (ep. 1181)

Trascrizione

coacervo

Ricordate la parola connubio?

L’abbiamo trattata qualche giorno fa ma per chiarire maggiormente il concetto di connubio parliamo oggi del coacervo. Termine simile ma fino ad un certo punto.

“Coacervo” e “connubio” infatti non sono parole direttamente legate etimologicamente, ma hanno un collegamento concettuale nel senso di unione o fusione di elementi.

Coacervo deriva dal latino coacervus, formato da co- (insieme) e acervus (mucchio, ammasso, accozzaglia), che significa ammassare, accumulare, mettere insieme cose diverse. È un termine letterario e poco usato oggi, quantomeno nel linguaggio quotidiano, ma può indicare un’accumulazione disordinata o un insieme di elementi diversi raccolti insieme. La parola accozzaglia, che come ho detto, somiglia molto a coacervo, l’abbiamo già trattata, e direi che è decisamente più informale e si usa solo in senso dispregiativo.

Connubio invece, come abbiamo visto indica un’unione armoniosa, spesso riferita a matrimoni, ma anche a combinazioni tra idee, elementi culturali, artistici, ecc.

Entrambe le parole esprimono l’idea di unire o mettere insieme qualcosa, ma coacervo evidenzia più l’aspetto quantitativo e caotico dell’accumulo.

Connubio sottolinea invece un’unione equilibrata e armoniosa.
Ecco un esempio per distinguere i due concetti:

La sua opera è un coacervo di influenze letterarie di epoche diverse” (fusione forse disordinata).

Il romanzo è un perfetto connubio tra realismo e fantasia” (unione armoniosa).

Altri esempi con coacervo:

Il romanzo stimola un coacervo di emozioni contrastanti, in cui la gioia si mescola continuamente alla malinconia.

La mostra d’arte sembrava un coacervo di stili e tecniche, senza un filo conduttore evidente.

Quel saggio filosofico è un coacervo di citazioni dotte, riflessioni personali e teorie poco connesse tra loro.

Il mercato rionale è un coacervo di colori, profumi e suoni che affascinano chiunque vi passeggi.

Il discorso del politico era un coacervo di promesse vaghe e dichiarazioni contraddittorie.

In tutti questi casi, “coacervo” indica un insieme eterogeneo e spesso confuso di elementi diversi, proprio come i membri dell’associazione Italiano Semplicemente, che rappresentano un coacervo di culture e di intelligenze diverse da tutto il mondo, con una passione comune però: l’Italia.

Ripasso a cura dei membri dell’associazione Italiano Semplicemente.

Marcelo: Ciao amici, come state! Vorrei conoscere la vostra opinione sulla nuova rubrica “accadde il”, che fin dal primo giorno dell’anno ci fa compagnia.

Estelle: molto interessante! È un connubio perfetto tra storia e lingua.

Camille: Sono d’accordo, ma per me è un imperativo categorico leggere e fare subito pratica con le nuove parole. Devo tenere duro per stare al passo. Quando non ci riesco mi sento frustrato.

Julien: Devo dire la mia! Fare tutti i giorni episodi per gli associati non è facile! Gianni deve metterci tutto se stesso per farlo, e noi non possiamo fare altro che ringraziarlo e spronarlo a continuare così!

Estelle: su questo tutti siamo d’accordo. I nostri pensieri combaciano alla perfezione!

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